I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

giovedì 29 dicembre 2022

51 Sezione di Sanità. La Battaglia Decisiva


 

“E la morte

E la vita son come una corona

sola composta di due foglie attorte”

(D’Annunzio – Merope)

 

 

Quale contrasto il veder seminati di crateri e buche da scoppio di granate quei prati su cui primule e violette si incaponivano a fiorire: il rigoglio prepotente della primavera, il diritto alla vita sui campi dove la morte semina e miete ad un tempo! I biancospini che occhieggiano dalle siepi rinverdite, un tepore che si diffonde ed alita nei cuori e nelle membra avvertono l’arrivo della bella stagione che si presenta con la Pasqua di Resurrezione.

Già da tempo il nostro comando si è preoccupato di dare a tale festività il maggior risalto possibile, nei limiti consentiti dalle necessità operative.

È la sera del sabato Santo: vegliano i fanti nelle loro ridotte; vegliano i portaferiti di turno a Ronco Britti e ad Osteria. Sotto Borgo di Bisano c’è chi si affanna agli ultimi preparativi: non sono certo in programma delle tavolate, dei concerti, delle cerimonie solenni. C’è la morte dappresso che attende inesorabile vicino a più di un letto sotto le tende ricovero della Sezione di Sanità: ma un’ombra di nostalgia, un minimo pensiero di gentilezza, ci vuole anche in prima linea il giorno di Pasqua, ci vuole per i feriti ed i malati ed anche per i soldati di Sanità, per i portaferiti che vegliano, di turno, là ai posti di raccolta avanzati.

Ed allora ecco un fervore di piccole iniziative e di attenzioni nel confezionare pacchi dono con sigarette, dolciumi, oggetti da toeletta; ecco chi sta colorando le uova tradizionali, ecco chi prepara ceste con fiaschi e bottiglie: oh! non è vino della sussistenza; è vino di marca che il Barone Ricasoli ha regalato ai soldati della 51ª Sezione di Sanità lassù in linea.

 E la mattina di Pasqua, dopo l’intima cerimonia religiosa e la soddisfazione al Precetto, si parte in macchina si girano tutti i distaccamenti, si ritrovano tutti i posti di raccolta, i plotoni, le squadre: nessuno è dimenticato, tutti nel ricevere quei piccoli doni, quegli auguri, sentono l’affetto dei loro ufficiali, la comunione di spiriti e di intenti.

 

* * *

 

È un’altra delle feste tradizionali passata lontano da casa: quale folla di sentimenti invade l’animo di ognuno! Ma come sempre in queste occasioni, non c’è che da riprendersi, guardarsi d’attorno, non sentirsi soli, comprendere il valore dell’amicizia, dell’amore del prossimo.

La giornata di Pasqua passa rapida nel conversare con i ricoverati, nel visitare e ritrovare quelli che da qualche giorno sono stati trasferiti agli ospedali da campo.

Il Comandante del Gruppo di Combattimento, il Vice Comandante, il Capo di Stato Maggiore e tutti i Comandanti di Corpo, il giorno di Pasqua, si abbandonano un poco a queste umane considerazioni: si ritrovano tutti là alla Sezione di Sanità; non ultimo il Comandante Alleato del 52° Britisch Liaison Unit si intrattiene lungamente e distribuisce doni ai nostri feriti.

 


martedì 20 dicembre 2022

51a Sezione di Sanità. Sotto Le Tende

 Sotto le tende

 

La Sezione di Sanità sbarra la valle come un posto di blocco. Tutti coloro che scendono dalla linea del fuoco debbono per forza passare di qua.

Sono continue le visite dei vari comandanti Italiani ed Alleati. È la tappa obbligata per il Generale Comandante. Al termine della faticosa giornata vuol vedere i suoi ragazzi migliori e parla e scherza con loro e si commuove sui loro casi. Li rincuora o li rimbrotta lanciando uno “scemo!”, che fa fiorire il sorriso od un lampo di gioia anche negli occhi dei più gravi.

I feriti più leggeri parlano volentieri ed allora gli ufficiali addetti raccolgono dal loro labbro considerazioni, dati, chiarimenti utili all’andamento delle operazioni.

Arrivano i tedeschi feriti. Gli ufficiali informatori   vengono per interrogarli.

La Sezione di Sanità, davanti alle loro carni aperte, dimentica tutte le violenze ed i soprusi teutonici trattando i feriti nemici con tutte le cure ed i riguardi dovuti a chi è caduto sul campo dell’onore. Ci sentiamo moralmente superiori, più ricchi di loro del sentimento della dignità umana. Quando vengono smistati tutti sentono il dovere di ringraziare. Ben altri forse erano i loro sentimenti ed i loro timori nell’entrare sotto le nostre tende ricovero.

Quando la storia imparziale parlerà delle atrocità tedesche in questa guerra porrà al nostro attivo la verità: che il Corpo Sanitario dell’Esercito Italiano nel trattamento usato ai nemici feriti è senza macchia.

 

* * *

 

Al Comando Sezione ed al Nucleo Chirurgico c’è posto solo per i gravi. Gli altri vengono smistati sugli ospedali da campo.

