Il
soldato di sanità
Il soldato di sanità,
catalogato fra le truppe dei servizi, quindi ritenuto meno esposto al rischio,
raramente riscuote quel riconoscimento che gli è dovuto per la parte che è
chiamato a svolgere durante il combattimento. Egli è invece lo spettatore
diretto ed immediato della visione più tragica della guerra, e, ad un
determinato momento, ne diviene attore egli stesso. Il portaferiti non viene
quasi mai fatto oggetto di selezione rispetto alle altre armi e corpi
dell'esercito. Impiegato nella maggior parte dei casi, in servizio
territoriale, nei lavori più umili ed estraneo a qualunque addestramento al coraggio
e alla presenza di spirito, all'atto del combattimento viene condotto sulla
linea del fuoco in diretto contatto col combattente. Quando la fortuna delle
armi fa avanzare il fronte, egli segue passo passo; deve talvolta uscire dal
suo ricovero mentre l'incessante tiro nemico ostacola i movimenti di tutti gli
altri servizi. Quando una voce chiama deve correre allo scoperto, inerme,
talora strisciando sul terreno con foga affannosa, perché sa che dove scorre i1
sangue del fratello il tempo è vita, e ogni indugio pur breve è morte.
Quando le sorti del combattimento sono
meno felici e gli elementi attaccanti ripiegano sulle posizioni di partenza;
quando pattuglie esploranti, uscite fuori dalle postazioni, entrano in contatto
col nemico; quando il ferito cade oltre le linee, ecco il soldato di sanità
combattente fra i combattenti, senza armi di offesa e di difesa andare al di
là, sotto la minaccia delle bocche da tiro avversarie, in mezzo ad insidie
d'ogni specie, non trascurabili quelle dei campi minati, il tappeto infernale
disteso fra le due linee avversarie.
Egli muove indifeso, solo, a salvare la
vita del compagno sotto l'impulso di una generosità senza riserve, di un
ardimento e di un eroismo spesso oscuri, che solo possono valutare coloro che
alla eroica abnegazione di un soldato di sanità debbono salva la vita.
Questo i nostri soldati hanno fatto a
Mignano. Questo hanno fatto di giorno, di notte, sotto la pioggia, col fango
fino alle ginocchia, in tutte le alterne vicende dei combattimenti; questo
hanno dovuto fare quando l'inizio sfortunato di una grande impresa aveva da una
parte falciato generosamente negli elementi di punta, dall'altra determinato
incertezza ed abbattimento.
* * *
Mentre la valle rimbombava di mille
fragori guerreschi, sotto le due uniche tende del Nucleo di Sanità che non
hanno riparo alcuno nè alla vista nè dal tiro del nemico (le postazioni
tedesche dominano tutto i1 breve orizzonte della valle) ferveva un lavoro
intenso e febbrile. I pochi ufficiali medici, coadiuvati da infermieri e
piantoni, non hanno mani sufficienti a medicare i feriti che giungono
ininterrottamente… Il Cappellano militare riconsegna a Dio le anime dei primi
caduti della guerra di liberazione, ne compone le salme nella rigidità del
sonno eterno... Scendono nella terra straziata della Patria i germi della sua
Resurrezione. Bianche croci si allungano in una dolorosa teoria e vegliare la
memoria dei nostri eroi.
Spesso il lavoro viene bruscamente
interrotto dal rombo di aerei nemici che sventagliano raffiche a bassa quota,
incuranti dei segni di neutralità. Pur nelle buche-rifugio continua la
medicazione dei feriti nostri e tedeschi.... Poi un tiro concentrato del nemico
sulle tende ricovero, impone la necessità di arretrare il Nucleo di Sanità al
bivio di Presenzano.
Le autombulanze fanno prodigi di equilibrio
e di resistenza a superare certe deviazioni stradali nei pressi di Mignano e
gli autieri che si sono ormai automaticamente selezionati alla scuola
dell'ardimento possono vantare una preminenza che più nessuno loro disconosce:
autiere d'ambulanza: il miglior autiere.
Essi sanno che i loro antiquati cassoni
fanno da bersaglio al nemico, ma non si fanno rincrescere a spingersi più
avanti possibile per accorciare il tragitto ai portaferiti affaticati dai
pesanti fardelli; sempre più avanti fino all’ultimo ponte rotto... fino all'ultima
interruzione non superabile... E si appostano colla loro macchina dietro un
muro rovinato dalle granate ed attendono i portaferiti che sgusciano fuori da
un sentiero e da un camminamento col carico che si rinnova.
Più di un soldato di sanità viene colpito
nell’adempimento della sua missione. La motivazione della concessione della
medaglia d'argento “sul campo”, alla memoria del soldato Pettinari Enrico è
testimonianza non dubbia dell’alto spirito di sacrificio con cui i componenti
il 51° Nucleo di Sanità si sono prodigati in quella tragica ora:
“Portaferiti di un Nucleo di Sanità, già
distintosi in precedenti azioni di guerra durante una violenta azione tedesca,
accortosi che un compagno ferito era rimasto oltre le linee, accorreva prontamente in suo aiuto. Ferito una prima volta
non desisteva dal suo nobile proponimento e, raccolto li compagno esanime,
tentava di iniziarne il trasporto nelle nostre linee. Colpito una seconda volta
a morte immolava la giovane vita nell'eroico e sublime atto di abnegazione.”
Zona
di Monte Lungo, 16 dicembre 1943.
Testimonianze
La
riconsacrazione al fuoco delle nostre truppe aprì larghi vuoti nelle file del
1° Raggruppamento Motorizzato, ma aprì anche la via a tutte le possibilità
della resurrezione e del riscatto. Non tardarono i riconoscimenti alleati. Il
Generale Clark così si espresse in un messaggio al Generale Dapino, comandante
delle truppe italiane: “Desidero congratularmi con ufficiali soldati per il
successo riportato nel loro attacco di ieri su Monte Luogo e su quota 343.
Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani di liberare il
loro paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può ben servire come esempio
ai popoli oppressi d' Europa.”
Ed il generale Fred. L. Walker, comandante
la 36a Divisione di fanteria americana: “Le mie sincere
congratulazioni per la splendida vittoria su M. Lungo e per l’eroico sforzo
contro S. Pietro. Prego comunicare i miei ringraziamenti e le mie congratulazioni
ai comandanti ed ai reparti interessati.”
L'entusiasmo del popolo italiano e
l'orgoglio dei nostri comandi per il fiero comportamento dei figli d'Italia che
primi erano passati all'azione, furono posti in efficace rilievo dalla stampa e
da lusinghieri messaggi, primo fra tutti quello del Capo di Stato Maggiore
Generale. I feriti ricoverati nell'Ospedale da campo 244 e 34° Nucleo
Chirurgico al bivio di Caianello, quelli sgomberati sull'Ospedale Militare di
Caserta in Maddaloni restano al centro di un unanime interessamento ed attirano
da ogni parte ammirazione e simpatia. Più di un ospedale di Napoli, e, primo
fra essi, l'Ospedate Principessa di Piemonte del Sovrano Militare Ordine di
Malta, si contende l’onore di avere dei feriti di Monte Lungo; la cittadinanza
napoletana apre una pubblica sottoscrizione per raccogliere doni e distribuire
premi.