La partenza
Eravamo al 4 novembre, anniversario della vittoria di un 'altra guerra, il cui ricordo, nella triste luce degli oscuri avvenimenti dell'ora, soffoca il cuore in un'onda di pena amara. Ma la volontà di risorgere era tanto grande . . . Nella chiesa parrocchiale di S. Pietro Vernotico si diede la benedizione ad una bandiera offerta dalle donne del luogo. Insieme ai sacri simboli della Patria inalberammo i nostri cuori protesi fino alle Alpi senza malinconici rimpianti.
Eppoi due giorni dopo la corsa attraverso il piano pugliese. Brindisi, Locorotondo, Alberobello, Altamura, Gravina ... e cento altre località dove la popolazione tributava ai soldati commoventi e affettuose dimostrazioni. Alla periferia di Potenza la folla obbligò una colonna a deviare e percorrere le vie del centro della città tra un delirio di entusiasmo.
Ad Avellino si rese necessaria una sosta di una ventina di giorni per gli ultimi approntamenti. La lunga fermata fu deleteria. Il contatto con le forze disgregatrici e corrosive delle retrovie rappresentate dagli eroi del mercato nero, del contrabbando e del disfattismo ebbe ripercussioni funeste sullo spirito della truppa. Posti davanti a tali interrogativi speciosi ma vuoti, taluni che pur con entusiasmo avevano abbracciato la nostra causa, non ressero e si verificarono casi dolorosi di diserzioni. Sintomi di una generale incertezza è di rilassamento minacciavano la compagine e la solidità del Raggruppamento. L' orizzonte si era fatto improvvisamente oscuro.
Dal comando alleato si esigevano dati precisi sulla preparazione, sull' equipaggiamento, sull’armamento. La nostra attrezzatura nonostante gli sforzi e i ripieghi escogitati era troppo inferiore a quella di una consimile unità alleata. Si profilava una spiccata diffidenza del comando alleato nei nostri riguardi. Che cosa non ebbe a pensare e fare il Generale Dapino Comandante del 1° Raggruppamento Motorizzato per ovviare a manchevolezze, per ripianare deficienze, per tamponare falle? Egli ebbe allora una sovrumana fiducia nel suoi uomini ed in se stesso contro tutte le avversità che sembravano allora attentare ai primordi di una impresa decisiva per le sorti di tutta la collaborazione italiana alla guerra liberatrice, una fiducia consapevole e serena che gli brillava nello sguardo il giorno in cui in Avellino presentò tutto il 1° Raggruppamento schierato al Generale Mac Clark comandante la 5ª armata americana.
A Maddaloni, dove il Comando si è trasferito si prepara un'altra manovra, una esercitazione a fuoco che si effettua alla presenza di numerosi osservatori e giudici di campo alleati presso Montesarchio.
Il compito non era facile a causa del tempo inclemente che impantanava le strade. Ma il pensiero che il giudizio alleato ci avrebbe aperte le soglie del solco di fuoco che divideva la Patria o avrebbe inchiodate per sempre le nostre brucianti speranze, ci fu di sprone all'ardua prova. Anche in questa occasione il nostro Reparto fu all'altezza del compito assegnato, svolgendolo con ordinata alacrità e sapiente organizzazione. Un ufficiale superiore medico del 2° Corpo d' armata americano, inviato quale giudice di campo, alla discussione della manovra che si svolge nel teatro della Regia di Caserta alla presenza di duecento ufficiali italiani ed alleati, dichiara esplicitamente: “il Nucleo di Sanità del Raggruppamento è perfettamente organizzato ed è in condizioni di affrontare tutte le eventualità del combattimento.”
Ecco finalmente ottenuto il crisma, dopo settimane di lavoro, di ansie, di pene, di speranze! Ecco il Nucleo di Sanità pronto alle dure prove del domani!
Il 5 dicembre 1943 arriva l’ordine di trasferirsi sul fronte di Mignano.
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