In certi periodi, di giorno e di notte, non uno riposa in Sezione. Da una parte si fanno trasfusioni di sangue in serie, dall’altra interventi di alta chirurgia: qui si rianima, si riscalda, si assiste, là si stende una coltre pietosa.

La tragedia umana, al suo acme, si vive in Sezione con una intensità che talvolta sembra superare le nostre possibilità.

Ultimati i compiti ordinari, sbrigate le pratiche, sistemate le scartoffie, fatta una corsa ai reparti distaccati, superando tra un cannoneggiamento e l’altro quel malaugurato   tronco di strada da Fiumetto a Baccanello, resta ancora del tempo. E se non resta si ruba al sonno ed alle notti già burrascose per rimanere vicino al lettino dei feriti che, come si è detto, sono tutti gravi.

 

 

***

 

C’è un gruppo di Salmeristi che hanno avuto le gambe stroncate da un unico colpo di mortaio vicino al pozzo dove stavano lavando le gavette.

C' è uno che lamenta un forte dolore ai piedi... Non sa che non li ha più e che essi sono rimasti là, vicino al pozzo della morte. Col ritorno della vita, che pareva perduta, il chirurgo ricorre all’ausilio dell’anestetico e tronca netto la deformità dei monconi: per l’anima però, non c’è un colpo netto da fare. C’è un progressivo conforto, c’è un lavorio spirituale e morale, che prepara una serena rassegnazione, e fa rifiorire la fiducia ed il desiderio di vivere. È questo il lavoro più difficile al quale concorrono tutti.

Chi non ricorda il caso del bersagliere Menegon? Ha avuto una gamba asportata da una bomba a mano. È giovane forte, aitante. Si teme il momento in cui si accorgerà della cosa. Quale sarà la reazione? Viene incaricato il Cappellano di svelargli la verità... “Non mi dica più nulla; ho già capito, avevo paura di sapere... sentivo che il piede mi doleva, ma quando volevo toccarlo col sinistro non lo raggiungevo mai ...!” e stringe forte le mani del sacerdote a chiedere aiuto per vincere lo sconforto dell’ora orribile. Ed i1 Generale Comandante si china su di lui, lo bacia in fronte e fonde le sue lacrime con quelle che Menegon versa sulla sua giovinezza fiorente immolata sulla croce della   Patria.

sabato 10 dicembre 2022

51a Sezione di Sanita. Un Comandante di battaglione marzo 1945


 

Nella notte del 23 marzo cade la prima vittima del Gruppo “Legnano”.

E’ il Maggiore Augusto De Cobelli, comandante del Battaglione Alpini L'Aquila.

Uscito per primo in pattuglia in terra di nessuno viene fatto segno a lancio di bombe a mano. Cade con lo sguardo proteso oltre le linee dove lo attende un bimbo che non conosce   ancora.

Non si spegne però il suo sorriso. Sorride ai suoi soldati ed ufficiali costernati; sorride al Generale Comandante che vuole essere burbero ma trattiene a stento il pianto; sorride ai medici, al Cappellano che gli è vicino prima del delicato intervento chirurgico e: “Non ho mai temuto la morte - gli dice - e non la temo nemmeno in questo momento. Facciamo bene le nostre cose!” E sorride anche alla morte che lo rapisce alle 12 del 24 marzo.

Subito dopo il suo trapasso arrivano da Firenze i genitori. E le tende ricovero accolgono ancora una tragedia di dolore... Ma il Maggiore, pur nella fissità della morte, conserva ancora le labbra atteggiate all’ultimo sorriso per la mamma la quale nel pianto esclama: “Come è bello! Sembra proprio che non gli sia rincresciuto morire.”

Noi ci inchiniamo davanti a Te, o primo Caduto del Gruppo di Combattimento “Legnano”; ci inchiniamo davanti a te, o amico, o compagno di lotta e di ideale, di cui abbiamo raccolto l’ultimo anelito e composta la salma tra le primule e le viole recate dai tuoi Alpini.

 

***

 

Il ritmo del fuoco è incessante ed il movimento dei feriti sempre intenso, notte e giorno. Ambulanze ed uomini sono sapientemente scaglionati in modo che il tragitto dei feriti dalla linea alla Sezione avviene con sorprendente rapidità e le jeeps attrezzate all’uopo sostituiscono gli altri automezzi più pesanti per piste e per sentieri da capre.

Portaferiti ed autieri ricevono anch’essi la loro razione giornaliera di colpi (nevvero uomini di Ronco Britti, di Migliarina, di Osteria?) ed in più vanno ogni tanto a prenderne dei supplementi insieme ai fanti od agli alpini.

Trilla il telefono, partono di corsa le barelle di turno. Si chiamano rinforzi ed escono anche quelle non di turno. Gli uomini sono spossati. Sono appena rientrati da un pesante trasporto; ma nessuno si sogna di protestare.  Corrono anelanti dove la voce del dolore li chiama.

Le jeeps   portaferiti transitano per dove possono, ma il fango dei calanchi è insidioso, i sentieri inaccessibili, il pericolo di precipitare nei burroni è imminente: dove però esse non arrivano vanno pur sempre le gambe degli uomini.

