I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

domenica 13 settembre 2020

Osimo 13 luglio 1944. Un Vero Miracolo


Il Passaggio del Fronte  1944


 

Un vero miracolo”

Elmo Cappannari ritrae un episodio straordinario di Osimo in guerra

13 luglio 1944

 Di Massimo Coltrinari*

 Guglielmo (Elmo) Cappannari nell’ultima decade del luglio 1944, nei giorni immediatamente seguenti il passaggio del fronte, disegnò dei bozzetti di palazzi danneggiati di Osimo fissando su carta quei momenti terribili. Amico di Filippo Scarponi, si era diplomato l’anno prima nel 1943, e dati i tempi, si può presumere che fu costretto, come tutti gli italiani a cercare di sopravvivere in quei mesi difficili. Di questi bozzetti ne sono rimasti nove, conservati in famiglia Scarponi e Bonci,  che intendiamo pubblicare in quanto è da presumere che sono se non i primissimi, sono i primi passi di una carriera di un artista che ha dato lustro ad Osimo. Francesca Bonci, nipote di Filippo Scarponi, li ha conservati, anche a corredo iconografico del suo Diario tenuto dal 10 giugno al 18 luglio 1944. Qui ne presentiamo tre di questi bozzetti, che si  riferiscono ad un episodio che poteva diventare una tragedia. Così Francesca Bonci lo riporta nel suo Diario:

 

“13 luglio 1944. La nottata è passata bianca. Naturalmente molte ore le abbiamo trascorse in grotta, perché le bombe erano una dietro l’altra senza tregua! Oltre al rombo continuo dei cannoni polacchi che naturalmente rispondono e che sono sotto le mura, al sibilo delle granate tedesche che penetra nelle carni, in grotta c’è una tale umidità così fredda che io non resisto e non facendo altro che andare e venire da laggiù e quassù la cantina. Verso la mattina abbiamo potuto dormire pochino perché calmata la furia! Ma sempre nei nostri giacigli. Il povero zio sempre in poltrona! Sino a mezzogiorno è andata benino. Io sono stata anche a casa e da Ludwig ho avuto una tazza di tè che mi ha rimesso al mondo, ed un bel piatto di albicocche che ho portato anche qui dalla sig.ra Gisella. Abbiamo tutti bisogno di tanta calma per poter rimettere a posto i nervi, ma ancora non c'è un principio! I feriti ed i morti aumentano sempre, diverse case sono inabitabili, nel nostro vicolo ci si passa appena per un cumolo di calcinacci, vetri, automobili polacche e fili del telefono. Anche la nostra Cattedrale è stata colpita, così pure San Francesco, il convento di S. Niccolò senza contare tutti i danni che saranno avvenuti in campagna e che noi ancora non conosciamo. Signore buono, fa che termini questa tragedia. Non solo per noi di Osimo, ma per tutta la nostra Italia intera!

Pomeriggio. Terribile. Aerei alleati hanno bombardato il Monte detto della Crescia. Il boato delle bombe o spezzoni da un tale spostamento d’aria che pure in cantina passa tra noi come il vento. I Tedeschi, di rimando, non attendono troppo per contrattaccare e circa le ore 17,30 siamo sotto ad un fuoco d’artiglieria della stessa intensità e fragore, che a me da l’impressione di un bombardamento aereo!! Calmata la situazione dopo più di un’ora, s’immagini come io sia fuggita da casa nostra, per ritornare dalla sig.ra Gisella, con il timore che qui fosse accaduto qualcosa. Infatti o trovato tutti agitatissimi e mi raccontano: “E’ stata colpita la Cappellina e lì c’erano gli zii”.

Ubicamente è posta in un vicolo molto stretto e tutto si poteva pensare che quel posto potesse essere colpito. Appena incominciato il bombardamento tutti si sono rifugiati in cantina, ma lo zio stanco non ha voluto nuovamente recarsi laggiù (erano pochi minuti che era ritornato di sopra) e con la zia si rifugiarono nella Cappellina sicuri di non correre pericolo, tanto più che la notte precedente per alcune ore la sig.ra Gisella con la sig.ra Lucia ci avevano dormito. Si erano messi, lo zio seduto su una seggiola a fianco dell’altare, e la zia in piedi davanti allo zio.

