I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 28 marzo 2020

La seconda battaglia per la conquista di Ancona 2


Sulla base di questo piano i compiti assegnati alle unità dipendenti risultarono i seguenti.
Il II Corpo d’Armata Polacco doveva conquistare il Porto di Ancona, l’aeroporto e la raffineria di Falconara, inteso questo polo  come “città di Ancona”, il cui possesso era indispensabile per rifornire le truppe alleate impegnate nell’offensiva contro i tedeschi che si stavano attestando su quella che poi sarà definita la linea gotica. E’ importante sottolineare che il compito del Corpo d’Armata polacco non si limitava solo alla conquista di Ancona, ma anche alla conquista della Raffineria di Falconara e dell’Aeroporto di Jesi. Se si nota questo si vede che il compito del C.I.L. non è proprio secondario: infatti la conquista di Jesi mette in sicurezza le conquiste polacche di Falconara sia come raffineria sia come aeroporto. La presa del polo di Ancona era estremamente necessaria, e questo era noto a tutti, per affiancare, se non sostituire,  la capacità logistica del porto di Bari e di Taranto, ormai troppo distanti.
Questo compito è fissato nel piano d’operazione n. 5 in modo lapidario e chiaro:
Il II Corpo d’Armata polacco deve conquistare la città di Ancona ed annientare la 278a divisione tedesca.[1] I reparti del II corpo dovevano:
. La 5a Divisione”Kresowa” e la II Brigata corazzata polacca avrebbero dovuto condurre l’attacco principale.
. La 3a divisione “Carpatica”, rinforzata da alcuni battaglioni delle altre divisioni, avrebbe dovuto condurre lo sforzo secondario eseguendo una manovra diversiva e dimostrativa sul lato destro dello schieramento.
. L’artiglieria dell’intero Corpo d’Armata Polacco e del Corpo Italiano di Liberazione doveva inizialmente concentrare la maggior parte del fuoco sulla direttrice di avanzata della 5a Divisione fino alla conquista del Monte della Crescia e successivamente in appoggio all’avanzata della II brigata Corazzata.
. Il Corpo Italiano di Liberazione doveva forzare il Musone, conquistare la posizione di Rustico e coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche impegnate nella manovra di aggiramento. Al raggiungimento dell’obiettivo, compiere forti puntate nella direzione di Santa Maria Nuova e Casa Cappanera.


[1] Come vedremo, ancorchè di sfuggita non essendo il tema di questo volume, il II Corpo d’Armata Polacco riesce a conquistare il Polo di Ancona, ma non riesce a distruggere la 278a divisione tedesca, che riesce a salvare gran parte del personale e del materiale. Al riguardo di questo insuccesso i Polacchi parole molto dure verso  il Comandante del Corpo Italiano di Liberazione e del suo comandante.

