I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 27 luglio 2020

Il Passaggio del fronte nelle Marche 1944 Testimonianza


Corrado Fiorini ricorda: "Arrivati a Jesi e conquistata, ottengo dieci giorni di licenza per recarmi in Ancona. E’ con me il serg.magg. Ezio Buzzo, abitante al Poggio, una frazione di Ancona, emigrato poi in Argentina. Non vi erano mezzi di trasporto. Da buoni bersaglieri entrambi pensammo: “abbiamo fatto tante marce inutili nel corso del nostro servizio militare, almeno questa ci porta a casa a riabbracciare i nostri cari che da oltre un anno non hanno nostre notizie" e ci mettemmo in cammino a piedi alla volta di Ancona, per la precisione verso la frazione delle Tavernelle distante circa 50 chilometri."

lunedì 20 luglio 2020

Discorso del bersagliere Corrado Fiorini il 20 luglio 2014. Caduta di Jesi


70° ANNIVERSARIO LIBERAZIONE DI JESI
20 Luglio 1944 – 20 Luglio 2014

Oratore ufficiale: Corrado Fiorini (Reduce IV° Rgt Bers)

Desidero anzitutto porgere saluti bersagliereschi e ringraziamenti al Sindaco dott. Bacci che ha autorizzato questa meravigliosa manifestazione riguardante il 70° anniversario della liberazione di Jesi. Saluti bersagliereschi alle altre autorità presenti, la loro presenza onora sensibilmente il vero significato di questa bella manifestazione. Saluti bersagliereschi anche al Presidente della sezione bersaglieri di Jesi bersagliere Ivo Vincenzetti e al bersagliere Omero Bezzeccheri per la buona riuscita di questa cerimonia. Saluti bersagliereschi anche a tutti i presenti.
Io sono un reduce, uno dei pochi rimasti ancora in vita.
Negli anni 1943/44/45 ho partecipato alla guerra contro la Germania, dichiarata dal Generale Pietro Badoglio,nella qualità di capo del governo del Sud.
L’ Italia era divisa in due parti.
Io facevo parte del LI° btg bers AUC e con me c’ era l’ indimenticabile caro amico Giorgio Barletta che come a Voi noto è stato il Presidente Regionale Marche della Associazione Bersaglieri e Consigliere Nazionale della medesima associazione.
Il LI° btg bers. fu l’ antesignano della rinascita morale e materiale del nuovo Esercito Italiano che per primo iniziò il 9 settembre 1943, giorno dopo del doloroso armistizio, con la difesa di Bari dai tedeschi quella marcia di dolore e di gloria verso il nord “A RICERCARE LA PATRIA SMARRITA” per salvare il salvabile che purtroppo non ho ancora ritrovato, considerata la deludente situazione politica ed economica in cui si dibatte la nostra Italia da molti anni.
Primo episodio bellico
La battaglia dell’ 8 e del 16 dicembre 1943 a Monte Lungo con il “Primo Raggruppamento Motorizzato” lo scontro fu molto duro ed il LI°btg fu molto provato subendo perdite molto gravi. Comunque Monte Lungo, forte caposaldo tedesco prima di Cassino, fu liberato. In quella battaglia fu gravemente ferito il carissimo amico Giorgio Barletta, ferita che lo ha tormentato tutta la vita fino alla morte avvenuta qualche anno fa. In suo onore il Comune di Ancona ha intestato a suo nome, in considerazione delle sue ottime doti culturali e quale combattente di Monte Lungo, una via cittadina. Dopo questo primo successo si costituì un gruppo di combattimento molto più forte il “C.I.L. Corpo Italiano di Liberazione” composto dal 68° Rgt Fanteria, un btg Alpini “Piemonte”, un btg Paracadutisti “Nembo”, un btg di Arditi, il IV° Rgt bers. Composto dai btg XXIX e XXXIII nei quali fummo inseriti rispettivamente noi del LI° btg bers, reparti del Genio e della Sanità.
Fu una lunga primavera di guerra di posizione sugli Appennini Abruzzesi, catena delle Mainarde, Monte Mare e Monte Marrone. I primi di giugno i tedeschi si sganciarono per ritirarsi verso Nord e noi a seguirli sempre da vicino con marce forzate e scambi di artiglieria. Noi non avevamo mezzi di locomozione per il trasporto di viveri, armi pesanti e quant’ altro necessario e quindi la nostra fatica fu enorme. Finalmente riuscimmo a trovare dei carri agricoli tirati da buoi i cosiddetti “birocci” e quindi l’ avanzata fu facilitata.
Ai primi di luglio arivammo a sud della Marche, Arquata del Tronto, Tolentino, San Severino e poi verso Jesi Collina, Santa Maria Nuova, Filottrano. Qui a Filottrano il gruppo di combattimento riordinò le file e ci fu segnalato che Jesi era saldamente in mano tedesca per cui bisognava organizzare un attacco adeguato. I due btg. Bers hanno così avuto l’ ordine di andare avanti verso Jesi con tutte le cautele del caso e quindi arrivammo sulle colline adiacenti alla Valle dell’ Esino.
