I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

giovedì 24 settembre 2020

Fonti. Il Passaggio del fronte Luglio 1944


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lunedì 21 settembre 2020

Osimo Passaggio del fronte una strage annunziata



La provocata strage in municipio

13 luglio 1944 ore 18,30

Elmo Cappannari ritrae i palazzi colpiti in tre bozzetti

Massimo Coltrinari*

Questa seconda nota dedicata a Elmo Cappannari ed ai suoi bozzetti di Osimo ferita dalla guerra, si incentra sui giorni 12 e 13 luglio. Osimo era stata una prima volta liberata il 6 luglio, dopo la I Battaglia per Ancona (1- 6 luglio) condotta dal II Corpo Polacco che si risolse in una sostanziale fallimento. Attaccare con due divisioni su un fronte di un Corpo d’Armata fidando sulla superiorità in termini di forze corazzate ed artiglieria fu un atto di presunzione da parte di Anders. Occorreva una terza divisione che fu presto trovata nel C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione) che fu trasportato a ridosso della linea il 7 luglio e l’8 attaccò Filottrano, e, conquistala, aprì la via per un attacco sistematico ad Ancona. Nel frattempo Osimo era in una situazione veramente difficile

Nel diario di Francesca Bonci, sotto quella data si legge:

12 luglio 1944. Oggi la giornata è stata pessima. Appena svegliata mi sono recata a casa nostra per rimanere sino a mezzogiorno e ritornare nel pomeriggio, affinchè la presenza di uno di noi desse l’impressione che la nostra casa non fosse completamente disabitata dai proprietari: L’andirivieni dei militari è continuo e numeroso. Ma questo non sarebbe niente se non fossimo stati tartassati per quasi tutto il giorno dall’artiglieria tedesca che in certi momenti è addirittura feroce!. Infatti per ben due volte ci siamo dovuti rifugiare nella nostra piccola cantina insieme ai polacchi, però ho notato che anche con l’infuriare del fuoco nemico la sentinella rimane al suo posto”

La situazione in Osimo non era poi tanto sicura ed ogni giorno diventava sempre più difficile.

Nel diario di Francesca Bonci si legge, alla data del giorno successivo, il 13 luglio, giornata passata sotto i cannoneggiamenti di artiglieria  (che abbiamo descritto nella nota precedente):

Ore 20. circa. In questo momento veniamo a sapere due fatti uno più sensazionale dell’altro!. Nella notte passata i tedeschi  hanno tentato di rientrare in Osimo! Erano già arrivati sul ponte San Valentino alle porte della cosiddetta via della Gattara al Borgo San Giacomo!. E’ vero che li hanno respinti, ma si pensa quali conseguenze potevano avere se i Polacchi non li respingevano?!. Oggi avremo avuto il bombardamento aereo come sul Monte della Crescia con la differenza che lassù è terreno disabitato qui invece è un paese!!! Al solo pensiero viene i brividi.”[1] In Osimo molti speravano in un ritorno dei tedeschi, e alcuni avevano ragguagliato il Comando tedesco sulle difese polacche.

 

La seconda è questa: che l’artiglieria tedesca ha colpito nella furia delle ore 17 il Municipio, dove in quell’ora c’è stata una riunione di tutti gli amministratori Agricoli, per parlare e mettersi d’accordo in aiuto della popolazione che soffre la fame, discutendo per approntare i viveri ed altro e lì hanno trovato la morte istantanea il dott. Ravaglia amministratore della casa Briganti Bellini, il fornaio Mengarelli (uno dei gemelli) ed altra persona che non ricordo il nome. Feriti gravemente sono il sig. Giuseppe Petrini amministratore della casa Baldeschi Baleani, sig. Buglioni Edoardo, Conte Sinibaldi Giulio, sig. Giulio Badialetti, Marchese Zucconi ed altri. Dio mio. Non se ne può più. Quando finirà questa tragedia?

