I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

domenica 30 aprile 2023

Gli altri italiani impiegati dai Polacchi. La Brigata "Maiella" Luglio 1944

 

Gli altri Italiani impiegati dai Polacchi: La brigata “Maiella”. 

 

La situazione sul terreno merita una ulteriore annotazione, che introduce indirettamente il tema delle partecipazione delle formazioni partigiane alle operazioni.

I Britannici, ed in particolare i Polacchi avevano accettato nelle loro fila una “Brigata” partigiana, la “Brigata Maiella”, che aveva la caratteristica di essere apolitica ed avulsa da qualsiasi collegamento con i partiti politici. Fino a Filottrano questa unità italiana, non dipendente dallo Stato Maggiore Esercito, ma autonoma ed aveva avuto più credito e considerazione del Corpo Italiano di Liberazione

Sul fianco sinistro del Corpo Italiano di Liberazione, ove operava, al comando[1] dell’avv. Ettore Troilo, la Brigata “Patrioti della Maiella”[2] la situazione era alquanto fluida.[3] Questa formazione aveva di fronte forze tedesche stimate in 3-4 battaglioni con altrettante batterie e la sua consistenza organica si aggirava sui 900/1000 uomini con diverso armamento.

Era questo il pericolo che il Comando Polacco paventava quanto cercava di mettere in sicurezza il fianco sinistro. Occorre non lasciarsi fuorviare dai numeri: l’entità delle forze tedesche qui considerate ammontava ad 1/5 di tutte quelle che difendevano Ancona.

Per fronteggiare la situazione “il Lewiki in breve tempo assume il comando di tutti i gruppi partigiani della zona. Contemporaneamente la “Maiella”,procede al disarmo ed allo scioglimento di alcuni di tali gruppi che avevano scopi ben diversi da quelli di combattere i Tedeschi. Cosicchè il ten. col. Lewiki dispone in quel tempo, oltre alla Brigata “Maiella” di alcune formazioni partigiane dalla complessiva forza di circa 1500 uomini, dotati di fucili mitragliatori e pistole automatiche. Parte dei partigiani viene incorporata nella “Maiella”, il resto viene utilizzato per servizi di presidio, o comunicazioni secondarie…”

 

A rinforzare tali forze, dal 3 al 7 luglio 1944 prese posizione nel settore affidato alla “Maiella” un reparto inglese, molto caratteristico, che poi opererà con i Gruppi di Combattimento, composto da 50 uomini trasportato da 12 jeep armate di mitragliatrici pesanti, al comando del maggiore Popski. Accogliendo la richiesta del ten. col. Lewiki appoggio per ben due volte le operazioni della Maiella. Il 7 luglio una jeep riuscì a portarsi a 700 metri da un posto avanzato tedesco a sud di Cingoli. Al fuoco della mitragliatrice il nemico fu costretto a ritirarsi, abbandonando una posizione importante ai fini della raccolta delle informazioni. L’intenso fuoco dell’artiglieria tedesca impediva qualsiasi azione offensiva. Ma ben presto questo ritmo di fuoco non potè essere mantenuto dai Tedeschi e la situazione ritornò calma. Pertanto il 10 luglio riprese l’attività di pattuglia e la Brigata procedette alla occupazione di Cingoli.

Scrive Domenico Di Napoli:

 

I Tedeschi, che da giorni subivano gravi perdite in seguito alle costanti infiltrazioni partigiane preferirono abbandonare il paese ( di Cingoli, n.d.a) ritirandosi su Apiro. Il Comandante Lewiki si recò immediatamente sul posto con alcuni uomini, cercando di organizzare le forze locali, in attesa dell’arrivo di due plotoni. L’azione non ebbe successo perché il nemico, conosciuta la esiguità delle forze italiane, riprese il comune dopo aver impedito ad un reparto della Maiella di raggiungere Cingoli”[4]

 

La incapacità da parte delle forze della Brigata Maiella di tenere le posizioni di Cingoli non poteva non essere presa in considerazione sia dal Comando del II Corpo Polacco sia dal Comando del Corpo Italiano di Liberazione.

In vista della azione per la conquista del Polo di Ancona, occorreva che il fianco sinistro dello schieramento fosse totalmente messo in sicurezza. Allo scopo di potenziare, quindi, il fianco sinistro dello schieramento del Corpo Italiano di Liberazione, il comando del II Corpo Polacco dispose che il 12° Reggimento Ulani, a partire dal 9 luglio, passasse alle dipendenze del comando del Corpo Italiano di Liberazione operando ad ovest della I brigata. Questa cessione di unità sta a dimostrare la nuova considerazione che il Corpo Italiano di Liberazione aveva ora assunto presso il Comando Polacco.

