I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

giovedì 31 marzo 2022

51a Sezione di Sanità. Alle Sorgenti del Volturno

 Alle sorgenti del Volturno

 

“…i cespugli di sangue roridi,

dovunque era un povero brano

o madri italiche de i cuor vostri.”

(Carducci – A G. Garibaldi)

 

7 febbraio 1944. La piana di Venafro è silenziosa sotto una coltre di neve. Il 51° Nucleo di Sanità attendeva in sosta al bivio di Pozzilli, con le macchine semi affondate nella mota, mentre gli uomini rabbrividivano nelle divise in gran parte di tela. Durante il giorno rasserenò improvvisamente e sopravvenne una notte limpida e gelidissima che intirizzì ancor più i soldati malamente riparati dalle tende posticcie. Divieto assoluto di accendere fuochi nella notte. Pronti a muovere al primo cenno.

E l’ordine di muovere venne da Montaquila dove si era stabilito il Comando Tattico Divisionale. Mentre l’Ospedale da Campo 244 si impiantava col 34° Nucleo Chirurgico allo stesso bivio di Pozzilli, a poca distanza dal “Bataillon Médical” della IIa Divisione Marocchina, il 51° Nucleo di Sanità si allogava in una chiesa di Colli al Volturno dopo di aver distaccati i propri plotoni portaferiti a Castelnuovo ed a Rocchetta, i due villaggi semidistrutti, aggrappati alle pendici dei monti omonimi presso le sorgenti del Volturno.

Questo era il settore assegnato ai due battaglioni del 1° Raggruppamento Motorizzato che, soli in quel momento, erano pronti ad entrare in linea. Essi, con i gruppi di artiglieria del1’11° Reggimento furono i pionieri della nuova ripresa de1le truppe 1taliane in quelle albe gelide del febbraio 1944.

 

* * *

 L’assegnazione di un settore era l’obbiettivo a cui il Comandante del 1° Raggruppamento Motorizzato aveva mirato con fermezza, con tenacia e con vera passione che avevano rimosso ogni ostacolo e convinto gli alleati. E quando il generale Guillaume, Comandante la Divisione Francese, davanti ad un gruppo di Ufficiali del nostro Comando Tattico, raccolti nella casa del Marchese Battiloro a Scapoli, si richiamava con parole commoventi ed appassionate ai migliori tempi dell’amicizia e della collaborazione italo francese, parve a tutti di dimenticare in un momento le reciproche diffidenze, le conseguenze lagrimevoli di una malaugurata politica.

Sembrò riaprirsi là, fra le rupi e le nevi, fra lo schianto dei mortai e le scariche di mitraglia, contro ogni speranza l’alba rosata di una nuova era di comprensione e di intesa tra due popoli. Il genera le francese sapeva che affidare un settore scabroso del fronte ai figli dei veterani di Bligny e dello Chemin des Dames era sicurezza.

 

* * *

 

Vennero in linea man mano altri battaglioni. Il picco lo cuneo di fronte fra il Corpo Francese e quello Polacco andava da Colle Rotondo a Castel San Vincenzo, tagliando la sommità del Monte Castelnuovo, toccando Colle Jardini e girando dietro al Monte della Rocchetta. Scenario di orridi, strade impervie e sentieri franosi. Vestiti spesso di tela, in tende che raccoglievano neve, acqua, vento, i nostri fanti, bersaglieri, paracadutisti, alpini vissero la febbre della caccia al nemico, la vigile ed estenuante attesa degli appostamenti, l’insidia velata di ombre delle azioni di pattuglia e l’ebrezza del colpo di mano, fino a che tutto il lavorio preparatorio non sfociò nella conquista di Monte Marrone (31 marzo 1944) e si stabilizzò con l’annullamento del contrattacco tedesco nella tempestosa notte del 17 aprile.

 

 

 

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