I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

domenica 25 ottobre 2020

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1943 Indice

 Indice Presentazione Prefazione Ringraziamenti Nota degli Autori Premessa 

Introduzione.

 La calda estate del 19431 

1. Lo sbarco in Sicilia 2. La caduta di Mussolini 3. I 45 giorni del governo Badoglio 4. L’armistizio 5. La Campagna d’Italia 6. La bugia del “Tutti a casa” 7. L’opposizione armata al tedesco invasore 8. La costituzione dei fronti della Guerra di Liberazione 9. La costituzione del fronte nemico 

Capitolo 1 - Il Primo Fronte. Il fronte del sud 1.1. La reazione spontanea 1.2 La dichiarazione di guerra alla Germania. 13 ottobre 1943 1.3. Alla ricerca di credibilità 1.4. Montelungo. Si entra in linea 

Capitolo 2 - Il Secondo Fronte Il fronte del nord 2.1. Le quattro giornate di Napoli 2.2. I primi nuclei armati 2.3. Un difficile inizio 2.4. Il cambio di mentalità 

Capitolo 3 - Il Terzo Fronte. Il fronte dell’Internamento 3.1. La formazione del fronte 3.2. Il disarmo nell’Italia centro-settentrionale 3.3. Il disarmo nell’Italia meridionale 3.4. Il disarmo dei soldati italiani all’estero 3.5. L’ultima vittoria della Wermacht

 Capitolo 4 - Il Quarto fronte. Il fronte della Resistenza all’Estero 4.1. Francia Meridionale. Una mancata resistenza 4.2. Corsica. Una resistenza vittoriosa 4.3. Jugoslavia. Il caso Gambara 4.4. Albania. Il Comando Italiano Truppe alla Montagna 4.5. Grecia continentale. Tra tedeschi e partigiani 4.6. Grecia. Isole dello Jonio. Cefalonia 4.7. Grecia. Isole dell’Egeo. Lero 

Capitolo 5 - Il Quinto fronte Il fronte della Prigionia 5.1. Il prigioniero di guerra .2. La consistenza dei prigionieri di guerra a settembre 1943 5.3. Il quadro temporale del contributo dei prigionieri alla Guerra di Liberazione 5.4. Lo status dei prigionieri militari italiani in mano statunitense e britannica 5.5. Il dramma della cobelligeranza 

Capitolo 6 - Il fronte nemico 6.1. Gli Ex alleati. La Germania 6.2. La coalizione hitleriana. La Repubblica Sociale Italiana 6.2.1. La nascita 6.2.2. Il dualismo tra Graziani e Pavolini 6.2.3. Il congresso di Verona 6.3. Gli ex nemici. Le Nazioni Unite

 Conclusione Abbreviazioni Documenti Bibliografia


 Indice dei nomi propri Indice dei nomi geografici Indice de dei Corpi, Unità e Reparti militari 

Indice delle Illustrazioni

 I Libri del Nastro Azzurro 4

domenica 4 ottobre 2020

Ad un anno dalla fine della Guerra 18 luglio 1944

 

Osimo si salva dalla distruzione”

San Giuseppe da Copertino e la preghiera della Liberazione

18 luglio 1944 -18 luglio 1945

 Di Massimo Coltrinari*

L’ultima pagina del Diario di guerra di Francesca Bonci porta la data del 19 luglio 1944. Ormai il fronte è passato. Le truppe polacche il giorno prima alle 17,30 erano entrate in Ancona, mentre il Corpo Italiano di Liberazione, in quel 19 luglio, stava avanzando da Rustico, per Santa Maria Nuova, ed aveva come obiettivo Jesi, che avrebbe occupato l’indomani 20 luglio.

Osimo era ormai diventato retrovia, e la popolazione iniziava a riprendersi e ad uscire dai rifugi, scoprendo una realtà in parte immaginata:


Franscesca Bonci così la descrive:

La nostra cittadina ha un aspetto desolante! Ora che ci è permesso di uscire senza incubo….possiamo osservare con meraviglia  come è conciata! Case completamente distrutte non c’è ne sono, ma ovunque macerie su macerie, strade ingombre di ogni sorta di roba distrutta, grovigli di fili elettrici e telefonici, vetri ed altro!”

 

Non solo Osimo aveva ricevuto danni, ma anche, ad esempio, l’Abbadia di Osimo[1] aveva subito lutti e danni:

 

Ci racconta poi la mamma che laggiù è un vero disastro! La loro casa e la chiesa semi-distrutte, altre case sono molto colpite ed in più molti morti tra persone amiche e conoscenti ed una gran quantità di esplosivi sparsi da per tutto.”

 

Ad Osimo la vita inizia a riprendere:

 

Noi siamo tutti ritornati nella nostra casa! Povera casetta nostra!

