I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 5 settembre 2020

Passaggio del fronte nelle Marche 1944. Testimonianza Renato Lodi 2




Renato Lodi cosi ricorda:
Dopo Filottrano la Nembo, la nostra fanteria, fu ritirata per le perdite che aveva avuto, allo scopo di riordinarsi, dopo i combattimenti sostenuti. L’artiglieria no! L’artiglieria proseguì e mi capitò una grande avventura. Fui mandato con la mia pattuglia O.C. ( osservazione e collegamento) presso il ten. col. Boschetti col IX Reparto d’assalto, per il forzamento del fiume Musone. Il Musone è un rigagnolo da quattro soldi, si potrebbe chiamare una “lisciatina” come dicono in Toscana. Comunque sul versante successivo a tale fiume i tedeschi avevano organizzato quello che, dopo anni, appresi, alla Scuola di Guerra, essere un campo minato d’arresto, molto fitto. Con dentro postazioni di armi individuale di reparto, mitragliatrici ecc. Era un osso durissimo, ci si erano già scornati reparti di un reggimento fanteria ( mi pare il 68<à reggimento), quando fu mandato avanti il battaglione Boschetti. Io avevo solo due chilometri circa di filo telefonico francese che avevo trovato abbandonato dai tedeschi, utilissimo perché molto leggero, che si stendeva poi si abbandonava. Allora andai dal mio Comandante di gruppo e gli dissi che il filo telefonico poteva arrivare al massimo fino al Musone.
“Ma è semplice – mi disse il ten.col. Cangini –tu lasci là un telefonista, poi prendi questo grande fazzoletto bianco ( me lo fissò sulle spalle con quattro spille) e vai avanti, mai più lontano di 50 metri dall’assaltatore più avanzato di Boschetti”
Così dall’osservatorio poteva vedere ove arrivavamo e regolare il fuoco dell’artiglieria.
La cosa è presto detta, ma a farla io ho avuto la paura più terribile della mia vita. Ho passato due ore d’inferno perché tutti sparavano intorno a me e lanciavano bombe a mano. Io cercavo di andare più sotto possibile, ma non potevo stare in piedi, camminando un po’ con le ginocchia e cercavo di orientarmi con le spalle verso l’osservatorio. Ma che fatica per quel povero Sottotenente con tutti quegli scatenati, da una parte e dall’altra, che si ammazzavano anche a pugnalate! Ebbi solo paura che alla fine, quando l’azione fu terminata, mi accorsi che per tutto il combattimento io non avevo neppure estratto la pistola dalla fondina! Ma fu quella la prima e l’ultima volta che ricevetti gli elogi dal mio comandante di Gruppo.
Mi scrisse un biglietto “Bravo Lodi, adesso puoi andare a riposare con la pattuglia. Avevo già avuto due morti nella mia pattuglia, uno era il capp. Magg. Hribar, campione italiano di nuovo a rana…Certo avevamo un grande spirito di corpo e ce la mettevamo sempre tutta e, quando si è così, potete essere sicuri che la c’è disciplina, ordine e voglia di fare. La riprova? Non avremmo mai mancanze disciplinari durante tutto il periodo di combattimento del C.I.L.”

Il saldo spirito e il morale alto erano la diretta azione di comando del Col. Giaccone, uno dei protagonisti delle convulse giornate armistiziali a Roma nel settembre precedente, possono essere dedotte dal discorso che al momento della costituzione del Reggimento Giaccone fece ai suoi ufficiali

“Signori, ricordatevi che finché sarò il vostro colonnello non mi farò promotore di ricompense al valore nei vostri confronti di nessuno di voi, qualsiasi cosa facciate. Però vi chiedo di dare il massimo durante le operazioni al fine di guadagnare alla nostra Bandiera ( al nostro Stendardo) una ricompensa al valor  militare”

Riporta ancora il gen. Lodi:
 Fine del discorso. Noi fummo tutti convinti della validità di questo discorso. Anche io, ricordando che le motivazioni delle medaglie al Valor Militare di mio padre nella 1a guerra mondiale erano di due righe e quella della 2a guerra mondiale erano di pagine intere. Retorica!. Si era un po’ esagerato, siamo onesti”





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