I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

venerdì 27 maggio 2016

Il C.I.L. da Jesi al Metauro

AVANZATA SINO AL FIUME CANDIGLIANO - LIBERAZIONE Dl CAGLI (22 AGOSTO) E Dl ACQUALAGNA (23 AGOSTO)
 Il giorno 20 due elementi avevano potuto orientare, pur nella incertezza insita d'altronde in qualsiasi situazione di guerra, gli sviluppi dell'azione tattica del comandante del C. I. L. :
— l'occupazione di Pergola avvenuta senza resistenza;
— la puntata su S. M. in Carpineto che si era risolta in una azione cruenta.
Basandosi su questi due fatti — l'uno positivo e l'altro negativo ai fini degli accertamenti sulla eventualità del ripiegamento da parte del nemico — il comandante del C. I. L. maturò il suo concetto d'azione che espresse poi in questi termini:
— «mantenere vivace l'esplorazione per non perdere il contatto con il nemico ove ripiegasse;
— «procedere, in caso di ripiegamento, per due direzioni di movimento con forze e modalità tali da essere sempre pronto a rintuzzare eventuali ritorni controffensivi del nemico ».
Le due direzioni di movimento dovevano essere:
— sulla destra: Fenigli - Tarucro - Monte Scatto - Monte Paganuccio ;
— sulla sinistra: Cantiano - Cagli - Acqualagna.
Di conseguenza il comandante del C. I. L. dispose per la formazione di due colonne (All. 61):
— colonna di destra, agli ordini del comandante del IX reparto d'assalto, composta dal IX reparto d'assalto, dal battaglione «Grado», dallo squadrone di cavalleria, dalla 1a compagnia bersaglieri motociclisti, dal V gruppo da 75/13 someggiato: doveva agire sulla direttrice Fenigli - Tarugo - Monte Scatto - Monte Paganuccio (monte, quest'ultimo, che con le sue propaggini e insieme col Monte Pietralata, rinserra il Candigliano determinando l'aspro Passo Gola — del Furio);
— colonna di sinistra, agli ordini del comandante del 4° reggimento bersaglieri, composta dal XXIX battaglione bersaglieri, dal battaglione «Bafile» con una batteria di accompagnamento, dal IV gruppo da 75/13 someggiato: doveva agire sulla direttrice Cantiano Cagli - Acqualagna.
Le due colonne, insieme con le rimanenti forze, sarebbero state alle dipendenze del comandante della II brigata.
Quanto all'artiglieria, il V gruppo da 75/13 someggiato era assegnato, come si è visto, in appoggio specifico alla colonna di destra, il IV gruppo da 75/13 someggiato in appoggio specifico alla colonna di sinistra; il I gruppo da 105/28, il II gruppo da 100/22, il IV gruppo da 75/18, il CLXVI gruppo da 149/19 avrebbero costituito massa di manovra alle dipendenze del comandante del C. I. L.. L'avanzata si sarebbe svolta con queste modalità:
a) All'alba dell'indomani 21, la colonna di destra doveva effettuare, con elementi del IX reparto d'assalto, colpi di mano su C.se Serre e su Borghetto di Fenigli; dopo di che, in caso favorevole, doveva puntare su Fenigli e iniziare il movimento per l'occupazione del costone Cupe - Fenigli. Occupato questo costone, il battaglione «Grado» doveva serrare « allo scopo di costituire un fianco difensivo verso ovest per garantire la prosecuzione del movimento ».
b) Contemporaneamente all'inizio del movimento della colonna di destra, il battaglione «Bafile» (della colonna di sinistra) doveva inviare elementi esploranti su Cagli su cui, successivamente, si sarebbe spinto, in caso favorevole, l'intero battaglione, nel mentre il XXIX battaglione bersaglieri, su ordine a parte, si sarebbe mosso da Cantiano su Cagli guardandosi il fianco sinistro.
c) Se però i colpi di mano previsti in a) non fossero riusciti, allora sarebbero state eseguite violente azioni di fuoco, dopo le quali sarebbe stata ripresa l'attività esplorativa con lo scopo di «accertare consistenza ed atteggiamento del nemico».
Come era nelle previsioni, il nemico iniziò la notte stessa il ripiegamento. All'alba (giorno 21) la colonna di destra mosse sulla direttrice assegnata, contrastata dal tiro delle artiglierie e dei mortai dell'avversario. Verso le ore 9, dopo un breve scontro con elementi ritardatori ancora in posto, occupò Fenigli.
