I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 28 febbraio 2022

51a Sezione di Sanità. MOntelungo 8 dicembre 1943

 

MIGNANO

"la Morte ,..  Ella produce

le semenze che noi nella ruina

seminerem cantando...

(D’Annunzio – Merope)

 

Al termine della discussione sulla manovra di Montesarchio, il generale Keyes, comandante il II° Corpo d'Armata americano, concludeva: “il Raggruppamento italiano ha molte deficienze di mezzi rispetto alle unità americane, ma lo spirito dei suoi soldati è oltremodo elevato. Vi darò un compito adeguato alle vostre possibilità.”

Il compito fu presto definito. I tedeschi si erano installati con cospicue opere di difesa sulla linea Monte Sammucro - Monte Lungo - Monte Maggiore, che tagliava la via di Cassino un po' a nord di Mignano. Obbiettivo assegnato alle nostre truppe: conquistare d'assalto il M. Lungo che s'erge nudo, colle sue tre cime dalle linee dolci, al centro della valle, a domina re la strada ferrata e la via Casilina che lo circondano con movimento elicoidale. La posizione era tenuta saldamente da truppe tedesche da montagna, organizzate da diverse settimane in postazioni fisse ed appoggiate da forti nuclei di riserve.

Il 51° Nucleo di Sanità motorizzato si trasferì in linea la sera del 6 dicembre e si impiantò sulla destra della rotabile a ridosso dei roccioni di Valle Lauro; un po' indietro occhieggiava fra le roccie ed il verde la famosa casetta rossa, sede del cornando tattico del 1° Raggruppamento, in faccia al villaggio di Campozillone. Il terreno pantanoso, assolutamente impraticabile, impedì ai nostri automezzi di addentrarsi fra le quercie e gli ulivi e dovettero parcheggiare ai margini delle strade.

Il lavoro di impianto è febbrile perché solo ventiquattr'ore ci separano dall'inizio dell'azione. Giungono i primi fanti del 67° fatti segno a colpi di mortaio durante il cambio colle truppe americane mentre, il Nucleo di Sanità è ancora in crisi di trasferimento. I feriti vengono immediatamente soccorsi e sgomberati, mentre intorno le artiglierie piovono fuoco e morte.

8 dicembre. L'alba incerta è già offuscata da una densa cortina di nebbia che salendo dagli anfratti del fondo valle e dalle forre montane va ad incapucciare le cime. Al rombo ed allo scroscio delle artiglierie pesanti che fanno a massa una intensa preparazione di fuoco, succede il silenzio profondo della azione dei fanti che scattano all'ora X, l'ora di un giorno tanto temuto e bramato che deve interrompere la catena di errori e riallacciarci ad una tradizione di onore e di eroismo.

Sui fianchi lacerati del monte infuria la lotta fra il crepitio delle mitragliatrici ed il colpo sordo dei mortai; i bersaglieri si slanciano sulle pendici di colle S. Giacomo, ove incontrano una accanita resistenza; le compagnie del 67° attaccano di fronte i costoni di Monte Lungo. Cadono i primi eroi sotto i colpi della ringhiosa difesa dell'avversario; due quote vengono raggiunte da ardimentosi manipoli, un ufficiale che cade in testa al suo plotone tiene stretta in pugno una bandiera tricolore... Avanti cavalieri dell'onore, cavalieri della morte! Gli animi di tutti sono protesi verso le roccie maciullate attraverso la cortina di nebbia e vivono con un’ansia struggente la tragedia di quegli istanti.

Passano di bocca in bocca i nomi delle quote e le quote senza nome, l'animo viaggia trepidamente sulla tenue rete dei fili telefonici e fruga fra le notizie e scruta sui volti; gli occhi si inumidiscono di commozione, le ma m s1 serrano convulsamente; il cuore balza alla gola ... Su! su! E' l'ora del riscatto, della riabilitazione, delle grandi speranze! La folla dei sentimenti pervade tutti, dall'ultimo soldato, al Generale, al Principe di Piemonte che all'osservatorio avanzato vive intensamente tutti i momenti dello storico dramma: tutti vorrebbero in quel momento abbracciare spiritualmente gli eroi presenti, i vivi ed i morti, quelli lontani nel tempo e nello spazio, vorrebbero in quel momento abbracciare come in un amplesso materno la Patria il cui alito è tutto d'attorno...

La scarsa visibilità dovuta alla nebbia imprevista, il peso della difesa avversaria che risultò di gran lunga superiore ai dati forniti dal servizio di informazioni, il mancato intervento di azioni concomitanti tanto sulla destra che sulla sinistra, l'impossibilità infine del promesso concorso dell'aviazione a causa delle condizioni atmosferiche: tutti fattori che il nemico sfrutta, sì che i nostri, infiltratisi nel suo dispositivo, vengono fatti segno ad un fuoco concentrato di armi automatiche ed  artiglierie. Il monte non si presta ad appigli. I tedeschi tentano l'accerchiamento e ne segue una lotta selvaggia a corpo a corpo. E' gioco­forza ritornare sulle posizioni di partenza. Il costone del monte e le pendici sono seminati di morti e di feriti, ma il cuore di tutti è inchiodato là, su quelle tre cime e, nei giorni 15 e 16, dopo un logorio ininterrotto di corpi ma non di spiriti, dopo che su molte membra è stato impresso col ferro e col fuoco lo stigma del dolore, dalle gole dei nostri fanti e bersaglieri erompe il grido di vittoria, un primo varco sulla via di Cassino è aperto.

 

 

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