Allegato
n. 4
PAGINE
DI DIARIO
Combattimento
di Pesaro
(28
agosto)
Noi
del Tredicesimo e il Quindicesimo plotone sotto il comando del tenente
Lesley
Filliter siamo a Mondolfo con uno squadrone di cavalleria dei
“Carpathian
Lancers”.
Presto
si riceve l’ordine di portarsi a Muraglie- Nel frattempo altri due nostri plotoni
al comando del tenente Troilo insieme ad un reparto del reggimento inglese
H.C.R. avanza sulla nazionale Adriatica. Pesaro e vicinissima.
(29
agosto)
Siamo
a Pesaro, i reparti prendono posizione alla periferia dopo brevi scontri di
pattuglie. Sulla nazionale 11. 16 i tedeschi si sono asserragliati nel fabbricato
degli Italiani all’Estero e sul monte Nardizzi [rectiusz monte Ardizio].
Alcune
audaci pattuglie del tenente Troilo obbligano i germanici a ritirarsi su nuove
posizioni. Si vocifera che qui incontreremo una forte resistenza e della buona
truppa. È la famosa Linea Gotica che ci sbarra il cammino- Sarà molto duro
combattere per le vie della città, mai soldati sono certi di spuntarla.
È
commovente vedere questi uomini, che da oltre sette mesi combattono ininterrottamente
dalla Maiella madre senza un breve periodo di sosta. Sono allegri e spensierati
come se andassero a riposo e ben sanno quello che li attende.
È
il pensiero costante dei fratelli caduti nell’avanzata che li rende insensibili
a fatiche di così lunga durata. È per l’onore di questi caduti, che ogni
sacrificio è lieve.
Nella
notte dal 29 al 30 pattuglie del XIII e XV plotone entrano in Pesaro per una
ricognizione tattica. Le strade deserte ingombre di calcinacci, di vetri, di
pezzi di legna, sono immerse nella più fitta oscurità, molto pericolosa per un
agguato.
La
ricognizione è molto difficile a causa della pochissima conoscenza topografica
della zona. I tedeschi sono asserragliati in alcune case del centro. Le pattuglie
rientrano sotto un tremendo fuoco di mortai. Si viene a sapere che abbiamo
contro di noi reparti della I Divisione di paracadutisti tedeschi. Truppa scelta
che occupa i punti strategici della città.
(30
agosto)
Alle
prime ore della mattina si entra in azione. L’aviazione alleata ha disturbato
durante [la notte, nde] tutte le posizioni nemiche.
Il
nostro gruppo formato dal XIII e XV punta alla periferia, per la strada di Trebbiantico
verso il centro della città. Dal monte San Bartolo (situato a nord di
Pesaro,
oltre il fiume Foglia) i pezzi da 105 gli obici da 117 e i mortai da 88 iniziano
lo sbarramento. Nel frattempo sull’Adriatica il II gruppo avanza occupando la
spiaggia, parte della zona dei villini e alcune case sulla sinistra della nazionale
16.
Nel
cielo terso, i cacciabombardieri volteggiano per gettarsi in rabbiose picchiate
sugli obiettivi germanici. L’aria trema fra un susseguirsi di sibili, schianti,
boati. Dapprima la resistenza è lieve, ma ben presto le mitraglie iniziano il
loro funesto gracidare. È uno strano incrociarsi di rapide raffiche di
“Spandau” con quelle pacate dei nostri “bren gun”. Nelle prime ore del
pomeriggio riusciamo ad attestarci in alcune case verso l’interno. L’aria afosa
pesa su noi, come un manto di fuoco, la sera si avvicina lentamente, le ombre
si fanno più nette, l’oscurità della notte sembra scendere per nascondere davanti
alle timide stelle il male che gli uomini sono capaci di fare- Nelle prime ore
della notte l’artiglieria rovescia sulle nostre posizioni un uragano di colpi.
Presto i paracadutisti attaccano in massa. Il fuoco e violento, talmente fitto
che tutto si confonde sembrando un unico rumore. I paracadutisti riescono ad
incunearsi nelle nostre posizioni, e protetti dai mortai cercano di attaccarci
alle spalle. Dopo varie ore di combattimento la situazione è insostenibile e
bisogna retrocedere di tre o quattrocento metri.
Nel
nostro plotone manca il tenente Lesley Filliter, è caduto colpito da una raffica
di “spandau” insieme ad un tenente polacco. Povero Filliter! Per noi era più un
fratello che un superiore; parlava l’italiano, ma più che parlarlo, capiva l’animo
italiano. Aveva le mani strette sulla custodia racchiudente le fotografie della
moglie e dei figlioletti.
(31
agosto)
Dopo
poche ore eccoci di nuovo all’attacco; la reazione nemica è tanto forte che il
gruppo della nazionale n. 16 non riesce ad entrare nella parte interna della
città.