sabato 21 marzo 2020

La seconda battaglia per Ancona


Il piano predisposto dal gen. Anders per quella che poi venne chiamata la “Seconda  Battaglia di Ancona” nasce dalla constatazione che i tedeschi si aspettavano una replica dell’attacco portato durante la prima battaglia di Ancona, ovvero lungo la direttrice adriatica, lungo la statale 16. Era la via più breve e più facile per conquistare Ancona. In particolare il nemico si aspettava un attacco della 3a Divisione Carpatica, ovvero il classi attacco “ a botta dritta”.
Facendo leva su questa convinzione del nemico e mettendo in essere azioni tali da confermare questa convinzione, il gen. Anders decise che l’attacco principale avrebbe dovuto essere portato dall’ala sinistra dello schieramento del II Corpo d’Armata, nel mentre che la 3a divisione Carpatica doveva svolgere azione di fissaggio delle forze tedesche contrapposte, svolgendo una manovra diversiva rispetto a quella principale.
Osservato il terreno ed i movimenti del nemico si riconobbe nel Monte della Crescia, ad ovest di Osimo, il perno della difesa tedesca. Pertanto il piano elaborato prevedeva che lo sforzo principale del II Corpo d’Armata Polacco fosse esercitato proprio in direzione del Monte della Crescia, sulla direttrice Monte della Crescia-Polverigi-Agugliano con due attacchi pressoché simultanei: uno affidato alla fanteria appoggiata da carri armati, che doveva partire da Villa Simonetti verso il Monte della Crescia ed uno condotto da carri armati che doveva partire da Santa Margherita- Regione Montoro, verso Casenuove- Croce san Vincenzo.
Dopo la conquista del Monte della Crescia, che dominava tutto il terreno della battaglia e operato lo sfondamento dei mezzi corazzati, il Corpo d’Armata Polacco avrebbe dovuto proseguire sulle direttrice, Offagna,  Cassero-Castelferretti, per raggiungere Torrette, raggiungendo il mare, e Falconara- Chiaravalle, chiudendo ogni via di fuga la guarnigione tedesca di Ancona.
 Al tempo stesso, mentre queste operazioni sarebbero state in svolgimento, doveva essere messa in atto la manovra diversiva che sarebbe stata svolta dalla 3a divisione Carpatica volta a far credere ai tedeschi che l’attacco principale sarebbe avvenuto lungo la strada statale 16 a sud di Ancona e lungo le strade costiere. Compito accessorio affidato alla 3a divisione Carpatica era quello che appena constatato che i tedeschi iniziavano il movimento di ritirata li avrebbe dovuto pressare da vicino d’iniziativa, inseguendoli fino a conseguire l’annientamento.
Il concetto di azione per conquistare Ancona era, dunque, quello di impegnare i tedeschi sulla destra dello schieramento con una diversione e manovrare invece a fondo sulla sinistra, in un area dal terreno collinoso, ristretta, con una viabilità non eccellente, in modo da sorprenderli e, tagliando le linee di ripiegamento, intrappolarli in una sacca. Per i tedeschi Ancona doveva divenire una sorta di piccola Stalingrado.
Il Corpo Italiano di Liberazione aveva il compito di assicurare la protezione del fianco sinistro dello schieramento e quindi permettere di sviluppare lo sforzo principale, assecondare l’azione delle formazioni polacche, e svolgere azione attiva forzando il fiume Musone, e conquistare prima Rustico e poi con convergenza verso ovest prima Santa Maria Nuova, poi nel prosieguo delle operazioni raggiungere l’Esino e conquistare Jesi. ( continua con post in data 28 marzo 2020)

sabato 7 marzo 2020

Il Piano Polacco per la conquista di Ancona


In questa situazione, nelle more dell’errore di Alexander di non aver compreso che la direttrice adriatica era la più redditizia, attirati come sono i comandanti alleati dal miraggio di arrivare a liberare Roma per primi, come accadde al gen. Clark, ed allo stesso Alexander, Firenze, per trovarsi poi ai piedi degli Appennini al termine della stagione estiva, Mazzetti, e non si può non concordare con lui, muove una critica al Comando del Corpo di Liberazione Italiano. In sostanza si imputa non solo ad Utili, ma a tutto il suo Stato Maggiore, di non aver afferrato, non solo l’importanza di non subire perdite, e quello di non correre rischi tipo rovesci di Montelungo, ma che, data la situazione determinatesi dal vuoto del ritiro tedesco nel settore adriatico, e, sfruttando gli errori strategico-operativi di Alexander, era estremamente importante e conveniente  che gli Italiani riuscissero a trasformarsi nella punta di diamante dell’offensiva, prima su Ancona, poi verso la linea gotica, non solo per questioni morali, ma anche perché la rapidità d’avanzata sul versante adriatico era essenziale per la fine della guerra in Italia. Non aver prima compreso e poi attuato questo condiziona tutto l’operato del Corpo Italiano di Liberazione.
Utili, dopo Filottrano, doveva o avrebbe potuto in modo fermo, su questa linea di pensiero, insistere presso Anders, di utilizzare il Corpo Italiano di Liberazione per poter svolgere un ruolo attivo e fondamentale nella conquista di Ancona. Le posizioni tedesche sul Monte della Crescia, perno della difesa tedesca, non erano tali da poter non essere superate, o almeno partecipare insieme ai Polacchi al loro investimento, e questo avrebbe dato un ampio lustro sia al Corpo Italiano di Liberazione che all’Italia.
Queste riflessioni, naturalmente, non cambiano il corso della storia, ma voglio sottolineare che il C.I.L., dopo Filottrano abbia perso una occasione, quella di essere protagonista per la presa di Ancona, in quando vi erano spazi per questo. Ma troppo debole era il tessuto tattico-operativo a cui si proveniva, troppo labile il potere del maresciallo Messe, Capo di Stato Maggiore Generale e ancora più debole il potere politico. Non si poteva rischiare quel poco che Filottrano aveva dato in termini di prestigio, imvestendolo in azioni di ampia redditività politico-strategica, ma ben al di là della difficile situazione in cui il C.I.L. si dibatteva.
In sostanza, non si è voluto rischiare e ci si è accontentati di un ruolo subalterno nel quadro delle operazioni.