I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

venerdì 24 gennaio 2020

Il Passaggio del Fronte Luglio 1944 Osimo-Ancona


Dal diario di Francesca Bonci.
10 luglio 1944“ La nottata è passata e la giornata presente sono state relativamente movimentate. In ogni modo noi stiamo più in cantina che nelle stanze di sopra. I cannoni dei Polacchi continuano a martellare verso Santo Stefano. Sono piazzati sotto la strada di Gambò e dalla parte di strada Giulia: I loro colpi ora non ci fanno più paura perché sappiamo , ormai ad abitudine presa, che queste cannonate vanno solamente .”

Anche se Francesca Bonci e tutti gli Osimani non sapevano che a Filottrano il Corpo Italiano di Liberazione aveva, nei giorni 7, 8 e 9 luglio combattuto aspramente, la pressione su Osimo dei tedeschi era, per questi combattimenti vittoriosi, un pochino allentata. La popolazione in Osimo, come quella delle marche in generale, non era a conoscenza le truppe Alleate, come abbiamo visto, erano composte da Polacchi. Tutti ritenevano, fino a che non li vedevano direttamente, che si trattasse di Britannici. Ancor meno sapevano che inquadrato nel Corpo d’Armata Polacco, operava, agli ordini diretti del comandante Polacco, Anders, un contingente italiano. Un contingente che ammontava a 25.000 uomini, organizzati in una formazione che, equipaggiata ed armata solo con materiale italiano, rappresentava, agli occhi degli Alleati ed anche dei nemici, la più grossa formazione combattente contro la coalizione hitleriana. Non vi era, di contro, una analoga formazione di pari livello ordinativo nelle file della Repubblica Sociale Italiana: il Comando tedesco non aveva alcuna fiducia nelle formazioni militari di Mussolini, troppo politicizzate e compromesse.[1] L’unica formazione che era in linea era il battaglione “Barbarigo” della X Flottiglia MAS, sul fronte di Anzio; la questa formazione non era inquadrata nelle strutture organiche della Repubblica Sociale Italiana ma frutto di un accordo tra il principe Valerio Borghese ed il Comando Tedesco, ed agiva praticamente in assoluta autonomia.
Riprenderemo più avanti questo concetto, ma fin da adesso si vuole sottolineare che il Corpo Italiano di Liberazione era inquadrato nel II Corpo d’Armata Polacco, rappresentando un terzo delle forze combattenti del medesimo e, agli ordini del suo Comandante, Anders, operava lungo la dorsale adriatica. Il Corpo d’Arma Polacco era l’unica Grande Unità che agiva in questo settore. Sembra una banalità, ma la deduzione è semplice: le Marche, come gran parte dell’Abruzzo, sono state “liberate” dai Polacchi, ovvero da Polacchi e dagli Italiani. Estendo il concetto Ancona, la più grande vittoria di Anders in questo periodo, se si vuole essere precisi, è stata liberata dai Polacchi e dagli Italiani, ove i primi hanno svolto  sia l’azione di fissaggio che l’azione di rottura del fronte nemico, ed i secondo l’azione di copertura del fianco sinistro da eventuali azioni avvolgenti nemiche. Sembrano sottigliezze, ma la memoria storica non può essere tramandata ignorando completamente  la parte svolta dal Corpo Italiano di Liberazione nella liberazione delle Marche e di Ancona, in particolare. Ma questo si inserisce in situazioni contingenti coeve, l’interesse polacco ad essere gli unici protagonisti che si somma all’interesse britannico a sminuire ed emarginare ogni contributo combattente italiano, per paura e tema che, al momento della vittoria gli Italiani, vinti e sconfitti, avanzassero pretese.



[1] La Germania aveva autorizzato a formare, in Germania, quattro divisioni, che i quel torno di tempo erano o nella fase finale dell’addestramento o in fase di rientro in Italia. Il lor impiego non era previsto al fronte medi rionale, contro gli Alleati, ma solamente in funzione antiribelli, ovvero italiani contro italiani. I tedeschi non volevano fare il cosiddetto “lavoro sporco”, ovvero l’attività antiguerriglia.

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