I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

giovedì 31 dicembre 2020

Bilancio 2020 Accesso al Blog

 

Ancona Stadio Dorico 30 luglio 1944. Cerimonia per la conquista di Ancona

Il presente blog in questo 2020 ha avuto dalla sua apertura n.   25020     accessi

La media degli accessi al blog è stata:

I Trimestre  pari a 1070

II Trimestre pari a 251

III Trimestre pari a 263

IV Trimestre pari a 523

La media degli accessi annua è di  527    elementi

I Post totali dalla apertura del blog  è pari a 264

I Trimestre  pari a 3

II Trimestre pari a 3,17

III Trimestre pari a 1,78

IV Trimestre pari a 3,83

La media dei post per l’anno 2020 è di 3,83     ogni mese

 

sabato 12 dicembre 2020

Piano dell'opera del Dizionario minimo della Guerra di Liberazione

 

DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA

DI LIBERAZIONE

1943 - 1945

 

N.1 MASSIMO COLTRINARI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione. 1943 – 1945

Una guerra su cinque fronti

N.2 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1943

Compendio. Il momento delle scelte

N.3 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 - 1945

Glossario

N.4 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1944*

Compendio. Dalla speranza alla delusione

N.5 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945. 

Glossario

N.6 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945.  Il 1945*

Compendio. Una vittoria amara

N.7 MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 - 1945*

Glossario

N.8. Tomo I  MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945. *

Percorsi di ricerca. Storia in Laboratorio

Ricostruzione di un evento storico

N.8 Tomo II MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBCCHI

Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione 1943 - 1945*

Indici

 

 

sabato 5 dicembre 2020

Dizionario minimo della Guerra di LIberazione. Glossario 1943

 

Lemmario per Comparti

  Si propone una suddivisione dei Lemmi, indicati precedentemente per solo ordine alfabetico, suddivisi in nove comparti. Questi comparti possono aiutare la ricerca dei lemmi in base ai loro significati. La titolazione dei lemmi indica i contenuti e i significati dei lemmi stessi. Naturalmente la suddivisione è a larghissime spanne, non escludendo che qualche lemma possa avere due o più ulteriori significati

 

 Comparto 1 - I Fronte della Guerra di Liberazione. Il Regno del Sud

Comparto 2–II Fronte della Guerra di Liberazione. Il Ribellismo

Comparto 3 – III Fronte della Guerra di Liberazione. L’Internamento

Comparto 4 –IV Fronte della Guerra di Liberazione. La Resistenza all’Estero

Comparto 5–V Fronte della Guerra di Liberazione. La Prigionia di Guerra

Comparto 6 – La Coalizione hitleriana. La Repubblica Sociale Italiana. Il nemico

Comparto 7 – Le Nazioni Unite . L’ex nemico

Comparto 8 -  Parte Generale

Comparto 9 – Onorificenze e Medaglie.  Uniformi e Distintivi

 

 

 

lunedì 30 novembre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Glossario 1943. Prefazione

 



1943. Glossario. Come il Compendio, anche il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in modo riassuntivo, gli avvenimenti dei primi quattro mesi della Guerra di Liberazione, settembre-dicembre 1943. Nel loro approccio è centrale la figura del Decorato, quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale che ne vie fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che coinvolsero di Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività.

Emergono considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non convenzionale.

 Il volume sottolinea come il Regno d’Italia, rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi, portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro, tenuto in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla firma apposta sotto gli accordi armistiziali e quindi presentarsi agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte le loro azoni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro.

Le opposizioni individuali al tedesco sono sì eroiche e significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma non un reale pericolo; le stesse Quattro Giornate di Napoli sono fine a sé stesse: non vi è un piano, non vi è un comando non vi sono truppe combattenti; solo spontaneità nei confronti di una situazione non accettata, quindi una rivolta, non una opposizione.

 

Il disarmo delle forze armate italiane, pur nella sua variegata esposizione, sia in Italia che all’Estero, pone in modo indiretto il quesito del perché i tedeschi ebbero una così facile vittoria. Dopo 39 mesi di sconfitte, umiliazioni, illusioni e quant’altro si può solo aggiungere che i soldati italiani erano esausti, disillusi, traditi e. forse, cedere le armi era la soluzione migliore per porre fine a tanto sfacelo; in realtà non risolveva nulla, aprendo nuovi scenari ancora più tragici. La mancanza di ordini, tutte le carenze dei vertici possono essere studiate, ma davanti ad una compattezza ed una determinazione di Comandanti decisi certamente la vittoria tedesca non sarebbe stata di così vaste proporzioni. Si apre il tema, proposto da Zangrandi, degli accordi da parte del ristretto vertice politico-militare, inconfessabili, con i tedeschi, e tutto quello che si deve ancora sapere su questo versante della crisi armistiziale, che in gran parte giustifica la rabbia espressa dagli stessi tedeschi contro questi italiani, incapaci di fare qualcosa, anche quello di portare l’Asse ad un tavolo di una pace generale e porre fine alla guerra. Basti pensare alla vicenda Gambara, e non solo a questa, per avere motivo di riflessione, che il volume tratta diffusamente

 

La Resistenza all’estero, dove, dopo l’azione prima del Presidente Pertini poi del Presidente Ciampi, è diventata di monito generale attraverso i fatti di Cefalonia; una Resistenza sempre nota a chi voleva leggere e sapere ma nascosta alla massa e non utile al politico del momento e quindi accantonata fino agi anni novanta in quanto vi era l’anatema lanciato contro l’esercito, ritenuto complice del fascismo e quindi indegno di assurgere a resistente. Ma accanto a Cefalonia, ci sono vicende come la liberazione della Corsica da parte degli Italiani (700 Caduti e migliaia di feriti) come le vicende della Divisione Perugia in Albania in armi fino al 3 ottobre 1943 e praticamente disarmata da un ordine del Comando Supremo Italiano con sede a Brindisi; oltre a quelle delle isole Jonie a quelle delle isole dell’Egeo, in cui con Lero si manifesta la volontà tedesca di controllare il Mediterraneo orientale e l’errore degli Alleati di non credere agli italiani perdendo posizioni strategiche di rilievo. Una lettura non convenzionale porta a considerazioni che coinvolgono anche la capacità operativa dei generali alleati, anche loro non immuni da errori macroscopici come i loro colleghi italiani.

