I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

giovedì 20 novembre 2025

Gli Ex alleati germanici. Le operazioni in Italia nella Guerra di Liberazione

 

La Guerra di Liberazione non può prescindere, come già detto, dall’andamento delle operazioni in Italia da parte della Germania. All’inizio del 1944 il generale Kesserling, ormai responsabile del fronte italiano, disponeva di 15 divisioni,

Sul finire del 1943 era riuscito a fermare l’avanzata alleata sulla cosiddetta linea Gustav, imperniata dal punto di vista strategico sulla località di Cassino, che fu investita agli inizi di gennaio, sovrastata dalla imponente e significativa, ma militarmente inutile ed inefficace Abazia benedettina. I tedeschi, nella fase difensiva, avevano grande capacità a sfruttare il terreno. La presenza dei fiumi Liri, Rapido, e Carigliano con i sistemi montuosi degli Aurunci e di Monte Trocchio furono per loro risorse preziose per organizzare una difesa efficace, soprattutto nell’annullare le capacità di impiego delle forze corazzate e meccanizzate.


Che cosa sarebbe avvenuto a metà gennaio, qualora il maresciallo Kesserling non avesse avuto la piena disponibilità di tutte le forze in Italia, dopo il cedimento avvenuto nella zona di Carloforte da parte della 9aa Divsione di fanteria, da poco tempo in linea, e non avesse potuto rinforzare la 10a Armata con la 29a e la 30a Divisione di granatieri corazzati e con formazioni dell’XI corpo d’aviazione l’ala destra del suo schieramento minacciato dall’offensiva della 5a Armata statunitense?

L’afflusso di tali forze sulla fronte del Garignano privò il maresciallo Kesserling di grandi unità organiche in riserva di scacchiere, ma gli consentì di tenere la linea fino a tutto aprile e di vincere le battaglie difensive di Cassino.”1


La battaglia lanciata il 15 gennaio 1944 dal II Corpo d’Armata Statunitense con il sostegno del Corpo di Spedizione francese che gli garantiva la sicurezza sul fianco sinistro permise agli alleati di creare una testa di ponte sul fiume Liri e di conquistare Monte Trocchio. Contemporaneamente, pochi giorni dopo, i britannici con il loro X Corpo d’Armata superarono il Garignano e conquistarono Minturno. I successi alleati non furono tali da far crollare il fronte. I Tedeschi reagirono con difese elastiche e fecero affluire dalle retrovie due divisioni che bloccarono ogni iniziativa alleata. In contemporanea, mentre le riserve tedesche affluivano verso sud, gli alleati sbarcavano ad Anzio con il VI Corpo d’Armata statunitense, rinforzato da unità britanniche. Sbarcati senza resistenza, per circa 24-48 ore gli alleati avevano avuto la possibilità non di raggiunger Roma, ma i colli Albani che sarebbe stato un disastro per i tedeschi, che nell’area non avevano ne unità ne reparti atti ad una difesa organizzata. Sorprendentemente, gli alleati preferirono rinforzarsi sulle spiagge ed avere sufficienti uomini e mezzi prima di avanzare, memori delle esperiente di Salerno e Sicilia. Lo sbarco di Anzio permette a Kesserling di ottenere altre divisioni da fa affluire dalla Germania e dalla Francia. I contrattacchi che egli sferrò il 16 ed il 29 febbraio non furono coronati da successo, ovvero ributtare a mare le forze sbarcate, ma valsero ad immobilizzare la testa di sbarco alleata. Nel mese di febbraio lo schieramento tedesco vide a diretta protezione di Roma e di fronte ad Anzio la 14a Armata del gen. Von Mackensen, mentre sulla linea Gustav era schierata la 10a Armata del generale Vietinghoff con il XIV corpo corazzato ed il LI corpo alpino, per un totale di dieci divisioni di cui sette contrastavano la 5° Armata del gen. Clark tre la 8a Armata del gen. Leese. Kesserling teneva in riserva nell’Italia settentrionale altre sei divisioni. Queste forze tennero il fronte fino alla fine di maggio del 1945. I tedeschi sostennero ben tre battaglie difensive più l’azione su Anzio tutte vittoriose, collezionando numerosi successi difensivi che permisero di tenere gli alleati fermi sulle loro posizioni di partenza. La quarta battaglia per la difesa di Cassino fu persa per una serie di motivi concomitanti, quali la “dispersione delle forze tedesche costrette a parare la minaccia di Anzio, l’isolamento iniziale, provocato dai bombardamenti aerei e dall’artiglieria, dei comandi di armata e di corpo d’armata, dal cedimento della 94° Divisione e della 71° Divsione di fanteria, che occupavano l’ala destra del XIC corpo d’armata; la debolezza della linea Caeser, a sud di Roma, appena abbozzata e troppo estesa, in quanto appoggiandosi al Tevere ed all’Aniene si spingeva fin oltre Avezzano fino all’Adriatico; lo schieramento della riserva della 94° Divsione di fanteria lungo il settore costiero anziché sul massiccio del Petrella, cosicché operata la breccia il corpo di spedizione francese trovò via libera; il mancato intervento della riserva del 1° paracadutisti attardatasi a Cassino nonostante il tempestivo ordine di ripiegamento,, dietro l’ala della 90° divisione che aveva ceduto, nonché l’esecuzione tardiva della ritirata del LI corpo alpino; il protrarsi più a lungo di quanto la situazione tattica permettesse delle forze del XIV corpo d’armata corazzato sulle posizioni intermedie per non perdere i contatti con le unità laterali, con la conseguenza che la 305a divisione di fanteria e la 26a Divisione corazzata, i resti della 15a Divisione granatieri corazzati, la 71a e la 94a Divisione di fanteria non furono in condizioni di mantenere le posizioni dell’ala destra dello sbarramento.”2


