I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

mercoledì 23 maggio 2018

12 Giugno 1944: La fuga delle autorità repubblichine


Ad Osimo la situazione  era difficile come in tutto il resto dell’Italia[1].I mesi precedenti non erano stati semplici e spiegano in gran parte il sentimento antitedesco[2].  Mons. Grillantini riguardo la situazione a metà del giugno 1944, quando Francesca Bonci inizia a scrivere il suo Diario, sottolinea l’abbandono al suo destino della popolazione.
12 giugno. Scappano gerarchi ( tra i primi il Prefetto, il Questore, il Preside della Provincia), militi, questurini, borghesi iscritti o simpatizzanti del Fasci repubblicano. Ne approfittano i Patrioti che invadono la Questura  e ne riportano armi e carte. Un magazzino vestiario militare, in Via Oppia, è stato preso d’assalto, e si fa a chi piglia piglia. A mantenere l’ordine, dopo questo episodio, si danno da fare gli iscritti al Partito d’Azione ( il primo Partito che si fa pubblicamente vivo). Come primo atto hanno disarmano il Segretario politico. I Tedeschi continuano a far man bassa di tutto, prendono cavalli, carrozzini, roba da mangiare, biancheria ecc. e se ne vanno con ogni mezzo. E’ passato un carro a quattro ruote, trainato da cavalli e da un bovino, guidato dai tedeschi”[3]

Si avverte che le cose stanno andando verso il peggio, e vuole lasciare memoria di quei giorni che già sembrano difficili, nulla rispetto a quelli che verranno. Francesca Bonci decide insieme alla sorella di lasciare traccia di questa situazione.

18 giugno 1944. Abbiamo deciso con Lina di scrivere memorie riguardanti la situazione politica che stiamo attraversando, mettendo su questi fogli i fatti salienti che accadono e che accadranno, perché per quanto finora tutto sembra calmo nella nostra cittadina, pure lo stato d’animo di noi Osimani non è naturale. Troppe chiacchiere circolano…. E quindi ci promettiamo di segnare ogni cosa che accadrà.

Come in molti Osimani, anche in Francesca colpisce la fuga delle Autorità Statuali che fino ad allora, dall’8 settembre, si erano erte a Stato.

20 giugno 1944. Questa notte, sono fuggiti alla chetichella, con la loro famiglia, i maggiori esponenti del fascio repubblicano. Infatti l’aria politica si è molto offuscata in questi ultimi giorni! Le truppe alleate combattono nell’Ascolano e questi nostri…coraggiosi concittadini per amor patrio…scappano!! Famiglia, M…..Alberto con la famiglia, le signorine Sgardi con la mamma, il famigerato Vincenzo (nel diario viene indicato il nome. Ma l’autrice ha espressamente chiesto che non venisse indicato n.d.a) con moglie, figlio e tre sorelle, I….con la moglie ed altri a cui sfugge il nome.
Intanto noi Osimani siano “come color che son sospesi”.

E’ un mese e più che si parla e si dice che gli Alleati sono arrivati qui vicino, che fra pochi giorni, anzi fra poche ore per gli ottimisti, occuperanno Ancona con uno sbarco, e noi come cittadina a sud di quest’ultima città, con Loreto, Castelfidardo, Recanati e dintorni, saremo occupati senza il passaggio della truppa. Certo si prevede che la conquista di Ancona non sia tanto facile, perché molte forze tedesche occupano quella zona sino a Jesi e sicuramente gli Alleati troveranno resistenza. Auguriamoci e preghiamo Dio che dalle nostre parti non passi il furore del combattimento.


