MASSIMO COLTRINARI
La liberazione di Osimo.
Ricordare chi ci liberò
Secondo articolo ispirato all’intervento
di Paolo Mieli, lo scorso 16 luglio, nel quadro delle celebrazioni per il 77°
anniversario della Liberazione di Osimo; come noto il giornalista ha proposto
un interessante motivo di recupero della memoria e contrasto all’oblio,
significando che sarebbe cosa degna di nota che strade, vie, rondò ed altro
fossero intestati ai protagonisti di quelle giornate, i soldati polacchi del II
Corpo e i soldati italiani del Corpo Italiano di Liberazione. Con la nota
precedente abbiamo delineato l’iniziativa[1]
ed indicato i nomi dei Comandanti polacchi, con questa indichiamo i nomi dei
comandati del C.I.L. che furono i protagonisti di quelle giornate.
Perché i comandanti del Corpo
Italiano di Liberazione ? Che cosa centrano costoro con la liberazione di Osimo?
e con la battaglia per Ancona?
Negli anni si è costruita una
storia che è basata su pochi presupposti. Noi abbiamo adottato un approccio più
ampio sulla Guerra di Liberazione che si basa sul concetto militare di una
guerra su cimque fronti; il sud, il movimento partigiano al nord,
l’internamento in Germania ( la resistenza del “No”), la resistenza dei soldati
italiani all’Estero (Grecia, Jugoslavia, Francia, Albania ecc.) e la prigionia
di guerra (1943-1945)[2].
Rinviando al dizionario citato in nota per il framework adottato, qui possiamo
dire che i Polacchi, senza l’intervento di ulteriori forze non avrebbero con le
loro forze disponibili potuto conquistare Ancona. I rapporti di forza tra
tedeschi (difesa) e polacchi (attaccanti) erano si a favore dei polacchi ma non
sufficienti. Ovvero i polacchi non erano in grado di attuare una manovra a
livello corpo d’armata, ma solo a livello divisionale. Questo lo appreso a loro
spese con la sconfitta nella Prima battaglia per Ancona (1-6 Luglio 1944) in
cui attuando una manovra a livello divisionale, avendo come obiettivo Ancona, a
mala pena riuscirono a sorpassare Loreto e giungere sulla costa orientale di
Crocette-Castelfidardo, perdendo il 25% delle forze corazzate (49 carri armati sui
200 disponibili) in quattro giorni di battaglia. Perdite inaccettabili per i
risultati conseguiti. Sospesa la battaglia, riconsiderati i termini operativi,
come da dottirna, Ancona poteva essere conquista solo con una manovra di Corpo
d’Armata, ovvero impiegando con differenti compiti tre divisioni. I Polacchi
avevano solo due divisioni la 3a “Lancieri dei Carpazi” e la 5a
“Krescowa”. Nel loro organico dal mese
di aprile 1944 vi era anche il C.I.L., Corpo Italiano di Liberazione, 25 mila
uomini con i supporti, ovvero una unità a livello divisionale. Questa era
disseminata da Macerata fermo fino in Abruzzo, e si muoveva per via ordinaria,
cioè a piedi. Il Comando della VIII Armata Britannica ed il XV Gruppo d’Armate
in Italia avevano chiaramente detto che non vi era disponibili per i prossimi mesi nessuna divisione ne
altre turppe.
Convocato il gen. Utili comandante
del C.I.L. (ed il suo capo di SM, Col Lombardi) al HQ Polacco si elaborò in piano per l’attacco su Ancona,
in gran parte suggerito dallo stesso Utili, facendo conto anche della sua
esperienza come Capo di SM del gen. Messe in Russia con il CSIR. Il Piano
prevedeva che, avendo come obiettivo Ancona, la 3a “Lancieri dei Carpazi”
esercitasse il fissaggio (cioè bloccare il massimo forze tedesche minacciando attacchi)
sulla parte destra dello schieramento (in pratica dalla Baraccola al mare verso
est), la 5a “Krescowa” sfondasse al centro lungo la via di facilitazione
Casenuove, Croce di San Vincenzo, Agugliano Cassero e sbucare a nord di
Falconara (chiudendo in una sacca tutte le forze tedesche a difesa), il C.I.L.
avanzare sulla sinistra, gravitare verso occidente puntare su Jesi, dando
sicurezza e protezione al fianco attaccante polacco. Ancona sarebbe stata
conquista per manovra, evitando combattimenti nel centro abitato.
