Fazio
Fazioli nasce in Ancona nel 1888, figlio di Rinaldo e Luisa
Ciarpaglini e quindi nipote di Michele Fazioli, primo Sindaco di
Ancona sotto il Regno d’Italia. Egli quindi appartiene a quella
sfortunata generazione che ha dovuto affrontare per ben due volte una
guerra mondiale e soprattutto i difficili anni di ricostruzione,
negli anni che le hanno seguite.
Appena
diciottenne, si ritrova ad essere l'unica figura maschile della
famiglia, perché tra il 1901 e il 1906 scompaiono il padre Rinaldo,
il nonno Michele e gli zii Andrea e Alfredo. Di lì a poco, lo
scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costringe ad interrompere gli
studi e a raggiungere il fronte sull’altopiano di Asiago (Cima 11)
al comando di una batteria di fotoelettriche con il grado di Tenente
del Genio.
Riesce
a laurearsi in Ingegneria solo nel 1920 e, poco dopo, si iscrive al
Partito Nazionale Fascista ed entra nella Milizia Nazionale. In quel
periodo, gli vengono affidati alcuni incarichi civici, tra cui quello
dal nome curioso di “Commissario alle Acque e alla Grandine”.
Il
suo grado nella milizia lo fece designare per frequentare un corso di
artiglieria a Nettunia ed è proprio con quell'abilitazione che gli
viene assegnato il Comando della Difesa Contraerea di Ancona, che
comprendeva una serie di postazioni a Monte Cardeto, al Campo degli
Ebrei, a Pietralacroce, al Molo Nord e a Forte Scrima.
Nei
primi anni di guerra, il suo servizio scorreva senza particolari
problemi, in quanto Ancona sembrava dimenticata. I guai veri
incominciarono dopo l’8 settembre 1943: i Tedeschi iniziarono la
ritirata sabotando le installazioni, il Regio Esercito era
praticamente allo sbando perché nessuno sapeva più che pesci
prendere, e Fazio fu posto in Licenza Illimitata. Poté fare quindi
ben poco quando Ancona subì il primo bombardamento aereo alleato il
15 ottobre, che colpì la zona della stazione e ancor meno il 1°
novembre: nella distruzione della città vecchia, tra gli altri, andò
distrutta anche la casa di famiglia che Fazio aveva ereditato dal
nonno Michele e che aveva finito di ristrutturare da pochi anni.
Verso
la primavera del ‘44 Fazio decide di partire per Reggio Emilia con
la famiglia: il fronte si stava avvicinando ed aveva qualche
preoccupazione per eventuali ritorsioni o rancori per il suo passato
fascista.
Il
ritorno in Ancona dopo il passaggio del fronte fu molto triste. Fazio
ristabilì la sua famiglia a Pietralacroce, tentando come tutti di
rimboccarsi le maniche per tornare alla normalità. Nessuno mai si
sognò minimamente di rinfacciare alcunché nei suoi confronti, anche
se i suoi trascorsi e molto probabilmente l’età non più giovane,
non gli hanno consentito di riprendere un’attività lavorativa vera
e propria.
Gli
fu di grande conforto la famiglia, che si era progressivamente
allargata con l’arrivo dei nipoti, fino a quando non si spegne
serenamente nel 1966.
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