Il XXIX btg bers era nella zona di Montegranale e noi del XXXIII eravamo leggermente più in basso. Improvvisamente i tedeschi fecero un furioso, furibondo e cattivo attacco con mortai e tiri di mitragliatrice nella zona di Montegranale. Il XXIX subì lo scontro e si trovò in difficoltà subendo la eroica morte del serg. magg. Giuseppe Riccardi e quindi noi del XXXIII avemmo l’ ordine di farci sotto per tamponare la situazione e così fu fatto ben assistiti dal nostro plotone mortai e con il XXIX che nel frattempo si era ripreso colpimmo ripetutamente le posizioni tedesche ed a lungo andare scoprimmo che i tedeschi non davano più segni di vita.
Grande sorpresa, ma in guerra le sorprese sono molto pericolose perché il nemico lascia le sue posizioni per ritrovarlo poi inspiegabilmente in una altra posizione con tutte le conseguenze negative. Stando così le cose assumemmo un atteggiamento di prudenza e restammo sulle nostre posizioni in attesa di chiarimenti sulla situazione.
Come su detto il serg.magg. Riccardi fu ucciso. Questo valoroso giovane prima che l’ Italia entrasse in guerra era emigrato in Svizzera , poi venuto a conoscenza degli eventi bellici rientrò immediatamente, per amor di Patria, si arruolù volontario nel corpo dei bersaglieri immolandosi in terra jesina. Fu decorato con medaglia d’ oro al V.M. e promosso sten. per meriti di guerra. E’ da tutti ricordato come figura tipica di grande bersagliere patriota ed il suo nome Jesi lo ricorda su di un cippo agli Orti Pace. Nello scontro suddetto lodevole fu il comportamento degli allievi del già LI° btg bers AUC.
Oltre alla situazione dei tedeschi che non si sapeva ove erano finiti, altro impedimento per andare avanti verso Jesi era il Fiume Esino che doveva essere necessariamente attraversato. Fu dato questo ordine con tutte le cautele necessarie, ma come al solito non avevamo mezzi adeguati per poterlo fare facilmente. Io con la mia squadra eravamo sulla sponda pianeggiante del fiume e decidemmo di farlo a guado, e così fu fatto armi sulle spalle iniziammo la traversata. Quando fui nel mezzo del fiume l’ acqua mi arrivava sul petto e provai una piacevole sensazione di freschezza, l’ acqua era fredda mentre fuori faceva molto caldo. Continuammo la traversata con molta attenzione perché c’ era il pericolo di cadere dal momento che in qualche punto il fondo del fiume presentava delle buche. Con buona volontà arrivammo sull’ altra sponda e lì piazzammo le nostre armi in attesa di ricevere ordini precisi sul da farsi. Mentre eravamo sulle posizioni con i nostri pensieri e le preoccupazioni vedemmo da lontano venire avanti a ridosso di un canneto, che arrivava fino al fiume, un uomo gobbo gobbo con qualcosa in mano. Subito pensai “questo farà un brutta fine” perché di fronte alle situazioni dubbiose in guerra era molto facile sparare. Fortunatamente nessuno lo fece e questi giunto a pochi metri di distanza a voce alta gridò “bersaglieri i tedeschi hanno lasciato Jesi” chi era costui che con tanta sicurezza e determinazione faceva questa affermazione? Sorge il dilemma crederci o non crederci, ma nel dubbio rimanemmo impavidi sulle nostre posizioni in attesa di ordini precisi dal nostro comando. Poco dopo infatti ci fu segnalato che effettivamente i tedeschi avevano lasciato Jesi e si erano ritirati verso Barbara. La notizia fu presa con grande gioia da tutti. Quell’ uomo aveva detto la verità e quella cosa che aveva in mano era un fiasco di vino. Cogliemmo l’ occasione per berlo tutto tutti quanti. Credetemi in quel momento eravamo molto provati sia fisicamente che mentalmente e quella bevuta di vino “sapemmo poi che era Verdicchio”fu per noi un tocca sana che diede immediatamente quella vitalità tipica bersaglieresca.
Era il giorno 20 Luglio 1944
Jesi fu liberata.
Viva l’ Italia viva il glorioso Corpo dei Bersaglieri, sempre pronto a intervenire in ogni occasione con successo a difesa della Patria.
                                                                                                          Bers Corrado Fiorini

