I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

martedì 20 luglio 2021

Il Passaggio del fronte nella provincia di Ancona Luglio 1944

 

Osimo celebra il 77° Anniversario della Liberazione

Nota a margine

Di Massimo Coltrinari

 

Presente la figlia del Generale Anders, con l’intervento del noto giornalista Paolo Mieli Osimo ha celebrato il 77mo anniversario della Liberazione avvenuta il 18 luglio 1944. La lodevole iniziativa ancora una volta ha sottolineato il dato che questi avvenimenti sono poco conosciuti, almeno a livello locale. Su più ampio prospetto sembra che la seconda guerra mondiale sia stata acquisita solo per didascalia. Sottolineato come dato di novità il fatto che i polacchi erano anticomunisti e molto distanti da tutto il movimento comunista. Una delle caratteristiche della seconda guerra mondiale, come tutte le guerre, è proprio quello che sono inutili e che non risolvono i problemi. Il principio che la guerra è la continuazione della politica, acquista su una mala interpretazione del “Della Guerra” del generale von Clausewitz, è completamente fuorviante. Con la politica, intesa come arte di uomini onesti che cercano di risolvere e conciliare opposti interessi per raggiugere e trovare senza violenza successivi equilibri di convivenza a tutti i livelli fra uomini e collettività, si risolvono le controversie e si evitano i conflitti. Nel 1939, ed è stato detto e si spera che solo pochi nell’uditorio siano stati sorpresi da questa asserzione, Stalin, e quindi la URSS comunista, firmò il patto di non aggressione tramite i loro ministri degli esteri. La speranza del dittatore comunista era quella di evitare la guerra con la Germania e quindi sperare che tutta la potenza tedesca si riversasse sulle odiate democrazie occidentali, distruggerle e quindi eliminare l’espressione politica del capitalismo. A sostegno di tutto ciò fornì fino all’ultimo minuto enormi quantità di materie prime strategiche con cui la Germania condusse a suo agio i primi, due anni di guerra, compreso l’attacco alla Francia che fu debellata in quattro settimane nel maggio 1940. Questo patto scatenò la seconda guerra mondiale e la URSS, se si è onesti, deve essere considerata una delle potenze che, per puro suo egoismo, fu responsabile della seconda guerra mondiale. Senza l’alleanza del 1939 con al URSS, la Germania mai sarebbe stata in grado di entrare in guerra. Come se tutto questo non bastasse, al momento della invasione della Polonia il 1 settembre, la URSS applicò alla lettera una delle clausole segrete del Patto del 23 agosto 1939: invase anch’essa la Polonia e si annesse con metodi autoritari tutta la parte Orientale della Polonia. Una politica così miope e cosi opportunistica di basso profilo che trova nella valutazione dello Stato Maggiore tedesco la sua conferma: ci sono altri 200 km in più da conquistare prima di arrivare a Mosca, tanto erano avanti i piani tedeschi per la già decisa invasione della URSS, che risalgono addirittura al Main Kampf del 1923 con la teorizzazione della conquista dello spazio vitale.

La Polonia fu divisa fra nazisti e comunisti e cancellata dalla carta geografica. Come se tutto questo non bastasse, ed è stato detto ieri, la URSS tramite la sua polizia politica, la tristemente nota NKVD, eliminò fisicamente a Katiyn 11.000 Ufficiali polacchi, da s. ten. a generale suoi prigionieri, in pratica tutta la classe dirigente polacca caduta nelle sue mani. Una frattura tale che impedì qualsiasi riconciliazione dal 1941 in poi quando la URSS, attaccata, entrò per forza nella coalizione antihitleriana. Quando Varsavia insorse, nel 1944, con l’Armata Rossa a pochi chilometri, La URSS non mosse un dito lasciando i tedeschi liberi di annientare gli insorti polacchi. Nel 1945 la URSS era di nuovo padrona questa volta di tutta la Polonia e la NKVD entrò di nuovo in azione con i rastrellamenti e le deportazioni di polacchi. Varsavia ricorda questi tristi giorni con un monumento rappresentato da un carro merci su un binario in partenza. VI è sufficiente materia per comprendere come i Polacchi, quelli sopravvissuti a queste politiche, tritati tra nazisti e comunisti, riuniti in un Corpo Militare, nel momento che combattevano i tedeschi in Italia, diciamolo con un eufemismo non vedevano di “di buon occhio” tutto quello che lontanamente assomigliasse al comunismo. Erano circa 43.000, fra uomini e donne, i Polacchi del II Corpo d’Armata.  Pochi, in relazione a quello che era l’Esercito Polacco del 1940. Infatti, questi sopravvissuti, non erano né teneri né permissivi nei confronti delle formazioni partigiane comuniste italiane (vds., varie testimonianze tra cui quelle di Paolino Orlandini, recentemente scomparso) e l’unica formazione partigiana che accettarono nelle loro fila era la Brigata Maiella, al comando di Ettore Troilo formatasi in Abruzzo e dichiaratamente anticomunista.