Occorre riflettere su quanto queste testimonianze, sia orali che documentali riportate, per metterle in relazione all’Azione del Corpo Italiano di Liberazione. La Repubblica Sociale Italiana, nata da una riunione alla Rocca delle Caminate tenuta da Mussolini e quanti aveva potuto radunare, il 23 settembre 1943, è stata in gran parte accreditata dal fatto che rappresentò un freno e una diga alle esigenze e razzie tedesche. L’Italia non divenne la Polonia o la Cecoslovacchia, e gli Italiani dovrebbero essere memori di questo agli uomini che aderirono ai fedeli della vecchia alleanza nazifascista. In realtà i Tedeschi a tutti i livelli, dall’8 settembre alla fine della guerra si comportarono in Italia come si sono comportati in Polonia  in Cecoslovacchia e nel resto dell’Europa: da feroci invasori. Nessuno li ostacolò: prevalse sempre il loro interesse a scapito dell’Italia e degli Italiani; in pi trattarono i “Repubblichini” come dei “servi infidi”, da cui guardarsi bene. Ne è riprova, se tutto questo non fosse abbastanza chiaro dall’atteggiamento delle gerarchie statuali della Repubblica di Salo crollato il fronte di Cassino, caduta Roma il 4 giugno 1944, ormai era chiaro che gli Alleati sarebbero arrivati prima o poi alla cosiddetta linea gotica: tutto quello che era a meridione di questa linea non era più o non sarebbe stato più sotto controllo tedesco. La decisione fu subitanea: occorreva mettersi in salvo, andare al riparo della linea Gotica. Ed infatti tutti scapparono alla più gran carriera, incuranti di lasciare la popolazione e l’Italia in balia degli eventi, senza alcuna protezione. Dove era l’Esercito della repubblica Sociale Italia del Maresciallo Graziani? Perché non presidiava le posizioni e difendeva dagli invasori Angloamericani le città ed il territorio italiano? Perché non erano lì a disapprovare il comportamento della truppa tedesca a difendere la popolazione inerme? I duri ed i puri fascisti e non, anziché andare a guardare dalla parte “ribellistica” perché non iniziano a rispondere a queste domande. Osimo, in pratica era abbandonata a se stessa. La deligittimazione della Repubblica Sociale Italiana e dei fascisti in generale nasce da qui.
Nelle sue note, Francesca Bonci nota che le truppe alleate combattono nell’ascolano e la notizia era esatta, ma  per Alleate si devono intendere le truppe del Corpo Polacco, che, con uniformi inglesi, avevano assunto il compito di avanzare nelle Marche.



[1] Una felice sintesi, a cui si rimanda, degli avvenimenti è stata riporta da Mons. Carlo Grillantini nella sua Storia di Osimo. Cfr. Grillantini C., Storia di Osimo, Osimo. Fondazione “Don Carlo”, 2006, Vol. I, II,  pag. 389 e segg.
[2] Una felice sintesi, a cui si rimanda, degli avvenimenti è stata riporta da Mons. Carlo Grillantini nella sua Storia di Osimo. Cfr. Grillantini C., Storia di Osimo, Osimo. Fondazione “Don Carlo”, 2006, Vol. I, II,  pag. 389 e segg.
[3] Ibidem, pag. 403.



domenica 13 maggio 2018

Francesca Bonci Diario: Osimo 10 giugno 1944

Le Marche nel giugno 1944

Osimo 10 Giugno 1944.




 Sono esattamente quattro anni che siamo in guerra! Chi di noi avrebbe immaginato che fosse così lunga? E quale speranza abbiamo che presto finisca con tutti gli avvenimenti accaduti, naturalmente sempre a scapito di noi poveri Italiani, malmenati, vilipesi traditi?
Io non sono all’altezza di giudicare profondamente politicamente i responsabili di questa immane e non voluta guerra[1], però nella mia piccola intelligenza, accuso quei capi che, per smisurata ambizione e prepotenza, che per non lasciarsi sfuggirsi sfuggire “un seggio” hanno mandato alla deriva questa nostra tanto amata e bella Italia! Come tutte le nostre migliori città sono continuamente bombardate ferocemente, anche la nostra Ancona subisce continui mitragliamenti e bombardamenti in centro della città ed alla periferia (Falconara, Aspio, Varano, Stazione Loreto ecc.) La parte meridionale che da Piazza delle Muse va al Porto e continua per via XXIX settembre, sino alla Stazione, e la parte del Duomo, è tutta una maceria!

Naturalmente la popolazione più povera fugge all’ultimo momento, quando uscita dai rifugi, non trova che un ammasso di macerie della loro casa, o in tali condizioni da essere inabitabile!. E’ una visuale straziante vedere  questa gente venire chi a piedi, chi con cavalli, affamati e sporchi, con poche masserizie salvate a chiedere ospitalità!

