“UN ESERCITO SCOMODO. IL 2° CORPO D’ARMATA
POLACCO IN ITALIA 1944-1946”
Università di Bologna: Corso di laurea in storia-
indirizzo contemporaneo. A.A. 1998-1999.Tesi di laurea in storia dell’Europa
contemporanea. Relatori Prof. Pietro Albonetti e Dott. Carla Tonini.
Terzo correlatore, per la lode, Prof. Francesco
Benvenuti.
Gianpieero PaNziera
Breve sintesi del lavoro
Introduzione.
Nell’introduzione si presentano
le motivazioni e le curiosità che hanno favorito una ricerca sull’esercito
polacco in Italia, prendendo spunto dalla vulgata storica e letteraria che ha
semplificato l’idea di “alleato” sotto la veste di Americano o Inglese.
Nella mia ricerca volevo
conoscere e approfondire le relazioni tra soldati polacchi e popolazione
italiana, soprattutto nei confronti dei partigiani socialisti e comunisti. I
polacchi venivano, infatti, dai gulag sovietici, e rappresentavano, secondo me,
un caso unico di “Resistenza Assoluta”, proprio perché si opponevano sia
ai nazifascisti sia ai comunisti.
Il mio punto di partenza è stata
la pubblicistica presente in Italia e all’estero, che si concentrava, però,
quasi unicamente sulle imprese militari dei polacchi, ed espressa, sovente, con
giudizi apologetici.
Solamente nei lavori di due
storici, uno di parte polacca il Prof. Casimiro Lewanski, ex soldato e poi
prof. universitario in Italia, l’altro Nazario Sauro Onofri, ex partigiano e
storico bolognese avevo raccolto qualche informazione e indizio più utili e
circostanziati.
Tuttavia, sapevo che si trattava
di un lavoro mai affrontato prima e per questo cercai e trovai materiale, in
gran parte fotocopiato e in mio possesso, presso i principali archivi storici
romani e polacchi (ACS-ASME- Archivio Storico Ufficio Stato Maggiore).
Avevo individuato la pista
giusta.
Presso l’Archivio Centrale di
Stato ho trovato la prova dei numerosi incidenti politici tra polacchi e
popolazione italiana.
Inoltre, con grande sorpresa,
presso l’Archivio Storico degli Affari Esteri ho scoperto che la presenza
dell’esercito polacco creò non poche difficoltà alla nostra diplomazia e
persino a De Gasperi, in qualità di Ministro degli Esteri e successivamente
Presidente del Consiglio, nei rapporti con Russia, Polonia nonché con i partiti
comunista e socialista italiani.
La storia di questo “scomodo
esercito” poteva cominciare.
Primo Capitolo
In questo capitolo si
ricostruiscono le tappe che portano alla Seconda Guerra Mondiale e
all’invasione tedesca e sovietica della Polonia, nel settembre 1939. L’analisi
si concentra soprattutto sull’occupazione sovietica della Polonia orientale e
le relative deportazioni in Siberia.
Il capitolo racconta della
nascita del Governo polacco in Esilio a Londra e della formazione dell’esercito
polacco in URSS e il suo periglioso cammino attraverso l’Iran, Iraq, la Palestina , fino allo
sbarco in Italia nel 1942-1943.
Non vengono tralasciati
riferimenti al massacro di Katyn e al ruolo dei principali personaggi polacchi
e russi dell’epoca: Sikorski, Anders, Stalin, Beria.
Si fa riferimento anche a Gustaw
Herling Grudzinski e al suo libro “Un mondo a parte”, testo fondamentale per
capire i gulag sovietici.
Secondo Capitolo
In questo capitolo si affronta la
campagna militare polacca in Italia, al seguito dell’VIII armata britannica,
lungo la fascia adriatica, attraverso lo sfondamento prima della linea Gustav e
poi di quella Gotica.
I polacchi del gen. Anders si
distinsero per la conquista di Montecassino, che apriva la strada per Roma e
poi per la liberazione di Ancona e di Bologna, ma furono innumerevoli le loro
imprese militari, dalle Marche alla Romagna.