Mons. Carlo Grillantini, che era presente alla riunione, ma dalla sala comunale era uscito 10 minuti prima che la stessa fosse colpita dalle granate, non esista ad affermare che era opinione comune che i tiri dell’artiglieria tedesca sul Municipio fossero frutto di precisi intenti e quindi di spionaggio pro-tedeschi.[2] Massimo Morroni aggiunge: “ a quel tempo odi feroci contrapponevano gli Osimani per quella guerra che aveva ridotto la popolazione ad una condizione tanto disgraziata.”[3]  In effetti aprire il fuoco da parte tedesca con tiro mirato contro il Municipio aveva il solo scopo di effettuare una rappresaglia, non un intervento tattico a favore della propria fanteria.[4]  I giorni ad Osimo erano veramente difficili. Testimonianza di quelle vicende, che si auspicano non abbiano più a verificarsi, Elmo Cappannari subito dopo il fronte a disegnato questi tre bozzetti dandoci immagini di Osimo veramente significative, che si sono ormai perse nella nostra memoria.

 

Il Bozzetto 4 (24x30), matita, b/n ritrae un palazzo a sinistra con due palazzi sullo sfondo. Il primo palazzo risulta dal disegno colpito al terzo piano nella facciata da una granata con evidenti danni. E’ riportata la nota di Cappannari ad inchiostro nero Palazzo B. Bellini, che sta per Briganti Bellini. Sono anche apposte due frecce che indicano la finestra che dà sul balcone ad angolo. Una terza freccia è posta in alto che indica un punto, cerchiato con inchiostro nero, sul tetto, il cui significato rimane ignoto. A matita in fondo a destra vi è la dicitura Palazzo Bellini e quindi a destra la firma, Cappannari. Il Palazzo ritratto è posto ad angolo tra via Lionetta e Via Antica Rocca. Peraltro la indicazione della Farmacia è un segno inequivocabile che questo sia il Palazzo Briganti Bellini

 

Il Bozzetto 5, (24x30), matita, b/n riprende i palazzi di via Cinque Torri; molto probabilmente questo bozzetto è stato ripreso dalla terrazza di Casa Scarponi, Non riporta indicazioni, ma solo i punti dove i palazzi sono stati colpiti. A sinistra l’indicazione “Via Cinque Torri” e a destra sempre in basso la firma Cappannari. Non vi sono scritte ad inchiostro.

  

Il Bozzetto 6 (24x30), matita, b/n ritrae una casa completamente distrutta nel rione San Marco, mancante completamente del tetto e con i soli muri perimetrali in piedi, con ai lati case anch’esse distrutte. Vi è l’indicazione generica “Casa distrutta nel Rione San Marco” e la data “Luglio1944” riportata con inchiostro nero; la stessa dicitura è riportata in basso a matita, si presume, dallo stesso Cappannari, che pone la sua firma in basso a destra

 

In base agli schieramenti di artiglieria sia tedeschi che polacchi, nel Bozzetto 4 Palazzo Briganti Bellini è molo verosimile che sia stato colpito dall’artiglieria polacca, in quanto è impossibile colpire questa parte dalle posizioni tedesche. Anche nel Bozzetto 5 è molto probabile che le granate siano di provenienza polacca, essendo via Cinque Torri abbastanza defilata rispetto alle fonti di fuoco tedesche. Mentre nel Bozzetto 6 le ipotesi sono tutte valide: i danni possono essere stati arrecati sia da artigliere polacche, che tedesche o da entrambe essendo il rione San Marco il più esposto, rispetto all’iniziale confronto degli opposti schieramenti.

Ovviamente il pericolo di essere colpiti in Osimo dal tiro delle artiglierie era reale. Gli opposti osservatori avevano chiari gli obbiettivi in Osimo e, date le distanze, risultavano estremante facili da colpire, come dimostra quelli effettuati sul Municipio il 13 luglio 1944.

 

·       centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Questa nota è stata pubblicata su La Meridiana Osimo  nell'agosto 2020

[1] Bonci F., Diario 1944. Il passaggio del fronte ad Osimo, 13 luglio 1944, Roma, “Il Secondo Risorgimento d’Italia, n.3, 2004

[2] Grillantini C, Diario di guerra dal Novembre 1943 all’Agosto1945, Come furono viste le cose da un Osimano, Camerano 2001, ( a cura di) F. Toccaceli.