Da Monte Fano a Castelvecchio ed a Ronco Britti, poi attraverso la 1ubrica melma dei calanchi - che richiamano con impressionante evidenza gli orridi Danteschi - fino a Migliarina, i pesi dolorosi vengono trasportati a forza di muscoli.

Qui continua la nobile gara di velocità e di resistenza.

Madri d’Italia! Qualche vostro figlio ha avuto salve le gambe o le braccia, ha avuto salva la vita per quella corsa affannosa di quattro soldatini curvi sotto il peso della barella! Ad essi vada un pochino della vostra gratitudine.

Sul II° Reparto avanzato là, a quella svolta di Casone, arrivano sventole sonore (la razione!) ma si lavora con alacrità e con imperturbabile calma a quegli interventi ed a quelle trasfusioni di plasma che sono indilazionabili. I feriti sostano, si scarica, si visita, si medica - se è necessario - si ricarica e via verso il Comando Sezione. Qualche volta si lavora anche senza medico perché questi è andato incontro ai feriti a Ronco Britti od all’infermeria di Battaglione.

Non c'è tregua per i telefonisti che ricevono notizie dei feriti in partenza e li seguono di tappa in tappa, informandosi minutamente delle loro generalità e delle loro condizioni; e quando essi giungono in Sezione tutto è pronto a riceverli. Se si ha notizia della necessità di un intervento il chirurgo ed i suoi aiuti si fanno trovare in camera operatoria colla maschera sul volto ed i guanti infilati…

E questo giorno e notte, sotto il tiro delle artiglierie tedesche i cui colpi - oh provvida collina di Bisano! - ci scavalcano. È difficile che un uomo non venga medicato od operato prima che scadano un’ora o due dal momento della ferita.

 

 

 

 


mercoledì 30 novembre 2022

51a Sezione di Sanità Primavera 1945

 Le solite sibille della prudenza cominciarono a pronosticare che la Sezione, impiantata com'era, era destinata ad essere travolta dal fiume qualora fosse venuto il maltempo. Ma nessuno se ne dette per inteso giacché un lungo passato operativo aveva dimostrato come fosse fortunato il nostro Comando nella scelta delle località di impianto. Qualcuno più pratico pensa che in barba a tutte le leggi della balistica qualche randagia granata tedesca potrebbe venire a frugare in quell’angolo fra le rocce ed il fiume e pensa a scavarsi il rifugio.

Quasi tutto il lavoro di preparazione era compiuto quando subì un breve arresto. Nell’accampamento rimasero solamente alcuni soldati di guardia.  E gli altri?  Mentre tutte le truppe di linea erano in movimento c’era da costituire un posto di avviamento munizioni (P.A.M.) e colla massima sollecitudine si dovevano scaricare settantacinque pesanti autocarri. Il Generale Comandante non ebbe in quel momento sottomano altra soluzione possibile che impiegare in tale compito gli uomini della Sezione di Sanità.

Parve al Comandante della Sezione di dover rappresentare che ai portaferiti, addetti già nei giorni di attesa ai lavori di carico e scarico, al momento di entrare in linea   dovesse essere risparmiato quel compito; ma sebbene ciò fosse ritenuto giusto non c’era altra via da scegliere e bisognava eseguire.

La disciplina dei soldati della Sezione non era ancora sopita. Gli ufficiali medici e non medici, Cappellano, si misero in testa.  Copersero di calli quelle mani che nei giorni seguenti avrebbero dovuto compiere tanti delicati interventi. Non un soldato protestò.

In due ore oltre duemila quintali di munizioni furono scaricate e fu costituito il P.A.M.


* * *


Lo schieramento delle truppe in difensiva avvenne progressivamente, a partire dalla notte sul 21 marzo. Da destra a sinistra il I° Battaglione del 68 Fanteria, poi il II°, poi il Battaglione Alpini Aquila, quindi il Piemonte, per tutto il tratto di fronte che va da Casa Volpiere, attraversa la strada provinciale ed il fiume e termina all'altezza di Monte Ceresa.

          Il IX° Reparto d’Assalto ed il Battaglione Bersaglieri Goito sono indietro, in secondo scaglione, pronti agli ulteriori sviluppi offensivi. I sei gruppi dell’11° Reggimento Artiglieria scaglionati in appoggio col loro robusto concorso di fuoco.

 La Sezione di Sanità ed il 34° Nucleo Chirurgico hanno completato i loro impianti: una grande tenda di medicazione pronta a tutte le evenienze, in perfetto ordine la camera operatoria e l'impianto dei Raggi X, preparati i posti di ricovero d’urgenza con letto o con barelle per un centinaio di feriti, servizi e collegamenti a punto. Il servizio odontoiatrico ed i bagni a doccia calda funzionanti tutto il giorno.

Nella parte più eccentrica dello schieramento si stabilisce (20 marzo) il II° Reparto Autocarreggiato in località Casone; un plotone di portaferiti, attraverso una straducola di dubbia stabilità tracciata fra le creste dei calanchi, raggiunge Ronco Britti; un altro si attenda ai margini della rotabile presso Osteria di Monterenzio.