 

Le vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate l’anatema dannunziano del prigioniero d guerra come peccatore mortale contro la Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra mondiale.

Nel campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo come la Repubblica Sociale Italiana, oggi mitizzata dall’approccio dei “ragazzi di Salò dimenticati”. Gli eroi puri e duri fedeli fino all’estremo, emerge come pochi capi, giocando sulle parole, disprezzino la vita di chi crede in loro. I violentissimi scontri tra Pavolini, Ricci, Graziani, Buffarini Guidi, che distruggono la remota possibilità di creare se non le forze armate, almeno un esercito piccolo ma utile alla coalizione hitleriana, che dia credibilità ad una repubblica che è tale solo sulla carta: senza amministrazione, senza esercito, senza territorio, senza economia. Un fallimento totale anche questo. La vicenda delle quattro divisioni in addestramento in Germania è un dramma nel dramma. Ci sarà stato pure un motivo per cui i guerrieri di Salò non abbiano avuto dai tedeschi il via libera di combattere gli anglo-americani al fronte, eppure i tedeschi stessi ne avevano estremo bisogno di forze combattenti. I giudizi che i vari Wolff, Rahn Dollmann davano dei fascisti di Salò deve far riflettere, come deve far riflettere l’atteggiamento di Mussolini in tutti i suoi 600 giorni di capo di una repubblica: non scegliendo, non prendendo mai posizione, lasciando che la zuffa fra i suoi ministri e diretti collaboratori sia permanente e continua, otteneva il solidificarsi della sua posizione personale, ma in pratica distruggeva, come ha distrutto, la Repubblica. Una repubblica che volava “socializzare”, portare l’operaio ed il contadino al centro del processo economico, in piena guerra, eliminare il capitale e le classi agiate per creare uno Stato cooperativo che avrebbe troncato con ogni retaggio risorgimentale tranne invocando Mazzini ed i Fratelli Bandiera, in quella versione progressista e democratica che per venti anni aveva non solo rinnegata ma duramente repressa. Era il ritorno alle origini che si tradusse in una lotta senza quartiere violenta crudele spietata, inutile, non solo contr gli oppositori dichiarati, ma contro il popolo tutto, che fu il lievito fecondo della resistenza ribellistica.

 

Quanto sopra vuole essere un primo e sommario elenco degli spunti che il compendio propone. Questo volume vuole presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente, che, peraltro, sono la matrice della architettura socio-politico-economica della collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome.

Il Collegio dei Redattori

 Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO

 

mercoledì 25 novembre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Preswentazione. Glossario 1043

 



Come ebbi modo di scrivere nella presentazione del “Compendio 1943”, l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare nel 1927 è stato eletto ad Ente Morale con Legge dello Stato. Questo status giuridico gli impone di svolgere, oltre alle attività peculiari di una associazione tra combattenti e quindi tra militari, anche azioni che mirino ad incidere sulla formazione e sulla partecipazione del cittadino alla vita pubblica della Nazione.

 

Sembrano parole altisonanti e con qualche vena di retorica, ma occorre riflettere che il compito di educare il cittadino è insito nella qualifica di Ente Morale. I mezzi a disposizione per questo compito possono essere tanti o pochi; l’importante che quelli che sono a disposizione siano utilizzati al meglio.

 

La continuità dell’opera del compianto Presidente Zanardi, ha trovato, dal 2014, un ulteriore impulso attraverso ricerche e studi condotti al fine di offrire strumenti per essere coerenti con lo status di Ente Morale. Sono state potenziate molte iniziative, tra le quali quella della Giornata del Decorato, che ogni anno viene celebrata in una città italiana. Per citare le più recenti, nel 2018 è stata celebrata a Roma, che ha visto i suoi momenti culminanti alle Fosse Ardeatine, in cui giovani studenti hanno deposto un fiore sui sacelli dei Decorati, sia civili che militari, di Medaglia d’Oro, e nel 2019 a Torino, in cui si è reso omaggio ai martiri del Martinetto. Sono momenti fondanti della nostra Repubblica che occorre comprendere e capire ed interpretare per poter continuare a sperare in un futuro migliore

 

In questo spirito è stata sviluppata la ricerca, attraverso un progetto sostenuto dal Ministro della Difesa, per la edizione di un Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, dedicato agli studenti ed ai cittadini, affinché attraverso esso possano trovare elementi per approfondire gli avvenimenti che vanno dalla crisi armistiziale alla conclusone della guerra.

La giornata del decorato da qualche anno è sempre accompagnata da un convegno di studi incentrato sul tema del valore militare ed i suoi significati. Proprio a Torino si è discusso, nell’Aula Magna della Scuola di Applicazione dell’Esercito, l’approccio che è stato qui adottato sulla Guerra di Liberazione. Non entro nel merito della sua validità o meno, ma un dato voglio sottolineare: esso coinvolge tutti gli Italiani, senza aggettivi.

 

Questo Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, è la continuazione ideale di un altro progetto che è ancora in corso di realizzazione, il Dizionario minimo della Grande Guerra, ed entrambi hanno la stessa struttura editoriale: il compendio, articolato per anno, il glossario, per un impatto immediato con i temi di ricerca, e il volume dedicato ai Percorsi, ovvero a quelle indicazioni in cui ognuno può estrinsecare con le proprie idee gli approfondimenti che desidera.

 

La problematica, la finalità e lo stato della ricerca sono i cardini su cui poggia l’attività del Centro Studi sul Valore Militare, ed attraverso le sue filiere e le sue piattaforme informatiche si possono avere gli aggiornamenti costanti di quanto si va realizzando. Con la pubblicazione di questo volume un altro step è stato raggiunto in quella tendenza che l’Istituto persegue come Ente Morale. Non deve essere un momento autoreferente, ma solo una indicazione a percorre la strada prescelta per dare contenuti e sostanza ad una istituzione che si sta avviando a celebrare a breve i suoi primi cento anni di vita. Un centenario, quello del 2023, che deve essere di sostanza e contenuti e questo volume ne deve essere, insieme a tutte le altre realizzazioni dell’Istituto, una valida testimonianza.

