I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 10 aprile 2023

Il Corpo Italiano di LIberazione dopo Filottrano Considerazioni Luglio 1944

 

Hoppe, comandante delle forze tedesche alla difesa di Ancona, traccia, alla sera dell’8 luglio 1944, un quadro generale delle operazioni iniziate il 1 luglio. La sua 278a Divisione aveva superato la prova a cui era stata sottoposta riuscendo a sostenere l’urto del II Corpo Polacco al comando del generale Anders, costituito da truppe fresche e riposate. Il Corpo d’Armata Polacco aveva attaccato con l’appoggio di notevoli forze aeree con la 3a e la 5a divisione ed almeno una brigata corazzata forte di oltre 200 carri armati. Hoppe sottolinea che erano stati distrutti 49 carri armati e 5 autoblindo oltre a vari veicoli; 31 carri armati erano stati distrutti da elementi Tedeschi in combattimenti ravvicinati con Panzerfaust e Ofenrohr.

 

Allineandosi con i nemici che combatteva, sia Britannici, meno i Polacchi, anche il tedesco Hoppe non dedica alcuna considerazione agli Italiani del Corpo Italiano di Liberazione. Per lui il II Corpo Polacco è composto solo da Polacchi, come se i 25.000 Italiani che operavano sulla sinistra del Corpo agli ordini di Anders, Comandante del Corpo d’Armata, non esistessero. Eppure nelle giornate del 7-8 luglio gli Italiani, senza forze corazzate, avevano distrutto il suo II battaglione del 994° Reggimento a Filottrano e costretto a far retrocedere l’ala destra dello schieramento tedesco dietro il Musone. Non mette nel bilancio che i Polacchi, con il loro attacco, avevano conquistato Loreto, Castelfidardo, Osimo, mentre gli Italiani, senza carri armati, essenziali in questi scontri, avevano conquistato Filottrano. Non è lo spirito nazionalistico che spinge a sottolineare questo aspetto, ma sostanzialmente solo note di carattere oggettivo. Una corretta ed imparziale valutazione dei fatti succedutosi sul terreno non può non prenderla in considerazione. Nel 1944 gli Italiani erano “traditori” per i Tedeschi, dei “vinti” per i Britannici, dei “compagni di ventura” o “di sventura” per i Polacchi, anche loro abbandonati dai Franco-Britannici nel 1939 e non certo ben trattati dal grande alleato Sovietico, dissanguati a Monte Cassino, ove pagarono tantissimi errori del Comando Alleato. Da qui atteggiamento di sufficienza con punte di disprezzo per gli Italiani dai primi, i Tedeschi, e dai secondi, i Britannici, comprensione dai terzi, I Polacchi. Senza anticipare conclusioni, è bene iniziare a sottolineare questi aspetti.  





 (Massimo Coltrinari)

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