Soprattutto per quanto riguarda
la liberazione di Bologna, il 21 aprile 1945, non mancarono nel tempo le
incomprensioni reciproche fra ex partigiani bolognesi e reduci polacchi. Basti
ricordare la “dimenticanza” del sindaco Imbeni, che non invitò i veterani
polacchi alle celebrazioni della liberazione del 1985.
Terzo Capitolo
Questo è il capitolo che
ricostruisce i rapporti tra polacchi e popolazione civile, attraverso materiale
d’archivio inedito (Rapporti di polizia, relazioni di questori, prefetti,
statistiche del Ministero della guerra e dell’Interno, articoli di stampa,
ecc).
Ne esce un quadro di contrasti
politici e ideologici frequenti e diffusi, dalla Puglia, alle Marche, fino alla
Romagna. Ovunque, i polacchi hanno lasciato traccia, tra il 1944 e il 1946, non
solo di eroismo ma anche di conflitti con i partigiani italiani, inneggianti a
Stalin e alla Russia.
Risse, pestaggi, attacchi alle
sezioni politiche, bombe nelle case del popolo, ma anche ritorsioni e vendette
italiane. I soldati polacchi, ad esempio, per il giornale comunista “Unità”
erano “fascisti”.
Questo è un capitolo
“inverosimile” in Polonia, che vede in quei soldati degli eroi, soprattutto da
quando negli anni ‘90 sono stati riscoperti dalla storiografia nazionale.
Quarto Capitolo
Personalmente considero questo il
capitolo più affascinante, che meriterebbe ulteriori ricerche, anche fuori
dell’Italia. I soldati polacchi non furono, infatti, solo un problema di ordine
pubblico nazionale ma anche e soprattutto una questione politico-diplomatica
per il governo italiano.
Al termine della guerra, Varsavia
entra nell’orbita degli Stati satelliti di Mosca, ma i soldati di Anders non si
riconoscono in questa “nuova” Polonia bensì nel Governo polacco in esilio a
Londra.
L’Italia, inizialmente, asseconda
i polacchi “liberatori” ma dal luglio del 1945 riconosce il Governo di Varsavia
e da quel momento in poi inizia una politica del doppio binario, che mira a
liberarsi della scomoda presenza polacca anticomunista in Italia.
Lo stesso De Gasperi è
insofferente, anche perché ha scelto di tutelarsi nei rapporti con Varsavia,
Mosca e gli alleati di governo comunisti e socialisti.
Come i precedenti, questo
capitolo si basa su documenti d’archivio inediti, in primo luogo telegrammi,
anche segreti, tra gli ambasciatori Reale a Varsavia e Quaroni a Mosca e il
Ministro degli Esteri De Gasperi.
In queste missive, come in quelle
delle diplomazie russe e polacche, non mancano le pressioni sull’Italia per
allontanare e liberarsi quanto prima di tutti i soldati polacchi, anche per non
pregiudicare rapporti economici e il rientro di soldati italiani, prigionieri
in Polonia e Russia.
Nell’ottobre del 1946 Anders e i
suoi abbandoneranno l’Italia senza alcuna cerimonia ufficiale da parte
italiana. Dei 110 mila polacchi presenti in Italia solo alcune migliaia
resteranno per studiare o perché sposati con italiane.
Conclusione
La conclusione di questo lavoro
si richiama agli obiettivi iniziali della ricerca, mettendo l’accento sul
sacrificio polacco operato in Italia e sui possibili ulteriori approfondimenti
delle loro vicende in Italia e all’estero, dopo il 1946.
Liberatori sì ma non liberati,
anzi costretti a migrare in Francia, Inghilterra, Canada, Stati Uniti, pur di
non rientrare nella Polonia filosovietica.
Dimenticati nel tempo, come la
verità su Katyn, queste donne e uomini, protagonisti della deportazione, della
guerra e dell’esilio, furono i primi veri interpreti di una “Resistenza Assoluta”
a ogni forma di ideologia totalitaria, che ha contraddistinto il Novecento.
In sintesi, degli eroi romantici
simili ai loro predecessori attivi in Italia nell’Ottocento: Dabrowski,
Grabinski, Mickiewicz.
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