 

 

gen. Carlo Maria Magnani,

Presidente Nazionale

Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati

 al Valor Militare

 

 

mercoledì 11 novembre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1943. Prefazione



1943. Compendio. Il presente volume è espressione dell’approccio adottato dagli Autori relativo alla Guerra di Liberazione con cui hanno voluto ricostruire, in modo riassuntivo, gli avvenimenti dei primi quattro mesi della Guerra di Libera- zione, settembre-dicembre 1943. Nel loro approccio è centrale la figura del De- corato, quindi il volume è basato sulla storia personale di ogni decorato al valor militare di questo periodo, sia esso militare che civile. Il quadro generale che ne vie fuori può sembrare disarticolato, ma al termine della lettura ci si accorge che viene fornito un variegato insieme degli innumerevoli eventi che coinvolsero gli Italiani in quei tragici mesi in un tutto armonico rappresentato da quei valori che rappresentano il collante di ogni collettività. Emergono considerazioni che spesso sono poco note oppure ai margini della sinteticità con cui la Guerra di Liberazione viene presentata, in una esposizione non convenzionale. Il volume sottolinea come il Regno d’Italia, rappresentato dalla Monarchia, artefice di questa unità nazionale, e, quindi, portante il retaggio risorgimentale, può scomparire da un momento all’altro, tenuto in vita solo dalla volontà degli Alleati che vogliono dare valore alla firma apposta sotto gli accordi armistiziali e quindi presentarsi agli Italiani, in Italia, con i caratteri della legittimità. Tutte le loro azoni sono di conseguenza giustificate, sono i “liberatori”, ovvero hanno vinto la battaglia propagandistica e portano il futuro. Le opposizioni individuali al tedesco sono si eroiche e significative, ma fine se stesse. Non sono altro che incidenti per le truppe tedesche, che vi danno poco peso; elementi da eliminare, in quanto ostili, ma non un reale pericolo; le stesse Quattro Giornate di Napoli sono fine a sé stesse: non vi è un piano, non vi è un comando non vi sono truppe combattenti; solo spontaneità nei confronti di una situazione non accettata, quindi una rivolta, non una opposizione. Il disarmo delle forze armate italiane, pur nella sua variegata esposizione, sia in Italia che all’Estero, pone in modo indiretto il quesito del perché i tedeschi ebbero una così facile vittoria. Dopo 39 mesi di sconfitte, umiliazioni, illusioni e quant’altro si può solo aggiungere che i soldati italiani erano esausti, disillusi, traditi e. forse, cedere le armi era la soluzione migliore per porre fine a tanto sfacelo; in realtà non risolveva nulla, aprendo nuovi scenari ancora più tragici. La mancanza di ordini è ingiustificabile; tutte le carenze dei vertici possono essere studiate, ma davanti ad una compattezza ed una determinazione di Comandanti decisi certamente la vittoria tedesca non sarebbe stata di così vaste proporzioni. Si apre il tema, proposto da Zangrandi, degli accordi da parte del ristretto vertice politicomilitare, inconfessabili, con i tedeschi, e tutto quello che si deve ancora sapere su questo versante della crisi armistiziale, che in gran parte giustifica la rabbia espressa dagli stessi tedeschi contro questi italiani, incapaci di fare qualcosa, anche quello di portare l’Asse ad un tavolo di una pace generale e porre fine alla guerra. Basti pensare alla vicenda Gambara, e non solo a questa, per avere motivo di ri- flessione, che il volume tratta diffusamente La Resistenza all’estero, dove, dopo l’azione prima del Presidente Pertini poi del Presidente Ciampi, è diventata di monito generale attraverso i fatti di Cefalonia; una Resistenza sempre nota a chi voleva leggere e sapere ma nascosta alla massa e non utile al politico del momento e quindi accantonata fino agi anni Novanta 7 in quanto vi era l’anatema lanciato contro l’esercito, ritenuto complice del fascismo e quindi indegno di assurgere a resistente. Ma accanto a Cefalonia, ci sono vicende come la liberazione della Corsica da parte degli Italiani (700 Caduti e migliaia di feriti) come le vicende della Divisione Perugia in Albania in armi fino al 3 ottobre 1943 e praticamente disarmata da un ordine del Comando Supremo Italiano con sede a Brindisi; oltre a quelle delle isole Jonie a quelle delle isole dell’Egeo, in cui con Lero si manifesta la volontà tedesca di controllare il Mediterraneo Orientale e l’errore degli Alleati di non credere agli italiani perdendo posizioni strategiche di rilievo. Una lettura non convenzionale porta a considerazioni che coinvolgono anche la capacità operativa dei generali alleati, anche loro non immuni da errori macroscopici come i loro colleghi italiani. Le vicende della prigionia infine sono totalmente sconosciute, essendo nella coscienza militare e nella pubblica opinione italiana ancora perdurate l’anatema dannunziano del prigioniero di guerra come peccatore mortale contro la Patria. Nulla si sa di costoro, nulla del loro contributo, nulla dei loro sacrifici, non perché non si sia scritto o pubblicato, perché ci si rifiuta di trattare questo argomento. Non per altro nessuna medaglia d’oro è stata concessa per atti di eroismo compiuti in prigionia nella seconda guerra mondiale. Nel campo avverso della Guerra di Liberazione, la coalizione hitleriana, vediamo come la Repubblica Sociale Italiana, oggi mitizzata dall’approccio dei “ragazzi di Salò dimenticati”. Gli eroi puri e duri fedeli fino all’estremo, emerge come pochi capi, giocando sulle parole, disprezzino la vita di chi crede in loro. I violentissimi scontri tra Pavolini, Ricci, Graziani, Buffarini Guidi, che distruggono la remota possibilità di creare se non le forze armate, almeno un esercito piccolo ma utile alla coalizione hitleriana, che dia credibilità ad una repubblica che è tale solo sulla carta: senza amministrazione, senza esercito, senza territorio, senza economia. Un fallimento totale anche questo. La vicenda delle quattro divisioni in addestramento in Germania è un dramma nel dramma. Ci sarà stato pure un motivo per cui i guerrieri di Salò non abbiano avuto dai tedeschi il via libera di combattere gli anglo-americani al fronte, eppure i tedeschi stessi ne avevano estremo bisogno di forze combattenti. I giudizi che i vari Wolff, Rahn Dollmann davano dei fascisti di Salò deve far riflettere, come deve far riflettere l’atteggiamento di Mussolini in tutti i suoi 600 giorni di capo di una repubblica: non scegliendo, non prendendo mai posizione, lasciando che la zuffa fra i suoi ministri e diretti collaboratori sia permanente e continua, otteneva il solidificarsi della sua posizione personale, ma in pratica distruggeva, come ha distrutto, la Repubblica. Una repubblica che vo- lava “socializzare”, portare l’operaio ed il contadino al centro del processo eco- nomico, in piena guerra, eliminare il capitale e le classi agiate per creare uno Stato cooperativo che avrebbe troncato con ogni retaggio risorgimentale tranne invocando Mazzini ed i Fratelli Bandiera, in quella versione progressista e democratica che per venti anni aveva non solo rinnegata ma duramente repressa. Era il ritorno alle origini che si tradusse in una lotta senza quartiere violenta crudele spietata, inutile, non solo contr gli oppositori dichiarati, ma contro il popolo tutto, che fu il lievito fecondo della resistenza ribellistica. Quanto sopra vuole essere un primo e sommario elenco degli spunti che il com- pendio propone. Questo volume vuole presentarsi come una opportunità offerta al lettore per una lettura e quindi per delle riflessioni non convenzionali, fuori dalle griglie di interpretazioni parziali di uno dei periodi più difficili e tormentati della nostra storia recente, che, peraltro, sono la matrice della architettura socio8 politico-economica della collettività in cui viviamo. Cadere come caddero i nostri padri ed i nostri nonni nelle spire di capi che annunciavano dottrine e politiche altisonanti per poi nella pratica dimostrate di essere vili, ignavi, estremisti, incapaci, tesi solo alla loro brama di potere personale potrebbe essere una chiave di lettura del perché il popolo italiano, fecondo in tutte le sue espressioni, non riesce ad esprimere, ora come allora, una classe dirigente degna di questo nome. Il Collegio dei Redattori Rivista QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO

