Osimo:
il baricentro degli avvenimenti visti con il diario di Francesca.
Ancona, nel 1944, aveva mantenuto tutto
il suo valore strategico potenziale: per gli Alleati rappresentava un punto
logistico essenziale per l’attacco al nord Italia, per i Tedeschi, un punto
vitale per la difesa del centro Italia. Entrambi le parti, quindi, miravano ad
avere e mantenere il controllo della città e del territorio circostante. Nella
realtà Ancona nel 1944 era una città fantasma: con oltre il 97% delle
costruzioni o erano distrutte o danneggiate più o meno seriamente, con tutti i
servizi paralizzati o inesistenti, con oltre il 75% della popolazione sfollata,
causa i bombardamenti aerei, aveva visto traslare e decentrare tutti i suoi
poteri: politico, amministrativo, economico e, in pratica, azzerarsi tutte le
sue funzioni di capoluogo della Provincia e delle Marche.
Osimo era stata la località ove quasi
tutto era stato decentrato, ritenuta più sicura e al riparo da bombardamenti. A
questa situazione politico-amministrativa, nel giugno 1944, Osimo aveva via
visto crescere il suo ruolo militare, che divenne sempre più importante agli
occhi dei contendenti: era diventato il perno della difesa esterna manovrata
della piazzaforte di Ancona. Aveva assunto, quasi inconsapevolmente per la sua
posizione orografica, il centro della linea di resistenza tedesca per la difesa
di Ancona, che si materializzò sul piano tattico, con il rafforzamento delle
sue alture circostanti, prima fra tutti quota 360, chiamata anche Monte della
Crescia. Dal 6 luglio, quando i Polacchi occuparono Osimo sgombrata dai
tedeschi al 16 luglio, Osimo visse giorni terribili, sospesa tra un ritorno
offensivo dei Tedeschi che fu tentato varie volte e che i Polacchi a stento
riuscirono a impedire e le predisposizioni tattiche per la manovra su Ancona. Un ritorno offensivo
reale, che significò che Osimo era in prima linea, che il fronte non era
passato, che gran parte della sua popolazione dovette sfollare, che un eventuale
successo tedesco avrebbe significato un quasi sicuro bombardamento aereo
alleato, con altri lutti ed altre tragedie. Sono giorni difficili e terribili,
che furono pagati, tra l’altro, con la strage degli amministratori riuniti in
Municipio del 13 luglio e con ulteriori lutti e devastazioni. La occupazione
polacca del 6 luglio di Osimo non significò, quindi, che il fronte fosse
passato.
Nel descrivere, pertanto, il passaggio
del fronte nell’anconetano messo in relazione alle azioni svolte da Alleati e
Tedeschi per la conquista di Ancona, Osimo è centrale in questi avvenimenti;
noi li seguiremo attraverso un Diario[1],
scritto in quei giorni da Francesca Bonci[2],
di Osimo, che con la sua vivacità di giovane, ci ha tramandato situazioni,
emozioni, impressioni e valutazioni a caldo di quei giorni tragici, difficili,
ma anche in parte esaltanti, momenti di vigilia della riconquista libertà di
vivere. Righe che fanno giustizia, anche se involontaria, di tanti stereotipi
oggi esistenti: basti pensare ad Osimo e alla azione delle spie e dei
collaboratori dei Tedeschi dopo il 6 luglio, che tanto preoccupò il Comando
polacco e che intaccò non poco i rapporti con la popolazione; cosa che sta a
denunciare la difficile situazione politico-ideologica che anticipava il
dopoguerra, profondamente variegata. Spie e collaboratori conosciuti da tutti e
che nel diario vengono definiti con un aggettivo molto pesante “il
famigerato….” Con l’indicazione del nome noto a tutta Osimo.[3]
E che Francesca Bonci ,
per carità di patria e per l’altissimo senso di pace e di tolleranza che
l’animava, pregò di non citare nel testo del diario reso pubblico. Alimentare
divisioni non è il compito né del Testimone ne dello Storico, che si devono
limitare a riportare la realtà acquisita come testimonianza e dai documenti,
che a volte è più rivoluzionaria di ogni commento.
Pagine, quindi, di attualità e di riferimento
di giorni difficili che danno lo spunto di farci riflettere e di farci meditare
su quello che si è passato e che potrebbe ritornare, se si fanno gli stessi
errori di allora; lo utilizzeranno come un filo rosso per descrive il passaggio
del fronte del 1944.
[1] Il diario
è stato pubblicato, con il consenso di Francesca Bonci nel 2004
sulla Rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, nel numero speciale dedicato
al passaggio del fronte nelle Marche nel 60° anniversario 1944-2004. Cfr. Bonci
F., Diario 1944. Il passaggio del Fronte
ad Osimo, in, “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, Anno XIV, n.1, 2004.
[2] Francesca Bonci , nata a
Sesto San Giovani il 22 giugno 1912, morta ad Osimo il 12 marzo 1995. Si impegnò a fondo nel sociale ad Osimo. Si ricorda, tra l’altro
la sua intensa e proficua attività di volontaria e di donatrice in seno
all’AVIS, Associazione Volontari Donatori del Sangue.
[3] Il pensiero qui
va alle vittime, a coloro che furono uccisi, deportati, torturati e seviziati
in conseguenza di questa attività spionistica, che significò anche un crescente
odio per i Tedeschi e loro collaboratori, che si macchiarono di efferati
delitti che nulla avevano a che fare con la guerra vera e propria.
Ma che
significò anche una affermazione ed un rafforzamento della Resistenza intesa a
tutto tondo. Riprenderemo più avanti questi argomenti parlando del
comportamento delle truppe tedesche, in quello che abbiamo definito “il tempo
del lardo rosso”, in cui la popolazione era in balia di se stessa, abbandonata
e in potere di truppe che consideravano l’Italia un territorio di occupazione,
delegittimando ancor più la Repubblica Sociale
Italiana ed i loro esponenti.
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