“14 luglio 1944. Anche questa notte non abbiamo trovato pace. Come al
solito siamo da ieri sera dalle ore 19 circa in cantina sino a tutt’ora 7.30.
Naturalmente ieri sera abbiamo mangiato
quaggiù, patate sapientemente e coraggiosamente cotte da Maria L. in cucina.
Ore 18. Altra giornata più brutta come oggi non la potevamo trascorrere
sino a questo momento. Poi…..
Verso le 8 di questa mattina, io, come faccio da diversi gironi sono
stata a casa nostra per lavarmi (dato che ho a mia disposizione un bel bidone
di acqua e trattenermi un po’. Per prima cosa ho visto Peter che scopava le
scale facendo una tale polvere.. orgoglioso di fare “tutto bono tutto bono…”
Mi reco in camera mia ( altro caos di disordine perché buona parte del
mobilio della sala e dello studio si è dovuta mettere in questa camera e
polvere in quantità) per assestarmi, quando contemporaneamente sento una voce
ben nota, quella di Monsignor Carlo Grillantini, che dalla strada corre
gridando, con un manifesto in mano “Si deve sfollare!!!”
Io mi sono sentita gelare….morire….pensando che si doveva sfollare
voleva dire che i tedeschi ci hanno nuovamente circondati al Borgo San Giacomo
o prepareranno una forte offensiva!
Fuggo in casa come mi trovo, vengo qua dalla Sig. Gisella e già loro
sapevano di quanto accadeva. Immediatamente si decide con il dott. Cardinali di
sfollare, non tutti, ma una parte di noi. Però non abbiamo il mezzo….Dopo circa
un’ora, il trasporto avviene. E ‘ caminocino di Confalonieri Federico, ma io
non so, causa la grande confusione, se è stato chiamato, o se è venuto lui
espressamente data l’amicizia che abbiamo con questo Signore. La famiglia
cardinali compresa la Signora che è uscita dall’ospedale, è andata a Recanati
da amici la famiglia
Adinolfi è partita a piedi per Montefano, al ritorno del
camioncino da Recanati partiranno lo zio, Lina, Gianna, zia Fiorenzina e zia
Stamira. Quest’ultima, però, decide di non partire più. Intanto noi ricorriamo
a casa per preparare un po’ di biancheria
viveri. . L’itinerario è di andare dal contadino Angeletti che sta verso
Recanati.
A casa troviamo i soldati in grande da fare. Infatti sono tutti ai
telefoni ed alle radio. Il maggiore da ordini. I mi faccio coraggio e chiamo
Ludwig (sono tuti cordiali e rispettosi, ma diventano riservatissimi quando si
parla di azioni belliche) e gli chiedo se veramente c’è pericolo perché abbiamo
avuto l’invito di sfollare!
Ludwig mi risponde “Se voi avere possibile casa lontano Osimo,
andare, meglio andare!
In ogni modo io con la zia e Benilde non lasciamo Osimo, continuiamo a
stare con la
sig.ra Gisella. Sarà quello che io vuole! Che pena!....
Uomini, donne vecchi e bambini tutti in piedi, con fagotti, cappotti e fa un
caldo soffocante! La fila è lunghissima ed è scortata dai carabinieri! Nessuno
è calmo, ma in tutti traspare lo spavento… Noi assistiamo a questa scena da ben
otto ore ed è uno strazio… Riflettiamo pensando a quando leggevamo e vedevamo
al cinematografo quelle scene lugubri di fuggiaschi con pochissimi effetti
personali e viveri per pochi giorni; ed ora che ci troviamo di fronte alla
cruda realtà, lo strazio è immenso e ci fa male al cuore. …e se
dovessimo per forza fuggire tutti, cosa sarà di noi? Dovremo lasciare tutto e
la nostra casa, e dove andremo, saremo sicuri!?
Dono le ore 19 ed il camioncino non arriva. Come snervante l’attesa! In questo momento viene
tutta la famiglia dell’avv. Aldo Blasi chiedendoci l’ospitalità. Loro non vanno
via, ma temono che il loro rifugio non sia molto sicuro in previsione di altre
brutte ore. Pregano la
sig.ra Gisella di accoglierli. E’ superfluo dire come la sig.ra Gisela acconsenta,
anzi ci faranno compagnia, perché se lo zio, con Lina e Gianna andranno via,
noi rimarremo in pochi”[1]
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