mercoledì 4 novembre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1943 Presentazione.


 L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare nel 1927 è stato eletto ad Ente Morale con Legge dello Stato. Questo status giuridico gli impone di svolgere, oltre alle attività peculiari di una associazione tra combattenti e quindi tra militari, anche azioni che mirino ad incidere sulla formazione e sulla partecipazione del cittadino alla vita pubblica della Nazione. Sembrano parole altisonanti e con qualche vena di retorica, ma occorre riflettere che il compito di educare il cittadino è insito nella qualifica di Ente Morale. I mezzi a disposizione per questo compito possono essere tanti o pochi; l’importante che quelli che sono a disposizione siano utilizzati al meglio. La continuità dell’opera del compianto Presidente Zanardi ha trovato, dal 2014, un ulteriore impulso attraverso ricerche e studi condotti al fine di offrire strumenti per essere coerenti con lo status di Ente Morale. Sono state potenziate molte iniziative, tra le quali quella della Giornata del Decorato, che ogni anno viene celebrata in una città italiana. Per citare le più recenti, nel 2018 è stata celebrata a Roma, che ha visto i suoi momenti culminanti alle Fosse Ardeatine, in cui giovani studenti hanno deposto un fiore sui sacelli dei Decorati, sia civili che militari, di Medaglia d’Oro, e nel 2019 a Torino, in cui si è reso omaggio ai martiri del Martinetto. Sono momenti fondanti della nostra Repubblica che occorre comprendere e capire ed interpretare per poter continuare a sperare in un futuro migliore. In questo spirito è stata sviluppata la ricerca, attraverso un progetto sostenuto dal Ministro della Difesa, per la edizione di un Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, dedicato agli studenti ed ai cittadini, affinché attraverso esso possano trovare elementi per approfondire gli avvenimenti che vanno dalla crisi armistiziale alla conclusone della guerra. La giornata del decorato da qualche anno è sempre accompagnata da un convegno di studi incentrato sul tema del valore militare ed i suoi significati. Proprio a Torino si è discusso, nell’Aula Magna della Scuola di Applicazione dell’Esercito, l’approccio che è stato qui adottato sulla Guerra di Liberazione. Non entro nel merito della sua validità o meno, ma un dato voglio sottolineare: esso coinvolge tutti gli Italiani, senza aggettivi. Questo Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, è la continuazione ideale di un altro progetto che è ancora in corso di realizzazione, il Dizionario minimo della Grande Guerra, ed entrambi hanno la stessa struttura editoriale: il compendio, articolato per anno, il glossario, per un impatto immediato con i temi di ricerca, e il volume dedicato ai Percorsi, ovvero a quelle indicazioni in cui ognuno può estrinsecare con le proprie idee gli approfondimenti che desidera. La problematica, la finalità e lo stato della ricerca sono i cardini su cui poggia l’attività del Centro Studi sul Valore Militare, ed attraverso le sue filiere e le sue piattaforme informatiche si possono avere gli aggiornamenti costanti di quanto si va realizzando. Con la pubblicazione di questo volume un altro step è stato raggiunto in quella tendenza che l’Istituto persegue come Ente Morale. Non deve essere un momento autoreferente, ma solo una indicazione a percorre la strada prescelta per dare contenuti e sostanza ad una istituzione che si sta avviando a celebrare a breve i suoi primi cento anni di vita. Un centenario, quello del 2023, che deve essere di sostanza e contenuti e questo volume ne deve essere, insieme a tutte le altre realizzazioni dell’Istituto, una valida testimonianza. 

Il Presidente Nazionale  gen. Carlo Maria Magnani

domenica 25 ottobre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1943 Indice

 Indice Presentazione Prefazione Ringraziamenti Nota degli Autori Premessa 

Introduzione.

 La calda estate del 19431 

1. Lo sbarco in Sicilia 2. La caduta di Mussolini 3. I 45 giorni del governo Badoglio 4. L’armistizio 5. La Campagna d’Italia 6. La bugia del “Tutti a casa” 7. L’opposizione armata al tedesco invasore 8. La costituzione dei fronti della Guerra di Liberazione 9. La costituzione del fronte nemico 

Capitolo 1 - Il Primo Fronte. Il fronte del sud 1.1. La reazione spontanea 1.2 La dichiarazione di guerra alla Germania. 13 ottobre 1943 1.3. Alla ricerca di credibilità 1.4. Montelungo. Si entra in linea 

Capitolo 2 - Il Secondo Fronte Il fronte del nord 2.1. Le quattro giornate di Napoli 2.2. I primi nuclei armati 2.3. Un difficile inizio 2.4. Il cambio di mentalità 

