I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 10 dicembre 2022

51a Sezione di Sanita. Un Comandante di battaglione marzo 1945


 

Nella notte del 23 marzo cade la prima vittima del Gruppo “Legnano”.

E’ il Maggiore Augusto De Cobelli, comandante del Battaglione Alpini L'Aquila.

Uscito per primo in pattuglia in terra di nessuno viene fatto segno a lancio di bombe a mano. Cade con lo sguardo proteso oltre le linee dove lo attende un bimbo che non conosce   ancora.

Non si spegne però il suo sorriso. Sorride ai suoi soldati ed ufficiali costernati; sorride al Generale Comandante che vuole essere burbero ma trattiene a stento il pianto; sorride ai medici, al Cappellano che gli è vicino prima del delicato intervento chirurgico e: “Non ho mai temuto la morte - gli dice - e non la temo nemmeno in questo momento. Facciamo bene le nostre cose!” E sorride anche alla morte che lo rapisce alle 12 del 24 marzo.

Subito dopo il suo trapasso arrivano da Firenze i genitori. E le tende ricovero accolgono ancora una tragedia di dolore... Ma il Maggiore, pur nella fissità della morte, conserva ancora le labbra atteggiate all’ultimo sorriso per la mamma la quale nel pianto esclama: “Come è bello! Sembra proprio che non gli sia rincresciuto morire.”

Noi ci inchiniamo davanti a Te, o primo Caduto del Gruppo di Combattimento “Legnano”; ci inchiniamo davanti a te, o amico, o compagno di lotta e di ideale, di cui abbiamo raccolto l’ultimo anelito e composta la salma tra le primule e le viole recate dai tuoi Alpini.

 

***

 

Il ritmo del fuoco è incessante ed il movimento dei feriti sempre intenso, notte e giorno. Ambulanze ed uomini sono sapientemente scaglionati in modo che il tragitto dei feriti dalla linea alla Sezione avviene con sorprendente rapidità e le jeeps attrezzate all’uopo sostituiscono gli altri automezzi più pesanti per piste e per sentieri da capre.

Portaferiti ed autieri ricevono anch’essi la loro razione giornaliera di colpi (nevvero uomini di Ronco Britti, di Migliarina, di Osteria?) ed in più vanno ogni tanto a prenderne dei supplementi insieme ai fanti od agli alpini.

Trilla il telefono, partono di corsa le barelle di turno. Si chiamano rinforzi ed escono anche quelle non di turno. Gli uomini sono spossati. Sono appena rientrati da un pesante trasporto; ma nessuno si sogna di protestare.  Corrono anelanti dove la voce del dolore li chiama.

Le jeeps   portaferiti transitano per dove possono, ma il fango dei calanchi è insidioso, i sentieri inaccessibili, il pericolo di precipitare nei burroni è imminente: dove però esse non arrivano vanno pur sempre le gambe degli uomini.

Da Monte Fano a Castelvecchio ed a Ronco Britti, poi attraverso la 1ubrica melma dei calanchi - che richiamano con impressionante evidenza gli orridi Danteschi - fino a Migliarina, i pesi dolorosi vengono trasportati a forza di muscoli.

Qui continua la nobile gara di velocità e di resistenza.

Madri d’Italia! Qualche vostro figlio ha avuto salve le gambe o le braccia, ha avuto salva la vita per quella corsa affannosa di quattro soldatini curvi sotto il peso della barella! Ad essi vada un pochino della vostra gratitudine.

Sul II° Reparto avanzato là, a quella svolta di Casone, arrivano sventole sonore (la razione!) ma si lavora con alacrità e con imperturbabile calma a quegli interventi ed a quelle trasfusioni di plasma che sono indilazionabili. I feriti sostano, si scarica, si visita, si medica - se è necessario - si ricarica e via verso il Comando Sezione. Qualche volta si lavora anche senza medico perché questi è andato incontro ai feriti a Ronco Britti od all’infermeria di Battaglione.

Non c'è tregua per i telefonisti che ricevono notizie dei feriti in partenza e li seguono di tappa in tappa, informandosi minutamente delle loro generalità e delle loro condizioni; e quando essi giungono in Sezione tutto è pronto a riceverli. Se si ha notizia della necessità di un intervento il chirurgo ed i suoi aiuti si fanno trovare in camera operatoria colla maschera sul volto ed i guanti infilati…

E questo giorno e notte, sotto il tiro delle artiglierie tedesche i cui colpi - oh provvida collina di Bisano! - ci scavalcano. È difficile che un uomo non venga medicato od operato prima che scadano un’ora o due dal momento della ferita.

 

 

 

 


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