I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 7 marzo 2020

Il Piano Polacco per la conquista di Ancona


In questa situazione, nelle more dell’errore di Alexander di non aver compreso che la direttrice adriatica era la più redditizia, attirati come sono i comandanti alleati dal miraggio di arrivare a liberare Roma per primi, come accadde al gen. Clark, ed allo stesso Alexander, Firenze, per trovarsi poi ai piedi degli Appennini al termine della stagione estiva, Mazzetti, e non si può non concordare con lui, muove una critica al Comando del Corpo di Liberazione Italiano. In sostanza si imputa non solo ad Utili, ma a tutto il suo Stato Maggiore, di non aver afferrato, non solo l’importanza di non subire perdite, e quello di non correre rischi tipo rovesci di Montelungo, ma che, data la situazione determinatesi dal vuoto del ritiro tedesco nel settore adriatico, e, sfruttando gli errori strategico-operativi di Alexander, era estremamente importante e conveniente  che gli Italiani riuscissero a trasformarsi nella punta di diamante dell’offensiva, prima su Ancona, poi verso la linea gotica, non solo per questioni morali, ma anche perché la rapidità d’avanzata sul versante adriatico era essenziale per la fine della guerra in Italia. Non aver prima compreso e poi attuato questo condiziona tutto l’operato del Corpo Italiano di Liberazione.
Utili, dopo Filottrano, doveva o avrebbe potuto in modo fermo, su questa linea di pensiero, insistere presso Anders, di utilizzare il Corpo Italiano di Liberazione per poter svolgere un ruolo attivo e fondamentale nella conquista di Ancona. Le posizioni tedesche sul Monte della Crescia, perno della difesa tedesca, non erano tali da poter non essere superate, o almeno partecipare insieme ai Polacchi al loro investimento, e questo avrebbe dato un ampio lustro sia al Corpo Italiano di Liberazione che all’Italia.
Queste riflessioni, naturalmente, non cambiano il corso della storia, ma voglio sottolineare che il C.I.L., dopo Filottrano abbia perso una occasione, quella di essere protagonista per la presa di Ancona, in quando vi erano spazi per questo. Ma troppo debole era il tessuto tattico-operativo a cui si proveniva, troppo labile il potere del maresciallo Messe, Capo di Stato Maggiore Generale e ancora più debole il potere politico. Non si poteva rischiare quel poco che Filottrano aveva dato in termini di prestigio, imvestendolo in azioni di ampia redditività politico-strategica, ma ben al di là della difficile situazione in cui il C.I.L. si dibatteva.
In sostanza, non si è voluto rischiare e ci si è accontentati di un ruolo subalterno nel quadro delle operazioni.   

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