sabato 11 luglio 2020

Il passaggio del fronte nelle Marche Luglio 1944. Testimonianza

Testimonianza 
Corrado Fiorini ricorda: "La mattina del 19 luglio, alle prime luci dell’alba, mentre stavo ancora dormendo sotto la mia tenda, a poca distanza da una casa di contadini, sento un fischio di richiamo, a me molto familiare, che annunciava  l’arrivo delle palombe a nella selva di Villa Romana, fuori Ancona, un bosco di querce dalle mie parti. Era un modo d’uso molto praticato dai cacciatori: costruivamo tunnel di vegetazione e, grazie a segnali convenzionati, arrivavamo inosservati nel punto giusto dove le palombe, sulle querce, si erano posate. Nella casa dei contadini, per puro caso, erano alloggiati Cesare e Giuseppina Fiorini genitori di mio cugino MOVM Sottotenente Aldo Fiorini del 5° Reggimento bersaglieri (vds scheda a parte). Erano sfollati da Ancona a causa dei bombardamenti. A sentire il richiamo per le palombe, mi alzo e vado verso la casa dei contadini e subito incontro gli zii. Era lo zio Cesare a fischiare (perché vedendo i bersaglieri pensava ci fosse anche suo nipote) e in un primo momento non riconosce nel bersagliere che gli è di fronte Corrado (che in famiglia viene chiamato “Corradì”) , ma anche Giuseppina non mi riconosce. Mi ero fatto crescere i baffi (come nella poesia Davanti a San Giusto: "Con quei baffi a capecchio e con quei musi davanti a Dio dritti come fusi") e indossavo l’uniforme kaki, quella coloniale, come tutti i bersaglieri. Ma poi mi  riconobbero e ci abbracciammo."
 Era voce tra i soldati che avevano l'uniforme kaki che la vestissero per non confondersi con i tedeschi. Nella realtà ogni reparto indossava la divisa che aveva al momento della crisi armistiziale, essendo praticamente impossibile essere riforniti di vestiario ed equipaggiamento regolare da parte della logistica del Regio Esercito.

[1] Nato ad Ancona il 10/01/1922. Se possibile aggiungere alcune note biografiche. ha partecipato alla Guerra di Liberazione come bersagliere
Componente del LI Battaglione Bersaglieri AUC, partecipa agli eventi armistiziali in Puglia e alla difesa del Porto di bari il 9 settembre 1943.; poi con il suo battaglione si addestra nell’ambito del I Raggruppamento Motorizzato e partecipa alla battaglia di Montelungo, l’8 dicembre 1943. E’ testimone diretto di questa battaglia, come componente della 1° Compagnia, ove assiste al sacrifico della 2° Compagnia bersaglieri decimata lungo il torrente Peccia. Soccorre Giorgio Barletta, ferito in quell’attacco, cementando una amicizia pluricinquantennale.
Il LI battaglione bersaglieri esce provato dalla prova di Montelungo, Ritirato come tutto il I Raggruppamento Motorizzato, per riorganizzarsi il LI battaglione bersaglieri dà vita ai due battaglioni che formeranno il 4° Reggimento bersaglieri, il XXXIII ed il XXIX, i due battaglioni che saranno protagonisti della campagna del Corpo Italiano di Liberazione nelle Marche. Fiorini, Allievo Ufficiale di Complemento, viene promosso sergente nel dicembre 1943. Le vicende dei bersaglieri che andarono oltre le righe lo videro partecipe, sempre animato e 

lunedì 6 luglio 2020

Il passaggio del fronte nelle Marche.


Testimonianza.




Corrado Fiorini ricorda: "Dopo la battaglia di Filottrano, che vide protagonisti i paracaduti della Nembo, il nostro comandante generale Utili, il 10 luglio (vedi schizzo n. 11) chiama a rapporto in particolare i suoi bersaglieri e, senza giri di frase, indica quello che c'è da fare nei prossimi giorni, ovvero conquistare Jesi. E’ un compito importante ma gravoso, in quanto da informazioni raccolte risulta che Jesi è fortemente presidiata dai tedeschi. Si doveva andare avanti, continuando quella marcia iniziata dal momento del trasferimento nel settore adriatico. Una marcia a piedi, in carenza di automezzi adeguati. Era una fortuna trovare il caratteristico carro agricolo marchigiano, il “biroccio” trainato da due bovi, per il trasporto del materiale. Si va avanti tra mille cautele verso la vallata del Musone e Santa Maria Nuova”.

Emerge dalla testimonianza di Fiorini tutto lo status del Corpo Italiano di Liberazione. La carenza di mezzi è impressionante; ed è una scelta voluta, in quanto gli Alleati, in particolare i Britannici non vogliono assolutamente che il Corpo Italiano di Liberazione giochi in queste operazioni nelle Marche un ruolo primario