Era forse un presentimento degli eventi decisivi oppure l'intenzione dei tedeschi di prevenire le mosse dei nostri che con azioni di pattuglie a largo raggio avevano incominciato a saggiare la loro combattività, e a stabilire l'esatta dislocazione e l'entità dei loro apprestamenti difensivi? Sta di fatto che non era ancora ultimato il nostro schieramento che già il duello delle artiglierie e lo scambio dei colpi di mortaio aumentava di tono di giorno in giorno.

Il Comandante del 68 Fanteria, in comunicazione telefonica con un posto avanzato dove piovevano mortaiate, ammoniva: “Ragazzi, al fronte in prima linea spetta una razione giornaliera di colpi in arrivo: sulla razione   non   bisogna discutere perché è un diritto del nemico”.

Ed i fanti e gli alpini, immobilizzati per lunghi giorni in quelle postazioni da cui solo la notte era possibile qualche evasione, si prendevano silenziosamente   quella razione, e fin la notte bisognava attendere per sgomberare i feriti che tutto quel tratto di fronte era scoperto e la strada di accesso sotto tiro diretto.

Casa Volpiere, Castelvecchio, Sant’Anna, Monte Fano, Cà Spettra, Cà dei Sanadini, Cà Marchetti sinonimi di guerra di trincea, di logorio di nervi e di uomini.

I comandanti di Divisione, di Reggimento, di Battaglione non stanno fermi. I posti di Comando sono fatti per le carte e per i telefoni. Essi sono spesso in mezzo ai soldati, nelle postazioni avanzate. Vogliono assicurarsi “de visu” che tutta la macchina bellica proceda bene e che venga salvaguardata al massimo possibile la vita dei loro ragazzi.

 


domenica 20 novembre 2022

51a Sezione di Sanità

 QUADRI DELLA 51ª SEZIONE DI SANITA' DURANTE LA BATTAGLIA PER BOLOGNA

 

C O M AN D O

COMANDANTE

Capitano Medico Giuseppe Gerosa

AIUTANTE MAGGIORE

S. Ten. Medico Franco Gasparro Rocca

UFFICIALE DENTISTA

Ten. Medico Giuseppe Valente

UFFICIALE FARMACISTA

Cap. Chimico Farm. Felice Gennari

UFFICIALE AUTOMOBILISTA

Cap. Autom.  Francesco Jorio

UFFICIALE DI AMMINISTRAZIONE

Ten. di Amm. Ferdinando Movalli

CAPPELLANO

Ten. Cappellano Don Nello Del Raso

 

1° REPARTO DI SANITA’                         2° REPARTO DI SANITA’

  AUTOCARREGGIATO                              AUTOCAREGGIATO

       COMANDANTE                                          COMANDANTE

         Ten. Medico                                                S.Ten. Medico

       Raffaele Passera                                                   Luigi Neri

        ADDETTO                                                      ADETTO

       S. Ten. Medico                                                  S. Ten. Medico

  Andrea Della Beffa                                               Onofrio Solimini

 

 

PLOT.NE DI DISINFEZIONE E DIFESA ANTIMALARICA

COMANDANTE

Ten. Medico Roberto Pietra

 

REPARTO PORTAFERITI

COMANDANTE

Ten. di Cavall. Gino Callegari

 

34° NUCLEO CHIRURGICO

DIRETTORE

Capitano Medico Vittorio Pelagatti

AIUTO                                        RADIOLOGO

S.Ten. Med. Renato Antonini       S. Ten.Med. Lamberto Jemmi

 

 

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giovedì 10 novembre 2022

51a Sezione di Sanità. Valle Indice

 

"e ancor l’ira tedesca si acerba

Contro il manipol saldo come smalto

che di tedesco sangue tinge l’erba”

(Marradi – Rapsodie Garibaldine)

 

 

La caratteristica del settore di fronte affidato al Gruppo di Combattimento “LEGNANO” è legata al fatto che il nemico, già cacciato nell’autunno dal crinale della catena appenninica, si è arrestato sugli ultimi contrafforti a cavallo di alcune valli che scendono a sud di Bologna: Valle Savena, Valle Zena, Valle Idice, Valle Sillaro, Valle Santerno: egli intende difendere l’importante   città chiave della Valle   Padana.

Il Gruppo “Legnano” dà il cambio alla 91ª Divisione Americana in Valle Idice.

Siamo l'ultima Divisione di destra del 11° Corpo e quindi della 5ª Armata Americana e costituiamo la saldatura con l’8ª Armata Britannica. Alla nostra destra è una Divisione Indiana.

 L’Idice è un fiume a carattere torrentizio con un letto, in certi tratti, abbastanza largo e ghiaioso. Una buona strada che si stacca dalla Via Emilia nei pressi di San Lazzaro di Savena percorre la valle e termina con un fondo cieco a Frassineta.

