I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

mercoledì 10 dicembre 2025

Gli Ex Nemici. Le Nazioni Unite La campagna d'Italia nel 1944

 




Liddel Hart riporta1 da queste cifre riguardante la consistenza delle forze alleate in Italia. La 5° e la 8° Armata avevano complessivamente circa 536 mila uomini ed a questi si aggiungevano circa 70 italiani. Queste forze dovevano fronteggiare 491mila tedeschi, ed oltre 108 mila italiani , ma dei tedeschi 45 mila appartenevano a formazioni di polizia e contraerei. Ancora più significativo è il confronto in termini di truppe combattenti ed armi. L’8a Armata godeva di una superiorità di circa 2 a 1 in artiglieria (1220 pezzi contro 665) di 2 a 1 in termini di truppe combattenti (57 mila contro 29.000) e di oltre 3 a 1 in mezzi corazzati (1320 contro 400). Gli Alleati erano avvantaggiati dall’attività di circa 60 mila partigiani che producevano molta confusione alle spalle dei tedeschi, costringendoli a distogliere truppe dal fronte per contrastarne l’azione. Ancora più importante era la supremazia aerea pressoché assoluta su cui gli alleati potevano contare”2

La condotta della campagna d’Italia fu deludente sotto tutti gli aspetti. Mentre i britannici perseguivano con insistenza grandi successi, gli statunitensi perseguivano obiettivi sempre subordinati all’impegno dello sbarco in Normandia e quindi la strategia alleata era discorde sui fini che portò a conseguire modesti risultati pagati a prezzi sproporzionato. Gli errori si susseguono uno dopo l’altro, a cominciare dello sbarco in Calabria e dello sbarco a Salerno, le operazioni si susseguirono in modo lento, frammentario ed indecise. La prima fase va da settembre 1943 al gennaio 1944 che ebbe i crismi delle mediocrità, agli inizi del 1944 non aveva raggiunto gli obiettivi che ci si era dati.

Alexander, comandante delle forze alleate in Italiana predispone in piano che, iniziato il 20 gennaio, si svilupperà fino ad ottobre 1944. In quel giorno, la ”5a Armata avrebbe dovuto attaccare con il II corpo d’armata al di là del Rapido e lungo la valle del Liri non appena il corpo francese, sulla destra del II corpo statunitense, ed il X corpo d’armata britannico avessero impegnato il 14° corpo d’Armata tedesco; con il VI corpo d’armata avrebbe costituito una testa di sbarco ad Anzio non appena iniziatasi l’avanzata del II corpo d’armata statunitense. Tale piano elaborato dal gen Alexander e dal suo stato maggiore, s’ispirava ad una eccellente concezione di manovra, ma esso incontrò nell’applicazione, alla insufficienze di coordinamento ed alla tenacia ed abilità della difesa, ottimisticamente sottovalutate dal generale Alexander. L’offensiva alleata dette inizio alla seconda fase della campagna, suddividibile in tre tempi: operazioni invernali comprendente la Shingle, operazione primaverile denominata Diadem, operazione estivo-autunnali verso il nord Italia”.3


L’inizio dell’offensiva raggiunse la sua massima intensità fra il 17 ed il 18 gennaio nella speranza che le forze sbarcate ad Anzio contribuissero al crollo delle difese tedesche. In realtà, ed questa una prova indiretta dello scollamento degli sforzi alleati: mentre a sud si era all’offensiva ed ogni ora era preziosa, ad Anzio si rimane fermi e ci si rafforza. In virtù della reazione decisa tedesca che vide far affluire ben 8 divisioni sul fronte di Anzio mista alla mancanza di audacia del comando statunitense, Anzio che doveva aiutare le forze proveniente da sud dovette pensare alla sua sopravvivenza. I tedeschi attaccarono la testa di ponte il 3, il 7, il 16, ed il 28 febbraio che non riuscirono a ributtare in mare le forze sbarcate. La testa di ponte rimase una spina nel fianco dello schieramento tedesco ed una minaccia costante.


I tentativi alleati contro le difese tedesche di Cassino si susseguirono per due mesi e diedero vita a tre battaglie, la prima dal 24 gennaio-11 febbraio, la seconda iniziatesi il 15 febbraio con il bombardamento della celebre abbazia di Montecassino, nella convinzione poi dimostratesi errata, che i tedeschi l’avessero fortificata. Sulle rovine dell’abbazia andarono a sistemarsi i paracadutisti tedeschi del 3° reggimento paracadutisti tedeschi, la terza iniziatesi il 15 marzo, tutte vinte dai tedeschi. Entrambi i contendenti ebbero perdite elevate con larghissimo impiego di mezzi e materiali. 4La quarta battaglia per superare le difese della linea Gustav iniziò il 11 maggio con l’impiego di oltre 2000 pezzi di artiglieria, con il concorso della aviazione tattica alleata. Il bombardamento fu terribile, tanto da ricordare le battaglie della prima guerra mondiale. Le sorti della battaglia rimasero incerte per tre giorni. Il 14 maggio il corpo di spedizione francese conquistò monte Faito ed il Monte Maio e quindi investire e conquistare Ausonia. Il 15 maggio i britannici occuparono Pignataro che favorì l’azione del 2° Corpo Polacco che riuscì a raggiungere ed occupare le rovine dell’Abazia di Monte Cassino. Il 17 ed il 18 maggio la situazione si sbloccò su tutto il fronte e si apri la strada per Roma. Il 25 maggio le forze statunitensi avanzando sul litorale si congiunsero con quelle di Anzio. Nonostante le ultime resistenze tedesche sui Colli Albani, la strada per Roma era aperta e la capitale fu raggiunta ed occupata il 4 giugno 1944.