[3] Morroni M, Passa Il fronte nella valle del Musone, Osimo, s.c.ed., 2014 pag. 122

[4] Hoppe H., Die 278 Infanterie- Division in Italinem, 1944-1945, Bad Nauheim, Hans-Henning Podzum Verlag, 1953 (Vi è anche la traduzione in Italiano a cura di Cesare Jacomini)


domenica 13 settembre 2020

Osimo 13 luglio 1944. Un Vero Miracolo


Il Passaggio del Fronte  1944


 

Un vero miracolo”

Elmo Cappannari ritrae un episodio straordinario di Osimo in guerra

13 luglio 1944

 Di Massimo Coltrinari*

 Guglielmo (Elmo) Cappannari nell’ultima decade del luglio 1944, nei giorni immediatamente seguenti il passaggio del fronte, disegnò dei bozzetti di palazzi danneggiati di Osimo fissando su carta quei momenti terribili. Amico di Filippo Scarponi, si era diplomato l’anno prima nel 1943, e dati i tempi, si può presumere che fu costretto, come tutti gli italiani a cercare di sopravvivere in quei mesi difficili. Di questi bozzetti ne sono rimasti nove, conservati in famiglia Scarponi e Bonci,  che intendiamo pubblicare in quanto è da presumere che sono se non i primissimi, sono i primi passi di una carriera di un artista che ha dato lustro ad Osimo. Francesca Bonci, nipote di Filippo Scarponi, li ha conservati, anche a corredo iconografico del suo Diario tenuto dal 10 giugno al 18 luglio 1944. Qui ne presentiamo tre di questi bozzetti, che si  riferiscono ad un episodio che poteva diventare una tragedia. Così Francesca Bonci lo riporta nel suo Diario:

 

“13 luglio 1944. La nottata è passata bianca. Naturalmente molte ore le abbiamo trascorse in grotta, perché le bombe erano una dietro l’altra senza tregua! Oltre al rombo continuo dei cannoni polacchi che naturalmente rispondono e che sono sotto le mura, al sibilo delle granate tedesche che penetra nelle carni, in grotta c’è una tale umidità così fredda che io non resisto e non facendo altro che andare e venire da laggiù e quassù la cantina. Verso la mattina abbiamo potuto dormire pochino perché calmata la furia! Ma sempre nei nostri giacigli. Il povero zio sempre in poltrona! Sino a mezzogiorno è andata benino. Io sono stata anche a casa e da Ludwig ho avuto una tazza di tè che mi ha rimesso al mondo, ed un bel piatto di albicocche che ho portato anche qui dalla sig.ra Gisella. Abbiamo tutti bisogno di tanta calma per poter rimettere a posto i nervi, ma ancora non c'è un principio! I feriti ed i morti aumentano sempre, diverse case sono inabitabili, nel nostro vicolo ci si passa appena per un cumolo di calcinacci, vetri, automobili polacche e fili del telefono. Anche la nostra Cattedrale è stata colpita, così pure San Francesco, il convento di S. Niccolò senza contare tutti i danni che saranno avvenuti in campagna e che noi ancora non conosciamo. Signore buono, fa che termini questa tragedia. Non solo per noi di Osimo, ma per tutta la nostra Italia intera!

Pomeriggio. Terribile. Aerei alleati hanno bombardato il Monte detto della Crescia. Il boato delle bombe o spezzoni da un tale spostamento d’aria che pure in cantina passa tra noi come il vento. I Tedeschi, di rimando, non attendono troppo per contrattaccare e circa le ore 17,30 siamo sotto ad un fuoco d’artiglieria della stessa intensità e fragore, che a me da l’impressione di un bombardamento aereo!! Calmata la situazione dopo più di un’ora, s’immagini come io sia fuggita da casa nostra, per ritornare dalla sig.ra Gisella, con il timore che qui fosse accaduto qualcosa. Infatti o trovato tutti agitatissimi e mi raccontano: “E’ stata colpita la Cappellina e lì c’erano gli zii”.

Ubicamente è posta in un vicolo molto stretto e tutto si poteva pensare che quel posto potesse essere colpito. Appena incominciato il bombardamento tutti si sono rifugiati in cantina, ma lo zio stanco non ha voluto nuovamente recarsi laggiù (erano pochi minuti che era ritornato di sopra) e con la zia si rifugiarono nella Cappellina sicuri di non correre pericolo, tanto più che la notte precedente per alcune ore la sig.ra Gisella con la sig.ra Lucia ci avevano dormito. Si erano messi, lo zio seduto su una seggiola a fianco dell’altare, e la zia in piedi davanti allo zio.