Entriamo nella valle, a notte fonda, da Le Filigare ed attraverso una strada ad unica corrente di traffico scendiamo fin presso le sponde dell’Idice. Sembra di scendere in un pozzo oscuro. Dai fianchi della montagna sgorgano potenti le sorgenti luminose dei fari che fasciano di un tenue biancore le cose circostanti. Lampi e rombi avvertono che il nemico è vicino e che bisogna procedere a fari spenti. A Frassineta, piccolo gruppo di case più o meno danneggiate, si raccolgono tutti gli automezzi e si bivacca come meglio si può, cullati dal canto delle opposte artiglierie.

All'alba il Comando Sezione, col I° e II° Reparto e con i portaferiti, si spinge di altri dodici chilometri verso la linea, mentre resta in loco la base.

 *


Si spiegano le tende sul greto del fiume, a ridosso del roccione di Bisano, che sbarra la valle e sul quale domina, visione di pace nell’orrore circostante, la Chiesa miracolosamente   intatta.

A S. Benedetto di Querceto, un poco più arretrato rispetto a noi, si stabilisce il Comando Tattico del “Legnano”.

Il fronte, dicono, è abbastanza tranquillo. Per il momento soltanto i tiri di disturbo delle artiglierie americane, piazzate intorno a noi, guastano i nostri sonni, ma tutti pensano che la cosa non durerà e che la realtà ci si mostrerà presto nel suo vero aspetto. Gli uomini lavorano con alacrità e con entusiasmo e presto, sul greto del fiume, sorgono le tende ricovero e tutti gli impianti necessari al perfetto funzionamento.

Varie Unità della 91ª Divisione di Fanteria Americana stanno ritirandosi in seguito alla sostituzione da parte dei nostri. Gli uomini fissano con insistenza la modesta tendopoli. Sembra ad essi di rivedere un volto noto: “Italian Red Cross” “Italian Clearing Station”. È la Croce Rossa Italiana - è la Sezione di Sanità - che i veterani del II° Corpo hanno visto in quell'ormai lontano dicembre del 1943 ai margini della Casilina. Qualcuno si ferma, caccia la testa dentro. Lo scambio di qualche bicchiere di vino e di sigarette rinnova la vecchia fraternità di armi. Gli Americani della 5ª Armata non dimenticheranno mai i soldati dell'Esercito regolare Italiano, né il sangue versato in comune da Mignano al Garda per la causa della libertà!

Il riconoscimento alleato è stato sinora una delle poche soddisfazioni del nostro soldato. Quello dei connazionali non tarderà a venire.

Il giudizio degli Alleati sul nostro conto non era tale al tempo degli sbarchi in Sicilia, in Calabria, a Taranto, a Salerno. La loro stima non ci è stata regalata ma il nostro soldato l’ha comperata al duro prezzo di mortificazioni, di sacrifici e di sangue.

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


lunedì 31 ottobre 2022

51a Sezione di Sanità Di NUovo In Marcia


 

“Rien sans peine” il motto dello scudo gentilizio dei padroni di casa che si ripete in tutte le sale, ammonisce ch’ è l'ora di abbandonare qualche serata di ballo, più o meno clandestina, a Monastero ed a Castagnoli. Bisogna troncare le passeggiatine romantiche nel viale dei Cipressi, ed accomodare con qualche affrettato giuramento le faccenduole amorose da parte dei più infiammabili (ahimè quanti sospiri e che lagrimucce in quel di Rietine, di S. Piero, di Castagnoli...)

  * *

 Prime avvisaglie. Ragazzi, si parte! Ancora con la Vª Armata Americana, II Corpo, Generale Kejesl Proprio come a Monte Lungo. Dopo tanto tempo e tante vicende si riprende la marcia a fianco dei primi compagni di lotta Alleati.

  * *

 “Rien sans peine”. Ve lo ricordò il Cappellano mentre in pieno assetto di guerra ascoltavate la Messa al campo in quella nuova vigilia di armi sulla spianata del Castello di Meleto. E la parola fluida e suasiva del sacerdote scendeva nei vostri cuori a richiamarvi i più teneri affetti, a ricordarvi i vostri doveri, a riaccendere vieppiù le speranze ed i desideri da lungo compressi.

Ed il Comandante vi ripeteva le vecchie raccomandazioni, sempre utili e sempre necessarie: “la Sezione di Sanità

deve  essere  la  casa   dove  tutti  trovano  aiuto e conforto - chiunque  di passaggio,  sano, ferito, ammalato,  venga  ristorato - ricordatevi, o portaferiti, che dalla vostra celerità può         dipendere la vita di un uomo - ogni stilla di sangue perduto è un  varco  di più  aperto  alla  morte - ricordatevi  che  ogni ferito ha sete: non manchi mai l'acqua nelle vostre borracce - ricordatevi che ogni ferito ha freddo; copriteli bene, mettete  le  borse  di  acqua  calda  - ricordatevi   che  in  guerra   rappresentate le mani ed il cuore della mamma - fate presto, fate bene, fate con cuore, fate con amore. . .!”