Capitolo 3 - Il Terzo Fronte. Il fronte dell’Internamento 3.1. La formazione del fronte 3.2. Il disarmo nell’Italia centro-settentrionale 3.3. Il disarmo nell’Italia meridionale 3.4. Il disarmo dei soldati italiani all’estero 3.5. L’ultima vittoria della Wermacht

 Capitolo 4 - Il Quarto fronte. Il fronte della Resistenza all’Estero 4.1. Francia Meridionale. Una mancata resistenza 4.2. Corsica. Una resistenza vittoriosa 4.3. Jugoslavia. Il caso Gambara 4.4. Albania. Il Comando Italiano Truppe alla Montagna 4.5. Grecia continentale. Tra tedeschi e partigiani 4.6. Grecia. Isole dello Jonio. Cefalonia 4.7. Grecia. Isole dell’Egeo. Lero 

Capitolo 5 - Il Quinto fronte Il fronte della Prigionia 5.1. Il prigioniero di guerra .2. La consistenza dei prigionieri di guerra a settembre 1943 5.3. Il quadro temporale del contributo dei prigionieri alla Guerra di Liberazione 5.4. Lo status dei prigionieri militari italiani in mano statunitense e britannica 5.5. Il dramma della cobelligeranza 

Capitolo 6 - Il fronte nemico 6.1. Gli Ex alleati. La Germania 6.2. La coalizione hitleriana. La Repubblica Sociale Italiana 6.2.1. La nascita 6.2.2. Il dualismo tra Graziani e Pavolini 6.2.3. Il congresso di Verona 6.3. Gli ex nemici. Le Nazioni Unite

 Conclusione Abbreviazioni Documenti Bibliografia


 Indice dei nomi propri Indice dei nomi geografici Indice de dei Corpi, Unità e Reparti militari 

Indice delle Illustrazioni

 I Libri del Nastro Azzurro 4

domenica 4 ottobre 2020

Ad un anno dalla fine della Guerra 18 luglio 1944

 

Osimo si salva dalla distruzione”

San Giuseppe da Copertino e la preghiera della Liberazione

18 luglio 1944 -18 luglio 1945

 Di Massimo Coltrinari*

L’ultima pagina del Diario di guerra di Francesca Bonci porta la data del 19 luglio 1944. Ormai il fronte è passato. Le truppe polacche il giorno prima alle 17,30 erano entrate in Ancona, mentre il Corpo Italiano di Liberazione, in quel 19 luglio, stava avanzando da Rustico, per Santa Maria Nuova, ed aveva come obiettivo Jesi, che avrebbe occupato l’indomani 20 luglio.

Osimo era ormai diventato retrovia, e la popolazione iniziava a riprendersi e ad uscire dai rifugi, scoprendo una realtà in parte immaginata:


Franscesca Bonci così la descrive:

La nostra cittadina ha un aspetto desolante! Ora che ci è permesso di uscire senza incubo….possiamo osservare con meraviglia  come è conciata! Case completamente distrutte non c’è ne sono, ma ovunque macerie su macerie, strade ingombre di ogni sorta di roba distrutta, grovigli di fili elettrici e telefonici, vetri ed altro!”

 

Non solo Osimo aveva ricevuto danni, ma anche, ad esempio, l’Abbadia di Osimo[1] aveva subito lutti e danni:

 

Ci racconta poi la mamma che laggiù è un vero disastro! La loro casa e la chiesa semi-distrutte, altre case sono molto colpite ed in più molti morti tra persone amiche e conoscenti ed una gran quantità di esplosivi sparsi da per tutto.”

 

Ad Osimo la vita inizia a riprendere:

 

Noi siamo tutti ritornati nella nostra casa! Povera casetta nostra!

Non è stata colpita gravemente (per quanto i Tedeschi sapevano dove erano i Comandi e quindi il maggior numero di bombe erano dirette sulla nostra casa e quella del dott. Boccanera) ma è molto in disordine e sporca e ci vorrà del bello e del buono per poterla farla ritornare normale! Gianna ci va via, ed è naturale con tutto quello che è successo!!! E noi rimaniamo senza aiuto ed in più non abbiamo acqua.

Coraggio! Il brutto è passato! Con buona volontà li metteremo a posto!

Dia sia ringraziato che nessuno della nostra famiglia è stato colpito! Siamogli riconoscenti e preghiamo per i nostri parenti lontani affinchè loro non subiscano pene, tribolazioni ed affanni, come noi, ma la pace venga presto in tutti e su tutta l’Italia intera!

Noi Osimani crediamo fermamente che la mano di Dio abbia posato su noi tutti della città, per intercessione di San Giuseppe da Copertino, patrono di Osimo! Infatti i buoni Frati Conventuali, appena incominciata la battaglia sulla nostra zona, hanno messo le reliquie del Santo nella Cupola e Lui ci ha protetto da peggiori disastri e da bombardamenti aerei!

 

Anche se non lo sapeva Francesca Bonci era molto vicino alla realtà quando asserisce che Osimo fu protetta da Dominedio. Senza l’intervento del gen. Utili, come abbiamo visto, Anders ed i suoi ufficiali avevano ormai deciso di raderlo al suolo mediante uno o più bombardamenti aerei. Questa consapevolezza di essere stati protetti fa si che, un anno dopo, nel celebrare il primo anniversario della liberazione, viene stampato e distribuito alla popolazione, durante le funzioni di ringraziamento, un “Santino” che Francesca Bonci ha conservato nel frontespizio del suo “Diario di Guerra.

La preghiera è così composta:

 

Basilica di Sam Giuseppe da Copertino, Osimo- 18 luglio 1945

Primo Annuale della Liberazione della Città

 

“Benedetto Iddio. Padre del Signor Nostro Gesù Cristo delle Misericordie e di ogni consolazione. Il quale ci consola in ogni tribolazione nostra. (Cor. I,3-4)

Benedetta Tu, O Maria Vergine Madre di Dio dal Signor Dio Altissimo che per mezzo tuo è venuto in soccorso del suo popolo” (Iud.)

Io sono Giuseppe il fratello vostro per la vostra salvezza

il Signore mi ha mandato avanti a voi (Gen 45, 4-5)

S. Giuseppe da Copertino, Santi e Sante di Dio, Spiriti Beati del Cielo, pregate per noi, per gli afflitti ed i prigionieri, per quelli che hanno combattuto per noi, per tutti i vivi ed i defunti, affinchè siano fatti degni delle promesse di Cristo. Cosi Sia

 

 

Lo riproduciamo integralmente, accanto ad un bozzetto in cui Elmo Capannari ritrae le macerie di San Marco, sottolineando quanto sia forte il legame tra Osimo ed il suo Santo protettore, San Giuseppe da Copertino.