La 10a Armata segno il suo destino con le sue mani. Vi erano ancora delle possibilità per fermare gli alleati nella loro marcia verso Roma, ma queste non furono colte. Nella terza decade di maggio il fronte di Cassino era tutto in movimento e i tedeschi iniziarono a retrocedere. I tedeschi non riuscirono ad impedire, tra Terracina e Fondi, la penetrazione alleata per discordie tra i Comandi, e questo permise alle forze statunitensi di congiungersi con quelle della testa di ponte di Anzio. Avvennero fra i comandi ancora discussione piuttosto penose che ebbero per risultato la sostituzione del comandante della 14a Armata tedesca la quale non era riuscita a chiudere la breccia apertasi fra la 362a Divsione di fanteria e la divisione corazzata “Herman Goering”. La breccia, che inizialmente avrebbe potuto essere colmata da un solo battaglione andò allargandosi fino al 31 maggio, provocando un aggiramento del nemico al quale infine rimase libera la via di Roma. Delle due armate tedesche la 14° uscì dalla battaglia gravemente battuta mentre la 10a Armata sebbene costretta a ripiegare lo fece con ordine, combattendo molto bene senza perder e il contatto con la 14a Armata muovendo fino a Tivoli attraverso la disagevole strada di Subiaco e conservando un elevato coefficiente di capacità combattiva.3

Secondo Filippo Stefani “ la manovra in ritirata che fece seguito all’insuccesso della manovra di arresto fu un nuovo capolavoro di abilita tattica” 4da parte di Kesserling, che agiva applicando il principio che solo una difesa attiva riesce a ridurre gradatamente lo slancio dell’avversario.

Roma fu persa i primi di giugno. Per tutto il mese di giugno e di luglio Kesserling operò secondo i suoi principi, sia sul versante tirreni che sul versante adriatico. Le lotte sui due lati del lago Trasimeno e quelle, alle ali del dispositivo di ritirata, di Ancona e Cecina conseguirono risultati tattici conformi alle necessità tedesche del momento. Ad agosto la resistenza tedesca fu attiva in Toscana e Firenze fu persa solo a metà del mese. Nonostante la grave inferiorità Kesserling riuscì a frenare l’azione alleata fino a tutto settembre riuscendo a farle giungere ai primi contrafforti appenninici ai primi di ottobre, mentre sul versante adriatico la avanzata alleata era stata fermata a sud di Rimini. L’autunno era iniziato e l’inverno era alle porte, e le predisposte difese della linea gotica potevano essere rafforzate dalle unità in ritirata provenienti dalla pianura. Kesserling. La difesa degli Appennini negli ultimi mesi del 1944 e fino alla offensiva finale dell’arile 1945 pere l’abilità di comando e l’abnegazione dei sottoposti impediranno agli alleati di raggiungere la pianura padana e sarà una delle pagine di gloria delle armi tedesche. L’esercito tedesco nel 1944 in Italia era riuscito a tenere le forze nemiche lontane dai confini meridionali del Reich.


1 Stefani F., La storia della dottrina e degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, dalla guerra di liberazione all’arma atomica tattica, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1987 Vol. III, Tomo I°, pag 74.

2 Ibidem pag. 76

3 Ibidem pag. 77

4 Ibidem pag. 78

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