. . . “E sarete benedetti da Dio e dagli uomini…”

 - E' il saluto e l'augurio del Cappellano” … -

E Dio vi concederà di rivedere le vostre case e di ritrovare quel bene che voi avrete fatto ai vostri fratelli…”

          Una sommessa preghiera si leva dall' anima di tutti: è un'offerta, una promessa, una speranza. Ed un voto il Cappellano fa per tutti; dove la pace sospirata ci raggiungerà verrà eretta una Cappella votiva, un omaggio che la 51ª Sezione di Sanità eleverà alla Madonna della Pace… e sorgerà all'angolo di una strada dove ogni viandante fermerà il passo ed il cuore...

 * * *

Partenza! Via giù per la china del Castello, mentre la primavera sboccia prepotente nei prati e nei vigneti, per le strade del Chianti, attraverso Firenze ridesta e beantesi ai piedi della collina Fiesolana, su per il Mugello, per la polverosa rotabile della Futa, per il Passo della Raticosa, su cui si fondono le ultime nevi.

Ed ecco lo squallore del paesaggio appenninico, ecco la martoriata Val d'Idice, ecco la linea: la lotta dura e selvaggia ricomincia.

giovedì 20 ottobre 2022

51a Sezione di Sanità. Esercitazioni Dicembre 1944

 Esercitazioni

 

I portaferiti, tra lo sfarfallìo di un'ultima nevicata, compiono una esercitazione alla presenza di un alto Ufficiale Inglese riscuotendo un plauso incondizionato. Un’altra esercitazione, alla presenza di Ufficiali Italiani ed Alleati, mette in fermento tutta la Sezione.

Sulla spianata   del Castello, dominante la valle, sono state rizzate le ampie tende ricovero. C’ è un insolito ma ordinato movimento di uomini e di macchine, un trillare di telefoni, un incrociarsi di ordini. Cartelli indicatori, disseminati a profusione in tutti i quadrivi, a tutte le svolte di questo caratteristico e pacifico angolo del Chianti, richiamano l’attenzione dei contadini attoniti, memori del fuggi fuggi di qualche mese prima, quando erano presi tra due fuochi.

Lo Stato Maggiore Divisionale ed Ufficiali di collegamento Alleati vengono ad osservare la manovra: si trasportano finti feriti per lunghi tragitti da una ipotetica linea di fuoco; si carica, si scarica; orologi alla mano, si fanno calcoli, si discute con una certa vivacità su qualche particolare circa l’impiego degli uomini e dei mezzi.

E' l'esperienza di un lungo periodo di guerra di liberazione che guida quelle discussioni; è il severo esame dei nuovi compiti, dei nuovi mezzi; è la fermezza con cui si vogliono raggiungere risultati positivi, degni di un operoso passato e dei futuri decisivi avvenimenti.

Nella sala grande, dai leggiadri stucchi settecenteschi, del Castello dei Ricasoli, a conclusione della riuscitissima manovra, si traggono i migliori auspici sul funzionamento del servizio sanitario di linea, che è il punto più sensibile e delicato dei servizi in ogni azione bellica.

Un anno prima, nella Reggia di Caserta, dopo un’altra esercitazione, la Sezione era stata egualmente lodata ed alla prova del fuoco non era venuta meno alle aspettative.

Il 27 marzo, su un ripiano ventoso di Castellina in Chianti il Luogotente Generale passa in rivista formazioni del Gruppo “Legnano” che è alla vigilia del suo rientro in lizza. Sono presenti un nostro plotone e vari Ufficiali. S.A.R. decora i valorosi del primo ciclo eroico della gesta di Liberazione. Ben sette soldati della Sezione sfoggiano sul petto il nastrino azzurro.

La severa cerimonia chiude il periodo dell'approntamento.

 


lunedì 10 ottobre 2022

51a Sezione di Sanità. Sul Lago di Bracciano ed in Chianti

 

 

“I giorni e la fiamma

d’ogni libertà son da presso”

(D’Annunzio – Maia)

 

Riprendiamo a ritroso la via Casilina ed attraversiamo Roma che ci segue con un’ondata di simpatia. Per la via Cassia giungiamo in vista di Bracciano che si affaccia sul suo lago e lo domina colla torva mole del suo castello il quale vide già le prepotenze degli Orsini e la tragedia dei Cenci.

Sosta di un mese a Manziana a continuare l’addestramento, non prima però di avere dedicato appassionati preparativi alla celebrazione del Natale.

E' uno dei tanti Natali di guerra: chi ne conta quattro, chi sei e chi anche di più; ma ognuno ha nel cuore la certezza che sarà l’ultimo.

L'anno precedente, dopo le tremende giornate di Monte Lungo, il Natale fu celebrato in linea al   cento per   cento, là al bivio di Presenzano.  Giorno di sconforto morale, cui anche la impossibilità di recare ai soldati un qualche diversivo rendeva più grigio ed uniforme. Ci fu allora il tradizionale pensiero materno della Regina d’Italia, che per mezzo del Principe di Piemonte mandò dei pacchi e doni ai feriti; per gli altri soldati in linea i comandi fecero distribuire dei sacchetti di fichi secchi opportunamente mescolati   a   del tabacco da pipa, che servirono se non altro a sollevare fra i più scanzonati un'ondata di buon umore.