 

Santino. Fronte (7x12) S. Giuseppe da Copertino (1603-1663) Patrono di Osino e della Gioventù Studiosa.[2] Il disegno è quanto mai interessante: Tra due croci già infisse nel terreno, il Santo si libra nell’aria e tiene fortemente una croce; sembra in procinto di piantarla nel terreno in una buca precedentemente scavata dalla popolazione, in laceri vesti, plaudente e venerante. La pala, o la vanga disegnata in basso fa supporre questo. Poi è riportata la dizione Cart. Tip. Bottega dello Scolaro – Osimo.

Santino Retro. E’ riportato il titolo “Basilica di San Giuseppe da Copertino – Osimo, la data anniversaria, 18 luglio 1945, e la preghiera. Interessante il passaggio di detta preghiera  che recita “per quelli che hanno combattuto per noi” che apre a molte interpretazioni sulla situazione politico-militare del tempo. Infine il Santino riporta che esce “con approvazione ecclesiastica”

 

 

Bozzetto n. 7 Elmo Capannari, (24x30) B/n ritrae la scena di una casa distrutta nel rione San Marco, proprio sotto il campanile. In alto a destra accanto al Campanile, la dicitura “casa distrutta nel Rione San Marco – Luglio 1944”, in inchiostro nero. In fondo a destra, la firma, Cappannari’44.

 

 

 

*centrostudicesvam



[1] All’Abbadia era parroco da oltre trenta anni lo zio di Francesca Bonci, Don Vincenzo Scarponi.

[2] In famiglia è rimasto il ricordo dei tempi di scuola. Se andavi male, era colpa tua che non studiavi; se andavi bene e prendevi un buon voto, era merito di San Giuseppe. Da sottolineare che il santino riporta la dizione “protettore della gioventù studiosa”, non come comunemente asserito, “protettore degli studenti”. Vi è una fondamentale differenza..

giovedì 24 settembre 2020

Fonti. Il Passaggio del fronte Luglio 1944


il volume può essere chiesto a
 ordini@nuovacultura.it
 oppure
 a centrostudicevam@istitutonastroazzurro.org
 

lunedì 21 settembre 2020

Osimo Passaggio del fronte una strage annunziata



La provocata strage in municipio

13 luglio 1944 ore 18,30

Elmo Cappannari ritrae i palazzi colpiti in tre bozzetti

Massimo Coltrinari*

Questa seconda nota dedicata a Elmo Cappannari ed ai suoi bozzetti di Osimo ferita dalla guerra, si incentra sui giorni 12 e 13 luglio. Osimo era stata una prima volta liberata il 6 luglio, dopo la I Battaglia per Ancona (1- 6 luglio) condotta dal II Corpo Polacco che si risolse in una sostanziale fallimento. Attaccare con due divisioni su un fronte di un Corpo d’Armata fidando sulla superiorità in termini di forze corazzate ed artiglieria fu un atto di presunzione da parte di Anders. Occorreva una terza divisione che fu presto trovata nel C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione) che fu trasportato a ridosso della linea il 7 luglio e l’8 attaccò Filottrano, e, conquistala, aprì la via per un attacco sistematico ad Ancona. Nel frattempo Osimo era in una situazione veramente difficile

Nel diario di Francesca Bonci, sotto quella data si legge:

12 luglio 1944. Oggi la giornata è stata pessima. Appena svegliata mi sono recata a casa nostra per rimanere sino a mezzogiorno e ritornare nel pomeriggio, affinchè la presenza di uno di noi desse l’impressione che la nostra casa non fosse completamente disabitata dai proprietari: L’andirivieni dei militari è continuo e numeroso. Ma questo non sarebbe niente se non fossimo stati tartassati per quasi tutto il giorno dall’artiglieria tedesca che in certi momenti è addirittura feroce!. Infatti per ben due volte ci siamo dovuti rifugiare nella nostra piccola cantina insieme ai polacchi, però ho notato che anche con l’infuriare del fuoco nemico la sentinella rimane al suo posto”

La situazione in Osimo non era poi tanto sicura ed ogni giorno diventava sempre più difficile.

Nel diario di Francesca Bonci si legge, alla data del giorno successivo, il 13 luglio, giornata passata sotto i cannoneggiamenti di artiglieria  (che abbiamo descritto nella nota precedente):

Ore 20. circa. In questo momento veniamo a sapere due fatti uno più sensazionale dell’altro!. Nella notte passata i tedeschi  hanno tentato di rientrare in Osimo! Erano già arrivati sul ponte San Valentino alle porte della cosiddetta via della Gattara al Borgo San Giacomo!. E’ vero che li hanno respinti, ma si pensa quali conseguenze potevano avere se i Polacchi non li respingevano?!. Oggi avremo avuto il bombardamento aereo come sul Monte della Crescia con la differenza che lassù è terreno disabitato qui invece è un paese!!! Al solo pensiero viene i brividi.”[1] In Osimo molti speravano in un ritorno dei tedeschi, e alcuni avevano ragguagliato il Comando tedesco sulle difese polacche.

 

La seconda è questa: che l’artiglieria tedesca ha colpito nella furia delle ore 17 il Municipio, dove in quell’ora c’è stata una riunione di tutti gli amministratori Agricoli, per parlare e mettersi d’accordo in aiuto della popolazione che soffre la fame, discutendo per approntare i viveri ed altro e lì hanno trovato la morte istantanea il dott. Ravaglia amministratore della casa Briganti Bellini, il fornaio Mengarelli (uno dei gemelli) ed altra persona che non ricordo il nome. Feriti gravemente sono il sig. Giuseppe Petrini amministratore della casa Baldeschi Baleani, sig. Buglioni Edoardo, Conte Sinibaldi Giulio, sig. Giulio Badialetti, Marchese Zucconi ed altri. Dio mio. Non se ne può più. Quando finirà questa tragedia?

