Ad Osimo la
situazione era difficile come in tutto
il resto dell’Italia[1].I
mesi precedenti non erano stati semplici e spiegano in gran parte il sentimento
antitedesco[2]. Mons. Grillantini riguardo la situazione a
metà del giugno 1944, quando Francesca
Bonci inizia a scrivere il suo Diario, sottolinea l’abbandono
al suo destino della popolazione.
“12 giugno. Scappano gerarchi ( tra i primi
il Prefetto, il Questore, il Preside della Provincia), militi, questurini,
borghesi iscritti o simpatizzanti del Fasci repubblicano. Ne approfittano i
Patrioti che invadono la Questura e ne
riportano armi e carte. Un magazzino vestiario militare, in Via Oppia, è stato
preso d’assalto, e si fa a chi piglia piglia. A mantenere l’ordine, dopo questo
episodio, si danno da fare gli iscritti al Partito d’Azione ( il primo Partito
che si fa pubblicamente vivo). Come primo atto hanno disarmano il Segretario
politico. I Tedeschi continuano a far man bassa di tutto, prendono cavalli,
carrozzini, roba da mangiare, biancheria ecc. e se ne vanno con ogni mezzo. E’
passato un carro a quattro ruote, trainato da cavalli e da un bovino, guidato
dai tedeschi”[3]
Si
avverte che le cose stanno andando verso il peggio, e vuole lasciare memoria di
quei giorni che già sembrano difficili, nulla rispetto a quelli che verranno. Francesca Bonci decide
insieme alla sorella di lasciare traccia di questa situazione.
“18 giugno 1944.
Abbiamo deciso con Lina di scrivere memorie riguardanti la situazione politica
che stiamo attraversando, mettendo su questi fogli i fatti salienti che
accadono e che accadranno, perché per quanto finora tutto sembra calmo nella
nostra cittadina, pure lo stato d’animo di noi Osimani non è naturale. Troppe
chiacchiere circolano…. E quindi ci promettiamo di segnare ogni cosa che
accadrà.
Come in molti Osimani, anche in
Francesca colpisce la fuga delle Autorità Statuali che fino ad allora, dall’8
settembre, si erano erte a Stato.
20 giugno 1944. Questa
notte, sono fuggiti alla chetichella, con la loro famiglia, i maggiori esponenti
del fascio repubblicano. Infatti l’aria politica si è molto offuscata in questi
ultimi giorni! Le truppe alleate combattono nell’Ascolano e questi
nostri…coraggiosi concittadini per amor patrio…scappano!! Famiglia, M…..Alberto
con la famiglia, le signorine Sgardi con la mamma, il famigerato Vincenzo (nel
diario viene indicato il nome. Ma l’autrice ha espressamente chiesto che non
venisse indicato n.d.a) con moglie, figlio e tre sorelle, I….con la moglie ed
altri a cui sfugge il nome.
Intanto noi Osimani
siano “come color che son sospesi”.
E’ un mese e più che
si parla e si dice che gli Alleati sono arrivati qui vicino, che fra pochi
giorni, anzi fra poche ore per gli ottimisti, occuperanno Ancona con uno
sbarco, e noi come cittadina a sud di quest’ultima città, con Loreto,
Castelfidardo, Recanati e dintorni, saremo occupati senza il passaggio della
truppa. Certo si prevede che la conquista di Ancona non sia tanto facile,
perché molte forze tedesche occupano quella zona sino a Jesi e sicuramente gli
Alleati troveranno resistenza. Auguriamoci e preghiamo Dio che dalle nostre
parti non passi il furore del combattimento.
Occorre
riflettere su quanto queste testimonianze, sia orali che documentali riportate,
per metterle in relazione all’Azione del Corpo Italiano di Liberazione. La Repubblica Sociale
Italiana , nata da una riunione alla Rocca delle Caminate
tenuta da Mussolini e quanti aveva potuto radunare, il 23 settembre 1943, è
stata in gran parte accreditata dal fatto che rappresentò un freno e una diga
alle esigenze e razzie tedesche. L’Italia non divenne la Polonia o la
Cecoslovacchia, e gli Italiani dovrebbero essere memori di questo agli uomini
che aderirono ai fedeli della vecchia alleanza nazifascista. In realtà i
Tedeschi a tutti i livelli, dall’8 settembre alla fine della guerra si
comportarono in Italia come si sono comportati in Polonia in Cecoslovacchia e nel resto dell’Europa: da
feroci invasori. Nessuno li ostacolò: prevalse sempre il loro interesse a scapito
dell’Italia e degli Italiani; in pi trattarono i “Repubblichini” come dei
“servi infidi”, da cui guardarsi bene. Ne è riprova, se tutto questo non fosse
abbastanza chiaro dall’atteggiamento delle gerarchie statuali della Repubblica
di Salo crollato il fronte di Cassino, caduta Roma il 4 giugno 1944, ormai era
chiaro che gli Alleati sarebbero arrivati prima o poi alla cosiddetta linea
gotica: tutto quello che era a meridione di questa linea non era più o non
sarebbe stato più sotto controllo tedesco. La decisione fu subitanea: occorreva
mettersi in salvo, andare al riparo della linea Gotica. Ed infatti tutti
scapparono alla più gran carriera, incuranti di lasciare la popolazione e
l’Italia in balia degli eventi, senza alcuna protezione. Dove era l’Esercito
della repubblica Sociale Italia del Maresciallo Graziani? Perché non presidiava
le posizioni e difendeva dagli invasori Angloamericani le città ed il
territorio italiano? Perché non erano lì a disapprovare il comportamento della
truppa tedesca a difendere la popolazione inerme? I duri ed i puri fascisti e
non, anziché andare a guardare dalla parte “ribellistica” perché non iniziano a
rispondere a queste domande. Osimo, in pratica era abbandonata a se stessa. La
deligittimazione della Repubblica Sociale Italiana e dei fascisti in generale nasce
da qui.
Nelle sue note, Francesca Bonci nota che
le truppe alleate combattono nell’ascolano e la notizia era esatta, ma per Alleate si devono intendere le truppe del
Corpo Polacco, che, con uniformi inglesi, avevano assunto il compito di
avanzare nelle Marche.
[1] Una
felice sintesi, a cui si rimanda, degli avvenimenti è stata riporta da Mons.
Carlo Grillantini nella sua Storia di Osimo. Cfr. Grillantini C., Storia di Osimo, Osimo. Fondazione “Don
Carlo”, 2006, Vol. I, II, pag. 389 e
segg.
[2] Una
felice sintesi, a cui si rimanda, degli avvenimenti è stata riporta da Mons.
Carlo Grillantini nella sua Storia di Osimo. Cfr. Grillantini C., Storia di Osimo, Osimo. Fondazione “Don
Carlo”, 2006, Vol. I, II, pag. 389 e
segg.
[3] Ibidem,
pag. 403.
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