Noi qui in Osimo abbiamo quindicimila sfollati, sparsi in campagna ed in città, non solo di  Ancona, Roma e Milano, precedentemente venuti, ma anche quelli di Foggia e Palermo da più di un anno e mezzo! I locali delle scuole elementari, dell’Istituto tecnico, del Ginnasio e del Liceo, sono gremiti da famiglie e così come sopra detto in case di campagna dei contadini e qui in città. Naturalmente con tutta questa affluenza di popolo, i viveri incominciano a scarseggiare ed è da prevedersi giorni peggiori! La tensione nervosa è un po’ in tutti. A parte la scarsità di viveri, le snevanti file per poter comprare un po’ di roba, ci si sente anormali! Ad ogni bombardamento di Ancona o sulla costa marittima sotto Loreto, qui ad Osimo tremano le case e si sente il boato delle bombe! Il nostro timore è che potrebbero venire da noi, dato il continuo passaggio di colonne tedesche che si dirigono verso Iesi e la permanenza di camion tedeschi proprio entro la città. In più i maggiori uffici di Ancona, come la Prefettura, la Questura e tanti altri, sono sfollati qui e quindi potrebbero essere questi presi di mira come obiettivo. Man mano che il tempo passa, i tedeschi diventano sempre più cattivi! Vogliono illudersi, ma sanno che purtroppo la guerra l’hanno perduta e nella ritirata diventano feroci!

Si sa che da fonte sicura che nel fuggire dai luoghi occupati dagli Alleati, fanno razzia di ogni cosa che a loro può far comodo. Naturalmente questi atti vandalici indignano e spaventano le popolazioni che, indifese, debbono subire ogni sorta di vessazioni materiali e qualche volta più o meno morali!

Che ironia l’alleanza Italo-Tedesca!
E quando mai noi Italiani siamo stati amici di questo popolo? Ma non ricordiamo la guerra del 1914-18 che ancora dopo 25 anni abbiamo le ferite aperte? E la Storia non parla di questo Teutonico popolo nemico millenario dell’Italia nostra? Solo un pazzo poteva gridare ai quattro venti e formare un alleanza non sentita nell’animo degli Italiani. Verrà il giorno che la Germania sarà schiacciata! E’ il suo destino da che è mondo. Con le sue barbarie arriva a una grande potenza, non fatalità! Poco impera! E’ caduta nel passato e cadrà!.




[1] Nel sentimento popolare coevo emergeva molto forte il desiderio di chiamare a rispondere delle loro decisioni i vertici politico-militari del Regno d’Italia per le decisioni prese e per la responsabilità della situazione creata da una guerra che si era dimostrata non solo lunga, ma cruenta e terribile. E’ il nodo centrale della mancanza di una “Norimberga in Italia”. I vertici politico-militari della Germania e del Giappone, che insieme all’Italia ebbero la responsabilità dello scatenarsi del conflitto mondiali, furono chiamati a rispondere delle loro azioni. In Italia questo non avvenne e per il nostro Paese fu un ulteriore errore, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze (n.d.a)


lunedì 7 maggio 2018

Le Marche nel Giugno 1944 II





Diploma di conferimento della Croce di ferro tedesca a firma del gen. Hoppe, generale che era al comando delle forze tedesche schierate nelle Marche.
L'Italia dal settembre 1943 era sotto occupazione tedesca e la popolazione viveva nelle ristrettezze imposte da quattro anni di guerra

 Nella data anniversaria della entrata in guerra dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, Francesca Bonci abitante ad Osimo, inizia a scrivere il suo diario di guerra che terminerà il 18 luglio 1944 all'indomani della liberazione di Ancona da parte delle truppe del generale Andars, che inquadrava nel suo Corpo d'Armata il Corpo Italiano di Liberazione.

Osimo 10 Giugno 1944.
 Sono esattamente quattro anni che siamo in guerra! Chi di noi avrebbe immaginato che fosse così lunga? E quale speranza abbiamo che presto finisca con tutti gli avvenimenti accaduti, naturalmente sempre a scapito di noi poveri Italiani, malmenati, vilipesi traditi?
Io non sono all’altezza di giudicare profondamente politicamente i responsabili di questa immane e non voluta guerra[1], però nella mia piccola intelligenza, accuso quei capi che, per smisurata ambizione e prepotenza, che per non lasciarsi sfuggirsi sfuggire “un seggio” hanno mandato alla deriva questa nostra tanto amata e bella Italia! Come tutte le nostre migliori città sono continuamente bombardate ferocemente, anche la nostra Ancona subisce continui mitragliamenti e bombardamenti in centro della città ed alla periferia (Falconara, Aspio, Varano, Stazione Loreto ecc.) La parte meridionale che da Piazza delle Muse va al Porto e continua per via XXIX settembre, sino alla Stazione, e la parte del Duomo, è tutta una maceria!