 Ma quest’anno, perbacco! sarebbe stato colpevole non pensarci in tempo, epperciò, pur col pericolo di guastare tutto a causa del trasferimento avvenuto proprio nella settimana natalizia, non si perse tempo appena giunti a Manziana.

Chi trasportava tavoli e panche, chi racimolava bandiere e rami di pino e apprestava scritte augurali, chi faceva il punto alla illuminazione: il Cappellano si moltiplicava dalla Chiesa al salone del teatro, dalle prove corali, all'orchestrina, alla cucina.

E ne venne fuori un Natale coi fiocchi, quasi di famiglia, celebrato in serenità, in bontà, in umana comprensione dei desideri e delle aspirazioni di tutti, nel ricordo dei legami familiari, degli affetti lontani e nel rinsaldarsi della presente fraternità nata sotto le armi.

Ci fu a mezzanotte la Messa, eppoi, nel salone del palazzo Tittoni, un trattenimento con musiche, pacchi dono, abbondanti rinfreschi; ci fu un lauto pranzo natalizio, a cui i trecento e più convitati, a dire il vero disciplinatissimi ed ordinati davano la impressione della compattezza del reparto. Non mancò il generale Utili di venire a portare il suo augurio ai soldati riuniti a mensa e vi sedette un poco, insieme all' Arcivescovo castrense, Mons. Ferrero   di Cavallerleone.

L'Ordinario Militare ritornò dopo qualche giorno ad amministrare la Cresima e ad intrattenersi ancora benevolmente coi soldati della Sezione Sanità nella loro sala convegno.

Le giornate di Manziana furono allora un po’ le “giornate romane” della Sezione Sanità e degli altri elementi del gruppo “Legnano”.

Non fu tralasciata la visita al Pontefice, la prima per la maggior parte dei soldati, e, nella folla di militari alleati delle più svariate nazionalità che gremivano la sala Clementina, fo sottolineata con simpatia una particolare attenzione per gli italiani, quelli del “Legnano”.

Introdotti nello spazio precluso dalla balaustrata, i soldati della liberazione furono oggetto di amorevole interessamento, di calde parole augurali, e di un dolce paterno sguardo che insieme alle commoventi parole ed al gesto benedicente, li accompagnò fuori dal Vaticano, fuori di Roma, per il resto del loro percorso attraverso l’Italia.

 

* * *

 

Un'alba livida in un cielo di neve. In Manziana, assopita ancora fra i boschi spogli, è un incrociarsi di luminarie di fari, di fragore di motori, di richiami, di comandi. Le ombre persistenti e le vie saponate di neve motosa provocano piccoli incidenti, battibecchi, manovre e contromanovre. Finalmente l’autocolonna si snoda fra deviazioni ed interruzioni alla ricerca della via Flaminia.

Ecco Civita Castellana dagli alti ponti, ecco l’aerea Narni intatta, tutta fasciata dall’orpello di manifesti politici e di scritte murali, ecco Terni straziata. I motori ansimanti attaccano la “Somma” e si slanciano, per la stretta dell’“alta Spoleto” tutta agghindata nel placido vespro, sulla magnifica piana di Assisi. Costeggiate le Fonti del Clitumno e Trevi che “siede in vista limpida e serena” si arriva, col cadere della notte a Foligno, piuttosto malconcia.

Si dorme, se così si può dire, sugli automezzi nella diruta e fangosa caserma dell’Artiglieria.

Il primo mattino ci vede di nuovo in via.

Fra un piovasco e l’altro ci sorride la nota Madonnina d'oro di S. Maria degli Angeli, mentre Assisi dorme il suo sonno mistico fra veli di nebbia. Arranchiamo verso l’“augusta Perugia”. In alto svetta l'agile campanile di S. Pietro. Si lambisce la città etrusca e ci si getta per gli ampi tornanti che portano al Trasimeno.

Lo storico lago ci presenta una grinta grigia   e piatta.

Ai piedi di Cortona festante di ulivi, consumiamo i viveri a secco e via di nuovo tra i roggi vigneti stecchiti.

Volano via rapide infinite borgate. Su Arezzo semidistrutta piange un'acquerugiola insistente. E' difficile ritrovare fra tante macerie la strada   giusta.  Dopo una   breve   caracollata fra buche e ponti di fortuna entriamo nella Val d'Arno attraverso le rovine di Levane.

A Montevarchi, lacerata qua e là, un moviere ci indirizza per una via di campagna che si snoda, in dolce salita fra ulivi e cipressi. Sali, sali... terminano le vigne e gli uliveti.... Comincia la selva... si sale ancora... ecco le abetaie intirizzite nella tramontana ... si sale ancora, ma dove si va?... Ci riceve una augusta e solitaria Badia adagiata tra boschi neri.

Siamo a Coltibuono in Chianti. In basso si apre la Val d'Arno, in alto troneggia, fra nuvole e nevi, il Pratomagno. Riverita la castellana, si scaricano le macchine, si impiantano le cucine e si invade la casa del buon Prevosto che ci offre castagne e vino presso l'ampio focolare.

Tre giorni appena dura la sosta. Si abbandona la Badia per un posto più ampio. Attraverso Radda e Gajole, ricche d i generose cantine, risaliamo al Castello di Meleto dei Baroni Ricasoli, che per cinquanta magnifici giorni sarà la nostra sede.

