I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 21 marzo 2020

La seconda battaglia per Ancona


Il piano predisposto dal gen. Anders per quella che poi venne chiamata la “Seconda  Battaglia di Ancona” nasce dalla constatazione che i tedeschi si aspettavano una replica dell’attacco portato durante la prima battaglia di Ancona, ovvero lungo la direttrice adriatica, lungo la statale 16. Era la via più breve e più facile per conquistare Ancona. In particolare il nemico si aspettava un attacco della 3a Divisione Carpatica, ovvero il classi attacco “ a botta dritta”.
Facendo leva su questa convinzione del nemico e mettendo in essere azioni tali da confermare questa convinzione, il gen. Anders decise che l’attacco principale avrebbe dovuto essere portato dall’ala sinistra dello schieramento del II Corpo d’Armata, nel mentre che la 3a divisione Carpatica doveva svolgere azione di fissaggio delle forze tedesche contrapposte, svolgendo una manovra diversiva rispetto a quella principale.
Osservato il terreno ed i movimenti del nemico si riconobbe nel Monte della Crescia, ad ovest di Osimo, il perno della difesa tedesca. Pertanto il piano elaborato prevedeva che lo sforzo principale del II Corpo d’Armata Polacco fosse esercitato proprio in direzione del Monte della Crescia, sulla direttrice Monte della Crescia-Polverigi-Agugliano con due attacchi pressoché simultanei: uno affidato alla fanteria appoggiata da carri armati, che doveva partire da Villa Simonetti verso il Monte della Crescia ed uno condotto da carri armati che doveva partire da Santa Margherita- Regione Montoro, verso Casenuove- Croce san Vincenzo.
Dopo la conquista del Monte della Crescia, che dominava tutto il terreno della battaglia e operato lo sfondamento dei mezzi corazzati, il Corpo d’Armata Polacco avrebbe dovuto proseguire sulle direttrice, Offagna,  Cassero-Castelferretti, per raggiungere Torrette, raggiungendo il mare, e Falconara- Chiaravalle, chiudendo ogni via di fuga la guarnigione tedesca di Ancona.
 Al tempo stesso, mentre queste operazioni sarebbero state in svolgimento, doveva essere messa in atto la manovra diversiva che sarebbe stata svolta dalla 3a divisione Carpatica volta a far credere ai tedeschi che l’attacco principale sarebbe avvenuto lungo la strada statale 16 a sud di Ancona e lungo le strade costiere. Compito accessorio affidato alla 3a divisione Carpatica era quello che appena constatato che i tedeschi iniziavano il movimento di ritirata li avrebbe dovuto pressare da vicino d’iniziativa, inseguendoli fino a conseguire l’annientamento.
Il concetto di azione per conquistare Ancona era, dunque, quello di impegnare i tedeschi sulla destra dello schieramento con una diversione e manovrare invece a fondo sulla sinistra, in un area dal terreno collinoso, ristretta, con una viabilità non eccellente, in modo da sorprenderli e, tagliando le linee di ripiegamento, intrappolarli in una sacca. Per i tedeschi Ancona doveva divenire una sorta di piccola Stalingrado.
Il Corpo Italiano di Liberazione aveva il compito di assicurare la protezione del fianco sinistro dello schieramento e quindi permettere di sviluppare lo sforzo principale, assecondare l’azione delle formazioni polacche, e svolgere azione attiva forzando il fiume Musone, e conquistare prima Rustico e poi con convergenza verso ovest prima Santa Maria Nuova, poi nel prosieguo delle operazioni raggiungere l’Esino e conquistare Jesi. ( continua con post in data 28 marzo 2020)

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