1. Il Piano Polacco per la
conquista di Ancona. Seconda Battaglia di Ancona
Il piano
predisposto dal gen. Anders per quella che poi venne chiamata la “Seconda Battaglia di Ancona” nasce
dalla constatazione che i tedeschi si aspettavano una replica dell’attacco
portato durante la prima battaglia di Ancona, ovvero lungo la direttrice
adriatica, lungo la statale 16. Era la via più breve e più facile per
conquistare Ancona. In particolare il nemico si aspettava un attacco della 3a
Divisione Carpatica, ovvero il classi attacco “ a botta dritta”.
Facendo
leva su questa convinzione del nemico e mettendo in essere azioni tali da
confermare questa convinzione, il gen. Anders decise che l’attacco principale
avrebbe dovuto essere portato dall’ala sinistra dello schieramento del II Corpo
d’Armata, nel mentre che la 3a divisione Carpatica doveva svolgere azione di
fissaggio delle forze tedesche contrapposte, svolgendo una manovra diversiva
rispetto a quella principale.
Osservato
il terreno ed i movimenti del nemico si riconobbe nel Monte della Crescia, ad
ovest di Osimo, il perno della difesa tedesca. Pertanto il piano elaborato
prevedeva che lo sforzo principale del II Corpo d’Armata Polacco fosse
esercitato proprio in direzione del Monte della Crescia, sulla direttrice Monte
della Crescia-Polverigi-Agugliano con due attacchi pressoché simultanei: uno
affidato alla fanteria appoggiata da carri armati, che doveva partire da Villa
Simonetti verso il Monte della Crescia ed uno condotto da carri armati che
doveva partire da Santa Margherita- Regione Montoro, verso Casenuove- Croce san
Vincenzo.
Dopo la
conquista del Monte della Crescia, che dominava tutto il terreno della
battaglia e operato lo sfondamento dei mezzi corazzati, il Corpo d’Armata
Polacco avrebbe dovuto proseguire sulle direttrice, Offagna, Cassero-Castelferretti, per raggiungere
Torrette, raggiungendo il mare, e Falconara- Chiaravalle, chiudendo ogni via di
fuga la guarnigione tedesca di Ancona.
Al tempo stesso, mentre queste operazioni
sarebbero state in svolgimento, doveva essere messa in atto la manovra
diversiva che sarebbe stata svolta dalla 3a divisione Carpatica volta a far
credere ai tedeschi che l’attacco principale sarebbe avvenuto lungo la strada
statale 16 a
sud di Ancona e lungo le strade costiere. Compito accessorio affidato alla 3a
divisione Carpatica era quello che appena constatato che i tedeschi iniziavano
il movimento di ritirata li avrebbe dovuto pressare da vicino d’iniziativa,
inseguendoli fino a conseguire l’annientamento.
Il concetto
di azione per conquistare Ancona era, dunque, quello di impegnare i tedeschi
sulla destra dello schieramento con una diversione e manovrare invece a fondo
sulla sinistra, in un area dal terreno collinoso, ristretta, con una viabilità
non eccellente, in modo da sorprenderli e, tagliando le linee di ripiegamento,
intrappolarli in una sacca. Per i tedeschi Ancona doveva divenire una sorta di
piccola Stalingrado.
Il Corpo
Italiano di Liberazione aveva il compito di assicurare la protezione del fianco
sinistro dello schieramento e quindi permettere di sviluppare lo sforzo
principale, assecondare l’azione delle formazioni polacche, e svolgere azione
attiva forzando il fiume Musone, e conquistare prima Rustico e poi con
convergenza verso ovest prima Santa Maria Nuova, poi nel prosieguo delle
operazioni raggiungere l’Esino e conquistare Jesi.
Sulla base
di questo piano i compiti assegnati alle unità dipendenti risultarono i
seguenti.
Il II Corpo
d’Armata Polacco doveva conquistare il Porto di Ancona, l’aeroporto e la
raffineria di Falconara, inteso questo polo
come “città di Ancona”, il cui possesso era indispensabile per rifornire
le truppe alleate impegnate nell’offensiva contro i tedeschi che si stavano
attestando su quella che poi sarà definita la linea gotica. E’ importante
sottolineare che il compito del Corpo d’Armata polacco non si limitava solo
alla conquista di Ancona, ma anche alla conquista della Raffineria di Falconara
e dell’Aeroporto di Jesi. Se si nota questo si vede che il compito del C.I.L.
non è proprio secondario: infatti la conquista di Jesi mette in sicurezza le
conquiste polacche di Falconara sia come raffineria sia come aeroporto. La
presa del polo di Ancona era estremamente necessaria, e questo era noto a
tutti, per affiancare, se non sostituire, la capacità logistica del porto di Bari e di
Taranto, ormai troppo distanti.
Questo
compito è fissato nel piano d’operazione n. 5 in modo lapidario e chiaro:
Il II Corpo
d’Armata polacco deve conquistare la città di Ancona ed annientare la 278a
divisione tedesca.[1]
I reparti del II corpo dovevano:
. La 5a
Divisione”Kresowa” e la II
Brigata corazzata polacca avrebbero dovuto condurre l’attacco
principale.
. La 3a
divisione “Carpatica”, rinforzata da alcuni battaglioni delle altre divisioni,
avrebbe dovuto condurre lo sforzo secondario eseguendo una manovra diversiva e
dimostrativa sul lato destro dello schieramento.
. L’artiglieria
dell’intero Corpo d’Armata Polacco e del Corpo Italiano di Liberazione doveva
inizialmente concentrare la maggior parte del fuoco sulla direttrice di
avanzata della 5a Divisione fino alla conquista del Monte della Crescia e
successivamente in appoggio all’avanzata della II brigata Corazzata.
. Il Corpo
Italiano di Liberazione doveva forzare il Musone, conquistare la posizione di
Rustico e coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche impegnate nella
manovra di aggiramento. Al raggiungimento dell’obiettivo, compiere forti
puntate nella direzione di Santa Maria Nuova e Casa Cappanera.
[1] Come
vedremo, ancorchè di sfuggita non essendo il tema di questo volume, il II Corpo
d’Armata Polacco riesce a conquistare il Polo di Ancona, ma non riesce a
distruggere la 278a divisione tedesca, che riesce a salvare gran parte del
personale e del materiale. Al riguardo di questo insuccesso i Polacchi parole
molto dure verso il Comandante del Corpo
Italiano di Liberazione e del suo comandante.
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