Consolidata l'occupazione di Fenigli, verso le 11 furono Irradiate pattuglie verso Monte Gherardo, Tarugo e Molleone, al tempo stesso in cui altre pattuglie, da Pergola, si dirigevano su Barbanti, C. S. Colomba e Cademanna: località trovate tutte sgombre. Un colpo di mano contro un osservatorio nemico di artiglieria situato in località Casella (a ovest di Monte Gherardo) fruttò 3 prigionieri. Il battaglione «Grado» raggiunse la zona di C. Palazzo (a sud -ovest di Fenigli) e occupò con una compagnia Molleone, costituendo così un fianco difensivo verso ovest.
In seguito a questi progressi della colonna di destra, il battaglione alpini «Monte Granero» si spostò ancora in avanti nella zona Pergola - Barbanti - C. S. Colomba.
Intanto la colonna di sinistra, che muoveva sulla direttrice Cantiano - Cagli, incontrava (battaglione «Bafile») reazioni di armi automatiche nella zona di Montione ed Acquaviva, mentre Monte Bambino risultava tuttora presidiato dal nemico. In sostanza, i due battaglioni della colonna, il «Bafile» e il XXIX bersaglieri, muovendo rispettivamente da sud - est e da sud verso Cagli, si erano-imbattuti in una seria resistenza.
Occorreva perciò chiarire la situazione, specialmente sulla sinistra dove appariva oscura. Il comandante del C. l. L. dispose perciò che anche l'indomani venisse a tal fine continuata l'attività esplorativa su tutto il fronte.
L'indomani, 22 agosto, proseguendo nella sua avanzata dalle posizioni raggiunte di Montione - Acquaviva -la Serra (dove il giorno prima era stato fermato dalla resistenza nemica), il battaglione «Bafile» puntò, da sud - est, su Cagli raggiungendola verso le ore 10 con le prime pattuglie e occupandola saldamente nel pomeriggio con tutti i suoi reparti.
Anche il XXIX battaglione bersaglieri puntò, da sud, su Cagli, ma il suo movimento venne fortemente ostacolato dalle interruzioni stradali e dalla impercorribilità del terreno circostante.
Più ad est, la colonna di destra avanzò nello stesso tempo verso il Candigliano (zona ad est di Acqualagna), ostacolata però dal tiro dell'artiglieria nemica specie nelle zone di Fenigli e di Tarugo. A sera raggiunse le posizioni di Monte Martello - Monte S. Lorenzo Monte Savina.
Durante la notte una pattuglia del IX reparto d'assalto si scontrò, ad ovest di Monte Paganuccio, con un pattuglione tedesco della forza di circa un plotone. Dopo breve combattimento 2 tedeschi venivano uccisi e 7 fatti prigionieri.
Ripresa, l'indomani 23, l'avanzata in ottemperanza agli ordini del comandante del C. I. L. , le truppe raggiunsero nella giornata la zona di Acqualagna, sistemandosi sulle alture di riva destra del fiume Candigliano, a sud e a sud - est del paese, e spingendo qualche posto avanzato anche al di là del fiume. Una pattuglia di marinai del reggimento «S. Marco», scontratasi nel paese di Acqualagna con elementi ritardatori nemici, riusciva a catturare 7 prigionieri.
Più ad est ancora, lo squadrone di cavalleria raggiungeva intanto la zona di Monte Paganuccio e, con l'aiuto del V gruppo someggiato da 75/13 schierato sui rovesci meridionali del monte, fugava gli elementi nemici trovati in posto. Nel frattempo, la 1a compagnia bersaglieri motociclisti tentava più a destra, per la direttrice Tarugo - Monte Scatto - Monte Bello - S. Martino dei Muri, di raggiungere il fiume Metauro nella zona di Fossombrone; ma a S. Martino dei Muri veniva fatta segno a reazione di fuoco e costretta a sostare e a passarvi la notte. L'indomani però riprendeva l'avanzata e, per Montalto, raggiungeva, pur sottoposta al tiro dell'artiglieria avversaria, Monte Raggio (a sud di Fossombrone) e spingeva pattuglie a i Cappuccini e nei pressi del cimitero: l'obbiettivo era raggiunto.
Ma il nemico non stava troppo fermo. Il 24 aveva tentato di rioccupare il paese di Acqualagna. Il pronto intervento dei reparti del reggimento «S. Marco» era riuscito però a stroncare tale tentativo.
Frattanto si provvedeva a completare e a perfezionare lo schieramento a sud del Candigliano schierando (Schizzo n. 20) .