L’avanzata alleata a Nord Roma non fu condotta con la dovuta energia e nel suo sviluppò subì notevole battute di arresto dovute alle reazioni dinamiche tedesche seguite da irrigidimento sulle posizioni precedentemente organizzate a difesa.


La 5a Armata progredì abbastanza rapidamente verso Livorno e Pisa, ma il X ed il XIII corpi d’armata britannici vennero arrestati in corrispondenza del lago Trasimeno e successivamente all’altezza di Arezzo. Sul versante Adriatico il II Corpo Polacco, che inquadrava anche il Corpo Italiano di Liberazione, avanzava a fatica in Abruzzo e nelle Marche riuscendo a occupare il porto di Ancona il 18 luglio 1944, risolvendo il problema logistico che era diventato abbastanza grave. A fine mese i Polacchi erano sul Metauro.

Alexander mise in atto l’operazione Olive con l’obbiettivo di dilagare nella pianura padana, facendo cadere per manovra le posizioni della gotica. Senza che i tedeschi se ne avvedessero alle spalle del corpo polacco, che creò uno schermo efficace, si radunarono cinque divisioni del V corpo d’armato e 2 divisioni canadesi che il 25 agosto passarono all’attacco con obiettivo la conquista di Rimini. L’offensiva nei primi giorni ebbe successo, poi i tedeschi reagirono e sulle alture di Coriano, anche per le precoci piogge, i mezzi corazzati britannici furono fermati. Rimini fu raggiunta solo il 25 settembre, ma i tedeschi riuscirono a ripiegare in ordine sul Rubicone, uno dei 14 fiumi che dovevano essere superati prima di arrivare al Po e nella pianura padana.5 Avendo come obiettivo Bologna, l’avanzata progrediva di soli 15 km al giorno. I Polacchi il 20 ottobre riuscirono a liberare Cesena, ma ormai ogni capacità offensiva si stava esaurendo. Il 25 ottobre l’offensiva fu sospesa


L’operazione Olive fu di stretto stampo britannico. Nella mente di Churchill e dei comandanti britannici si voleva arrivare al Po e puntare su Venezia e Lubiana, per cercare di arrivare al centro dell’Europa e andare incontro all’Armata Rossa che stava rapidamente avanzato da oriente.


Gli alleati lanciarono nel 1944 un’ultima offensiva, sempre con l’obiettivo la conquista di Bologna, a cui si aggiunse Ravenna. L’offensiva ebbe un esito deludente, anche se Ravenna fu occupata il 4 dicembre 1944.


Da quel momento la fronte si stabilizzò, si concluse la seconda fase della campagna d’Italia, non meno strategicamente deludente della prima, si passò ad una guerra di posizione, 80 km a su del Po, che durerà fino alla primavera del 1945. Le grandi speranze alleate della primavera-estate 1944 erano andate in fumo e subentrò uno stato di malessere morale, di scontento, di abbattimento e di sfiducia che produsse tra l’altro un progressivo aumento del numero dei casi di diserzione nelle fila delle armate alleate.”6


Il fronte in Italia non ha avuto in campo alleato grande considerazione ed apprezzamento e nella tradizione orale soprattutto britannica è ed era tenuto in scarsa considerazione rispetto a tanti altri fronti. Una fama che è in linea con le valutazioni espresse sopra: errori, sconfitte, perdite pesanti, scarse soddisfazioni, occasioni mancate e soprattutto sofferenze subite ed arrecate che spesso non trovano una giustificane accettabile.7




1 Liddel Hart B.H., Storia della seconda guerra mondiale, Verona, Arnaldo Mondadori Editore, 1971


2 Ibidem

3 Stefani F., La storia della dottrina e degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, dalla guerra di liberazione all’arma atomica tattica, cit., pag. 66

4 ibidem

5 Ibidem, pag. 70

6 Ibidem pag. 71

7 Ulteriori elementi per un quadro della campagna d’Italia sia per la parte tedesca che per quella alleata si trovano in Boschesi B.P., Enciclopedia della Seconda Guerra Mondiale. I personaggi, le date, i luoghi le armi le cifre, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1983.


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