Chieti
I campi minati mietono vittime; si medica avanzando; si avanza medicando i feriti sulle stesse autoambulanze che ritornano traballando per strade stravolte al bivio di S. Eusanio e poi giù giù agli ospedali da campo attendati sul Sangro.
Il II° Reparto raggiunge Casacanditella e Bucchianico (10 giugno), Masseria Burracchio (11 giugno), mentre la Sezione, nella medesima notte, con un trasferimento movimentatissimo e con una marcia da tregenda per straducole e campi che consentono un cauto e stretto passaggio, raggiunge Chieti.
Chi non ricorda la visione spettrale delle rovine di Ortona a Mare, al primo livido chiarore dell'alba? Chi non ha impresso nella memoria l'orrido aspetto di Tollo, lo sfacelo di Ripa Teatina e di Miglianico? Quante ferite, quante interruzioni stradali, quante enorme buche, quante macchine ribaltate hanno ritardato i movimenti della lunga colonna? Ad ogni piè sospinto gli uomini devono balzare dagli automezzi e con picconi e badili si affannano a riattare il passaggio, a sollevare a forza di spalle le macchine. Il terreno sembra sconvolto dalla azione sovrumana di elementi avversi. In alcune caverne semi-franate sul fianco della strada imputridiscono i resti dei tedeschi inchiodati nelle postazioni dal fuoco dei carri armati.
Chieti, salvata dalla distruzione per il fulmineo intervento dei nostri soldati, saluta festante le truppe nazionali, sventola tutte le sue bandiere, si riveste di mille manifesti variopinti, accoglie ospitale gli uomini e ne deterge con affettuosa bontà il sudore ed il sangue. Sono stanche le truppe appena uscite dalla battaglia che, iniziata con decisione ed accanimento, ha sconvolto il nemico deciso ad una azione ritardatrice ed invece volto in precipitosa fuga.
Dall'alto della città lo sguardo spazia avido per la serena valle della Pescara; non si ode più il tuono del cannone; il nemico fugge veloce inseguito dalle mute della “Nembo”.
* * *
La sosta a Chieti non è lunga. Tutti hanno ormai la frenesia di correre e son grossi guai per gli addetti ai servizi del C.I.L., per rifornire le truppe di viveri, di acqua, di munizioni, di carburanti, di foraggi e soccorsi sanitari... Ci vorrebbe la moltiplicazione degli autocarri come quella dei pani nel deserto. In attesa del miracolo biblico il Comando del C.I.L. è costretto a mobilitare ... il cavallo di S. Francesco. Difatti la 1a Brigata, schierata nei pressi della rotabile di Popoli, inizia a piedi la marcia a grandi giornate su Aquila degli Abruzzi.
Il nostro II° Reparto le stà alle calcagna (Bivio di Rosciano - Bivio di Manoppello). Sorpassata l'Aquila (23 giugno) si lascia indietro, il giorno successivo, Montereale, eppoi Tufo (26 giugno), fino a Venarotta. Tutto il resto della Sezione ha serrato sotto con armi e bagagli. Ma la grande distanza dai centri Ospedalieri territoriali ancora esistenti (Bari e Napoli) porta in primo piano il grave problema dei ricoveri.
La 51a Sezione di Sanità, che si è mostrata sempre al1'altezza di qualsiasi compito, anche di emergenza, affronta pure questa volta con prontezza e duttilità la situazione. Mentre distacca Reparti, riordina materiali e prepara i suoi uomini a sostenere altre dure giornate che l’attendono, mette in azione tutti i suoi elementi, tutti i suoi mezzi e soprattutto la sua buona volontà e riesce a tamponare con disinvoltura più di una falla dovuta al peccato originale del C.I.L.: quello di essere stato dotato di un numero troppo ristretto di Ospedali da campo.
Nessun commento:
Posta un commento