— il battaglione «Bafile» a sud di Acqualagna su Monte Borea e sulle alture comprese tra la strada (nel senso dei meridiani) per la stazione delle Pole, ad ovest, e la via Flaminia, ad est;
— il battaglione «Grado» a sud - est di Acqualagna tra il torrente Burano ad ovest e il fosso Cherio ad est;
— il IX reparto d'assalto tra il fosso Cherio ad ovest e il fosso del Rio (nella zona occidentale di Monte Paganuccio) ad est, con un plotone a Monte del Colle;
— lo squadrone di cavalleria sui rovesci sud di q. 977 di Monte Paganuccio ;
— la 1a compagnia bersaglieri motociclisti sulle anzidette posizioni raggiunte a sud di Fossombrone;
—il XXIX battaglione bersaglieri e il battaglione alpini « Monte Granero », in 2° scaglione, rispettivamente nella zona di Cagli e nella zona di Pergola;
— l'artiglieria: IV e V gruppo da 75/13 someggiato rispettivamente nella zona di Acquaviva e in quella a sud di Monte Paganuccio; l'11° reggimento col I gruppo da 105 128 nella zona di Cupe (con una batteria a Molleone), II gruppo da 100/22 a nord di Cupe, IV gruppo da 75/18 a Majanello (est di Cagli), CLXVI gruppo da 149/19 a Frontone (con una batteria a Tarugo).
Le notizie sul conto del nemico davano che le alture a nord del fiume Candigliano erano presidiate dalle sue truppe (un battaglione in 1° scaglione e un battaglione in 2° scaglione) e che a nord - ovest di
Cagli vi erano posizioni, come quelle su Monte Seritesta, le quali erano tenute tuttora dai tedeschi. I prigionieri parlavano pure di un reggimento (il 100°) schierato subito ad ovest del settore d'azione in cui operava 1'85° reggimento Jaeger.
Raggiunti gli obiettivi sul Candigliano e tenuto conto della situazione, il comandante del C. I. L. nella giornata del 24 agosto dispose che (All. 62):
a) le due colonne, che essendosi ormai fuse insieme non avevano più ragione di essere, venissero sciolte; b) il comandante della II brigata, con le truppe ai suoi ordini (5 battaglioni e le artiglierie organiche e di rinforzo), provvedesse :
— ad assicurare il saldo possesso della zona di Cagli - Smirra ed una attiva esploranzione ad ovest e a nord - ovest di tale zona sino al fosso di Valmena e al fosso delle Vene;
— a mantenere il possesso delle alture immediatamente a sud del fiume Candigliano nonchè della testa di ponte di Acqualagna, eseguendo anche esplorazioni sulla riva sinistra del Candigliano;
— a completare il possesso della cima di Monte Paganuccio per impedire al nemico di servirsene a scopo di osservazione;
c) la compagnia bersaglieri motociclisti continuasse a svolgere i suoi compiti sia di esplorazione verso ovest in direzione della stretta del Furlo - Acquasanta, sia di collegamento tattico con gli elementi polacchi che agivano sulla destra, ad est.
In conseguenza di questi ordini, il comandante della II brigata, volendo al più presto garantire il possesso di Monte Paganuccio, diede disposizioni affinchè tanto lo squadrone di cavalleria (da sud) quanto il IX reparto d'assalto (da ovest) effettuassero un'azione contro la posizione di C. S. Ubaldo (a nord - ovest della cima di Monte Paganuccio). Il giorno 25, dopo breve preparazione di artiglieria, i nostri elementi attaccanti balzarono sulla posizione, che però trovarono sgombra essendosi i tedeschi ritirati precipitosamente non appena iniziato l'attacco. Fra i materiali caduti nelle nostre mani vi furono 7 armi automatiche, 1 lanciabombe, 15 fucili e 1 stazione radio.
Con l'occupazione di C. S. Ubaldo, insieme con quella di Monte del Colle, le nostre truppe poterono spingersi verso la stretta del Furlo, passaggio obbligato aspro e difficile[1], di cui poi si potè avere una certa garanzia quando una pattuglia del IX reparto d'assalto raggiunse, il 26 agosto, Monte Pietralata, la montagna Cce da nord -ovest sovrasta sulla stretta.
Nel contempo, pattuglie del reggimento «S. Marco», spintesi ad ovest di Acqualagna, constatavano che le alture di riva sinistra del Candigliano e fra questo e il Metauro erano presidiate dal nemico.



