Allegato
n. 1
LA
BEFFA DI APIRO
Erano
passati già quattro giorni dall’occupazione di Moscosi e i tedeschi non si
erano fatti vivi né con pattuglie né con piccole azioni locali, ma solo la loro
artiglieria rovesciava su noi il suo fuoco senza tregua.
Allo
scopo di conoscere le intenzioni e la forza del nemico, il colonnello Lewicki
mi ordinò di effettuare con un pattuglione una puntata su Apiro situato a
nord-est di Moscosi. Tra i vari preparativi soliti ad ogni pattuglia, ve ne era
uno fuori dell’ordinario, ed esattamente il compilare due manifesti: uno in italiano
scritto da me e uno in tedesco, dal tenente Filliter, che invitava la
guarnigione germanica alla resa con laute promesse di luculliani banchetti.
Insieme a tali manifesti pensai di affiggere anche il Proclama n. del Governo
Militare Alleato, che ordina l’immediata consegna delle armi da fuoco. Scese le
prime ombre della notte, la pattuglia di 23 uomini me compreso si avvia alla
volta di Apiro. Dopo circa un’ora di marcia tra i campi minati, arriviamo alla
periferia di Apiro. Restammo pochi minuti per accertarci che non esistevano
sentinelle da quella parte, e proseguimmo cautamente per le strade del paese. Giungendo
esattamente davanti al comando tedesco - cosa strana, nessuna sentinella era
all’esterno del fabbricato - sicché fu relativamente facile affiggere i
manifesti.
Poco
dopo i tedeschi se ne accorsero, e diedero l’allarme. Per tutta risposta noi
iniziammo un nutrito fuoco di armi automatiche. I germanici evidentemente
sorpresi non risposero al nostro fuoco, se non con urli di belve. Preoccupato di
un accerchiamento che i tedeschi avrebbero potuto effettuare con le altre forze
dislocate nel paese mi ritirai, con le dovute precauzioni ad un gruppo di case
all’uscita del paese; qui un gruppo di tedeschi tentò di tagliarci la strada.
All’alt
intimatoci da pochi passi rispondemmo con raffiche di mitra e lancio di granate.
Dopo circa mezz’ora di fuoco i tedeschi si ritirarono. Era mia intenzione
rientrare nelle nostre linee quando 5 o 6 uomini fra i più audaci del plotone si
slanciarono dietro ai tedeschi, sparando, per le strade del paese. Rientrarono uno
alla volta, affannati e sorridenti, poco tempo dopo. Avrei voluto sgridarli ma non
ne ebbi il coraggio. Verso le 4 antimeridiane del 16 luglio feci ritorno alle nostre
linee. La mattina alle 6 i tedeschi strappati i manifesti, fecero saltare alcune
mine, e fuggirono. Alle 10 Apiro era libera.
De
Ritis
Nota redazionale a cura di Federico Mammarella
precedenti posto in data allegato 4
5 febbraio 2016, allegato 3
28 febbraio 2016, allegato 2
24 marzo 2016, allegato 1
Nessun commento:
Posta un commento