Non è stata colpita gravemente (per quanto i Tedeschi sapevano dove erano i Comandi e quindi il maggior numero di bombe erano dirette sulla nostra casa e quella del dott. Boccanera) ma è molto in disordine e sporca e ci vorrà del bello e del buono per poterla farla ritornare normale! Gianna ci va via, ed è naturale con tutto quello che è successo!!! E noi rimaniamo senza aiuto ed in più non abbiamo acqua.

Coraggio! Il brutto è passato! Con buona volontà li metteremo a posto!

Dia sia ringraziato che nessuno della nostra famiglia è stato colpito! Siamogli riconoscenti e preghiamo per i nostri parenti lontani affinchè loro non subiscano pene, tribolazioni ed affanni, come noi, ma la pace venga presto in tutti e su tutta l’Italia intera!

Noi Osimani crediamo fermamente che la mano di Dio abbia posato su noi tutti della città, per intercessione di San Giuseppe da Copertino, patrono di Osimo! Infatti i buoni Frati Conventuali, appena incominciata la battaglia sulla nostra zona, hanno messo le reliquie del Santo nella Cupola e Lui ci ha protetto da peggiori disastri e da bombardamenti aerei!

 

Anche se non lo sapeva Francesca Bonci era molto vicino alla realtà quando asserisce che Osimo fu protetta da Dominedio. Senza l’intervento del gen. Utili, come abbiamo visto, Anders ed i suoi ufficiali avevano ormai deciso di raderlo al suolo mediante uno o più bombardamenti aerei. Questa consapevolezza di essere stati protetti fa si che, un anno dopo, nel celebrare il primo anniversario della liberazione, viene stampato e distribuito alla popolazione, durante le funzioni di ringraziamento, un “Santino” che Francesca Bonci ha conservato nel frontespizio del suo “Diario di Guerra.

La preghiera è così composta:

 

Basilica di Sam Giuseppe da Copertino, Osimo- 18 luglio 1945

Primo Annuale della Liberazione della Città

 

“Benedetto Iddio. Padre del Signor Nostro Gesù Cristo delle Misericordie e di ogni consolazione. Il quale ci consola in ogni tribolazione nostra. (Cor. I,3-4)

Benedetta Tu, O Maria Vergine Madre di Dio dal Signor Dio Altissimo che per mezzo tuo è venuto in soccorso del suo popolo” (Iud.)

Io sono Giuseppe il fratello vostro per la vostra salvezza

il Signore mi ha mandato avanti a voi (Gen 45, 4-5)

S. Giuseppe da Copertino, Santi e Sante di Dio, Spiriti Beati del Cielo, pregate per noi, per gli afflitti ed i prigionieri, per quelli che hanno combattuto per noi, per tutti i vivi ed i defunti, affinchè siano fatti degni delle promesse di Cristo. Cosi Sia

 

 

Lo riproduciamo integralmente, accanto ad un bozzetto in cui Elmo Capannari ritrae le macerie di San Marco, sottolineando quanto sia forte il legame tra Osimo ed il suo Santo protettore, San Giuseppe da Copertino.

 

Santino. Fronte (7x12) S. Giuseppe da Copertino (1603-1663) Patrono di Osino e della Gioventù Studiosa.[2] Il disegno è quanto mai interessante: Tra due croci già infisse nel terreno, il Santo si libra nell’aria e tiene fortemente una croce; sembra in procinto di piantarla nel terreno in una buca precedentemente scavata dalla popolazione, in laceri vesti, plaudente e venerante. La pala, o la vanga disegnata in basso fa supporre questo. Poi è riportata la dizione Cart. Tip. Bottega dello Scolaro – Osimo.

Santino Retro. E’ riportato il titolo “Basilica di San Giuseppe da Copertino – Osimo, la data anniversaria, 18 luglio 1945, e la preghiera. Interessante il passaggio di detta preghiera  che recita “per quelli che hanno combattuto per noi” che apre a molte interpretazioni sulla situazione politico-militare del tempo. Infine il Santino riporta che esce “con approvazione ecclesiastica”

 

 

Bozzetto n. 7 Elmo Capannari, (24x30) B/n ritrae la scena di una casa distrutta nel rione San Marco, proprio sotto il campanile. In alto a destra accanto al Campanile, la dicitura “casa distrutta nel Rione San Marco – Luglio 1944”, in inchiostro nero. In fondo a destra, la firma, Cappannari’44.

 

 

 

*centrostudicesvam



[1] All’Abbadia era parroco da oltre trenta anni lo zio di Francesca Bonci, Don Vincenzo Scarponi.

[2] In famiglia è rimasto il ricordo dei tempi di scuola. Se andavi male, era colpa tua che non studiavi; se andavi bene e prendevi un buon voto, era merito di San Giuseppe. Da sottolineare che il santino riporta la dizione “protettore della gioventù studiosa”, non come comunemente asserito, “protettore degli studenti”. Vi è una fondamentale differenza..