[1] La stretta gola del Furlo è «lunga 2773 m. e serrata fra due altissime balze verticali di calcare compatto, al cui fondo scorre, rotto fra rocce, il Candigliano. La strada corre a 20-30 m. sopra il torrente, intagliata per intero nella roccia, sostenuta da muraglioni alti fino a 20 m., alcuni dei quali di costruzione romana passando al principio della stretta dentro una galleria praticata dai romani» (da pag. 43 della Monografia n. 42 sull'Italia centrale, del Corpo di S. M., parte I, vol. II, Regione Adriatica)

mercoledì 11 maggio 2016

Brigata Maiella. parte V. Allegati



DIARI E APPUNTI DI ALCUNI COMBATTENTI CHE PARTECIPARONO

ALLE OPERAZIONI BELLICHE DELLA BRIGATA ”MAIELLA” 

NEL

LUGLIO E AGOSTO 1944


Nota redazionale a cura di Federico Mammarella
precedenti post in data
 5 febbraio 2016, allegato 4
28 febbraio 2016, allegato 3
24 marzo 2016, allegato 2
2 maggio 2016, allegato 1

venerdì 6 maggio 2016

Il C.I.L. da Jesi al Metauro

RIPRESA OFFENSIVA - LIBERAZIONE Dl PERGOLA (20 AGOSTO)
Il 18 agosto, mentre erano in corso i movimenti dei reparti per assumere il nuovo schieramento (All. 59), venne svolta una intensa attività di pattuglie per sondare lo schieramento avversario. Una pattuglia arditi, spintasi oltre il fiume Cinisco sino a V.la Bossi, vi sorprese un posto nemico infliggendogli perdite valutate a 4-5 morti e riportando da canto suo un solo ferito.
All'attività delle nostre pattuglie il nemico reagì effettuando tiri di artiglieria e di mortai nelle zone di Frontone, Petrara e Cantiano.
Frattanto giunge notizia che le unità polacche, sulla destra, stanno svolgendo e sviluppando favorevolmente un'azione offensiva. Nella previsione che in conseguenza di ciò i tedeschi abbiano, a più o meno breve scadenza, a ripiegare anche nel settore del C. I. L., il comandante di quest'ultimo si affretta il 19 a dare i primi ordini disponendo (All. 60);
— che l'ala destra del battaglione alpini « Monte Granero » avanzi con il suo schieramento portandosi, alle prime luci dell'indomani, sulle posizioni di Pantana - Monte Torrone- Monte S. Onofrio e prendendo collegamento, sulla destra, con gli elementi della banda « Maiella » a Monte i Castellari;
— che lo squadrone di cavalleria del IX reparto d'assalto[1] muova, all'alba dell'indomani, verso Pergola per prenderne possesso nel caso risultasse sgombra;
— che la 1a compagnia bersaglieri motociclisti venga in giornata svincolata dalle posizioni di Cantiano a cura del XXIX battaglione bersaglieri, passando alle dipendenze del comando della II brigata per sostituire (o anche rinforzare) lo squadrone di cavalleria nell'occupazione di Pergola o anche per disimpegnare compiti esplorativi e di collegamento;
— che vengano effettuati dei colpi di mano per saggiare la consistenza dello schieramento nemico.
In relazione a questi ordini, l'indomani 20 agosto:
a) il battaglione alpini « Monte Granero » portò avanti lo schieramento della sua ala destra occupando Pantana, Monte Torrone e Monte S. Onofrio;
b) lo squadrone di cavalleria del IX reparto d'assalto mosse verso Pergola raggiungendola verso le ore 10,30 ed occupandola, senza incontrare reazione alcuna da parte del nemico;
c) una pattuglia arditi effettuò all'alba un colpo di mano in località S. M. in Carpineto (circa 3 chilometri a sud - ovest di Pergola), dove sorprese il presidio nemico uccidendo 6 tedeschi e catturando 2 prigionieri e materiale vario tra cui 3 armi automatiche, 1 tromboncino e 6 fucili.
Sulla destra, nel frattempo, truppe polacche stavano sfruttando il successo delle proprie operazioni, talchè c'era da prevedere che esse avrebbero potuto raggiungere in serata anche il fiume Metauro. Era quindi logico supporre che il nemico, in conseguenza dell'avanzata polacca, si sarebbe ritirato pure dalle posizioni fronteggianti il settore del C. I. L.. In base a questo presupposto, il comandante del C. I. L. diede disposizioni per la prosecuzione dell'azione offensiva.


