Il Da Il Corpo Italiano di Liberazion e
Monografia 1975 ( a cura di M Crepanzano)
Mentre i reparti del C. I. L. stavano
completando lo schieramento difensivo a sud del fiume Nevola e del fosso delle
Ripe, il comando del Corpo polacco comunicò che stava, con le due divisioni
schierate per ala — la 3a «Carpatica» e la 5a «Kresowa» —
per preparare e lanciare un attacco allo scopo di spezzare la resistenza nemica
«dirigendo lo sforzo principale lungo i fianchi interni di entrambe le
divisioni» con obiettivo la conquista delle alture di riva destra del Cesano.
Riuscita questa prima azione, le due divisioni si sarebbero dirette
«all'esterno, aggirando così le difese nemiche lungo le alture». Al C. I. L.
era affidato il compito di «assicurare il fianco sinistro dell'attacco del
Corpo polacco contenendo il nemico nell'interno del settore Corinaldo -
Castelleone di Suasa». Limiti tra C. I. L. e Corpo polacco (5a divisione
«Kresowa»): Belvedere Ostrense - Corinaldo - Orciano di Pesaro.
Successivamente
il comando del Corpo polacco fece conoscere che l'attacco sarebbe stato
sferrato il mattino del 9 agosto.
Il
comandante del C. I. L., allo scopo di attirare l'attenzione del nemico e
impedirgli di reagire sul fianco delle unità polacche attaccanti, dispose che
il mattino del 9 venissero effettuati dall'artiglieria numerosi e violenti
concentramenti di fuoco[1]
sulle posizioni antistanti, intervenendo anche nel settore d'azione delle
truppe polacche con i medi calibri. Questa azione di fuoco fu integrata
dall'invio di numerose pattuglie in tutto il settore, le quali informarono che
l'avversario continuava a difendere le sue posizioni a sud del Cesano.
Il
comandante del C. I. L. insistette allora perchè nella notte e nella giornata
dell'indomani le unità dipendenti mantenessero uno stretto contatto col nemico
onde conoscere la consistenza del suo schieramento e, per quanto possibile, le
intenzioni, non essendo escluso, dati gli sviluppi dell'azione polacca sulla
destra, un suo ripiegamento oltre il fiume Cesano.
Il
mattino del 10 agosto[2],
infatti, da diverse segnalazioni si potè arguire che i tedeschi stavano
effettivamente ritirandosi a nord del Cesano. Subito, allora, il comandante del
C. l. L. diramò il seguente fonogramma a mano:
«Informatore
segnala che Castelleone di Suasa è sgombera. Pattuglia 3° alpini prosegue senza
incontrare nemico. Forze polacche sulla destra avrebbero superato displuviale
Nevola Cesano. Ciò fa supporre che displuviale Castelleone Corinaldo sia stata
sgomberata. Allo scopo di non perdere tempo distaccamenti già predisposti I e II
brigata inizino movimenti per raggiungere displuviale Nevola Cesano. Divisione
«Nembo» invii un plotone su Castelleone di Suasa. Grandi unità si predispongano
per essere in misura di occupare tempestivamente predetta displuviale qualora
fosse confermato che essa è stata sgomberata dal nemico. Movimenti d'iniziativa».
In
seguito a questi ordini, tutto il dispositivo del C. I. L. si mise in
movimento:
a)
Sulla destra, la II brigata,
schierata col reggimento marina «S. Marco» in 1°scaglione e il 68° reggimento
fanteria in 2° scaglione, oltrepassò coi reparti avanzati il fiume Nevola e
occupò la località le Murate trovata
sgombra. Quindi, elementi del reggimento «S. Marco», dopo aver impegnato e
fugato elementi ritardatori tedeschi, occuparono q. 250 (ad ovest di Corinaldo): nel pomeriggio, sempre del 10, entrarono
in Corinaldo e si affrettarono a raggiungere, più a nord, la q. 239 in modo da conferire sicurezza
alla occupazione del paese.
