I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

martedì 20 dicembre 2022

51a Sezione di Sanità. Sotto Le Tende

 Sotto le tende

 

La Sezione di Sanità sbarra la valle come un posto di blocco. Tutti coloro che scendono dalla linea del fuoco debbono per forza passare di qua.

Sono continue le visite dei vari comandanti Italiani ed Alleati. È la tappa obbligata per il Generale Comandante. Al termine della faticosa giornata vuol vedere i suoi ragazzi migliori e parla e scherza con loro e si commuove sui loro casi. Li rincuora o li rimbrotta lanciando uno “scemo!”, che fa fiorire il sorriso od un lampo di gioia anche negli occhi dei più gravi.

I feriti più leggeri parlano volentieri ed allora gli ufficiali addetti raccolgono dal loro labbro considerazioni, dati, chiarimenti utili all’andamento delle operazioni.

Arrivano i tedeschi feriti. Gli ufficiali informatori   vengono per interrogarli.

La Sezione di Sanità, davanti alle loro carni aperte, dimentica tutte le violenze ed i soprusi teutonici trattando i feriti nemici con tutte le cure ed i riguardi dovuti a chi è caduto sul campo dell’onore. Ci sentiamo moralmente superiori, più ricchi di loro del sentimento della dignità umana. Quando vengono smistati tutti sentono il dovere di ringraziare. Ben altri forse erano i loro sentimenti ed i loro timori nell’entrare sotto le nostre tende ricovero.

Quando la storia imparziale parlerà delle atrocità tedesche in questa guerra porrà al nostro attivo la verità: che il Corpo Sanitario dell’Esercito Italiano nel trattamento usato ai nemici feriti è senza macchia.

 

* * *

 

Al Comando Sezione ed al Nucleo Chirurgico c’è posto solo per i gravi. Gli altri vengono smistati sugli ospedali da campo.

In certi periodi, di giorno e di notte, non uno riposa in Sezione. Da una parte si fanno trasfusioni di sangue in serie, dall’altra interventi di alta chirurgia: qui si rianima, si riscalda, si assiste, là si stende una coltre pietosa.

La tragedia umana, al suo acme, si vive in Sezione con una intensità che talvolta sembra superare le nostre possibilità.

Ultimati i compiti ordinari, sbrigate le pratiche, sistemate le scartoffie, fatta una corsa ai reparti distaccati, superando tra un cannoneggiamento e l’altro quel malaugurato   tronco di strada da Fiumetto a Baccanello, resta ancora del tempo. E se non resta si ruba al sonno ed alle notti già burrascose per rimanere vicino al lettino dei feriti che, come si è detto, sono tutti gravi.

 

 

***

 

C’è un gruppo di Salmeristi che hanno avuto le gambe stroncate da un unico colpo di mortaio vicino al pozzo dove stavano lavando le gavette.

C' è uno che lamenta un forte dolore ai piedi... Non sa che non li ha più e che essi sono rimasti là, vicino al pozzo della morte. Col ritorno della vita, che pareva perduta, il chirurgo ricorre all’ausilio dell’anestetico e tronca netto la deformità dei monconi: per l’anima però, non c’è un colpo netto da fare. C’è un progressivo conforto, c’è un lavorio spirituale e morale, che prepara una serena rassegnazione, e fa rifiorire la fiducia ed il desiderio di vivere. È questo il lavoro più difficile al quale concorrono tutti.

Chi non ricorda il caso del bersagliere Menegon? Ha avuto una gamba asportata da una bomba a mano. È giovane forte, aitante. Si teme il momento in cui si accorgerà della cosa. Quale sarà la reazione? Viene incaricato il Cappellano di svelargli la verità... “Non mi dica più nulla; ho già capito, avevo paura di sapere... sentivo che il piede mi doleva, ma quando volevo toccarlo col sinistro non lo raggiungevo mai ...!” e stringe forte le mani del sacerdote a chiedere aiuto per vincere lo sconforto dell’ora orribile. Ed i1 Generale Comandante si china su di lui, lo bacia in fronte e fonde le sue lacrime con quelle che Menegon versa sulla sua giovinezza fiorente immolata sulla croce della   Patria.

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