I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli

I Carri polacchi in marcia verso Castelferretti, al bivio di Casteld'Emilio, sotto Paterno 18 lugli
Bivio per Casteld'Emilio, sotto Paterno: La popolazione civile, in maggioranza femminile in quanto gli uomini erano nascosti applaude al passaggio dei carri polacchi

lunedì 15 luglio 2013

Liberazione di Jesi 20 luglio 1944

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Corpo Italiano di Liberazione. Il Settore adriatico

Il Corpo Italiano di Liberazione (CIL) nasce nell’aprile 1944 in seguito al cambiamento di denominazione del I Raggruppamento motorizzato.
Con il promemoria del 1 ottobre 1943 della missione militare alleata di controllo, fu autorizzata la costituzione di un raggruppamento motorizzato ed eventualmente la divisione da montagna Legnano, come truppe combattenti. Si trattava della prima formazione dell’esercito regolare dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, posta alle dipendenze prima del Gen. Vincenzo Dapino (fino al 23 gennaio 1944) e poi del Gen. Umberto Utili.
Il 20 dicembre, dopo che il raggruppamento motorizzato aveva offerto ottima prova di sé nei combattimenti di monte Lungo, venne tenuta una riunione in S. Spirito (Bari), presso la sede del XV gruppo armate anglo – americane, al fine di ribadire come punto di base italiano “una più ampia partecipazione  … alle operazioni avvenire”.
Al Raggruppamento si unirono ben presto altri reparti: 
-         l’11 febbraio 1944, proveniente dalla Sardegna, giunse il battaglione arditi su 3 compagnie (1 da sbarco e 2 sabotatori);
-         a metà febbraio arrivarono il 68° reggimento fanteria e il XXXIII battaglione bersaglieri e rientrò la compagnia artieri già aggregata al II corpo d’armata statunitense per i lavori stradali;
-         il V battaglione controcarri cessò di essere autonomo e si trasformò in III battaglione armi di accompagnamento del 68° reggimento fanteria;
-         alla fine di febbraio giunsero anche parecchi elementi per i sevizi (due scaglioni del 250° reparto salmerie e l’866° ospedale da campo);
-         il 1° marzo venne costituito il CCL autogruppo misto (comando, 1 autoreparto comando, 1 autoreparto leggero, 1 autoreparto misto);
-         il 14 marzo arrivò il battaglione alpini Piemonte;
-         il 24 marzo giunsero il 470° ospedale da campo e la 2° ambulanza radiologica.
Ai primi di aprile il raggruppamento constava di una consistenza organica di ben 7 battaglioni (I e II/68, XIX e XXXIII bersaglieri, battaglione paracadutisti, battaglione arditi, battaglione alpini Piemonte), tuttavia, sebbene avesse un livello di forze quasi pari a quella di una divisione e la fisionomia di una vera e propria grande unità elementare pluriarma, gli alleati non gli vollero riconoscere tale ruolo.
Il 18 aprile 1944 il raggruppamento – divenuto ormai una vera e propria grande unità – mutò la sua denominazione in Corpo italiano di liberazione: un riconoscimento ed un premio per tutto quello che in una situazione morale, psicologica e materiale quasi senza speranze e con scarsezza di uomini e di mezzi, il I raggruppamento motorizzato era riuscito a fare fino al termine del suo ciclo operativo, con il sacrificio di 93 morti e 315 feriti.
Il mutamento di denominazione non fu un atto formale. Il raggruppamento, che inizialmente aveva avuto una forza di soli 5.000 uomini, nell’aprile del 1944 contava 9-10.000 uomini, ed era riuscito a pressoché raddoppiare la sua forza.
Il CIL mantenne i compiti, lo schieramento e le dipendenze del I raggruppamento motorizzato.
Il ee26 maggio i comandi anglo – americani autorizzarono l’assegnazione della divisione paracadutisti Nembo per l’impiego in zona operativa alle dipendenze del comando del CIL.
Nel mese di giugno il CIL assume la sua definitiva articolazione costituita da:
-         un comando di corpo (comandante generale Umberto Utili, già comandante del I raggruppamento);
-         comandi artiglieria e genio;
-         divisione Nembo, costituita da: su due reggimenti di fanteria (183° e 184°) a formazione binaria, 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi (1 da 75/27 e 1 da 100/22) ed 1 batteria da 20, 1 battaglione guastatori, 1 compagnia motociclisti, 1 compagnia mortai da 81, 1 compagnia minatori, 1 compagnia collegamenti, servizi;
-        
- I -
 