Mons. Carlo Grillantini, che era presente alla riunione, ma dalla sala comunale era uscito 10 minuti prima che la stessa fosse colpita dalle granate, non esista ad affermare che era opinione comune che i tiri dell’artiglieria tedesca sul Municipio fossero frutto di precisi intenti e quindi di spionaggio pro-tedeschi.[2] Massimo Morroni aggiunge: “ a quel tempo odi feroci contrapponevano gli Osimani per quella guerra che aveva ridotto la popolazione ad una condizione tanto disgraziata.”[3]  In effetti aprire il fuoco da parte tedesca con tiro mirato contro il Municipio aveva il solo scopo di effettuare una rappresaglia, non un intervento tattico a favore della propria fanteria.[4]  I giorni ad Osimo erano veramente difficili. Testimonianza di quelle vicende, che si auspicano non abbiano più a verificarsi, Elmo Cappannari subito dopo il fronte a disegnato questi tre bozzetti dandoci immagini di Osimo veramente significative, che si sono ormai perse nella nostra memoria.

 

Il Bozzetto 4 (24x30), matita, b/n ritrae un palazzo a sinistra con due palazzi sullo sfondo. Il primo palazzo risulta dal disegno colpito al terzo piano nella facciata da una granata con evidenti danni. E’ riportata la nota di Cappannari ad inchiostro nero Palazzo B. Bellini, che sta per Briganti Bellini. Sono anche apposte due frecce che indicano la finestra che dà sul balcone ad angolo. Una terza freccia è posta in alto che indica un punto, cerchiato con inchiostro nero, sul tetto, il cui significato rimane ignoto. A matita in fondo a destra vi è la dicitura Palazzo Bellini e quindi a destra la firma, Cappannari. Il Palazzo ritratto è posto ad angolo tra via Lionetta e Via Antica Rocca. Peraltro la indicazione della Farmacia è un segno inequivocabile che questo sia il Palazzo Briganti Bellini

 

Il Bozzetto 5, (24x30), matita, b/n riprende i palazzi di via Cinque Torri; molto probabilmente questo bozzetto è stato ripreso dalla terrazza di Casa Scarponi, Non riporta indicazioni, ma solo i punti dove i palazzi sono stati colpiti. A sinistra l’indicazione “Via Cinque Torri” e a destra sempre in basso la firma Cappannari. Non vi sono scritte ad inchiostro.

  

Il Bozzetto 6 (24x30), matita, b/n ritrae una casa completamente distrutta nel rione San Marco, mancante completamente del tetto e con i soli muri perimetrali in piedi, con ai lati case anch’esse distrutte. Vi è l’indicazione generica “Casa distrutta nel Rione San Marco” e la data “Luglio1944” riportata con inchiostro nero; la stessa dicitura è riportata in basso a matita, si presume, dallo stesso Cappannari, che pone la sua firma in basso a destra

 

In base agli schieramenti di artiglieria sia tedeschi che polacchi, nel Bozzetto 4 Palazzo Briganti Bellini è molo verosimile che sia stato colpito dall’artiglieria polacca, in quanto è impossibile colpire questa parte dalle posizioni tedesche. Anche nel Bozzetto 5 è molto probabile che le granate siano di provenienza polacca, essendo via Cinque Torri abbastanza defilata rispetto alle fonti di fuoco tedesche. Mentre nel Bozzetto 6 le ipotesi sono tutte valide: i danni possono essere stati arrecati sia da artigliere polacche, che tedesche o da entrambe essendo il rione San Marco il più esposto, rispetto all’iniziale confronto degli opposti schieramenti.

Ovviamente il pericolo di essere colpiti in Osimo dal tiro delle artiglierie era reale. Gli opposti osservatori avevano chiari gli obbiettivi in Osimo e, date le distanze, risultavano estremante facili da colpire, come dimostra quelli effettuati sul Municipio il 13 luglio 1944.

 

·       centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Questa nota è stata pubblicata su La Meridiana Osimo  nell'agosto 2020

[1] Bonci F., Diario 1944. Il passaggio del fronte ad Osimo, 13 luglio 1944, Roma, “Il Secondo Risorgimento d’Italia, n.3, 2004

[2] Grillantini C, Diario di guerra dal Novembre 1943 all’Agosto1945, Come furono viste le cose da un Osimano, Camerano 2001, ( a cura di) F. Toccaceli.

[3] Morroni M, Passa Il fronte nella valle del Musone, Osimo, s.c.ed., 2014 pag. 122

[4] Hoppe H., Die 278 Infanterie- Division in Italinem, 1944-1945, Bad Nauheim, Hans-Henning Podzum Verlag, 1953 (Vi è anche la traduzione in Italiano a cura di Cesare Jacomini)


domenica 13 settembre 2020

Osimo 13 luglio 1944. Un Vero Miracolo


Il Passaggio del Fronte  1944


 

Un vero miracolo”

Elmo Cappannari ritrae un episodio straordinario di Osimo in guerra

13 luglio 1944

 Di Massimo Coltrinari*

 Guglielmo (Elmo) Cappannari nell’ultima decade del luglio 1944, nei giorni immediatamente seguenti il passaggio del fronte, disegnò dei bozzetti di palazzi danneggiati di Osimo fissando su carta quei momenti terribili. Amico di Filippo Scarponi, si era diplomato l’anno prima nel 1943, e dati i tempi, si può presumere che fu costretto, come tutti gli italiani a cercare di sopravvivere in quei mesi difficili. Di questi bozzetti ne sono rimasti nove, conservati in famiglia Scarponi e Bonci,  che intendiamo pubblicare in quanto è da presumere che sono se non i primissimi, sono i primi passi di una carriera di un artista che ha dato lustro ad Osimo. Francesca Bonci, nipote di Filippo Scarponi, li ha conservati, anche a corredo iconografico del suo Diario tenuto dal 10 giugno al 18 luglio 1944. Qui ne presentiamo tre di questi bozzetti, che si  riferiscono ad un episodio che poteva diventare una tragedia. Così Francesca Bonci lo riporta nel suo Diario:

 

“13 luglio 1944. La nottata è passata bianca. Naturalmente molte ore le abbiamo trascorse in grotta, perché le bombe erano una dietro l’altra senza tregua! Oltre al rombo continuo dei cannoni polacchi che naturalmente rispondono e che sono sotto le mura, al sibilo delle granate tedesche che penetra nelle carni, in grotta c’è una tale umidità così fredda che io non resisto e non facendo altro che andare e venire da laggiù e quassù la cantina. Verso la mattina abbiamo potuto dormire pochino perché calmata la furia! Ma sempre nei nostri giacigli. Il povero zio sempre in poltrona! Sino a mezzogiorno è andata benino. Io sono stata anche a casa e da Ludwig ho avuto una tazza di tè che mi ha rimesso al mondo, ed un bel piatto di albicocche che ho portato anche qui dalla sig.ra Gisella. Abbiamo tutti bisogno di tanta calma per poter rimettere a posto i nervi, ma ancora non c'è un principio! I feriti ed i morti aumentano sempre, diverse case sono inabitabili, nel nostro vicolo ci si passa appena per un cumolo di calcinacci, vetri, automobili polacche e fili del telefono. Anche la nostra Cattedrale è stata colpita, così pure San Francesco, il convento di S. Niccolò senza contare tutti i danni che saranno avvenuti in campagna e che noi ancora non conosciamo. Signore buono, fa che termini questa tragedia. Non solo per noi di Osimo, ma per tutta la nostra Italia intera!

