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La guerra in Osimo.
Mercoledì 5 Luglio 1944 è una
giornata difficile per Osimo: la guerra era arrivata in tutta la sua gravità.
Osimo era diventata, per i Tedeschi, la posizione principale da difendere per
tenere il fronte. Gli uomini del 992° Reggimento assolsero questo compito in
modo encomiabile.
Secondo fonti tedesche, l’attacco
fu portato ad Osimo da oltre 60 carri armati, con appoggio pesante
dell’artiglieria. Inizialmente i Polacchi riuscirono ad annientare la quasi
totalità della difesa controcarro tedesca, ma i ripetuti contrattacchi della
fanteria tedesca, munita solo di armi leggere, li respinsero. Alle ore 16 del 5
luglio i Tedeschi erano ancora padroni di Osimo, ma stremati.
Secondo Hoppe, tre volte Osimo era stata
perduta e tre volte riconquistata dai Tedeschi che, con feroce determinazione,
si erano slanciati contro le ondate successive dei carri polacchi, sostenute da
fanteria ed anche da elementi locali, i tanto temuti “partigiani”. In questa
strenua resistenza erano stati gettati tutti gli uomini disponibili: ciclisti,
personale degli osservatori di artiglieria, radiotelegrafisti e staffette. Alle
ore 14 entrò in combattimento anche il battaglione composto da elementi Russi
al comando del capitano Marxeither, che venne impiegato per la conquista di
quota 217, nel settore nord-orientale. I Russi, sempre secondo quando scrive
Hoppe, conquistarono l’altura e la tennero per tutto il pomeriggio, ma a sera
cedettero sotto l’impeto di un attacco di mezzi corazzati. Hoppe non mostra
grande stima per questi suoi soldati “slavi”, imputando la perdita della quota
al cedimento morale dei Russi, che “non erano avvezzi alla guerra”.
Avvezzi o non avvezzi alla
guerra, i soldati Tedeschi sono stremati. Alle 18 del 5 luglio entrano in
azione le forze partigiane, a quel tempo definite “ribellistiche”. Entrate in
Osimo dal 3 luglio, gli uomini del distaccamento “Riccio” e del GAP “Fabrizi”
iniziano i combattimenti contro i Tedeschi in via Roma ed in via delle
Scalette; queste azioni si svolgono sotto il fuoco delle artiglierie alleate,
che interpretando in modo non corretto un segnale aprono un fuoco pesante:
quattro partigiani sono feriti.
La perdita di quota 217 da parte
dei Russi la sera del 5 luglio, e lo stato fisico delle truppe, che erano al
limite della efficienza operativa,
convinse il Comando Divisione tedesco a rettificare il fronte. Sembrava
necessario arretrarlo per sottrarre ad un ulteriore azione di fuoco le truppe,
con il rischio del loro annientamento e, soprattutto, per evitare una penetrazione
nemica tra le posizioni del 992° e 993°
Reggimento granatieri che, se attuata, avrebbe inflitto altre perdite. Fu presa
la decisione di rettificare all’indietro il fronte e furono diramati ordini che
prescrivevano di tenere saldamente i caposaldi di Filottrano e della Stazione
di Osimo; la linea di difesa doveva essere arretrata, nella notte tra il 5 ed
il 6 luglio, sull’allineamento Casenove-quota 360 (Monte della Crescia)-San
Paterniano-Santo Stefano. Su questa linea, denominata “Albert II”, la 278a Divisione doveva essere ricomposta.
Il bilancio della giornata era
pesante. Le fonti tedesche parlano di 49 carri polacchi, di cui 31 colpiti da
“Ofenhor” e “Faustpatrone”, ( armi controcarro individuali per la fanteria) 5
autoblindo e molti veicoli distrutti. Alla sera
del 5 luglio, la Divisione lasciò, su ordine superiore, le posizioni di
Osimo, ma i Tedeschi erano convinti di aver raggiunto una vittoria difensiva di
rispetto. La Divisione fu citata nel Bollettino di Guerra del 6 luglio 1944 con
questa nota “La 278a Divisione al comando
del tenente generale Hoppe ha combattuto valorosamente in continue e dure
azioni difensive contro un nemico superiore, infliggendogli pesanti perdite.
Tutti i tentativi del nemico di sfondamento sono falliti di fronte alle
fermezza della divisione”.