In
conseguenza dello sbalzo in avanti dei reparti del reggimento «S. Marco anche i
reparti del 68°reggimento fanteria ebbero ordine, prima di sera, di muovere per
raggiungere la nuova zona oltre il Nevola.
b)
Al centro, la I brigata distaccò in avanti reparti di bersaglieri a destra e di
alpini a sinistra, i quali avanzarono senza incontrare reazione (ciascuno dei
due reggimenti - 4° bersaglieri e 3° alpini - con un battaglione in 1°
scaglione e uno in 2°) sino alle località Croce del Termine e C. S. Onofrio (q.
211), che risultarono occupate da elementi ritardatori tedeschi. Prima di sera,
le posizioni di C. S. Onofrio furono
prese d'assalto da un nostro plotone alpini che inflisse anche perdite al
nemico (1 morto e 2 prigionieri). A notte, anche la località Croce del Termine venne occupata da
reparti bersaglieri dopo che i nuclei nemici ivi sistemati furono costretti dal
nostro fuoco ad abbandonare la posizione.
In
relazione all'occupazione di C. S. Onofrio e Croce del Termine dominanti il
Cesano, il dispositivo dei due reggimenti della brigata si articolò in avanti
muovendo per raggiungere le nuove posizioni.
c)
Sulla sinistra, la divisione «Nembo»
spinse in avanti elementi paracadutisti i quali, verso le ore 10, raggiunsero Loretello, trovata sgombra.
Altri elementi paracadutisti si spinsero sino alle località di Farneto e C.se Nuove (a sud e a sud - est di Castelleone di Suasa), dove si
impegnarono con elementi ritardatori tedeschi.
Indietro,
scaglionati in profondità, mossero; il 184° reggimento di fanteria
paracadutista in direzione di Castelleone di Suasa; il 183° reggimento in
direzione di Ripalta - Loretello.
[1]
Furono complessivamente
sparati oltre 3.000 colpi
[2] Il giorno 10 agosto, il Capo di S.
M. dell'Esercito, gen. Berardi, tenne una riunione presso il C. I. L. alla
quale parteciparono, tra gli altri, il comandante del C. I. L. e il col.
Pidslcy della Sottocommissione alleata di controllo. In tale circostanza il
comandante del C. I. L. fece presente:
— la deficienza del munizionamento
sempre a causa delle note difficoltà dei mezzi di trasporto;
— la necessità di poter disporre di
un secondo gruppo di artiglieria di medio calibro;
— la necessità di motorizzare i pezzi
controcarri in modo che potessero seguire le truppe di linea e intervenire
tempestivamente contro mezzi corazzati nemici;
— la necessità di dotare il C. I. L.
di alcuni mezzi corazzati, tenuto conto che i soldati italiani si erano finora
dovuti aprire la strada da soli anche contro mezzi corazzati tedeschi e che la
povertà dei propri mezzi, di fronte all'abbondanza di quelli a
disposizione degli stessi polacchi, era motivo, per i nostri soldati, di
demoralizzazione.
In tale
occasione il Capo di S. M. dell'Esercito ebbe anche un colloquio col gen.
Anders, comandante del Corpo polacco, il quale gli espresse le sue
congratulazioni per il brillante comportamento tenuto nelle recenti operazioni
dal C. I. L. che, nonostante le immense
difficoltà, è stato all'altezza dei compiti Soggiunse inoltre, con parole
lusinghiere, quanto grandi fossero stati gli sforzi fisici sopportati dai
reparti del C. I. L., mettendo in risalto come « tutto il Corpo italiano di
liberazione, attraverso marce senza soste, quasi senza la possibilità di
riprendere fiato, con inflessibile volontà ed a prezzo di gravissimi sacrifici,
sia stato ugualmente sempre a fianco delle truppe motorizzate polacche»
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