In un dato momento una granata della medesima di uno spessore di circa cm 80, tutta la parte a fianco, il soffitto ed il pavimento! La stessa rimbalzando colpisce poi altra finestra e muro della casa del sig. Pascucci. Gli altri di sotto sentito tutto questo schianto e fragore, ed accortesi della mancanza degli zii, si sono ancora più spaventati e così che Lucidio ed il dott. Cardinali sono corsi di sopra, ma non li trovavano perché la casa era piena di polvere e solo chiamandoli hanno potuto rintracciarli. Immediatamente hanno preso lo zio e, facendo la sedia, cosi detta del papa, lo hanno portato giù sotto con lo zio dentro. Questo è davvero un miracolo! Non hanno subito alcuna scalfittura. Lo spavento tanto, ma se si pensa che potevano trovare la morte, ci viene a tutti i brividi di disperazione. Tutt’ora Lucidio[1] ed il dott. Cardinali[2] hanno tra i capelli pezzetti di vetro che hanno preso su le scale che danno sotto la finestra in parola”.[3]

 

I tre bozzetti pubblicati ritraggono questo episodio che Raffaella Bonci definisce “un miracolo”.

 

Il Bozzetto 1 (24x30), matita, b/n ritrae la scena dove si svolse l’episodio sopra descritto con a sinistra l’altare della Cappellina; sono indicati esattamente ii punti con una XX e una X dove erano seduti “Cesare” e “Stamira”; a seguire la data, 13 luglio 1944. Al centro la dicitura “squarcio di bomba”, che in realtà era una granata di artiglieria di medio calibro, altrimenti la casa sarebbe stata spazzata via.

 

Il Bozzetto 2, (24x30), matita, b/n riprende due palazzi dalla terrazza Scarponi, riportando due indicazioni n. 1 (1) Finestra e n, 2 (2) Gabinetto esterno  palazzo Petrini attiguo a quello Scarponi. Il alto la data, “Luglio 1944” ed in basso il punto da cui si disegnò la scena, la Terrazza Scarponi.

  

 Il Bozzetto 3 (24x30), matita, b/n composto da una abitazione a fianco del terrazzo Scarponi Si ritrae il palazzo ove agli ultimi piani vi erano (e sono descritte nel bozzetto) le abitazioni Graziosi e Canapa. Vi è l’indicazione “balcone Graziosi, e “balcone Canapa” A destra la scritta “terrazzo Scarponi”  Il Bozzetto ritrae i punti del Palazzo colpiti dalle granate.

 

Nel Bozzetto 1 compare, in basso a sinistra la firma (Cappannari) e l’anno (’44). Nel Bozzetto 2 compare sempre in basso a sinistra la firma (Cappannari) e la data (Luglio 1944) è scritta  all’interno in alto a destra del bozzetto. Nel Bozzetto 3, invece non vi è né firma né data, ma si presume che sia stato il terzo di tre e quindi ritenuto inutile firmare e datare per non essere ripetitivi. Cosa questa che fa presumere i tre bozzetti siano un tutt’uno.

 

*centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org


[1] Lucidio Pasquini, reduce dalla Campagna di Russia, ove fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Svolse le funzioni di “fattore” delle tenute Torlonia, i cui racconti di guerra nei nostri incontri a Roma ancora riverberano nei ricordi la sua grande simpatia ed umanità.

[2]  Nelle pagine precedenti del Diario è riportato il dato che nella cantina-rifugio vi era la famiglia del Dott. Ubaldo Cardinali e quella della sorella proff.ssa Adinolfi in quanto la loro abitazione al Borgo San Giacomo era completamente inabitabile.

