Testimonianze
di militari e di civili, di uomini e donne di quella generazione che fu
protagonista e vittima della Guerra di Liberazione, con parti attivi e passive.
Abbiamo
aperto questo opera con la testimonianza di Francesca Bonci su Osimo,
perno della difesa tedesca, che nel 1944 era il capoluogo delle Marche in
quanto Ancona era stata prostrata dai bombardamenti.
Una
qualche parola su Ancona, che in questo volume è sempre sullo sfondo. Era al
centro dei pensieri di tutti i militari. Insieme a Livorno, rappresentava
l’obbiettivo ulteriore da conquistare dopo la vittoria di Cassino e la presa di
Roma. Queste due città, con i loro porti, dovevano diventare le basi per
l’assalto finale. Ma Ancona, come città, era nel luglio 1944 una città
fantasma. Soggetta da bombardamenti, spesso tremendi, era stata praticamente
neutralizzata e resa impotente. La sua popolazione sfollò in gran parte e la
città rimase abbandonata a se stessa. Nelle sue funzioni era stata sostituita
da Osimo, ancora intatta dai bombardamenti e quindi ritenuta più sicura. Vedere
la guerra attraverso il Diario di Francesca Bonci ad Osimo, è uno spaccato utile di
che cosa è stato il passaggio del fronte. Naturalmente si potevano prendere
altri diari ed altre testimonianze dei paesi dell’anconetano, ma Osimo è
centrale per le peculiarità che abbiamo detto sopra. Testimonianza integrata da
quelle di mons. Carlo Grillantini, a sottolineare il ruolo dei Uomini di
Chiesa, che divennero, dopo la fuga delle autorità repubblichine, le uniche
autorità presenti sul territorio, che si può considerare il punto più basso
dello sfacelo dello Stato, nato nel Risorgimento, perpetuato dal fascismo. Se
sul piano militare i repubblichini sono inesistenti ed insignificanti, su
quello politico-sociale sono ancora peggio. Sono in grado solo di compiere, abusi, violenza, imposizioni ed al
momento del pericolo, peraltro ancora lontano, non trovano di meglio che
fuggire. Naturalmente come spesso accade quelli di loro che avevano meno colpe
ed erano figure semplici o di pochissimo rilievo, poi pagano sul campo le
malvagità dei maggiori responsabili, in un quadro triste, desolante, in un mare
di macerie morali (spie, abusi, violenza, sopraffazioni, torture, privazioni)
che sono anche superiore a quelle materiali.
Altre
testimonianze raccolte per descrivere il passaggio del fronte quelle di
sfollati e cittadini di Agugliano, Castel’Emilio, Cassero Camerata Picena e
Castelferretti, paesi sull’asse di avanzata dell’attacco Polacco, che rilevano
nella loro semplicità e nella loro freschezza momenti difficili, terribili, ma
anche spesso affrontati con la sana forza di voler vivere e sopravvivere
Da
ultimo la testimonianza di Sergio
Pivetta , uno dei soldati del Corpo Italiano di Liberazione
partecipe della liberazione di Santa Maria Nuova e Jesi, con quelle di due adolescenti jesini che rilevano tutta
l’essenza delle essere Italiani del senso di appartenenza, del senso di umanità
di una comunità, di una collettività di una Nazione che ritrovano nei momenti
più difficili se stesse.
Abbiamo
voluto ricostruire e descrive in questo volume il passaggio del fronte
nell’anconetano, sia come momento militare rivalutando il ruolo di oltre 25000
italiani, antesignani dell’attuale Esercito Italiano, che costituivano il Corpo
Italiano di Liberazione sia come ricordo di quei giorni terribili, quei giorni
delle oche verdi, così dipinte dai contadini con il verderame per
mimetizzarle, per evitare attacchi aerei alleati, che sarebbero stati
devastanti e del lardo rosso, come i tedeschi, sempre in cerca di cibo da
rubare nelle loro razzie, chiamavano il prosciutto, ritenuto una leccornia da loro
e che rappresentava la sopravvivenza, insieme all’olio, per i nostri
contadini.
Il
passaggio del fronte: il tempo delle oche verdi e del lardo rosso, tempo da
ricordare.
da:
" Il Corpo Italiano di Liberazione e Ancona"
info:www.storiainlaboratorio.blogspot.com
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