Curatore: Massimo Coltrinari; email:direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org.it) ll blog è attivato per ricevere note, articoli, saggi, studi, contributi, notizie e documenti sulla attività del Corpo Italiano di Liberazione operante nelle Marche dal giugno al settembre 1944 ed altri contributi sulla storia delle Marche nella Guerra di Liberazione 1943-1945. e per approfondimenti di Storia Militare delle Marche nell'ambito del Club Ufficiali Marchigiani.
I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
mercoledì 31 luglio 2019
mercoledì 24 luglio 2019
giovedì 18 luglio 2019
La conquista di Ancona Luglio 1944 I lineamenti operativi
I lineamenti operativi
a.
Polacchi
L’Esercito Polacco, durante le
operazioni nel settore adriatico, si trovò per la prima volta ad utilizzare in
maniera autonoma un unico complesso di forze corazzate e di manovra. Sino ad
allora aveva operato con contingenti
poco motorizzati ed una artiglieria quasi esclusivanebte ippotrainata. Durante
le operazioni italiane si trovarono ad operare secondo nuove tecniche e
dottrine militari, quello che poi succederà agli Italiani quando, costituitesi
i Gruppi di Combattimento, dovranno addestrarsi ed operare secondo tecniche e
dottrine britanniche. Il II Corpo d’Armata polacco era infatti strutturato sul
modello britannico, ma disponeva di supporto diretto di artiglieria e carri
armati, oltre che a Servizi non presenti in un Corpo d’Armata Britannico. Il
parziale fallimento della manovra di accerchiamento delle forze tedesche in
uscita da Ancona, come vedremo in seguito, può essere attribuito alla
inesperienza del contingente polacco nell’utilizzo delle suddette dottrine di
impiego di forze motorizzate e corazzate. Si verificò, infatti, uno scollamento
nella fase di sfondamento tra le forze corazzate e la fanteria che non
appoggiava adeguatamente l’avanzata dei carri armati. Ciò nonostante l’azione
complessiva risultò efficace grazie all’imponente forza d’urto messa in
campo delle forze polacche contro le
linee polacche. L’offensiva terrestre polacca, inoltre, era appoggiata
efficacemente dalla British Deser Air Force, sia come bombardieri medi,
attaccando obiettivi in profondità, sia come supporto aereo ravvicinato (Close
Air Support) richiesto via radio contro bersagli di opportunità da parte di
osservatori specializzati (Forward Air Controllers, ad integrazione alle truppe
in avanzata secondo quanto previsto dalla dottrina di aereo-cooperazione
alleata. Questa organizzazione fa comprendere come Osimo e gli altri paesi
limitrofi non furono, durante il passaggio del fronte, bombardati in modo
indiscriminato in quanto non era retti tizio raderli al suolo con bombardamenti
massici, con il rischio di creare opportunità di difesa ai tedeschi, come il
bombardamento della Abazia di Montecassino, inutile dal punto di vista delle
operazioni, aveva dimostrato.
L’uso massiccio dell’artiglieria era
attuato secondo la dottrina britannica, che prevedeva uno stretto coordinamento
e la pre-pianificazione del fuoco sugli obiettivi del campo di battaglia nelle
aree situate davanti alle truppe ed ai corazzati in avanzata. Questo impiego,
che è ancora un retaggio della Grande Guerra, ebbe effetti devastanti sul
morale delle truppe tedesche che si trovavano esposte al fuoco ed è all’origine
di tutti i danni materiali subiti da Osimo e dagli altri paesi limitrofi al
passaggio del fronte.
domenica 14 luglio 2019
domenica 7 luglio 2019
La conquista di Ancona Luglio 1944 La situazione tattico Operativa
Il II Corpo d’Armata Polacco, che sostituisce
nel versante adriatico il I Corpo d’Armata Britannico, è duramente provato a
Cassino ed ha bisogno di organizzarsi, tantochè il gen. Anders, per non
usurarlo troppo ed andare incontro a spiacevoli sorprese, impiega una sola
divisone, la Karpatica, lungo la
litoranea, tenendo praticamente in riserva il resto del Corpo. All’interno la
manovra è affidata al Corpo Italiano di Liberazione. Inizialmente, oltre
Pescara, è operativa solo la 184a compagna motociclisti della Nembo, che si dirige prima verso
l’Aquila poi a Teramo. Sono zone praticamente sgombre di tedeschi, tranne
qualche elemento ritardatore. I soldati della Nembo invitano la popolazione a dare un contributo sostanziale al
ripristino delle strade. Quando il grosso del Corpo Italiano di Liberazione si
mette in marcia, questa funzione è ben assolta.
Il fronte
adriatico, quindi, vede lungo la litoranea l’avanzare della divisione Karpatica, ed all’interno il Corpo
Italiano di Liberazione. Questi, nell’avanzata, mostra tutti i suoi difetti, il
principale del quale è il fatto che non è motorizzato, per cui in realtà su
mezzi, autotrasportata, si muove solo la Nembo, scaglionata in profondità.