Dalla
nostra parte procediamo bene per alcune centinaia di metri, da via
Cialdini
sbocchiamo nei giardini, puntando verso la Rocca Costanza, dove vi è il carcere
giudiziario. D’un tratto i tedeschi, ivi appostati aprono il fuoco.
Si
risponde in maniera rapidissima, ma sul nostro fianco ed esattamente dal
Palazzo
di Giustizia un secondo reparto germanico entra in azione. Presto i tedeschi
attaccano da tutte le parti in numero fortissimo. Nel combattimento il tenente La
Marca comandante del XV rimane gravemente ferito. Il soldato Lalia del suo
plotone, si getta sotto l’uragano di pallottole per salvarlo, riesce a
trascinarlo facendogli scudo con il proprio corpo. ma ad un metro dal riparo la
morte lo coglie nella prova più sublime di amicizia. Il povero La Marca muore
poche ore dopo in un ospedaletto da campo sulla strada di Trebbiantico. Il
colonnello Lewicki affida il comando del XV al valoroso aiutante di battaglia
Di Renzo Amerigo. Il maresciallo Di Valerio comanda ordinatamente
l’arretramento, fino ai carri armati dei “Carpati” [rectiusz
Carpathian]
Lancers”.
(Notte
31 agosto - 1 settembre)
Si
ha l’ordine di saggiare la reazione di fuoco dei reparti schierati lungo la ferrovia.
La reazione è forte e decisa- Il soldato Di Lullo del XIII in questa azione
viene dato per disperso. Nel frattempo [nel] settore della nazionale n. 16 il
II gruppo attacca le posizioni; solo una pattuglia al comando del tenente
Troilo riesce ad incunearsi nelle linee, e con audacia e colpo di mano
distrugge un posto di osservazione tedesco.
(2
settembre)
Al
mattino dopo un violento attacco aereo viene dato l’ordine di assalto; i plotoni
si dispongono per l’azione. Appena i piccoli e i medi calibri inglesi alle
nostre spalle cessano il fuoco, la fanteria si muove. È una breve ma durissima
battaglia. Gli attacchi e contrattacchi si susseguono in modo furibondo.
Finalmente
si producono varie rotture ed infiltrazioni che obbligano i germanici a
ritirarsi su San Bartolo. Pesaro e libera fino al fiume Foglia. Nel pomeriggio
dopo una ricognizione del colonnello Lewicki, gli aiutanti di battaglia
Di
Renzo, Di Ippolito, alla testa dei loro plotoni con manovra convergente, occupano
il San Bartolo. [Sul] la nazionale a nord di Pesaro attaccano un camion
tedesco, parte dell’equipaggio riesce a fuggire, ma cade poco dopo in mano del
XII “Carpathian Lancers”, proveniente dal west. La linea gotica è sfondata!
(4
settembre)
Troviamo
il cadavere del povero Di Lullo dato disperso nel combattimento
del
31.
Quasi
contemporaneamente mi capitano sotto mano alcune pagine di poesia del
Metastasio e precisamente i versi:
Chi
per la Patria muore
vissuto
e assai.
La
fronda dell’allor non muore mai,
tosto
che soffrir sotto i tiranni
meglio
è morir nel fiore degli anni.
Strappai
quella pagina e gliela misi sul petto, e con essa scese nella terra che
tanto
aveva amato.
Dopo
due giorni siamo inviati a riposo a Recanati. Il camion come sulla famosa
nazionale n. 16, alla mia destra sfila la lunga e bella catena degli
Appennini.
Magnifica
e imponente catena, dall’aria severa e misteriosa per i suoi picchi scoscesi,
dolce e melanconica nell’azzurrina foschia della sera. Rivedo in distanza, 0
meglio intuisco, alcuni paesi da noi liberati, con loro le umili croci di legno
dei nostri caduti, ornate forse da piccoli fiori campestri che una mano di
mamma misericordiosa ha posato pensando ad un’altra misera tomba sperduta nelle
lande di Europa.
Là
fra quelle montagne, n'posate il sonno di giusti, compagni più cari.
Sfilano
davanti ai miei occhi volti aperti e leali, dai cuori semplici dei soldati.
Siete dei puri, e vi siete battuti senza il prestigio di un grado, il miraggio
di una promozione, la lustra di una medaglia. Sempre [rectz'usz tempre] di autentici,
silenziosi eroi che tutto avevano donato, che ignari se un domani un nuovo
Plutarco celebrerà le vostre gesta gloriose, avete scritto voi stessi, senza saperlo,
le pagine indimenticabili della storia, inconsci della vostra stessa grandezza.
Addio
compagni. Addio. I monti scompaiono nella notte che inghiotte le piccole croci
nell’eternità.
Ninno
Porecca
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