Se la conquista di Monte Marrone, dopo abile lavoro di pattugliamento e dopo meticolosa preparazione dello Stato Maggiore era avvenuta con scarse perdite il 30 aprile, gli alpini del “Piemonte” dovevano pur attendersi il contrattacco avversario.
Ed a piè fermo l’attesero la notte di Pasqua.
Furono sublimi gli atti di valore in quel fatto d’arme, sublimi la dedizione al dovere e lo slancio con cui alpini e bersaglieri difesero successivamente quelle posizioni che il nemico, fortificato su Monte Mare manteneva sotto tiro continuo e sotto il costante agguato di forti nuclei esploranti.
Il ricupero delle preziose vite di quei valorosi costituisce una delle pagine più belle scritte dalla 51° Sezione di Sanità. Ci furono in certi casi dei veri e propri atti di eroismo da parte di quei portaferiti, che pur non essendo usi alle fatiche della montagna e non avendo né qualità fisiche né la capacità tecnica degli alpini, non furono secondi a nessuno in ardimento, sprezzo del pericolo e noncuranza della fatica pur di assolvere appieno il loro mandato .
“Fare bene e fare presto”: ecco H comandamento dei portaferiti, che però poteva essere vana parola davanti ad un osso duro quale era quel dislivello di mille metri costituito dalla cima di Monte Marrone.
Non si poteva non essere presi da un impeto di commozione, quando, saputo che c’erano del feriti in arrivo, si moveva loro incontro, e si vedevano i portaferiti trafelati scendere velocemente da quota 1700 e 1770 per le mulattiere lungo il Rio Petrara, e risalire ansimanti sino all’abitato di Castelnuovo dove solamente potevano giungere le autoambulanze. La stanchezza era vinta dalla soddisfazione quando giungeva in porto il ferito, spesso un gagliardo alpino che pesava due volte i soldati che lo portavano.
Intima soddisfazione per gli uomini compresi dal proprio dovere; intima soddisfazione per il Comandante della Sezione di Sanita che in continuo collegamento telefonico con lo Stato Maggiore Divisionale poteva assicurare al termine di una azione di aver effettuato rapidamente il recupero ed il trasporto di tutti i feriti dalla linea agli ospedali.
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In uno degli scontri ira gli uomini del 4° Bersaglieri ed elementi della Divisione tedesca da montagna doveva rifulgere il valore di un soldato della S1a Sezione Sanità, che, tornato incolume dalla rischiosa impresa in cui si era lanciato. soccom, beva miseramente qualche giorno dopo per un tragico incidente.
La motivazione della Medaglia di Bronzo al V. M. "sul campo. alla memoria del soldato Cocito Mario, riassume tanti atti di oscuro eroismo che il soldato di sanità compie a fianco dei combattenti.
“Soldato portaferiti di una Sezione di Sanità, già distintosi in molteplici rischiose azioni, saputo che un componente di una nostra pattuglia era rimasto colpito sul terreno antistante le postazioni avversarie, non esitava, di propria iniziativa, ad uscire dalle linee, a rintracciare il ferito e, nonostante il violento fuoco dei mortai nemici, a portarlo con l’aiuto di altri a salvamento. Nobile esempio di abnegazione e generoso ardimento del Corpo Sanitario Militare.”
Monte Marrone - Monte Mare, 11 maggio 1944.
a della parete di Monte Marrone mantiene il contatto colle colonne avanzanti. Nel pomeriggio del 28 il reparto è ancora in movimento e si impianta sulla sella di Colle Altare. Difficoltà non comuni, sforzi ed iniziative brillanti danno modo agli ufficiali della Sezione, ognuno per il settore cui è preposto, di mantenere il collegamento colle truppe che hanno le ali ai piedi.
Si fanno delle catene di portaferiti che permettono di ricuperare e sgomberare con la maggior rapidità possibile i feriti della colonna che, superato il Balzo della Cicogna, occupata Picinisco, si spinge in Valle del Canneto e corre...
I fanti del 68° hanno superato le dure resistenze di Monte Mattone: i paracadutisti del 185° Reparto hanno occupato Pizzone, e le squadre dei nostri portaferiti seguono al passo ognuno dei reparti operanti.
Soltanto chi ha vissuto la loro vita può commisurare i miracoli di resistenza e di coraggio compiuti in quei giorni.
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Ritornano ora che è suonato il segnale dell’adunata. Scendono da cento direzioni laceri e stanchi ma pronti a nuove prove.
Tutta la notte sul 1° giugno al bivio di Scapoli è un brulichio di uomini, di muli, di macchine. Si ripiegano cantando le tende che hanno raccolto il cruento retaggio del combattimento ed hanno visto lo strazio di tante membra doloranti. Si ripiegano dopo l’onorata fatica le tende sforacchiate dalle scheggie nemiche.
Il cannone tedesco non si ode più. Si carica. Si parte...
Al mattino del 1° giugno una lunga teoria di automezzi si snoda lungo i tornanti della strada oramai familiare di Scapoli. attraversa l’abitato di Colli a Volturno diretta all’Adriatico. Gli abitanti salutano: c’è dell’amarezza in fondo alloro cuore. Se ne vanno anch’essi questi figli venuti a rianimare i focolari di quelli che forse non torneranno più.
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