Sfondamento
La visita del Luogotenente avvenne il 17 aprile. Si era già nel corso dell’azione a largo raggio della 5ª Armata che, iniziatasi sulla sinistra dello schieramento appenninico il giorno D, doveva il giorno D+3 svilupparsi anche nel nostro settore.
E’ la sera del giorno 18 aprile. Si attacca per raggiungere la nuova linea di attestamento: Quota 459 - Roccioni di Pizzano - Quota 363. Superati gli obbiettivi, il 68 Fanteria punta su Monte Armato e le truppe del Reggimento Speciale su Poggio Scanno e più oltre.
Le autoambulanze si fermano davanti ai guadi impraticabili ed ai ponti rotti di Cà di Bazzone: le jeeps vanno oltre ma non più in là della mulattiera di Casa Collina e di Casa Carrara.
Tralci secchi sulle viti in nuovo germoglio dicono come la guerra abbia qui ristagnato da parecchi mesi. Non ha potuto fare il raccolto quel povero contadino che giace là fin dall’autunno, in un solco del colle arato dai mortai, le ossa stecchite al sole ed alla pioggia, ed i resti dei buoi squarciati a fianco!
I portaferiti seguono le truppe di buona lena. Quanto hanno dovuto tirare il collo per riportare tutti quei feriti e quei morti del battaglione Goito da Quota 363!
E fanti ed alpini e bersaglieri continuano ad andare oltre ... ma la Val d’Idice conduce al mare e noi invece dobbiamo puntare verso il nord.
Gli arditi hanno già scavalcato la cresta e sono scesi in Valle Zena; li seguono gli alpini; le nostre ambulanze tengono dietro. Quindi tutte le truppe si mettono in movimento, chi arrancando per mulattiere, sentieri, colli e crinali, chi rifacendo le strade a ritroso per portarsi sulla via di Pianoro, la grande via ….
Nella notte del 20 il II° Reparto lascia i calanchi di Monterenzio, risale Valle Idice, entra per Lojano in Valle di Savena, è a Pianoro ed ancora più avanti.
E’ il 21 mattina. Là sotto Pianoro, vi sono estesi movimenti di artiglierie, ma c’è silenzio intorno. C’è silenzio di morte fra le macerie delle postazioni e delle ridotte abbandonate, nella campagna picchiettata di una infinità di crateri di bombe.
Nessun cannone tuona mentre le colonne avanzano. Sono giunte….
Prima che scocchi il mezzodì, bersaglieri ed arditi entrano in Bologna.
Oh, bella fra le belle città d’Italia, con quale commovente tripudio hai visto entrare per le tue porte e per le tue vie, fra le truppe straniere, i figli della tua terra! Con quale gioia hai riconosciuto quei volti pieni di passione, hai sentito riprendere i canti guerrieri, hai suonato le campane della liberazione! E con quale ressa di indicibili sentimenti abbiamo rivisto le tue torri, noi, che da un osservatorio avanzato sulla linea del fuoco abbiamo cercato più volte di scorgerle fra i seni delle colline, nel mare di nebbia!
Ora riguardiamo con occhio triste alle ferite recate alle tue industrie, ai tuoi tesori artistici e culturali... E le stesse opime dovizie dei colli hanno ceduto il posto a rovine e distruzioni, che di ogni villa che ti circonda i tedeschi hanno fatto bivacco, ridotta, rifugio.
* * *
Ci si ritrova tutti a S. Lazzaro di Savena e poi rapidamente in una frazione di Longara, a nord della città, sugli alti argini del placido Reno, su quelle stesse sponde da cui la vecchia “Legnano” partiva nei tragici giorni del settembre 1943, incontro ad un destino oscuro, ma fin da allora ben definito nei supremi disegni di Dio e della Patria: quello di portare nell’estremo lembo della Penisola, scevra dall’ invasione, il valore mai piegato di una Divisione, le bandiere mai ammainate dei Reggimenti da cui doveva trarsi il germe del nuovo Esercito d
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