Relazione sommaria
sull’operazione di Filottrano
(8-9 luglio 1944)
I. Situazione Nemica
Secondo informazioni
raccolte nel corso e dopo l’azione da prigionieri e da civili l’abitato di
Filottrano era difeso dal I e dal II btg. Del 994° rgt. Della forza l’uno
intorno ai trecento uomini, l’altro 250, da tre carri armati o semoventi, da
quattro o cinque autoblinde e da un numero imprecisato di pezzi controcarro da
75/40.
Uno dei due btg. Era stato affrettatamente portato in
linea nelle 24 ore precedenti.
La posizione di
Filottrano, dominante ogni possibile via d’attacco ed appoggiata ad un abitato
così robusto che malgrado che i potenti concentramenti di artiglieria la
popolazione civile rimasta quasi tutta in paese ha subito, per effetto di essi,
perdite insignificanti, costituiva per il difensore un eccellente appiglio
tattico a cui le posizioni avanzate sullo sperone di Tornavano e su quello
delle Grazie assicuravano una conveniente profondità. Malgrado queste
difficoltà per l’attaccante, l’operazione costituiva una necessità fondamentale
nel quadro generale delle operazioni per disarticolare un vero e proprio
sistema di resistenze appoggiate nella linea di grossi abitati dominanti al di
là del Musone.
Occorre mettere in
evidenza che, malgrado i btg. Fossero di forza ridotta, il loro armamento in
armi automatiche e mortai risultava al completo, e che la guarnigione ha avuto
l’appoggio vivace di una massa di artiglieria molto superiore al previsto.
Da parte nostra
partecipato all’attacco cinque battaglioni della divisione “Nembo” di cui
quattro della forza presente 4-500 uomini ed uno d circa 300 uomini, quindici batterie
italiane con uno scrso munizionamento e artiglieria della 6° brigata polacca
rinforzata da due gruppi di medio calibro e da cinque carri “Sherman”, di cui
due intervenuti solo nell’ultima fase della lotta.
Dei cinque btg. Impegnati due avevano subito
perdite abbastanza sensibili nelle operazioni preliminari precedenti e due
erano giunti affrettatamente a portata solo nelle ultime ore del giorno
precedente.
Data l’urgenza,
l’operazione ha dovuto essere imbastita con precipitazione e non era
convenientemente preparata soprattutto per quanto riflette l’orientamento
generale dei reparti e la loro piena disponibilità di uomini e di mezzi.
Essendosi già
preliminarmente accertata la difficoltà di attaccare Filottrano da sud per lo
sperone dell’Imbrecciata, il concetto operativo è stato il seguente:
investire Filottrano da
est con un reggimento su due btg. Partenti dalle posizioni polacche di
Villanova, impegnare il pese da sud con un btg., gravitare con la riserva verso
destra (attacco principale).
Dalle 06.00 alle 07.00 del
giorno 8 luglio sono stati effettuati tiri di artiglieria di preparazione
dell’attacco. L’attacco si è iniziato alle 07.30 circa, con un lieve ritardo
rispetto al previsto. Nel corso di circa tre ore esso ha progredito attraverso
due lotte fino al margine dell’abitato.
Si è trasformato successivamente
in una lotta casa per casa per snidare nuclei nemici asserragliati. Verso le
15.00 un contrattacco tedesco appoggiato da carri e da semoventi ha costretto
il battaglione avanzato a fluttuare lievemente
all’indietro, lasciando la 45° cp. A caposaldo nel fabbricato
dell’ospedale. Verso le ore 19.00 un impetuoso contrattacco, effettuato da due compagnie
con l’appoggio degli “Sherman” polacchi, ha permesso di riprendere il contatto
con la 45° cp. Che si è così potuta sganciare. Una nuova azione degli elementi
blindati nemici e la sopraggiungente oscurità hanno vietato di mantenere gli
obiettivi raggiunti. Durante la notte il nemico ha evacuato il paese
dirigendosi, a quanto pare, verso Staffalo, sotto la protezione di tiri intensi
e prolungati della propria artiglieria. Alle ore 06.00 del giorno 9 luglio le
pattuglie della “Nembo”, spinte innanzi per saggiare la situazione, incontravano
debole resistenza da parte di qualche arma automatica ritardatrice. Un’ora dopo
il tricolore veniva issato sul paese.
IV: Perdite Nostre
Sono stati segnale 41
caduti, 209 feriti e 81 dispersi. La maggior parte di questi ultimi è
costituita da feriti sgombrati su formazioni sanit5arie polacche e di cui le
nostre non hanno ancora notizia. Il resto o la maggior parte del resto è
certamente rappresentata da caduti non ancora ritrovati (io stesso
personalmente ho ritrovato nei campi due salme non ancora identificate e dunque
non computate).
In elevata percentuale
queste perdite sono dovute ai tiri di artiglieria e dei mortai, micidiali
perchè effettuati intensamente da più direzioni su contrafforti ove qualunque
movimento era visibile. Della rimanente percentuale di perdite una parte è
dovuta ai tiri d’arma automatica ed una parte a bombe a mano nei combattimenti
ravvicinati.
Due carri “Shermn” sono
stati messi fuori combattimento, l’uno per tiro d’arma controcarro, l’altro per
esser saltato su una mina.
V. Perdite del Nemico
Trentatrè prigionieri sono
stati consegnati il giorno 8 agli organi informativi del II Corpo polacco,
un’altra decina di prigionieri si trovano ancora nelle mani della divisione
“Nembo”…
Sono state ricevute una
cinquantina di salme tedesche.
Da dichiarazione dei
civili, a prescindere dallo sgombero dei feriti, avvenuto durante la giornata,
i tedeschi avrebbero sgomberato nella notte tre autocarri di salme recuperate.
Nel complesso ritengo
ragionevole l’ipotesi che il nemico abbia subito all’ingrosso il 50% di
perdite; mi riservo tuttavia di comunicare appena possibile il risultato di
ulteriori accertamenti.
Conclusioni
L’obiettivo è stato
raggiunto.
Il nemico è dovuto
ripiegare contro la sua volontà e le forze di fanteria impiegate hanno
certamente subito un ulteriore grave logoramento. Tutto ciò è stato realizzato
con sacrificio sensibile. Le truppe si sono battute ed un particolare
riconoscimento lo debbo all’artiglieria polacca per un concorso non certamente
inferiore al 50% delle munizioni impegnate nel totale ed ai carri armati
polacchi che hanno subito proporzionalmente perdite considerevoli.
Il generale comandante
Umberto Utili