[1] Era lo squadrone volontari del I raggruppamento «Guide» passato, sin dal 27 giugno, alle dipendenze del IX reparto d'assalto (v. nota 1 a pag. 119),

lunedì 2 maggio 2016

Brigata Maiella Parte IV Allegato 1

Allegato n. 1

LA BEFFA DI APIRO

Erano passati già quattro giorni dall’occupazione di Moscosi e i tedeschi non si erano fatti vivi né con pattuglie né con piccole azioni locali, ma solo la loro artiglieria rovesciava su noi il suo fuoco senza tregua.

Allo scopo di conoscere le intenzioni e la forza del nemico, il colonnello Lewicki mi ordinò di effettuare con un pattuglione una puntata su Apiro situato a nord-est di Moscosi. Tra i vari preparativi soliti ad ogni pattuglia, ve ne era uno fuori dell’ordinario, ed esattamente il compilare due manifesti: uno in italiano scritto da me e uno in tedesco, dal tenente Filliter, che invitava la guarnigione germanica alla resa con laute promesse di luculliani banchetti. Insieme a tali manifesti pensai di affiggere anche il Proclama n. del Governo Militare Alleato, che ordina l’immediata consegna delle armi da fuoco. Scese le prime ombre della notte, la pattuglia di 23 uomini me compreso si avvia alla volta di Apiro. Dopo circa un’ora di marcia tra i campi minati, arriviamo alla periferia di Apiro. Restammo pochi minuti per accertarci che non esistevano sentinelle da quella parte, e proseguimmo cautamente per le strade del paese. Giungendo esattamente davanti al comando tedesco - cosa strana, nessuna sentinella era all’esterno del fabbricato - sicché fu relativamente facile affiggere i manifesti.

Poco dopo i tedeschi se ne accorsero, e diedero l’allarme. Per tutta risposta noi iniziammo un nutrito fuoco di armi automatiche. I germanici evidentemente sorpresi non risposero al nostro fuoco, se non con urli di belve. Preoccupato di un accerchiamento che i tedeschi avrebbero potuto effettuare con le altre forze dislocate nel paese mi ritirai, con le dovute precauzioni ad un gruppo di case all’uscita del paese; qui un gruppo di tedeschi tentò di tagliarci la strada.
All’alt intimatoci da pochi passi rispondemmo con raffiche di mitra e lancio di granate. Dopo circa mezz’ora di fuoco i tedeschi si ritirarono. Era mia intenzione rientrare nelle nostre linee quando 5 o 6 uomini fra i più audaci del plotone si slanciarono dietro ai tedeschi, sparando, per le strade del paese. Rientrarono uno alla volta, affannati e sorridenti, poco tempo dopo. Avrei voluto sgridarli ma non ne ebbi il coraggio. Verso le 4 antimeridiane del 16 luglio feci ritorno alle nostre linee. La mattina alle 6 i tedeschi strappati i manifesti, fecero saltare alcune mine, e fuggirono. Alle 10 Apiro era libera.


De Ritis


Nota redazionale a cura di Federico Mammarella
precedenti posto in data allegato 4
 5 febbraio 2016, allegato 3
28 febbraio 2016, allegato 2
24 marzo 2016, allegato 1