Questo dello scaglionamento in profondità delle
truppe è una caratteristica dell’impiego del Corpo Italiano di Liberazione in
quanto il pericolo sul fianco da parte dei tedeschi è inesistente. Scrive
Massimo Mazzetti:
“…..per cui abbiamo sempre una forza
rilevante a sinistra non si sa bene perche. Comunque è chiaro, che la forza
d’urto di queste unità, l’una scarsamente motorizzata e l’altra duramente
provata, non poteva essere trascinante, anche se l’avanzata procede bene in
effetti, però, la prima resistenza, è nell’area di Filottrano, rappresenta per
gli Italiani l’unico grande combattimento che hanno sostenuto. Per quanto
riguardai polacchi, le cose sono un po’ diverse...”[1]
I Polacchi combattono in Italia pensando
alla Polonia e devono conseguire vittorie sul terreno da far pesare, poi, sul piano politico. Questo si sposa con
l’interesse britannico, di contro, a non dare opportunità agli Italiani di
conquistare sul terreno vittorie che poi sarebbero imbarazzanti sul piano
politico. Da qui l’azione su Ancona, che viene sostanzialmente sviluppata solo dai Polacchi.
L’azione principale, quella di rottura viene fatta dai Polacchi stessi; agli
Italiani seguono e coprono solo il fianco sinistro, quello destro non esiste in
quanto vi è il mare, costretti a sostenere solo piccoli scontri.
Scrive
ancora Massimo Mazzetti
“Non mi sembra che il comando del Corpo di
Liberazione Italiano si sia reso conto, preoccupato come era solo di limitare
le perdite, che in realtà c’erano dei problemi più gravi, i tempi d’arresto
imposto dai tedeschi avevano un motivo ben preciso, cioè di far perdere tempo.
Quando gli americani sono arrivati ormai
all’ Arno, quando gli inglesi si sono avvicinati a Firenze , questi ultimi si
sono resi conto, ed è il Comando dell’VIII Armata, non la testa gloriosa del
Comando del Gruppo d’Armate, (il Maresciallo Harold Alexander, n.d.a), che si rende conto che la direttrice di
penetrazione più facile è quella adriatica. Allora viene ritirato il Corpo di
Liberazione Italiano, e viene sostituito da una serie di unità di punta
canadesi, che dovevano impartire il colpo d’ariete.” [2]
In questa situazione, nelle more
dell’errore di Alexander di non aver compreso che la direttrice adriatica era
la più redditizia, attirati come sono i comandanti alleati dal miraggio di
arrivare a liberare Roma per primi, come accadde al gen. Clark, ed allo stesso
Alexander, Firenze, per trovarsi poi ai piedi degli Appennini al termine della
stagione estiva, Mazzetti, e non si può non concordare con lui, muove una critica
al Comando del Corpo di Liberazione Italiano. In sostanza si imputa non solo ad
Utili, ma a tutto il suo Stato Maggiore, di non aver afferrato, non solo
l’importanza di non subire perdite, e quello di non correre rischi tipo rovesci
di Montelungo, ma che, data la situazione determinatesi dal vuoto del ritiro
tedesco nel settore adriatico, e, sfruttando gli errori strategico-operativi di
Alexander, era estremamente importante e conveniente che gli Italiani riuscissero a trasformarsi
nella punta di diamante dell’offensiva, prima su Ancona, poi verso la linea
gotica, non solo per questioni morali, ma anche perché la rapidità d’avanzata
sul versante adriatico era essenziale per la fine della guerra in Italia. Non
aver prima compreso e poi attuato questo condiziona tutto l’operato del Corpo
Italiano di Liberazione.
Utili, dopo Filottrano, doveva o
avrebbe potuto in modo fermo, su questa linea di pensiero, insistere presso
Anders, di utilizzare il Corpo Italiano di Liberazione per poter svolgere un
ruolo attivo e fondamentale nella conquista di Ancona. Le posizioni tedesche
sul Monte della Crescia, perno della difesa tedesca, non erano tali da poter
non essere superate, o almeno partecipare insieme ai Polacchi al loro
investimento, e questo avrebbe dato un ampio lustro sia al Corpo Italiano di
Liberazione che all’Italia.
Queste riflessioni, naturalmente, non
cambiano il corso della storia, ma voglio sottolineare che il C.I.L., dopo
Filottrano abbia perso una occasione, quella di essere protagonista per la
presa di Ancona, in quando vi erano spazi per questo. Ma troppo debole era il
tessuto tattico-operativo a cui si proveniva, troppo labile il potere del
maresciallo Messe, Capo di Stato Maggiore Generale e ancora più debole il
potere politico. Non si poteva rischiare quel poco che Filottrano aveva dato in
termini di prestigio, imvestendolo in azioni di ampia redditività
politico-strategica, ma ben al di là della difficile situazione in cui il
C.I.L. si dibatteva.
In sostanza, non si è voluto
rischiare e ci si è accontentati di un ruolo subalterno nel quadro delle
operazioni.
[1] Mazzetti
M., Aspetti operativi della campagna primavera-estate 1944, in Atti del Convegno di Studi, Corinaldo 22.23.24
Giugno 1994, Sala Grande del Comune, Roma, Centro Studi e Ricerche sulla Guerra
di Liberazione, Scena Illustrata Editrice, 1996.
[2] Mazzetti
M., Aspetti operativi della campagna primavera-estate 1944, cit..
Secondo Mazzetti, …”la mancata
comprensione dell’utilità della direttrice adriatica, ha provocato il prolungamento di alcuni mesi, quelli invernali 1944-1945,
della guerra in Italia. Questo perché, se la gravitazione sulla linea adriatica
fosse stata operata fin dall’inizio, avrebbe dato la possibilità alle truppe alleate
di trovarsi al di là della linea degli Appennini, prima che le piogge
bloccassero ogni cosa, avrebbe permesso di muovere senza troppe difficoltà come
avverrà, in fondo, nell’aprile dell’anno dopo”.
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