Premessa fondamentale a questo
piano era il controllo del crocivia di Filottrano punto focale delle vie di
facilitazione che portano ad Ancona. Chi controlla Filottrano arriva in Ancona
e questo i tedeschi lo sapevano bene tanto che, percepita la minaccia, il 7
luglio fanno affluire a Filottrano un intero battaglione della loro esigua riserva. Compito di attaccare e conquistare
Filottrano fu affidato al C.I.L., che in 24-36 ore, fu portato con autocarri sulle
basi di partenza per l’attacco a Filottrano (gli autocarri che erano stati per
mesi negati, spuntarono miracolosamente in poche ore e furono messi a
disposizione degli Italiani). Conquista Filottrano il 9 luglio, entro una
settimana il piano per Ancona poteva essere attuato. E così fu.[3]
La volontà inglese di minimizzare ad ogni costo ed in ogni luogo ed in ogni
momento l’apporto degli italiani alla guerra al tedesco (Prima con il I
Raggruppamento Motorizzato, poi con il C.I.L., poi con i Gruppi di
Combattimento) ha fatto si che noi nella nostra storia abbiamo cancellato
questo apporto. Nessuno nel nostro territorio, Osimo compreso, sa che Osimo
come Ancona sono state liberate con la partecipazione dagli uomini del C.I.L.,
come in effetti avvenne. Ancona è stata liberata dai Polacchi. Prova indiretta
è il comportamento del Comando Polacco che avevano sul campo constatato che
senza i 25.000 uomini del C.I.L. Ancona non sarebbe stata presa se non
chiamando una divisone alleata, che non era disponibile al momento, da altri
settori. La concezione brillante del piano, l’azione vittoriosa su Filottrano,
premesse di successo, sono opera del C.I.L. l’azione di sicurezza svolta
durante l’attacco, fondamentale per impedire manovre aggiranti tedesche sono
così evidenti che permettono di dire che anche gli Italiani parteciparono alla
liberazione del nostro capoluogo. A conferma di ciò l’atteggiamento tedesco:
quando il 20 luglio mattina gli uomini del C.I.L. entrarono e conquistarono
Jesi, il gen Hoppe, comandante tedesco diede l’ordine di abbandonare tutte le
posizioni di resistenza e porsi in salvo oltre il fiume Cesano. Ancona era
definitivamente al riparo di ogni minaccia tedesca. Normalmente se una cosa uno
non la vuole ottenerem non la ottiene, così come se uno vuole negare una cosa
normalmente la nega. In tutta questa
vicenda prevale la volontà britannica,
di non dare nessun merito agli Italiani. Fino al 1949, dopo il trattato
di pace, e l’entrata dell’Italia nella NATO questa era la loro posizione. L’apporto
delle Forze Armate Italiane ( oltre 500 mila uomini alla fine della guerra) è
negato. Dopo il 1949, ma ormai l’onda era passata, arrivarono i riconoscimenti,, quelli che
ancora oggi non sono arrivati dagli Italiani per gli uomini che combatterono
nel I Fronte la Guerra di Liberazione.
Con questa iniziativa cerchiamo
di fare del nostro meglio e quindi onorare chi partecipò come soldati italiani alla
liberazione delle nostre terre, sotto comando Polacco, dedicando loro vie,
vicoli, larghi e rondò di terre per cui combatterono. Fuor di retorica,
ricordare e combattere l’oblio, ormai dominante potrebbe essere degno di nota
ricordare, con i comandanti, quei soldati che sono stati e sono gli ispiratori
dei componenti dell’Esercito attuale, loro erede, che come loro, non si è mai
risparmiato e non si risparmia per il bene di tutti.
Questi comandanti erano:
Gen. Giovanni Messe, Capo di
Stato Maggiore Generale, comandante di tutte le forzr armate italiane nel 1944
Gen. Paolo Berardi, Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, nel luglio 1944
Gen. Umberto Utili, Comandante
del Corpo Italiano di Liberazione del luglio 1944
Col. Lanfranco Lombardo, Capo di
SM del Corpo Italiano di Liberazione
Gen. Ettore Fucci, vice
comandante del Corpo Italiano di Liberazione
I Comandanti sono a livello di
Comandante di Corpo. Ovviamente non è nel progetto, per ragioni di opportunità,
indicare i Comandanti di Brigata, come il gen. Moriggi, l’artefice di
Filottrano, di reggimento, Ten.Col. Briatorre, artecice della liberazione di
Jesi, , Col Valfè di Bonzo, Col. Leandro Giaccone ecc. o equivalenti che sono
oltre una decina e men che meno i comandanti di battaglione che sono tre volte
tanto.
Nelle pubblicazioni indicate in nota[4]
saranno compilate le biografie dei Comandanti citati, ed anche quelli di
livello ordinativo inferiore non citati, che potrebbero essere di utilità nel
corpo del progetto.[5] Anche
attraverso le colonne della “La Meridiana”, oltre che sul blog “marche1944.blogspot.com, aggiorneremo chi è interessato a questa
iniziativa degli sviluppi futuri.
[1] Chi
volesse ulteriori dettagli Info: federazione.ancona@istitutonastroazzurro.org
[2] Vds
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, Roma-Viterbo, Edizioni
ArcheAres, Collana I Libri del Nastro Azzurro, 2018-2022, 8 Volumi.
[3] Una
dettaglia ricostruzione di quanto detto sta in Coltrinari M., Il Corpo Italiano di Liberazione e Ancona.
Il passaggio del fronte: giugno-luglio 1944. Il tempo delle oche versi e del
laro rosso, Roma, Università la Sapienza. Ed Nuova Cultura, 2014, La
ricostruzione è correlata dalle Note di Diario ( Giugno - Luglio 1944)
dell’osimana Francesco Bonci che riporta come ha vissuto Lei e la sua famiglia
in Osimo quei giorni di paura e di tragedia
[4]
Via via che si completano saranno pubblicate su
“www.coltrinarimarche1944.blogspot.com”
[5]
Le foto sono tratte da Giuseppe Campana (a cura di) La Battaglia di Ancona del
17-19 luglio 1944 ed il Corpo d’Armata Polacco, Ancona, Istituto regionale per
la storia del movimento di liberazione delle Marche. Il progetto vuole anche
rendere omaggio a Giuseppe Campana che si impegnò con estremo successo a ricostruire
questi avvenimenti ed a mettere a
disposizione di tutti materiale di archivio di estremo interesse. Un doveroso
omaggio allo studioso ed all’amico difficilmente dimenticabile.
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