I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 29 febbraio 2020

Il Piano Polacco per la conquista di Ancona 1


1 La situazione tattico-operativa.
 Il II Corpo d’Armata Polacco, che sostituisce nel versante adriatico il I Corpo d’Armata Britannico, è duramente provato a Cassino ed ha bisogno di organizzarsi, tantochè il gen. Anders, per non usurarlo troppo ed andare incontro a spiacevoli sorprese, impiega una sola divisone, la Karpatica, lungo la litoranea, tenendo praticamente in riserva il resto del Corpo. All’interno la manovra è affidata al Corpo Italiano di Liberazione. Inizialmente, oltre Pescara, è operativa solo la 184a compagna motociclisti della Nembo, che si dirige prima verso l’Aquila poi a Teramo. Sono zone praticamente sgombre di tedeschi, tranne qualche elemento ritardatore. I soldati della Nembo invitano la popolazione a dare un contributo sostanziale al ripristino delle strade. Quando il grosso del Corpo Italiano di Liberazione si mette in marcia, questa funzione è ben assolta.
Il fronte adriatico, quindi, vede lungo la litoranea l’avanzare della divisione Karpatica, ed all’interno il Corpo Italiano di Liberazione. Questi, nell’avanzata, mostra tutti i suoi difetti, il principale del quale è il fatto che non è motorizzato, per cui in realtà su mezzi, autotrasportata, si muove solo la Nembo, scaglionata in profondità.
Questo dello scaglionamento in profondità delle truppe è una caratteristica dell’impiego del Corpo Italiano di Liberazione in quanto il pericolo sul fianco da parte dei tedeschi è inesistente. Scrive Massimo Mazzetti:
“…..per cui abbiamo sempre una forza rilevante a sinistra non si sa bene perche. Comunque è chiaro, che la forza d’urto di queste unità, l’una scarsamente motorizzata e l’altra duramente provata, non poteva essere trascinante, anche se l’avanzata procede bene in effetti, però, la prima resistenza, è nell’area di Filottrano, rappresenta per gli Italiani l’unico grande combattimento che hanno sostenuto. Per quanto riguardai polacchi, le cose sono un po’ diverse...”[1]

I Polacchi combattono in Italia pensando alla Polonia e devono conseguire vittorie sul terreno da far pesare, poi,  sul piano politico. Questo si sposa con l’interesse britannico, di contro, a non dare opportunità agli Italiani di conquistare sul terreno vittorie che poi sarebbero imbarazzanti sul piano politico. Da qui l’azione su Ancona, che viene  sostanzialmente sviluppata solo dai Polacchi. L’azione principale, quella di rottura viene fatta dai Polacchi stessi; agli Italiani seguono e coprono solo il fianco sinistro, quello destro non esiste in quanto vi è il mare, costretti a sostenere solo piccoli scontri.
Scrive ancora Massimo Mazzetti
Non mi sembra che il comando del Corpo di Liberazione Italiano si sia reso conto, preoccupato come era solo di limitare le perdite, che in realtà c’erano dei problemi più gravi, i tempi d’arresto imposto dai tedeschi avevano un motivo ben preciso, cioè di far perdere tempo. Quando gli americani sono  arrivati ormai all’ Arno, quando gli inglesi si sono avvicinati a Firenze, questi ultimi si sono resi conto, ed è il Comando dell’VIII Armata, non la testa gloriosa del Comando del Gruppo d’Armate, (il Maresciallo Harold Alexander, n.d.a), che si rende conto che la direttrice di penetrazione più facile è quella adriatica. Allora viene ritirato il Corpo di Liberazione Italiano, e viene sostituito da una serie di unità di punta canadesi, che dovevano impartire il colpo d’ariete.” [2]


[1] Mazzetti M., Aspetti operativi della campagna primavera-estate 1944, in Atti del Convegno di Studi, Corinaldo 22.23.24 Giugno 1994, Sala Grande del Comune, Roma, Centro Studi e Ricerche sulla Guerra di Liberazione, Scena Illustrata Editrice, 1996.
[2] Mazzetti M., Aspetti operativi della campagna primavera-estate 1944, cit.. Secondo Mazzetti, …”la mancata comprensione dell’utilità della direttrice adriatica, ha provocato  il prolungamento  di alcuni mesi, quelli invernali 1944-1945, della guerra in Italia. Questo perché, se la gravitazione sulla linea adriatica fosse stata operata fin dall’inizio, avrebbe dato la possibilità alle truppe alleate di trovarsi al di là della linea degli Appennini, prima che le piogge bloccassero ogni cosa, avrebbe permesso di muovere senza troppe difficoltà come avverrà, in fondo, nell’aprile dell’anno dopo”.

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