Chi impersonificò tutto questo è il generale Anders, comandante del II Corpo Polacco che liberò Ancona, ma anche Imola e Bologna.

Il Sindaco Pugnaloni ha esordito al Chiostro intervistando Paolo Mieli con una domanda pertinente. Che cosa si deve intendere per Regime, Resistenza, Liberazione. Paolo Mieli ha dato una risposta ancora più pertinente. Occorre essere prudenti nell’usare queste parole, che devono essere considerate quasi sacre. Regime, Resistenza e Liberazione, per noi sono un tutto uno, quasi consequenziale. Per i Polacchi Regime significò occupazione ferrea di nazisti e comunisti, Resistenza significò lotta disperata contro nazisti e contro comunisti sia durante la guerra che dopo, Liberazione, giunta solo nel 1989 con il crollo della URSS. In mezzo un gruppo di loro che combattè nelle fila alleate, che conquistarono Monte Cassino, liberarono le nostre città e il nostro territorio, e come compenso ebbero l’ostracismo dalla Polonia dominata dai comunisti e quasi tutti morirono in esilio sognando la loro Polonia. Osimo come Ancona, dati militari alla mano non fu liberata dai partigiani (come è evidente da un anche superficiale studio delle operazioni del 17-20 luglio 1944 e dalle relazioni del Ten. Col. Corradi responsabile militare delle formazioni partigiani ad Osimo e dai diari e testimonianze di chi ha vissuto quei momenti) ma per manovra dai Polacchi. A cui va un altro grande ringraziamento. L’esito infelice della Prima Battaglia per Ancona (ieri si è molto equivocato su questo concetto: non vi è una Battaglia di Ancona come non vi può essere una Battaglia di Osimo, o del Monte della Crescia che è stato ieri suggerito in modo improprio, ma una battaglia per il Porto di Ancona, ovvero le operazioni finali dell’avanzata dal Potenza verso Nord del II Corpo Polacco iniziate il 30 giugno 1944) fece prendere in considerazione al Comando Polacco l’ipotesi di un bombardamento da parte della aviazione tattica di Osimo, che sarebbe stata rasa al suolo. L’intervento del gen. Utili, Comandante del CIL e fresco vincitore a Filottrano, e del suo Capo di Stato Maggiore (Col. Lombardi) convinse Anders della inutilità di questa azione; più redditizia sarebbe stata una manovra classica di Corpo d’Armata (fissaggio a sinistra (polacchi), progressione e rottura al centro (forze corazzate polacche), sicurezza a destra (Italiani del CIL). Anders ed i suoi accettarono il consiglio ed il piano suggerito da Utili portò alla conquista del porto di Ancona in sole 24 ore (18 luglio). Osimo, attuata questa manovra fu occupata così come Ancona fu occupata, in quando i tedeschi, per non cadere in trappola ed essere annientati, le abbandonarono in tutta fretta.

Mieli ha ragione che sta iniziando una nuova stagione culturale per l’Italia. Ben detto. Ma nel respingere chi ha generato la dittatura e la guerra, non accettando ogni tentativo di riabilitazione di nazisti e fascisti (Auschwitz  e quello che significa, ricordarlo per non riviverlo), cominciamo a conoscere a fondo persone come Anders e fatti come quelli riferiti al II Corpo Polacco. Un minimo di gratitudine e riconoscenza a chi ci diede tantissimo, a cui noi abbiamo contraccambiato con la manipolazione e, peggio ancora, con la scarsa conoscenza delle loro gesta con l’aggiunta di indifferenza e oblio.