I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

sabato 10 settembre 2022

51a Sezione di Sanità. Ai Piedi del Matese

 

“Discende da Maltese la Molisana

la Molisana . . . “

 

La canzone del Matese tutti l’avevano nell'orecchio già da molti mesi e ripresero a fischiettarla con nostalgico sentimento quando si accorsero che anche a Piedimonte d'Alife non si stava tanto male. E senza attendere che discendesse dai monti “la bella Molisana” nè tampoco preoccuparsi se “Don Giacinto” lo sapesse o meno, tutti i soldati del C.I.L. trovarono da sollazzarsi parecchio in quei cento giorni di sosta nella pianura Alifana. Di “Rose” belle o brutte ne venne fuori un passeraio, con grande gioia dei Cappellani (!) che si arrabattavano ad arginare la valanga sentimentale ed a sventare matrimoni che volevano nascere quà e là come i funghi dopo una notte di pioggia.

Furono i giorni della trasformazione, del riposo dell'addestramento alle nuove armi.

Lo Stato Maggiore Italiano, d'accordo coi comandi Alleati, aveva deciso lo scioglimento del C.I.L. e la sua trasformazione in due gruppi di combattimento, nel quadro della costituzione di sei di tali Grandi Unità.

Un ordine del giorno del Generale Comandante in data 24 settembre diceva: “sotto la data di oggi il C.I.L. si scioglie per necessità superiori... Sciogliendosi il C.I.L. darà vita a due nuove Grandi Unità: la “Legnano” e la “Folgore”. Il nostro augurio ed il nostro impegno deve essere quello che esse risultino le più compatte, le più ardenti, le più salde al servizio della Patria, come discende naturalmente dal loro diritto di primogenitura.”

Non è dato a noi di giudicare, anche alla luce degli avvenimenti ulteriori, se fu bene o male sciogliere il C.I.L.; è parso a più d'uno che il tenere in linea sulle basi del C.I.L. una vera Armata, avrebbe avuto delle possibilità di più vaste realizzazioni. Una cosa è certa: che a tutti quelli che alla formazione del Corpo Italiano avevano portato la pietra del loro sacrificio, e specie ai pionieri del I° Raggruppamento Motorizzato, il suo scioglimento recava una tristezza senza pari ed un dolore simile a quello della perdita di persona cara.

 

* * *

 

Sin dal primo giorno del nostro arrivo a Piedimonte sembrò che tutte le cateratte del cielo si fossero spalancate. La pioggia insistente obbligò in breve giro di tempo quasi tutti i Reparti attendati a cercare un accantonamento in paese o nelle borgate viciniori. Il Matese imbronciato si manteneva nascosto in una cortina di nuvoloni neri. Il Torano, dalla caratteristica sorgente che erompe rumorosa dalla roccia viva ai piedi di un pauroso strapiombo, allagava le campagne e travolgeva ad uno ad uno gli instabili ponticelli di fortuna gettati sulle rovine di quelli distrutti dai tedeschi in fuga.

Il colore dell'ambiente e della stagione rjnfocolava la nostra tristezza. L'unica medicina contro questo patema progressivo consisteva nel dedicarsi attivamente al lavoro di riordinamento e di equipaggiamento secondo i nuovi schemi, e nel prepararsi ad entrare con un adeguato livello addestrativo nell'ingranaggio dell'organica e della logistica delle Grandi Unità Alleate.

 

 


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