Il Diario di Francesca Bonci riporta
con gli occhi di una ragazza questi avvenimenti:
“5 luglio 1944. Nottata completamente bianca passata in cantina!
Stavamo con la speranza che Castelfidardo fosse stata occupata nella serata di
ieri, ed invece questa mattina sappiamo con sicurezza che è solo circondata.
Ore 10,30. Noi tutti siamo in movimento dalle ore 4 a San Marco hanno piantato i
cannoni sulle mura, e nelle vie adiacenti alla Porta Grande, le mitragliatrici,
queste sono anche, dato l’assordante martellamento, sulle Ripe di Boccanera, da
immaginarsi il panico! Da quelle parti molti fuggono verso di noi, città alta.
La battaglia è accanita a San Sabino e di logica si sposta verso di noi;
vediamo con il cannocchiale carri armati alleati.
Ore 16. Dalle 10.40 alle 13 abbiamo subito un forte bombardamento però
ad intervalli. Continuo ed ininterrotto dalla 11 e ¼ alle 13.10 Le pene di
queste tremende ore sono da immaginare! Eravamo tutti in un magazzino molto
riparato, ma credevamo che la casa ci crollasse addosso. Non so se era effetto
ottico di nervoso, o realtà, ma a me pareva che i travi del soffitto si
spostassero come un soffietto! Infatti calmata poi la bufera, ci siamo accorti
che la famosa strada è saltata. Ecco quindi la ragione oltre al tremendo
bombardamento, dello schianto e spostamento d’aria che abbiamo subito. Come si
è ridotta! La terra laggiù è arrivata sin nelle camere del piano di sopra,
rompendo naturalmente tutti i vetri delle finestre.
Cessato precariamente il bombardamento, proviamo a metterci a tavola,
se non ché, appena cominciato, dobbiamo prendere piatti ed altro occorrente e
fuggire in cantina perché si ricomincia…Una granata colpisce il tetto basso
della casa di Sgardi che da sul cortile della sig.ra Gisella terrorizzandoci
poiché siamo a pochi metri di distanza. Ci accorgiamo poi che le schegge
entrate dalla finestra del magazzino dove le Signore avevano attrezzato alla
meglio per dormire, vanno a forare coperte, lenzuola o materassi!. Rimaniamo in
cantina sino alle ore 23.45 naturalmente finendo di mangiare laggiù. Si tenta di ritornare a letto ( noi
dormiamo sui materassi, ma per terra in una stanza che è veramente l’esemplare
del caos ma è impossibile, tanto che alle ore due siamo di ritorno in cantina,
la quale non sembrando per il momento più sicura, viene lasciata e ci rifugiamo
in grotta e ci rimaniamo fino alle quattro. Il totale delle ore trascorse sotto
lo snevante infuriare dell’artiglieria e di quattro ore!”
Giovedì 6 Luglio 1944 Osimo è
liberata dal nemico. Una liberazione dovuta all’arretramento delle posizioni
tedesche, ma che ancora ha tutte le potenziali premesse per un eventuale
ritorno e rioccupazione della cittadina.
A seguito di questo arretramento
la linea di combattimento decisa dal gen. Hoppe la sera prima, determinava uno
schieramento tedesco così composto,
tenendo presente che il caposaldo di Filottrano era stato ceduto alla 71a
Divisione, che lasciava libero il I battaglione del 994° reggimento, spostato
nella sponda sinistra del Musone; lo sostituiva il I battaglione del 211°
Reggimento della predetta 71a Divisione, che si schierava nella zona
Filottrano-Sant’Ignazio:
- a destra il II battaglione del 994°
Reggimento ed il CCLXXVIII battaglione fino da Filottrano (escluso) a Casenuove
(incluse)
- al centro sulla destra il 992°
Reggimento con i suoi due battaglioni ed
il III battaglione del 755° Reggimento a quota 360 ( Monte della Crescia);
sulla sinistra il I battaglione del 994° Reggimento ed il II battaglione del
993° Reggimento sino alla Stazione d’Osimo.
- a sinistra la guarnigione di
Ancona, con il 993° battaglione da fortezza ed il DCLXXVI (676°) battaglione di
sicurezza, che unitamente a gruppo di combattimento Weinreich arrivava
fino a Numana.
- Riserva divisionale era il I
battaglione del 993° Reggimento, duramente provato, in riposo dietro la parte
centrale sinistra dello schieramento.
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