La notte degli Eroi
Alla giornata di sangue la notte segue con un epilogo di colore tragico; i feriti si raccolgono e si riversano a decine, centinaia sulla Sezione di Sanità, il cui lavoro non ha soste: il fiume è ovunque costellato di mine e nel trasporto dei feriti la strage continua; gli uomini si sottopongono a miracolosi sforzi di braccia e di gambe; gli autieri delle ambulanze fanno compiere alle loro traballanti carcasse prodigi di equilibrio e di resistenza; sul fiume insidioso c’è sosta obbligata ma si vede persino un autiere che nell’attesa del carico, anziché rifugiarsi in una buca ad aspettare, corre anch’egli al di là dello stretto guado a dare una mano a portare le barelle.
Ed a notte inoltrata c’è ancora una voce che chiama dal terreno minato dove s’aggirano elementi nemici sbandati ma duri a cedere; è un soldato gravemente ferito, l’ardito Fonzodituri Oronzo, che da qualche tempo insieme al compagno Carlucci Salvatore, della 51^ Sezione di Sanità è passato al IX Reparto d’Assalto. Lo riconosce alla voce il suo vecchio Comandante di Plotone che accorre a ricercarlo nell’oscurità, lo solleva e se lo porta a braccia al di qua del fiume: l’altro, il Carlucci è già morto……. Sono due Arditi, sono ancora due soldati di Sanità che hanno ambito di fregiarsi delle fiamme azzurre e di imbracciare il mitra, che si ritrovano ora sul campo dell’onore con il loro Comandante e con i vecchi compagni; l’uno giace falciato dalle raffiche avversarie, l’altro soccomberà poco dopo all’Ospedale da Campo, in seguito alle gravi ferite; prima che si conchiuda l’azione iniziatasi al Musone, il Comandante del I° Plotone Portaferiti li raggiungerà nei cieli degli eroi e ripeterà loro forse quanto aveva detto al momento in cui lasciavano il Reparto: “perché andate via? anche qui si fa la guerra….anche qui si muore....
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“Così - continua il Generale Utili nel suo ordine del giorno - abbiamo visto il Musone; il 68° martellando ostinato, il IX spezzando fulmineo,”
“Pari nel merito, i morti degli uni e degli altri distesi sull’erba guadagnavano le stelle senza vederle più…..”
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Il fiume dalle rive erbose non cela più ormai mortai e mitragliatrici acquattati; soltanto le mine, la feroce ed inumana arma di difesa che il nemico fuggente lascia dietro di sé. I valorosi pionieri della 51° Compagnia Artieri si affrettano a bonificare il terreno, a disattivare gli ordigni micidiali ed a gettarli ormai innocui ai margini delle strade.
Il fiume rimane presto alle spalle delle colonne avanzanti; esso continua indifferente il suo corso verso la foce mentre il suo nome resta inciso, fra le tappe gloriose della Liberazione.
Le Brigate puntano verso l’Esino. I due Reparti della Sezione si sono portati fin sotto S. Maria Nova, in Contrada Monti il I° ed in Regione Collina il II° proprio in tempo per raccogliere i frutti dolorosi che, nel tardo pomeriggio del 19 luglio il violento cannoneggiamento tedesco miete generosamente fra i baldi ragazzi del Reggimento San Marco.
La loro prima entrata in linea (per quelli del Battaglione Baffile è un ritorno, avendo già combattuto duramente sul fronte di Cassino) si inizia con gravi perdite. Ambulanze a pieno carico si riversano sulla Sezione che si è portata a nord di Filottrano, in direzione di S. Maria Nova, e da questa sull’866 Ospedale da Campo e sul 34° Nucleo Chirurgico, attendati presso Villa Santini, a sud del Fiumicello, sottoponendo i due Reparti ad una mole di lavoro duro, senza respiro.
Il giorno successivo, guadato l’Esino, le truppe entrano in Jesi, ancora attonita per la improvvisa fuga dell’oppressore. Due ambulanze al seguito dei Battaglioni si avventurano nel guado, ma ahimè…...l’acqua è alta e rimangono semiaffondate. Tutti i mezzi sono buoni al traghetto, non esclusi i pesanti carri tirati dai buoi,
I Battaglioni entrano finalmente in città e passano oltre. Anche la Sezione di Sanità serra sotto a Case Nuove (20 luglio) ed è ancora in movimento il giorno successivo raggiungendo Jesi con entrambi i suoi due Reparti avanzanti.
Gli uomini sono affranti dalla fatica e dalla tensione di nervi. Non c’è riposo sufficiente: ci sono, ogni giorno più, nuovi compiti, nuove difficoltà. Le perdite ed il frazionamento del fronte impongono una immediata immissione di complementi che giungono da Chieti; gli Ufficiali Medici non bastano perché il loro lavoro non ha tregua.
Si vedrà un giovane sottotenente ferito poche settimane prima ad Orsogna, rimettersi al lavoro con un arto inferiore immobilizzato per aiutare i colleghi, e seguire zoppicando la Sezione in tutte le sue tappe fino al Metauro.
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