Pomeriggio. Terribile. Aerei alleati hanno bombardato il Monte detto della Crescia. Il boato delle bombe o spezzoni da un tale spostamento d’aria che pure in cantina passa tra noi come il vento. I Tedeschi, di rimando, non attendono troppo per contrattaccare e circa le ore 17,30 siamo sotto ad un fuoco d’artiglieria della stessa intensità e fragore, che a me da l’impressione di un bombardamento aereo!! Calmata la situazione dopo più di un’ora, s’immagini come io sia fuggita da casa nostra, per ritornare dalla sig.ra Gisella, con il timore che qui fosse accaduto qualcosa. Infatti o trovato tutti agitatissimi e mi raccontano: “E’ stata colpita la Cappellina e lì c’erano gli zii”.

Ubicamente è posta in un vicolo molto stretto e tutto si poteva pensare che quel posto potesse essere colpito. Appena incominciato il bombardamento tutti si sono rifugiati in cantina, ma lo zio stanco non ha voluto nuovamente recarsi laggiù (erano pochi minuti che era ritornato di sopra) e con la zia si rifugiarono nella Cappellina sicuri di non correre pericolo, tanto più che la notte precedente per alcune ore la sig.ra Gisella con la sig.ra Lucia ci avevano dormito. Si erano messi, lo zio seduto su una seggiola a fianco dell’altare, e la zia in piedi davanti allo zio.

In un dato momento una granata della medesima di uno spessore di circa cm 80, tutta la parte a fianco, il soffitto ed il pavimento! La stessa rimbalzando colpisce poi altra finestra e muro della casa del sig. Pascucci. Gli altri di sotto sentito tutto questo schianto e fragore, ed accortesi della mancanza degli zii, si sono ancora più spaventati e così che Lucidio ed il dott. Cardinali sono corsi di sopra, ma non li trovavano perché la casa era piena di polvere e solo chiamandoli hanno potuto rintracciarli. Immediatamente hanno preso lo zio e, facendo la sedia, cosi detta del papa, lo hanno portato giù sotto con lo zio dentro. Questo è davvero un miracolo! Non hanno subito alcuna scalfittura. Lo spavento tanto, ma se si pensa che potevano trovare la morte, ci viene a tutti i brividi di disperazione. Tutt’ora Lucidio[1] ed il dott. Cardinali[2] hanno tra i capelli pezzetti di vetro che hanno preso su le scale che danno sotto la finestra in parola”.[3]

 

I tre bozzetti pubblicati ritraggono questo episodio che Raffaella Bonci definisce “un miracolo”.

 

Il Bozzetto 1 (24x30), matita, b/n ritrae la scena dove si svolse l’episodio sopra descritto con a sinistra l’altare della Cappellina; sono indicati esattamente ii punti con una XX e una X dove erano seduti “Cesare” e “Stamira”; a seguire la data, 13 luglio 1944. Al centro la dicitura “squarcio di bomba”, che in realtà era una granata di artiglieria di medio calibro, altrimenti la casa sarebbe stata spazzata via.

 

Il Bozzetto 2, (24x30), matita, b/n riprende due palazzi dalla terrazza Scarponi, riportando due indicazioni n. 1 (1) Finestra e n, 2 (2) Gabinetto esterno  palazzo Petrini attiguo a quello Scarponi. Il alto la data, “Luglio 1944” ed in basso il punto da cui si disegnò la scena, la Terrazza Scarponi.

  

 Il Bozzetto 3 (24x30), matita, b/n composto da una abitazione a fianco del terrazzo Scarponi Si ritrae il palazzo ove agli ultimi piani vi erano (e sono descritte nel bozzetto) le abitazioni Graziosi e Canapa. Vi è l’indicazione “balcone Graziosi, e “balcone Canapa” A destra la scritta “terrazzo Scarponi”  Il Bozzetto ritrae i punti del Palazzo colpiti dalle granate.

 

Nel Bozzetto 1 compare, in basso a sinistra la firma (Cappannari) e l’anno (’44). Nel Bozzetto 2 compare sempre in basso a sinistra la firma (Cappannari) e la data (Luglio 1944) è scritta  all’interno in alto a destra del bozzetto. Nel Bozzetto 3, invece non vi è né firma né data, ma si presume che sia stato il terzo di tre e quindi ritenuto inutile firmare e datare per non essere ripetitivi. Cosa questa che fa presumere i tre bozzetti siano un tutt’uno.

 

*centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org


[1] Lucidio Pasquini, reduce dalla Campagna di Russia, ove fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Svolse le funzioni di “fattore” delle tenute Torlonia, i cui racconti di guerra nei nostri incontri a Roma ancora riverberano nei ricordi la sua grande simpatia ed umanità.

[2]  Nelle pagine precedenti del Diario è riportato il dato che nella cantina-rifugio vi era la famiglia del Dott. Ubaldo Cardinali e quella della sorella proff.ssa Adinolfi in quanto la loro abitazione al Borgo San Giacomo era completamente inabitabile.

[3] Da Coltrinari M., Il Corpo di Liberazione Italiano e Ancona. Il tempo delle oche versi e del lardo rosso”, Roma, Università La Sapienza, Edizioni Nuova Cultura, 2014. Il volume è reperibile presso la Edicola di Luca, sotto le logge in piazza. Edicola posta in un locale che peraltro ospita una pregevolissima opera di Elmo Cappannari, La Storia di Osimo, dipinta nel 1982.