Naturalmente la popolazione più povera fugge all’ultimo momento, quando uscita dai rifugi, non trova che un ammasso di macerie della loro casa, o in tali condizioni da essere inabitabile!. E’ una visuale straziante vedere  questa gente venire chi a piedi, chi con cavalli, affamati e sporchi, con poche masserizie salvate a chiedere ospitalità!

Noi qui in Osimo abbiamo quindicimila sfollati, sparsi in campagna ed in città, non solo di  Ancona, Roma e Milano, precedentemente venuti, ma anche quelli di Foggia e Palermo da più di un anno e mezzo! I locali delle scuole elementari, dell’Istituto tecnico, del Ginnasio e del Liceo, sono gremiti da famiglie e così come sopra detto in case di campagna dei contadini e qui in città. Naturalmente con tutta questa affluenza di popolo, i viveri incominciano a scarseggiare ed è da prevedersi giorni peggiori! La tensione nervosa è un po’ in tutti. A parte la scarsità di viveri, le snevanti file per poter comprare un po’ di roba, ci si sente anormali! Ad ogni bombardamento di Ancona o sulla costa marittima sotto Loreto, qui ad Osimo tremano le case e si sente il boato delle bombe! Il nostro timore è che potrebbero venire da noi, dato il continuo passaggio di colonne tedesche che si dirigono verso Iesi e la permanenza di camion tedeschi proprio entro la città. In più i maggiori uffici di Ancona, come la Prefettura, la Questura e tanti altri, sono sfollati qui e quindi potrebbero essere questi presi di mira come obiettivo. Man mano che il tempo passa, i tedeschi diventano sempre più cattivi! Vogliono illudersi, ma sanno che purtroppo la guerra l’hanno perduta e nella ritirata diventano feroci!

Si sa che da fonte sicura che nel fuggire dai luoghi occupati dagli Alleati, fanno razzia di ogni cosa che a loro può far comodo. Naturalmente questi atti vandalici indignano e spaventano le popolazioni che, indifese, debbono subire ogni sorta di vessazioni materiali e qualche volta più o meno morali!

Che ironia l’alleanza Italo-Tedesca!
E quando mai noi Italiani siamo stati amici di questo popolo? Ma non ricordiamo la guerra del 1914-18 che ancora dopo 25 anni abbiamo le ferite aperte? E la Storia non parla di questo Teutonico popolo nemico millenario dell’Italia nostra? Solo un pazzo poteva gridare ai quattro venti e formare un alleanza non sentita nell’animo degli Italiani. Verrà il giorno che la Germania sarà schiacciata! E’ il suo destino da che è mondo. Con le sue barbarie arriva a una grande potenza, non fatalità! Poco impera! E’ caduta nel passato e cadrà!.



[1] Nel sentimento popolare coevo emergeva molto forte il desiderio di chiamare a rispondere delle loro decisioni i vertici politico-militari del Regno d’Italia per le decisioni prese e per la responsabilità della situazione creata da una guerra che si era dimostrata non solo lunga, ma cruenta e terribile. E’ il nodo centrale della mancanza di una “Norimberga in Italia”. I vertici politico-militari della Germania e del Giappone, che insieme all’Italia ebbero la responsabilità dello scatenarsi del conflitto mondiali, furono chiamati a rispondere delle loro azioni. In Italia questo non avvenne e per il nostro Paese fu un ulteriore errore, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze (n.d.a)

sabato 5 maggio 2018

Le Marche nel Giugno del 1944


La fuga delle autorità della Repubblica Sociale Italiana.