I° brigata, costituita da: 4° reggimento bersaglieri (2 battaglioni: XXIX e XXXIII), 4° reggimento alpini (2 battaglioni: Piemonte e Monte Granero), 1 battaglione paracadutisti (CLXXXV Nembo), 1 gruppo artiglieria someggiata da 75/13;
-         II° brigata costituita da: 68° reggimento fanteria (2 battaglioni), battaglione marina Bafile,  IX reparto d’assalto, 1 gruppo d’artiglieria someggiata da 75/13, 11° reggimento artiglieria su 5 gruppi e 1 batteria da 20 (I gruppo da 105/28, II da 100/22, III e IV da 75/18, V da 57/50); 1 gruppo da 149/19; 1 battaglione misto del genio (LI); servizi (1 sezione di sanità, 4 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, i ambulanza radiologica, 1 sezione sussistenza, 1 sezione panettieri, posto di munizioni, posto materiali genio, 1 autogruppo misto, i reparto salmeria).
Le gravi lacune del CIL erano dovute alla scarsezza dell’artiglieria, la deficienza dei mezzi motorizzati, l’assenza assoluta di unità corazzate e la dotazione di armamento e di equipaggiamento in buona parte superati.  Da qui la preoccupazione che l’unità fosse impiegata in montagna.
In un periodo di poco più di 4 mesi, dall’ultima decade di aprile alla fine di agosto, il CIL, sempre al comando del generale Utili, partecipò all’offensiva alleata della primavera estate 1944, risalendo la penisola del Sangro - Metauro, ed affrontò una serie di duri combattimenti che possono essere ripartiti in tre cicli operativi riferiti alle zone di impiego:
-         il primo, dal 18 al 31 maggio, nella zona delle Mainarde;
-         il secondo, dal 1° giugno al 16 agosto, nel settore adriatico;
-         il terzo, dal 17 al 31 agosto, dalla zona di Sassoferrato a quella di Urbino.
In concomitanza con il ciclo operativo nel settore adriatico al CIL vennero assegnate unità britanniche di rinforzo costituite da:
-         2° reggimento thanks della VII° brigata corazzata britannica;
-         166° reggimento artiglieria campale inglese;
-         battaglione mitraglieri Rajputana Rifles;
-         mortai da 4,2 del 9° Manch  e del 149° reggimento artiglieria;
-         DXXXIII gruppo artiglieria controcarri;
-         CL ed il CLI gruppi controcarri del 93° reggimento
-         651° squadriglia da osservazione aerea.
Inoltre, per l’azione di Filottrano, il comando del corpo polacco passò alle dipendenze del CIL:  2 gruppi pesanti di medio calibro;  2 reggimenti leggeri da campagna ed un certo numero di carri armati Sherman della 5° divisione Kresowa.
Sicuramente, la sottoposizione di forze alleate al Comando Italiano costituì un atto di apprezzamento e fiducia per la capacità combattiva e l’abilità tattica di cui il I Raggruppamento e il CIL avevano dato prova di conquistando successi in operazioni di graduale più ampio respiro.
Al termine del ciclo operativo il Comando Supremo alleato nel Meditteraneo scrisse:
La nostra recente esperienza aveva reso ben chiaro che il CIL aveva combattuto bene  e che si poteva contare sulla possibilità che le truppe italiane dessero un considerevole contributo alle forze delle Nazioni Unite”.
Le gravi debolezze del CIL non furono di carattere ordinativo ma di natura organica e logistica (deficienza quantitativa e qualitativa del fuoco, insufficienza di mobilità tattica e logistica, eterogeneità dei mezzi di traslazione, assenza di mezzi corazzati e blindati, penuria di mezzi tecnici, scarsità di munizionamento per le artiglierie).
Nonostante tali insufficienze il CIL adempì costantemente i compiti di attaccare e battere il nemico che incontrò sulla sua strada e di assicurare l’assolvimento dei compiti e degli obiettivi ad esso assegnati.

- II -
 
Il comportamento del CIL fece cadere, a poco a poco, tutte le remore di carattere psicologico, morale e tecnico dei comandi militari alleati nei riguardi dei comandi militari e delle unità italiane.  Rimasero, purtroppo, vive quelle di carattere politico che non solo impedirono fino al termine della guerra, nonostante le prove di capacità operativa e combattiva dei soldati e degli ufficiali italiani, la ricostruzione organica di una grande unità complessa esclusivamente italiana, ma non consentirono di dare l’appellativo di divisioni, anziché quello di gruppi di combattimento, alle unità italiane  che verranno costituite dopo lo scioglimento del CIL.