In un dato momento una granata della medesima di uno spessore di circa cm 80, tutta la parte a fianco, il soffitto ed il pavimento! La stessa rimbalzando colpisce poi altra finestra e muro della casa del sig. Pascucci. Gli altri di sotto sentito tutto questo schianto e fragore, ed accortesi della mancanza degli zii, si sono ancora più spaventati e così che Lucidio ed il dott. Cardinali sono corsi di sopra, ma non li trovavano perché la casa era piena di polvere e solo chiamandoli hanno potuto rintracciarli. Immediatamente hanno preso lo zio e, facendo la sedia, cosi detta del papa, lo hanno portato giù sotto con lo zio dentro. Questo è davvero un miracolo! Non hanno subito alcuna scalfittura. Lo spavento tanto, ma se si pensa che potevano trovare la morte, ci viene a tutti i brividi di disperazione. Tutt’ora Lucidio[1] ed il dott. Cardinali[2] hanno tra i capelli pezzetti di vetro che hanno preso su le scale che danno sotto la finestra in parola”.[3]

 

I tre bozzetti pubblicati ritraggono questo episodio che Raffaella Bonci definisce “un miracolo”.

 

Il Bozzetto 1 (24x30), matita, b/n ritrae la scena dove si svolse l’episodio sopra descritto con a sinistra l’altare della Cappellina; sono indicati esattamente ii punti con una XX e una X dove erano seduti “Cesare” e “Stamira”; a seguire la data, 13 luglio 1944. Al centro la dicitura “squarcio di bomba”, che in realtà era una granata di artiglieria di medio calibro, altrimenti la casa sarebbe stata spazzata via.

 

Il Bozzetto 2, (24x30), matita, b/n riprende due palazzi dalla terrazza Scarponi, riportando due indicazioni n. 1 (1) Finestra e n, 2 (2) Gabinetto esterno  palazzo Petrini attiguo a quello Scarponi. Il alto la data, “Luglio 1944” ed in basso il punto da cui si disegnò la scena, la Terrazza Scarponi.

  

 Il Bozzetto 3 (24x30), matita, b/n composto da una abitazione a fianco del terrazzo Scarponi Si ritrae il palazzo ove agli ultimi piani vi erano (e sono descritte nel bozzetto) le abitazioni Graziosi e Canapa. Vi è l’indicazione “balcone Graziosi, e “balcone Canapa” A destra la scritta “terrazzo Scarponi”  Il Bozzetto ritrae i punti del Palazzo colpiti dalle granate.

 

Nel Bozzetto 1 compare, in basso a sinistra la firma (Cappannari) e l’anno (’44). Nel Bozzetto 2 compare sempre in basso a sinistra la firma (Cappannari) e la data (Luglio 1944) è scritta  all’interno in alto a destra del bozzetto. Nel Bozzetto 3, invece non vi è né firma né data, ma si presume che sia stato il terzo di tre e quindi ritenuto inutile firmare e datare per non essere ripetitivi. Cosa questa che fa presumere i tre bozzetti siano un tutt’uno.

 

*centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org


[1] Lucidio Pasquini, reduce dalla Campagna di Russia, ove fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Svolse le funzioni di “fattore” delle tenute Torlonia, i cui racconti di guerra nei nostri incontri a Roma ancora riverberano nei ricordi la sua grande simpatia ed umanità.

[2]  Nelle pagine precedenti del Diario è riportato il dato che nella cantina-rifugio vi era la famiglia del Dott. Ubaldo Cardinali e quella della sorella proff.ssa Adinolfi in quanto la loro abitazione al Borgo San Giacomo era completamente inabitabile.

[3] Da Coltrinari M., Il Corpo di Liberazione Italiano e Ancona. Il tempo delle oche versi e del lardo rosso”, Roma, Università La Sapienza, Edizioni Nuova Cultura, 2014. Il volume è reperibile presso la Edicola di Luca, sotto le logge in piazza. Edicola posta in un locale che peraltro ospita una pregevolissima opera di Elmo Cappannari, La Storia di Osimo, dipinta nel 1982.

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