Comm. Giovanni Corvino
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71121 Foggia
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Egr. dr. Coltrinari,
conoscendo la Sua passione ed
interessi per le vicende militari, ritenendo di farLe cosa grata, Le accludo
copia del ruolino ricostituito del mio 1° plotone della 3^ compagnia del
Battaglione Alpini “Piemonte”, con delle precisazioni a conferma di quanto Lei
già conosce, provenienti da chi le ha realmente vissute.
Come Lei sa il plotone ha
partecipato alla conquista di Monte Marrone sul lato destro la notte del 31
marzo 1944, e come risulta dagli atti ufficiali, compresi quelli del Generale
Utili, l’intervento degli uomini della 3^ compagnia (trattasi del 1° plotone)
fu determinante nel respingere l’attacco tedesco nella notte di Pasqua del 9-10
aprile 1944.
A fine di maggio la terza compagnia,
passata dal Capitano Campanella, infortunatosi in una ricognizione, al Capitano
Barbieri, con in testa il 1° plotone conquistò Colle dell’Altare ed il giorno
successivo attraverso il Balzo della Cicogna scese alla Madonna del Canneto,
ove fu uno scontro con i tedeschi in ritirata per proseguire il giorno dopo sul
sentiero che portava ad Opi (fui decorato di Medaglia di Bronzo sul campo).
Ma ormai la strada per Roma era
aperta. Per cui il Battaglione Alpini “Piemonte” tornò alla base di Monte
Marrone per essere trasferito con tutto il C.I.L. su settore Adriatico alle
dipendenze dell’8^ Armata inglese, per l’avanzata sul settore Adriatico,
Orsogna, Guardiangrele, Torre dei Passeri, l’Aquila, Ascoli Piceno, fiume
Musone, incontrando anche grosse difficoltà e resistenze. La sera del 19
luglio, sul fiume Esino la 1^ e la 2^ compagnia del Battaglione Piemonte ebbero
degli scontri con i tedeschi a Case Guglielmi, mentre il mattino del 20 luglio
alle ore 7, con il mio plotone ho attraversato l’Esino e sono entrato a Jesi.
Egregio dr. Coltrinari, io,
nonostante la mia giovane età, solo 22 anni, avevo già maturata una grossa
esperienza nella campagna di Russia, facevo parte, sempre come comandante di
plotone fucilieri, del Battaglione “Val Cismon” del 9° alpini della Divisione
Julia. Ero rientrato in Italia nel
gennaio 1943, perché ferito in combattimento da pallottola di parabellum a
quota 205.6 del famoso quadrivio di Seleny Yar-Deserowka (fui decorato di
Medaglia di Bronzo, anche se la proposta era per Medaglia d’Argento sul campo
non andata in porto per i noti eventi della ritirata).
L?8 settembre ero nell’Alta Val
d’Isonzo, precisamente a Voschia (zona slava), dopo aver raggiunto il nostro
Centro di Mobilitazione di Feltre e consegnato quanto eravamo riusciti a
recuperare, fui ospite a casa del Tenente medico della mia compagnia, dr.
Salvatore Vergani, a Montebelluna e dopo qualche giorno di valutazione per
quale decisione prendere, fui catturato il 15 settembre, ad Ancona dai tedeschi
e trascorsi 15 giorni, come prigioniero nella Caserma Cialdini. Prevedendo di
essere internato, riusci a liberarmi ed il 13 ottobre 1943 attraversai la linea
Gustav tra Guglionesi e Montenero di Bisaccia (Termoli).
Una volta al Sud, dal Distretto
Militare di Foggia fui inviato prima a Bari al Comando Tappa n.8 e poi a Lecce
al Comando Tappa n.10 per essere poi destinato a Bari presso il costituente
Reparto Esplorante Alpini (forza una compagni mista tra alpini ed artiglieri
alpini) comandata dal Capitano Renato Maiorca. Il Reparto fu trasferito ad
Alberobello per iniziare la preparazione e successivamente a Nardò ove si erano
radunati altri alpini e fu costituito un Battaglione di Alpini ed una Batteria
di Artiglieria Alpina denominato priam Battaglione Alpini Taurinense, poi
Battaglione Alpini Piemonte. Per vari motivi il Battaglione fu trasferito a
Cisternino per completare l’addestramento.
Il Battaglione Alpini Piemonte entrò
a far parte del 1° Raggruppamento Motorizzato, che già l’8 dicembre era stato
impiegato a Montelungo, per cui nei primi di marzo il Battaglione fu
trasportato nella zone delle Mainarde (Colli al Volturno-Scapoli-Castelnuovo al
Volturno) per poi essere impiegato nella
conquista di Monte Marrone.
Del periodo 5 anni, trascorsi con l
divisa grigio-verde, sono soddisfatto, ho sempre fatto al meglio il mio dovere
e ne rimango grato, perché partito volontario a 18 anni, come un bambino, sono
fortunato, perché ho riportato a casa il mio telaio, con tanta esperienza e
maturità, capace di affrontare le gioie ed i dolori che la vita ci offre.
Mi scusi per la lunga chiacchierata
e per il tempo che le ho rubato e cordialmente La saluto.
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