La difesa avanzata tedesca del porto di Ancona. Osimo - Monte della Crescia
I tedeschi avevano creato una linea avanzata per la difesa del porto di Ancona presidiando Osimo e incentrando sul Monte della Crescia il perno della difesa: questa linea. era diventata, per i Tedeschi, la posizione principale da difendere per tenere il fronte. Gli uomini del 992° Reggimento assolsero questo compito in modo encomiabile. Secondo fonti tedesche, l’attacco fu portato ad Osimo da oltre 60 carri armati, con appoggio pesante dell’artiglieria. Inizialmente i Polacchi riuscirono ad annientare la quasi totalità della difesa controcarro tedesca, ma i ripetuti contrattacchi della fanteria tedesca, munita solo di armi leggere, li respinsero. Alle ore 16 del 5 luglio i Tedeschi erano ancora padroni di Osimo, ma stremati. Secondo Hoppe, tre volte Osimo era stata perduta e tre volte riconquistata dai Tedeschi che, con feroce determinazione, si erano lanciati contro le ondate successive dei carri polacchi, sostenute da fanteria e anche da elementi locali, i tanto temuti “partigiani”. In questa strenua resistenza erano stati gettati tutti gli uomini disponibili: ciclisti, personale degli osservatori di artiglieria, radiotelegrafisti e staffette. Alle ore 14 entrò in combattimento anche il battaglione composto da elementi Russi al comando del capitano Marxeither, che venne impiegato per la conquista di quota 217, nel settore nord-orientale. I Russi, sempre secondo quando scrive Hoppe, conquistarono l’altura e la tennero per tutto il pomeriggio, ma a sera cedettero sotto l’impeto di un attacco di mezzi corazzati. Hoppe non mostra grande stima per questi suoi soldati “slavi”, imputando la perdita della quota al cedimento morale dei Russi, che “non erano avvezzi alla guerra”. Avvezzi o non avvezzi alla guerra, i soldati Tedeschi sono stremati. Alle 18 del 5 luglio entrano in azione le forze partigiane, a quel tempo definite “ribellistiche”. Entrate in Osimo dal 3 luglio, gli uomini del distaccamento “Riccio” e del GAP “Fabrizi” iniziano i combattimenti contro i Tedeschi in via Roma e in via delle Scalette; queste azioni si svolgono sotto il fuoco delle artiglierie alleate, che, interpretando in modo non corretto un segnale, aprono un fuoco pesante: quattro partigiani sono feriti. La perdita di quota 217 da parte dei Russi la sera del 5 luglio e lo stato fisico delle truppe, che erano al limite della efficienza operativa, convinse il Comando Divisione tedesco a rettificare il fronte. Sembrava necessario arretrarlo per sottrarre ad un ulteriore azione di fuoco le truppe, con il rischio del loro annientamento e, soprattutto, per evitare una penetrazione nemica tra le posizioni del 992° e 993° Reggimento granatieri che, se attuata, avrebbe inflitto altre perdite. Fu presa la decisione di rettificare 42 all’indietro il fronte e furono diramati ordini che prescrivevano di tenere saldamente i caposaldi di Filottrano e della Stazione di Osimo; la linea di difesa doveva essere arretrata, nella notte tra il 5 e il 6 luglio, sull’allineamento Casenove-quota 360 (Monte della Crescia)-San Paterniano-Santo Stefano. Su questa linea, denominata “Albert II”, la 278a Divisione doveva essere ricomposta. Il bilancio della giornata era pesante. Le fonti tedesche parlano di 49 carri polacchi, di cui 31 colpiti da “Ofenhor” e “Faustpatrone”, (armi controcarro individuali per la fanteria) 5 autoblindo e molti veicoli distrutti. Alla sera del 5 luglio, la Divisione lasciò, su ordine superiore, le posizioni di Osimo, ma i Tedeschi erano convinti di aver raggiunto una vittoria difensiva di rispetto. La Divisione fu citata nel Bollettino di Guerra del 6 luglio 1944 con questa nota: “La 278a Divisione al comando del tenente generale Hoppe ha combattuto valorosamente in continue e dure azioni difensive contro un nemico superiore, infliggendogli pesanti perdite. Tutti i tentativi del nemico di sfondamento sono falliti di fronte alla fermezza della divisione”. Giovedì 6 luglio 1944 Osimo è liberata dal nemico. Una liberazione dovuta all’arretramento delle posizioni tedesche, ma che ancora ha tutte le potenziali premesse per un eventuale ritorno e rioccupazione della cittadina. A seguito di questo arretramento, la linea di combattimento decisa dal gen. Hoppe la sera prima, determinava uno schieramento tedesco così composto, tenendo presente che il caposaldo di Filottrano era stato ceduto alla 71a Divisione, che lasciava libero il I battaglione del 994° reggimento, spostato nella sponda sinistra del Musone; lo sostituiva il I battaglione del 211° Reggimento della predetta 71a Divisione, che si schierava nella zona Filottrano-Sant’Ignazio: - a destra il II battaglione del 994° Reggimento ed il CCLXXVIII battaglione fino da Filottrano (escluso) a Casenuove (incluse) - al centro sulla destra il 992° Reggimento con i suoi due battaglioni ed il III battaglione del 755° Reggimento a quota 360 (Monte della Crescia); sulla sinistra il I battaglione del 994° Reggimento ed il II battaglione del 993° Reggimento sino alla Stazione d’Osimo. - a sinistra la guarnigione di Ancona, con il 993° battaglione da fortezza ed il DCLXXVI (676°) battaglione di sicurezza, che unitamente a gruppo di combattimento Weinreich arrivava fino a Numana. - Riserva divisionale era il I battaglione del 993° Reggimento, duramente provato, in riposo dietro la parte centrale sinistra dello schieramento. Con l’arretramento tedesco svoltosi ordinatamente durante la notte, Osimo ha presenti solo elementi Tedeschi ritardatari. Tutte le forze partigiane sono in azione e alle 8 circa i partigiani procedono alla occupazione totale di Osimo, precedendo di qualche ora i Polacchi, dando vita ad un rastrellamento per mettere in sicurezza il paese. Vengono catturati diversi soldati tedeschi e molto materiale bellico. A metà mattinata, su due file, giungono i soldati Polacchi, seguiti da mezzi di ogni tipo. Osimo non solo era il capoluogo provvisorio delle Marche secondo la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana, ma era anche il perno centrale della difesa tedesca imbastita per proteggere il porto di Ancona. A rigore di logica, caduta Osimo, doveva cadere tutto il fronte tedesco. Se questo non avvenne lo fu in virtù del fatto che il Comando tedesco, con opportune rettifiche, era riuscito a tenere unito il fronte di combattimento in modo organico. Osimo era sì liberata, ma rimaneva in primissima 43 linea, e questo dato rimaneva sconosciuto alla popolazione, tutta convinta che la liberazione fosse ormai cosa assodata e ogni pericolo allontanato.