La caduta del fronte di Cassino e la conquista di Roma, il 4 giugno 1944, mettono in movimento tutto il fronte italiano. Gli Alleati, che la popolazione comune chiama “I Liberatori”, risalgono, seppure molto lentamente la penisola. Il 6 giugno, con lo sbarco in Normandia, si apre il tanto atteso secondo fronte in Francia[1]: per la Germania le prospettive di vincere la guerra incomincia anche palesemente a farsi molto scarse. In Osimo la situazione generale comincia a farsi preoccupante: prima la guerra la si era seguita solo sui giornali ed alla radio, ora ci sono concrete possibilità che possa arrivare direttamente. Le varie ristrettezze della vita quotidiana vengono viste, oramai, come cose sopportabili: quello che preoccupa è l’incerto futuro. Il primo dato allarmate è la fuga di tutte le autorità della Repubblica Sociale Italiana, il “nuovo fascio” repubblichino si mette in salvo, abbandonando la provincia in mano tedesche.[2] L’autorità massima italiana è Don Iginio Ciavattini, un sacerdote, che ha dalla sua solo l’autorità morale. Tale è stato il degrado morale della Repubblica Sociale Italiana che, all’avvicinarsi del pericolo, i suoi esponenti non hanno pensato ad altro che a mettersi in salvo, abbandonando la popolazione alla mercé dell’occupatore tedesco, loro alleato. Altro che difensori della italianità, morale e materiale, come si vuole oggi far passare la Repubblica Sociale ed i loro esponenti nei confronti dell’occupatore tedesco, come si dirà più avanti.
E proprio il comportamento tedesco è uno dei tratti salienti del fatto che la guerra ormai è arrivata: ad Osimo prima vengono fatti saltar in aria i Molini, poi si inizia con le filande, mentre tutto quello che ha un valore militare, viene minato, per distruggerlo al momento della ritirata. Le perquisizioni delle case alla ricerca di elementi ostili, non sono altro che il pretesto per delle razzie sistematiche, a cui si aggiungono le prime esecuzioni di inermi cittadini, uccisi per futili motivi, a corredo di rappresaglie che già dal 1941 l’intera Europa sotto dominio tedesco conosce.

Il Corpo di Liberazione Italiano era attestato nella prima decade di giugno al di qua del fiume Pescara, in Abruzzo. Venivano raccolte le notizie sul nemico tedesco che si sarebbe incontrato nel settore Adriatico. Si trattava della 278° Divisione di fanteria composta dal 992°, 993°  e 994° reggimento di fanteria, dal 278 battaglione da ricognizione e di artiglierie in numero che il Comando del Corpo Italiano di Liberazione non sapeva quantitizzare più i servizi divisionali. Disertori e prigionieri concordavano tutti  che i Tedeschi erano in fase generale di ripiegamento generale verso nord. Giungono le prime notizie  di “una nuova linea lontana”, organizzata tra Pisa e Rimini, che sembra di chiami “Linea dei Goti”. Tutta la situazione era in movimento nell’Italia centrale.
In questo contesto Francesca Bonci inizia a scrivere il suo Diario, sotto la data, estremamente significativa, anniversaria della entrata in guerra dell’Italia.



[1] Per primo fronte si intendeva il fronte Russo-tedesco ad Oriente. Per tutto il 1943-1944 Stalin chiese con insistenza l’apertura del “Secondo Fronte”, per evidenti ragioni.
[2] Il fenomeno non è solo nella provincia di Ancona, ma anche in quella di Pesaro. Vale la pena di vedere come questa fuga si sia attuata attraverso i documenti di fonte fascista, dai rapporti del colonnello della G.N.R. Marino Fattori, il quale scrive: “purtroppo si sono lamentate numerose defezioni di legionari:gli ex carabinieri, ufficiali,sottufficiali e truppe, hanno, tranne singole eccezioni, defezionato in massa. Pertanto si deve ritenere per certo che essi siano rimasti sino ad ora in servizio unicamente per ragioni di contingente opportunismo economico..” Per un più ampio approfondimento cfr. Bertolo G., L’ora della Liberazione, in Pesaro contro il fascismo, Urbino, Argalia, 1972, pagg. 171 e segg.

Nota:  Contributo al "Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione" in fase di preparazione presso il CESVAM Centro Studi sul Valore Militare. Istituto del Nastro Azzurro Roma
contatti: centrostudicesvam@istitutodelnastroazzurro.org.

www.valoremilitare.blogspot.com