 

 

 



[1] Ettore Troilo era stato volontario, a soli 18 anni, nella prima guerra mondiale, al termine della quale si trasferì a Milano, dove venne a contato con ambienti socialisti, in particolar modo con quello di Filippo Turati ed Anna Balabanoff; partecipò alle attività della rivista “La critica Sociale”. Tornato in Abruzzo, sua terra natale, svolse una intensa attività a favore del Partito Socialista. Successivamente si trasferì a Roma dove svolse la professione forense; di pari tempo divenne segretario dell’On. Giacomo Matteotti. Nel settembre 1943, quando i Tedeschi occuparono Roma, si trasferì in Abruzzo, tra i suoi compaesani

[2] La Brigata “Patrioti della Maiella” nasce dalla iniziativa dell’Avv. Troilo ed una quindicina di suoi concittadini che, per impedire la distruzione del loro paese, Torricella Peligna, decisa da parte del Comando Tedesco cercarono di raggiungere i Comandi Alleati. Espressa la volontà di combattere a fianco degli Alleati, dopo una serie di avventure e superata la diffidenza dei comandanti locali, grazie ai buoni ufficio del magg. Wingram, amante dell’Italia, profondo conoscitore della nostra storia e dei suoi abitanti, avendo ricevuto dal Comando del V Corpo inglese l’incaricato di organizzare gruppi di volontari italiani, Ettore Troilo ottenne l’autorizzazione a formare una unità di combattenti italiani a cui diede il nome di “Patrioti della Maiella”. Tale unità aveva queste caratteristiche: assoluta apoliticità, volontà di combattere ed assoluta fedeltà all’Italia. Gli Inglesi si riservavano la zona d’operazioni per la brigata, a cui avrebbero assicurato il vettovagliamento e le armi, nonché il diritto di modificare gli organici o addirittura sciogliere la formazione. Fino alla sua morte, avvenuta nell’occupazione di Pizzo Ferrato, l’unità fu al comando del magg. Wingram, poi, una volta passata alle dipendenze del II Corpo Polacco nel settore adriatico, al ten. col. Lewicki. Nel momento in cui operava nelle Marche dagli iniziali 200-300 uomini la Brigata raggiunse la forza di 900/100 uomini. La Brigata “Patrioti della Maiella” non dipendeva in nessun modo da autorità italiane e quindi non faceva parte del Corpo Italiano di Liberazione.

Cfr. Diario Storico del IX Corpo d’Armata. Allegato 3. Rapporto del Gen. Properzj a Comando del IX Corpo d’Armata. 18 febbraio 1944., Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Cartella 2917. Vds. Inoltre.

[3] Domenico di Napoli scrive  “Il seguito al ritiro delle truppe tedesche lungo il fiume Chienti, il Comandante del II Corpo Polacco ordinò l’inseguimento del nemico. Tuttavia, dovendo coinvolgere l’attività operativa verso Ancona, fu costretto a rallentare le operazioni per consentire al Corpo Italiano di Liberazione di serrare sotto, coprendo in tal modo il lato ovest dello schieramento. Data la esiguità delle forze germaniche il Comandante della Brigata Maiella decise di non attendere l’arrivo della Nembo e di proseguire verso il nord. Il due luglio la Brigata occupava Tolentino e San Severino. Il giorno successivo all’impatto con la consistente linea di difesa nemica la costringeva ad assumere un nuovo dispositivo: una aliquota della brigata espugnava Serralta per impedire la via verso Cingoli, mentre altri reparti occupavano Liforni bloccano la strada  verso Frontale. La Maiella prese contatto con il 12° Lancieri polacco lungo la strada di San Severino-Castel Raimondo, e con il Corpo Italiano di Liberazione lungo la San Severino-Tolentino. Mantenere il controllo del settore sorvegliato significava subire il fuoco dell’artiglieria e dei mortai tedeschi, potendo rispondere soltanto con armi di piccolo calibro. Perciò tutte le operazioni della Brigata dovettero essere condotte nelle ore notturne o mediante rapide azioni di sorpresa.

[4] De Napoli D., I “Patrioti” della Maiella, in Dalle Mainarde al Metauro. Il Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) 1944. in Atti del Convegno di Studi, Corinaldo 22.23.24 Giugno 1994, Sala Grande del Comune, Roma, Centro Studi e Ricerche sulla Guerra di Liberazione, Scena Illustrata Editrice, 1996, pag. 261

 

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