I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 4 maggio 2015

La Liberazione di Osimo. I Osimo capoluogo delle Marche

                   Osimo: 
il baricentro degli avvenimenti visti con il diario di Francesca.

Ancona, nel 1944, aveva mantenuto tutto il suo valore strategico potenziale: per gli Alleati rappresentava un punto logistico essenziale per l’attacco al nord Italia, per i Tedeschi, un punto vitale per la difesa del centro Italia. Entrambi le parti, quindi, miravano ad avere e mantenere il controllo della città e del territorio circostante. Nella realtà Ancona nel 1944 era una città fantasma: con oltre il 97% delle costruzioni o erano distrutte o danneggiate più o meno seriamente, con tutti i servizi paralizzati o inesistenti, con oltre il 75% della popolazione sfollata, causa i bombardamenti aerei, aveva visto traslare e decentrare tutti i suoi poteri: politico, amministrativo, economico e, in pratica, azzerarsi tutte le sue funzioni di capoluogo della Provincia e delle Marche.
Osimo era stata la località ove quasi tutto era stato decentrato, ritenuta più sicura e al riparo da bombardamenti. A questa situazione politico-amministrativa, nel giugno 1944, Osimo aveva via visto crescere il suo ruolo militare, che divenne sempre più importante agli occhi dei contendenti: era diventato il perno della difesa esterna manovrata della piazzaforte di Ancona. Aveva assunto, quasi inconsapevolmente per la sua posizione orografica, il centro della linea di resistenza tedesca per la difesa di Ancona, che si materializzò sul piano tattico, con il rafforzamento delle sue alture circostanti, prima fra tutti quota 360, chiamata anche Monte della Crescia. Dal 6 luglio, quando i Polacchi occuparono Osimo sgombrata dai tedeschi al 16 luglio, Osimo visse giorni terribili, sospesa tra un ritorno offensivo dei Tedeschi che fu tentato varie volte e che i Polacchi a stento riuscirono a impedire e le predisposizioni tattiche per la  manovra su Ancona. Un ritorno offensivo reale, che significò che Osimo era in prima linea, che il fronte non era passato, che gran parte della sua popolazione dovette sfollare, che un eventuale successo tedesco avrebbe significato un quasi sicuro bombardamento aereo alleato, con altri lutti ed altre tragedie. Sono giorni difficili e terribili, che furono pagati, tra l’altro, con la strage degli amministratori riuniti in Municipio del 13 luglio e con ulteriori lutti e devastazioni. La occupazione polacca del 6 luglio di Osimo non significò, quindi, che il fronte fosse passato.
Nel descrivere, pertanto, il passaggio del fronte nell’anconetano messo in relazione alle azioni svolte da Alleati e Tedeschi per la conquista di Ancona, Osimo è centrale in questi avvenimenti; noi li seguiremo attraverso un Diario[1], scritto in quei giorni da Francesca Bonci[2], di Osimo, che con la sua vivacità di giovane, ci ha tramandato situazioni, emozioni, impressioni e valutazioni a caldo di quei giorni tragici, difficili, ma anche in parte esaltanti, momenti di vigilia della riconquista libertà di vivere. Righe che fanno giustizia, anche se involontaria, di tanti stereotipi oggi esistenti: basti pensare ad Osimo e alla azione delle spie e dei collaboratori dei Tedeschi dopo il 6 luglio, che tanto preoccupò il Comando polacco e che intaccò non poco i rapporti con la popolazione; cosa che sta a denunciare la difficile situazione politico-ideologica che anticipava il dopoguerra, profondamente variegata. Spie e collaboratori conosciuti da tutti e che nel diario vengono definiti con un aggettivo molto pesante “il famigerato….” Con l’indicazione del nome noto a tutta Osimo.[3] E che Francesca Bonci, per carità di patria e per l’altissimo senso di pace e di tolleranza che l’animava, pregò di non citare nel testo del diario reso pubblico. Alimentare divisioni non è il compito né del Testimone ne dello Storico, che si devono limitare a riportare la realtà acquisita come testimonianza e dai documenti, che a volte è più rivoluzionaria di ogni commento.
 Pagine, quindi, di attualità e di riferimento di giorni difficili che danno lo spunto di farci riflettere e di farci meditare su quello che si è passato e che potrebbe ritornare, se si fanno gli stessi errori di allora; lo utilizzeranno come un filo rosso per descrive il passaggio del fronte del 1944.



      [1] Il diario è stato pubblicato, con il consenso di Francesca Bonci nel 2004 sulla Rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, nel numero speciale dedicato al passaggio del fronte nelle Marche nel 60° anniversario 1944-2004. Cfr. Bonci F., Diario 1944. Il passaggio del Fronte ad Osimo, in, “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, Anno XIV, n.1, 2004.
[2] Francesca Bonci, nata a Sesto San Giovani il 22 giugno 1912, morta ad Osimo il 12 marzo 1995. Si impegnò a fondo nel sociale ad Osimo. Si ricorda, tra l’altro la sua intensa e proficua attività di volontaria e di donatrice in seno all’AVIS, Associazione Volontari Donatori del Sangue.
[3] Il pensiero qui va alle vittime, a coloro che furono uccisi, deportati, torturati e seviziati in conseguenza di questa attività spionistica, che significò anche un crescente odio per i Tedeschi e loro collaboratori, che si macchiarono di efferati delitti che nulla avevano a che fare con la guerra vera e propria.
Ma che significò anche una affermazione ed un rafforzamento della Resistenza intesa a tutto tondo. Riprenderemo più avanti questi argomenti parlando del comportamento delle truppe tedesche, in quello che abbiamo definito “il tempo del lardo rosso”, in cui la popolazione era in balia di se stessa, abbandonata e in potere di truppe che consideravano l’Italia un territorio di occupazione, delegittimando ancor più la Repubblica Sociale Italiana ed i loro esponenti.

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