[3] Da Coltrinari M., Il Corpo di Liberazione Italiano e Ancona. Il tempo delle oche versi e del lardo rosso”, Roma, Università La Sapienza, Edizioni Nuova Cultura, 2014. Il volume è reperibile presso la Edicola di Luca, sotto le logge in piazza. Edicola posta in un locale che peraltro ospita una pregevolissima opera di Elmo Cappannari, La Storia di Osimo, dipinta nel 1982.

sabato 5 settembre 2020

Passaggio del fronte nelle Marche 1944. Testimonianza Renato Lodi 2




Renato Lodi cosi ricorda:
Dopo Filottrano la Nembo, la nostra fanteria, fu ritirata per le perdite che aveva avuto, allo scopo di riordinarsi, dopo i combattimenti sostenuti. L’artiglieria no! L’artiglieria proseguì e mi capitò una grande avventura. Fui mandato con la mia pattuglia O.C. ( osservazione e collegamento) presso il ten. col. Boschetti col IX Reparto d’assalto, per il forzamento del fiume Musone. Il Musone è un rigagnolo da quattro soldi, si potrebbe chiamare una “lisciatina” come dicono in Toscana. Comunque sul versante successivo a tale fiume i tedeschi avevano organizzato quello che, dopo anni, appresi, alla Scuola di Guerra, essere un campo minato d’arresto, molto fitto. Con dentro postazioni di armi individuale di reparto, mitragliatrici ecc. Era un osso durissimo, ci si erano già scornati reparti di un reggimento fanteria ( mi pare il 68<à reggimento), quando fu mandato avanti il battaglione Boschetti. Io avevo solo due chilometri circa di filo telefonico francese che avevo trovato abbandonato dai tedeschi, utilissimo perché molto leggero, che si stendeva poi si abbandonava. Allora andai dal mio Comandante di gruppo e gli dissi che il filo telefonico poteva arrivare al massimo fino al Musone.
“Ma è semplice – mi disse il ten.col. Cangini –tu lasci là un telefonista, poi prendi questo grande fazzoletto bianco ( me lo fissò sulle spalle con quattro spille) e vai avanti, mai più lontano di 50 metri dall’assaltatore più avanzato di Boschetti”
Così dall’osservatorio poteva vedere ove arrivavamo e regolare il fuoco dell’artiglieria.
La cosa è presto detta, ma a farla io ho avuto la paura più terribile della mia vita. Ho passato due ore d’inferno perché tutti sparavano intorno a me e lanciavano bombe a mano. Io cercavo di andare più sotto possibile, ma non potevo stare in piedi, camminando un po’ con le ginocchia e cercavo di orientarmi con le spalle verso l’osservatorio. Ma che fatica per quel povero Sottotenente con tutti quegli scatenati, da una parte e dall’altra, che si ammazzavano anche a pugnalate! Ebbi solo paura che alla fine, quando l’azione fu terminata, mi accorsi che per tutto il combattimento io non avevo neppure estratto la pistola dalla fondina! Ma fu quella la prima e l’ultima volta che ricevetti gli elogi dal mio comandante di Gruppo.
Mi scrisse un biglietto “Bravo Lodi, adesso puoi andare a riposare con la pattuglia. Avevo già avuto due morti nella mia pattuglia, uno era il capp. Magg. Hribar, campione italiano di nuovo a rana…Certo avevamo un grande spirito di corpo e ce la mettevamo sempre tutta e, quando si è così, potete essere sicuri che la c’è disciplina, ordine e voglia di fare. La riprova? Non avremmo mai mancanze disciplinari durante tutto il periodo di combattimento del C.I.L.”

Il saldo spirito e il morale alto erano la diretta azione di comando del Col. Giaccone, uno dei protagonisti delle convulse giornate armistiziali a Roma nel settembre precedente, possono essere dedotte dal discorso che al momento della costituzione del Reggimento Giaccone fece ai suoi ufficiali

“Signori, ricordatevi che finché sarò il vostro colonnello non mi farò promotore di ricompense al valore nei vostri confronti di nessuno di voi, qualsiasi cosa facciate. Però vi chiedo di dare il massimo durante le operazioni al fine di guadagnare alla nostra Bandiera ( al nostro Stendardo) una ricompensa al valor  militare”

Riporta ancora il gen. Lodi:
 Fine del discorso. Noi fummo tutti convinti della validità di questo discorso. Anche io, ricordando che le motivazioni delle medaglie al Valor Militare di mio padre nella 1a guerra mondiale erano di due righe e quella della 2a guerra mondiale erano di pagine intere. Retorica!. Si era un po’ esagerato, siamo onesti”