I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 10 maggio 2021

Operazioni contro Ancona Luglio 1944. Ambiente Operativo

 

L’ambiente operativo nel quale si svolsero le operazioni del II Corpo d’Armata Polacco e del Corpo Italiano di Liberazione nel periodo giugno-luglio 1944, nelle sue linee d’insieme, è caratterizzato da una zona appenninica ricca di colline nella prima fase dell’avanzata, fino a Macerata. Il terreno montagnoso particolarmente elevato, aspro e difficile era adatto all’impiego delle unità del Corpo Italiano di Liberazione, le quali, pur non essendo adeguatamente motorizzate e corazzate, avevano però il vantaggio di essere ben allenate a manovrare in terreni impervi ed ad agire svincolate dalla rete stradale. La zona, inoltre, proprio in relazione alla sua inospitalità, era caratterizzata da scarsa densità di popolazione, con un numero esiguo di centri abitati, peraltro di non vasta estensione.

Oltre Macerata verso nord-est, il terreno è caratterizzato da una successione di colline a sviluppo altimetrico piuttosto ridotto, di facile transito e separate tra di loro da successivi corsi d’acqua. Questi, pur non costituendo ostacoli per l’avanzata verso nord, offrivano tuttavia la possibilità di organizzare linee difensive molto efficaci che potevano sfruttare al meglio gli appigli tattici del terreno.

 In sintesi la zona di manovra si articolava in aree montuose appenniniche all’interno e in zone collinari sposandosi più ad est verso il mare.

 

In particolare l’area ove operò il Corpo Italiano di Liberazione al momento dell’attacco finale alla piazzaforte di Ancona ha come centro il basso corso del fiume Musone. Il fiume Musone[1] è un fiume con acqua perenne, che nel 1944 era alimentato, nell’alto corso, anche da una grossa sorgente esistente verso ponte Pietrella. Oggi, con la costruzione della diga a sud est di Cingoli per esigenze idroelettriche, il regime del fiume si è molto ridimensionato. 

Durante il suo corso dirama vari canali da molino. Il suo alveo è ghiaioso. Nel tratto che interessa si presenta, verso occidente, frequentemente incassato; verso oriente, dai pressi del ponte della rotabile Filottrano-Jesi in poi, con sponde basse e praticabili, in valle ampia e coltivata, con molti e buoni passaggi. Tra i guadi è da ricordare quello tra Monte Polesco e Casenuove, che sarà ampiamente sfruttato dai reparti del Corpo Italiano di Liberazione. Il fiume, quindi, in se non poteva perciò essere considerato un serio ostacolo. Sennonché il nemico ne aveva aumentato il valore difensivo organizzandosi a difesa lungo la riva sinistra e distaccando, come era stato constatato nei primi scontri, elementi sulle alture di riva destra nella zona ad ovest della rotabile Filottrano-Jesi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Monografia del Comando del Corpo di Stato Maggiore, n. 42. Italia Centrale, P.I., Vol. II, pag. 239

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