Allegato
n. 3
MONTECAROTTO
La
sera del 27 luglio dopo poche ore di sosta a Poggio San Marcello, ricevetti
l’ordine di portarmi, con il mio plotone a Montecarotto, per rinforzare le postazioni
avanzate.
Alle
9, distribuito il rancio, ordine di partenza. Fatto appena un km. di strada, i
mortai tedeschi cominciarono a battere la strada. E ciò causò un forte ritardo
sull’orario previsto per l’arrivo- Alle ore 23 eravamo nel paese, e precisamente
alla nostra prima postazione; qui un sergente ci informò di raggiungere l’ospedale
(in posizione dominante) dove si trovava il tenente Troilo con il capitano Lamb
(ufficiale di collegamento) e pochi uomini.
Uscito
dalla postazione mi avviai con la pattuglia di punta, verso l’ospedale, seguito
dal plotone. Era buio pesto. Dopo pochi metri mi sento dare l’alt.
Rispondo
“Maiella”.
In
perfetto italiano una voce dice: “Avanti Maiella”. Credendo che fosse una nostra
sentinella, avanzai liberamente. Fatti pochi passi ed ecco di colpo, un uomo mi
si para davanti afferrandomi per il giubbetto. È un attimo. Altri uomini
sbucano fuori dal buio cercando di circondarci. Nella impossibilità di usare le
armi sia da una parte che dall’altra cominciò un violento corpo a corpo a base di
pugni morsi e calci.
Dopo
pochi secondi gli altri tedeschi, appostati, aprono il fuoco sul gruppo in
lotta senza discriminazione. (Solo un tedesco poteva fare un simile atto). Di colpo
una tremenda pugnalata al petto, e caddi.
Sentii
la camicia inzupparsi di caldo sangue. Non so come mi trovai un mitra tedesco
fra le mani, tirai raffica, ma le forze mi mancarono e caddi nel fossetto semisvenuto.
Intanto
i miei uomini che a differenza dei tedeschi non vollero sparare, per tema di
uccidere me e i compagni, contrattaccarono a ventaglio il nemico. Si accese
cosi una lotta furiosa. Ebbi l’impressione che i tedeschi volessero riconquistare
ad ogni costo Montecarotto, formidabile posizione nelle nostre mani.
I
miei uomini furono meravigliosi. Dopo mezz’ora i germanici si ritirarono dopo
aver lanciato un razzo bianco. Presto l’artiglieria iniziò il suo fuoco di sbarramento.
Subito
alcuni uomini, nonostante il fuoco, mi soccorsero, portandomi in una postazione;
dove mi tamponarono le ferite, e di li con i miei soldati, raggiunsi in barella
l’ospedale. La giornata del 28 passò sotto un continuo fuoco di artiglieria.
A
notte i cannoni cessarono il loro tambureggiamento. Un silenzio profondo regnava
nella zona. D’un tratto i paracadutisti tedeschi coadiuvati da cani mastini,
muovono all’attacco. I nostri con un violento e preciso fuoco li ributtano indietro.
Per
ben due volte ritentano l’assalto, ma invano, i “Volontari della Maiella” non
mollano. I tedeschi sfogano la loro rabbia battendo con le loro artiglierie len
nostre posizioni, fino alla notte fra 28 e il 29. Ed eccoli di nuovo
all’attacco, numerosissimi: un battaglione. Questa volta invece dei cani hanno
portato i mortai da 45 e con azione a semicerchio tentano di accerchiarci e di
sopprimerci, una buona volta.
Gli
uomini della “Maiella”, a gruppi separati, rispondono con nutrito fuoco di
mitraglia, e bombe a mano, smorzando l’impeto dei nemici, che visto inutile ogni
loro sforzo, si ritirano disordinatamente, lasciando sul terreno numerosi morti
e molte armi. Ancora una volta i fi gli di Attila hanno dovuto piegarsi davanti
a chi combatte per la Libertà.
De
Ritis
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