 

O Toscana, o Toscana

Dolce tu sei ne’ tuoi orti

che lo spino ti chiude

e il cipresso ti guarda;

dolce tu sei nelle tue colline che il ruscello ti riga

e l’ulivo t' inghirlanda

(D'Annunzio - Alcyone)

 

 

Presto si fa amicizia con le buone popolazioni di San Piero, di Vertine, di Rietine, di Gajole, di Castagnoli, con i Prevosti, con i fattori, con i padroni   del luogo.   Ci si sente come in casa nostra, in questo felice angolo della Toscana.

I portaferiti si sistemano a San Piero, il Comando ed il II Reparto nel Castello di Meleto, il I Reparto a Rietine, la Farmacia al Molinaccio. Ben presto tutti i soldati imparano la via delle cantine più riposte, delle case più accoglienti, dei paesi più festaìuoli. E mentre si aprono nel cielo raddolcito le prime timide fioriture di mandorlo, molti cuori tenerelli sentono il messaggio della primavera ed intessono i tradizionali romanzetti d'amore fra il tenero verzicare dei grani.

 


venerdì 30 settembre 2022

51a Sezione di Sanità. 8 dicembre 1944, Dopo un anno

 


GRUPPO DI COMBATTIMENTO “LEGNANO”

C O M A N D O

 

 8 Dicembre 1944

 

ORDINE DEL GIORNO N. 24

 

… ciascuno di voi levi ed arresti un istante il pensiero a quella piccola ma dura e ostile cresta rocciosa di Monte Lungo, a quelle tombe modeste e silenziose, così lontane dalla terra natale e dal pietoso calore d’affetti delle famiglie colpite.

            Ricordate, se possibile, ricordate sempre nella vostra vita.

            Il primo seme della rinascita, a cui ostinatamente crediamo, anche se sarà lenta e penosa e difficile, fu irrorato da quell'umile sangue generoso.

Quei Caduti sono i nostri prigionieri spirituali.

 

IL GENERALE COMANDANTE

Umberto Utili

 

 

Dopo un anno

Per l'occasione la 51a Sezione di Sanità, già impostata sui nuovi organici, schiva di grandi cerimonie ufficiali, che già si annunciavano, chiese ed ottenne il permesso di recarsi a Mignano a commemorare con una cerimonia intima la data del suo battesimo di fuoco.

Ad un anno di distanza tornammo a rivedere il teatro del nostro primo glorioso e doloroso passo verso la redenzione. Tornammo a visitare i tre cimiteri di guerra di Colle S. Giacomo, di Monte Lungo e di Valle Lauro.

Con occhio velato e con cuore trepido abbiamo raccolto il monito di quelle tombe spoglie:

 

“Quando era per i fratelli smarriti vanità sperare, follia combattere, primizia di credenti, noi soli quassù accorremmo, invitti, per Te cadendo, Italia. Se più della vita ti amammo, il monte della nostra fede, dove sepolti eloquenti restiamo, affida tu con i nostri nomi ai fratelli rinati per sempre.”

“Prendi l'arma, fà quello che non posso fare io, spara che ti senta sparare. Quando la mia mitragliatrice canterà dormirò contento. Signore, salva l'anima mia! Mamma!”

 

“Il cuor gittammo con le bombe a mano.”

 * * *

 

Sotto i Roccioni di Valle Lauro, fra i soldati muti d'attorno, il Cappellano celebra la messa.

Il Comandante, con voce commossa, esalta il sacrificio di coloro che generosamente hanno gettato la suprema posta “al giuoco sacro e tremendo di una guerra in cui bisognava prima di tutto rialzare il nome italiano, riconquistare non tanto la terra quanto il diritto di guardare in faccia amici e nemici.”

             “Oggi - egli diceva - in questo Cimitero la commemorazione dei Caduti di Mignano non può essere fatta di discorsi, di vane parole, mentre il nemico si aggrappa ancora alle nostre montagne, occupa le fiorenti città del settentrione, semina distruzioni e rovine senza pari.

Ma in un domani non lontano correrà il grido di liberazione da un capo all'altro della Penisola, tornerà la voce ai campanili muti, risorgeranno le case dalle macerie, rifiorirà il lavoro nei campi deserti. Allora quando riprenderà il fervore della ricostruzione della Patria, voi direte nelle città e nei villaggi rinati alla pace: “anch'io ci fui!”. Direte che avete raccolto una bandiera dalle mani di questi fratelli Caduti e l'avete portata alta, vittoriosa, onorata.

E quando si scriverà la storia della Liberazione, tutta l'Italia dovrà inchinarsi davanti alle tombe dei Caduti di Mignano, davanti a questi eroi che piccoli, poveri e pochi affrontarono un destino più grande di loro e ci ridonarono la dignità di cittadini del mondo libero.”

 

* * *

 

Il 23 dicembre 1944 la Sezione si trasferiva a Manziana, presso il Lago di Bracciano, ad ultimare con tutto il Gruppo "Legnano” i preparativi per la fase conclusiva della lotta,