Nella data anniversaria della entrata in guerra dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, Francesca Bonci abitante ad Osimo, inizia a scrivere il suo diario di guerra che terminerà il 18 luglio 1944 all'indomani della liberazione di Ancona da parte delle truppe del generale Andars, che inquadrava nel suo Corpo d'Armata il Corpo Italiano di Liberazione.
“Osimo 10 Giugno 1944.
Sono esattamente quattro anni
che siamo in guerra! Chi di noi avrebbe immaginato che fosse così lunga? E
quale speranza abbiamo che presto finisca con tutti gli avvenimenti accaduti,
naturalmente sempre a scapito di noi poveri Italiani, malmenati, vilipesi
traditi?
Io non sono
all’altezza di giudicare profondamente politicamente i responsabili di questa
immane e non voluta guerra[1],
però nella mia piccola intelligenza, accuso quei capi che, per smisurata
ambizione e prepotenza, che per non lasciarsi sfuggirsi sfuggire “un seggio”
hanno mandato alla deriva questa nostra tanto amata e bella Italia! Come tutte
le nostre migliori città sono continuamente bombardate ferocemente, anche la nostra Ancona
subisce continui mitragliamenti e bombardamenti in centro della città ed alla
periferia (Falconara, Aspio, Varano, Stazione Loreto ecc.) La parte meridionale
che da Piazza delle Muse va al Porto e continua per via XXIX settembre, sino
alla Stazione, e la parte del Duomo, è tutta una maceria!
Naturalmente la
popolazione più povera fugge all’ultimo momento, quando uscita dai rifugi, non
trova che un ammasso di macerie della loro casa, o in tali condizioni da essere
inabitabile!. E’ una visuale straziante vedere
questa gente venire chi a piedi, chi con cavalli, affamati e sporchi,
con poche masserizie salvate a chiedere ospitalità!
Noi qui in Osimo
abbiamo quindicimila sfollati, sparsi in campagna ed in città, non solo di Ancona, Roma e Milano, precedentemente
venuti, ma anche quelli di Foggia e Palermo da più di un anno e mezzo! I locali
delle scuole elementari, dell’Istituto tecnico, del Ginnasio e del Liceo, sono
gremiti da famiglie e così come sopra detto in case di campagna dei contadini e
qui in città. Naturalmente con tutta questa affluenza di popolo, i viveri
incominciano a scarseggiare ed è da prevedersi giorni peggiori! La tensione
nervosa è un po’ in tutti. A parte la scarsità di viveri, le snevanti file per
poter comprare un po’ di roba, ci si sente anormali! Ad ogni bombardamento di Ancona
o sulla costa marittima sotto Loreto, qui ad Osimo tremano le case e si sente
il boato delle bombe! Il nostro timore è che potrebbero venire da noi, dato il
continuo passaggio di colonne tedesche che si dirigono verso Iesi e la
permanenza di camion tedeschi proprio entro la città. In più i maggiori
uffici di Ancona, come la Prefettura, la Questura e tanti altri, sono sfollati
qui e quindi potrebbero essere questi presi di mira come obiettivo. Man mano
che il tempo passa, i tedeschi diventano sempre più cattivi! Vogliono
illudersi, ma sanno che purtroppo la guerra l’hanno perduta e nella ritirata
diventano feroci!
Si sa che da fonte
sicura che nel fuggire dai luoghi occupati dagli Alleati, fanno razzia di ogni
cosa che a loro può far comodo. Naturalmente questi atti vandalici indignano e
spaventano le popolazioni che, indifese, debbono subire ogni sorta di
vessazioni materiali e qualche volta più o meno morali!
Che ironia l’alleanza
Italo-Tedesca!
E quando mai noi
Italiani siamo stati amici di questo popolo? Ma non ricordiamo la guerra del
1914-18 che ancora dopo 25 anni abbiamo le ferite aperte? E la Storia non parla
di questo Teutonico popolo nemico millenario dell’Italia nostra? Solo un pazzo
poteva gridare ai quattro venti e formare un alleanza non sentita nell’animo
degli Italiani. Verrà il giorno che la Germania sarà schiacciata! E’ il suo
destino da che è mondo. Con le sue barbarie arriva a una grande potenza, non
fatalità! Poco impera! E’ caduta nel passato e cadrà!.
[1] Nel
sentimento popolare coevo emergeva molto forte il desiderio di chiamare a
rispondere delle loro decisioni i vertici politico-militari del Regno d’Italia
per le decisioni prese e per la responsabilità della situazione creata da una
guerra che si era dimostrata non solo lunga, ma cruenta e terribile. E’ il nodo
centrale della mancanza di una “Norimberga in Italia”. I vertici
politico-militari della Germania e del Giappone, che insieme all’Italia ebbero
la responsabilità dello scatenarsi del conflitto mondiali, furono chiamati a rispondere
delle loro azioni. In Italia questo non avvenne e per il nostro Paese fu un
ulteriore errore, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze (n.d.a)
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